Caro Pasuco: le parole possono perdere il loro
significato, se le usi troppo spesso, oppure se le usi a sproposito, oppure se
usi parole che non conosci e non capisci. A quel punto non servono più a
niente.
Intanto, ricordati che tu hai una lingua, la tua lingua:
perché mai dovresti usare una lingua straniera, che conosci meno, per esprimere
un’idea che magari nella tua lingua esisteva già, prima ancora che quella
lingua nascesse?
[Esempio: “tzunami”. Significa “onda di porto”, in
giapponese. Si riferisce al fatto che l’onda di maremoto fa più danni sulla
costa che non in mare aperto. E’ diventato un termine d’uso comune perché in
Inglese non c’è un termine per indicare il maremoto: così i giornalisti di
lingua inglese hanno utilizzato il termine giapponese. Ma noi abbiamo un
termine adattissimo].
Abbiamo molti termini che non usiamo più, a vantaggio di
termini stranieri che spesso non sappiamo neppure pronunciare (o scrivere)
[Esempio: “privacy”. La lingua Italiana possiede una vasta gamma d’espressioni
adatte per tutte le occasioni e per tutte le sfumature di significato che ti
occorrono: riservatezza,
segretezza, discrezione, segreto professionale, acqua in bocca]. Perché mai,
allora, il termine privacy, inglese, compare persino nel testo di una legge
nazionale italiana?
Spesso i termini stranieri sono usati nei comizi, oppure
in dialoghi trasmessi per radio o per televisione: è quello, probabilmente, il
momento in cui le spoglie di Cicerone si rivoltano nella propria tomba con
maggiore vivacità. Perché? Ma è semplice: un termine straniero non risponde
certamente alle esigenze di chiarezza d’ogni buon oratore. Tra l’altro, non è
detto che tutti, nell’uditorio italiano, conoscano proprio quel vocabolo
straniero. E spesso, infine, quel vocabolo straniero è pronunciato in modo
“creativo” dall’oratore, il che lo rende del tutto incomprensibile, spesso
anche a chi conosca bene quella lingua straniera. Specialmente l’Inglese è
vittima di queste deformazioni, con la creazione del cosiddetto “Itanglese”.
[Esempio: molte parole d’uso comune nell’italiano d’oggi
sono il risultato di questa modifica della pronuncia. Sono troppe, per
elencarle tutte, ma mi limiterò a solamente alcuni. La parola Itanglese “Far West”
deriva probabilmente dalla cattiva comprensione di “Wild West”. “Flipper”, in Inglese significa “pinna
dorsale”, non indica quello che credono gli Italiani, che in Inglese si chiama
“pin ball”. La “mountain bike” (pron: mauntein baic) dovrebbe essere chiamata
“rampichino” o bicicletta da montagna, piuttosto che con l’orrido, ma ormai
abituale “montanbaic”].
Gli Italiani in genere non sanno che l’aggettivo – in
Inglese – precede il sostantivo e che esiste la forma del “genitivo sassone”:
quando parlano di “buoni pasto” evitano accuratamente l’italiano (che tutti
comprenderebbero) ed usano spesso il terribile termine “ticket restaurant” (che
non significa alcunché: al massimo potrebbe significare “ristorante a
biglietti”), invece del corretto – ma ahimé sconosciuto – “restaurant voucher”.
E’ proprio il caso di consigliare: “Ma parla come magni, va’!”.
Per non parlare dei modi di dire o delle sigle: quando
“cade la linea” in italiano, “we were disconnected” in Inglese e “conosco i
miei polli” non può affatto essere tradotto con “I know my chickens”. Tutti gli
Italiani, quando mandano un “messaggino” telefonico, lo chiamano “SMS”: la
sigla sta per “Short Message Service”. E’ evidente, invece, che ciò che si
manda, attraverso il Servizio è solamente lo “Short Message” e non anche il
Servizio. Dire “ti mando un SMS” equivale a dire “ti spedisco un Ufficio
Postale”, invece che una lettera.
Ma noi siamo fatti così, caro Pasuco: conosciamo sempre
di meno l’Italiano e lo usiamo sempre di meno. Lo stiamo trasformando in una
lingua più brutta: “velocizzare”, invece di accelerare; “scannerizzare” invece
di scansionare; “tempo reale” usato nel senso – molto errato – di “in diretta”,
“in contemporanea” e via così, con strafalcioni sempre più insulsi e forme
gergali rampanti ma incolte. Presto l’Inglese subirà quel processo che il
Latino subì a suo tempo, quando venne accolto come lingua della cultura dominante
in regioni lontane da Roma, dove non lo si capiva del tutto e lo si pronunciava
in modo diverso. Così nacquero le lingue Neo-Latine. Oggi, stanno nascendo le
lingue Neo-Inglesi: lo “Spanglish, il “Singlish” e – appunto – l’Itanglese.