domenica 29 luglio 2012

Entriamo, allora, nel complicato rapporto dell’uomo col tempo misurabile: a scandire il trascorrere del suo tempo biologico, della durata delle sue fatiche e dei suoi svaghi, paventando l'approssimarsi della morte ("tutte le ore feriscono, l'ultima uccide", sta scritto su molte meridiane, anche se i più preferiscono frasi disinvolte ed allegre quali: "Conto solamente le ore serene" - perché le meridiane hanno bisogno del sole, perché l'ombra dello gnomone sia leggibile).
 


2700 - 2300 a.C.
Compaiono le prime clessidre, nella civiltà idraulica dei Sumeri
Sono ad acqua. 
Poi diventeranno a sabbia, quando saranno adottate da civiltà 
che fioriscono in località semidesertiche. 
Resterà il nome greco a testimoniarlo: Clepsydra.

 

2500 - 1300 a.C. 
Gli Assiro Babilonesi dividono il tempo 
in ore, minuti e secondi secondo il sistema sessagesimale, 
che adottiamo ancora oggi. 
Il sistema fu probabilmente adottato anche 
per via dei vantaggi pratici 
che comportava. 
Di fatto, il numero 60 possiede un’enorme quantità 
di sottomultipli: 12, 10, 6, 5, 4, 3, 2. 
Ciò rende molto più facile e veloce 
l’utilizzazione quotidiana e commerciale del sistema. 

1850 a.C.  
Gli Egizi usano clessidre per calcolare le pulsazioni umane.
 
400 - 800 a.C. 
Tra i Greci si usano candele graduate 
per calcolare il trascorrere del tempo.

 
350 a.C.
Probabilmente,
 il colosso di Rodi era, oltre che un faro 
ed un simbolo di potenza e benessere,
anche un immenso orologio, 
che sfruttava il movimento di marea. 

 

220 a.C.
Si pensa che Archimede, avendo inventato 
la “vite senza fine” e la ruota dentata, 
abbia anche inventato strumenti per la misurazione del tempo.
 


10 a.C. 
Romani costruirono enormi orologi solari, 
che erano più precisi. 
Uno di questi è ancora in funzione, 
a Roma nella Basilica di S. Maria degli Angeli.
Il più grande, sembra, fu realizzato ai tempi di Augusto.  
 


802 d.C. 
Tra i doni che lo sceicco Harun Al Rashid 
invia a Carlo Magno, c’è un orologio ad acqua, 
che suona le ore.
 


1000 d.C. 
Benedettini, per regolare la loro vita nei Monasteri,
 inventano e costruiscono orologi con sveglie 
sonore, realizzate per mezzo di piccole campane. 
Li ringraziamo ancora, ogni mattina. 
 


1330 
Giacomo Dondi progetta e costruisce un “Astrario”, 
un sofisticato orologio che è mosso da un solo
meccanismo a gravità e che mostra, su otto quadranti,
 il movimento dei pianeti. 
Il difficile, ma dettagliato progetto (Tractatus Astrarii)
 è stato nuovamente realizzato postumo,
ai giorni nostri. 
 


1540 
Il fisico ed astronomo olandese Reyner G. Frisius 
suggerisce per primo che, 
per calcolare la longitudine in mare 
è necessario un cronometro, 
cioè un orologio 
estremamente preciso. 
 


1620 
Galileo Galilei scopre le leggi del pendolo. 
Disegna un orologio a pendolo e ne inizia la costruzione, 
ma muore prima di portarlo a termine. 
Il primo orologio a pendolo funzionante sarà costruito 
dall’astronomo olandese Christian Huygens,
nel 1670.
 


1700 
Si risolve il problema dell’attrito dei perni nelle proprie sedi, 
con l’invenzione delle pietre preziose 
sintetiche forate, da parte di Nicolas Fatuo
Ancora oggi, si utilizzano i rubini sintetici. 
 


1750 
John Harrison costruisce i primi robusti e precisi cronometri 
da marina. 
La possibilità di determinare correttamente la longitudine 
rivoluziona la navigazione, 
come già avevano fatto la vela prima e la bussola poi.
 


1790 
A. L. Perrelet inventa e realizza un sistema 
di ricarica automatica degli orologi.



1801 
Abraham Luis Breguet, genio dell’orologeria, 
rivoluziona il campo con 
lo scappamento a tourbillon, 
i meccanismi antiurto, 
la spirale Breguet. 
Ancora ci domandiamo tutti cosa accidenti siano. 

 


1870 
Adrienne Philippe inventa il sistema di ricarica a corona, 
una delle modifiche che permette all’orologio 
di diventare “da polso”. 
La necessità d’utilizzare una chiavetta, 
prima d’allora, lo impediva.  
 
      

1975 
Nasce l’orologio al quarzo, che è circa 
100 volte più preciso dei precedenti modelli.

 

L’uomo tenta di sminuire le dimensioni del tempo 
misurandolo riduttivamente con gli orologi, 
forse esorcizzandone così la sua qualità più corrosiva, 
che è la sua ineluttabile inarrestabilità irreversibile.
Ma il Tempo non si lascia rinchiudere in quelle scatolette, 
per quanto preziose,
 eleganti, costose esse siano: 
il tempo le avvolge insieme ai suoi costruttori e le divora 
senza alcuno sforzo, 
senza che nulla, alla fine rimanga, di tutte le cose 
che hanno frequentato il mondo.
Neanche la definizione stessa di che cosa mai sia, 
o sia mai stato, 
il tempo.