Peraulas, allegas, fueddus significano tutte “parole”, in Sardo, nel significato che il termine possiede comunemente in Italiano... Dicius traduce l'Italiano "detti", cioé i proverbi che raccolgono la saggezza delle osservazioni popolari tradizionali...
Brebu, (letteralmente. “verbo”), invece, possiede un significato molto più forte: significa una “parola attiva”, che genera effetti precisi e cercati, producendo conseguenze desiderate da chi pronuncia quelle parole.
Si tratta di una pratica antica, che si riallaccia allo sciamanesimo diffuso anche in altre regioni del mondo antico.
Non è esattamente una preghiera, né solamente uno scongiuro. È qualche cosa di oscuro ed indefinibile, che deriva forse dalla notte dei tempi protosardi.
Nasce possibilmente nell'animismo naturale primitivo, ha indubbiamente cambiato forme per sincretismo, attraversando varie forme di paganesimo ed infine è stato profondamente modificato ed influenzato dal cristianesimo (alcune formule sono in un 'latinorum' d'origine ecclesiastico, e riproducono suoni uditi dal sacerdote, quando la messa era ancora in Latino). Oggi, è una pratica totalmente scomparsa nei grossi centri, considerata per lo più una forma di vana superstizione popolare, retaggio folcloristico di tempi passati. È però qualcosa in cui alcuni ancora oggi credono nei piccoli centri sperduti, anche se non ne conoscono ormai più le origini, né la sostanza, né – pienamente – la forma.
La leggenda vuole che della conoscenza di "is brebus" fossero depositarie le donne: anche questo sarebbe un ottimo motivo di ricerca antropologica, cioé che spetti alle donne - oltre che dare la vita alla prole e nutrirla - anche salvare in ogni occasione i propri simili dallle malattie e dalla malasorte.
A questo proposito è indubbiamente interessante ricordare che la donna interveniva - secondo la tradizione popolare - anche a porre termine alle sofferenze inutili e prolungate dei malati terminali. la cosiddetta "acabadora" (con un termine preso in prestito dallo spagnolo "acabar") era la 'terminatrice' dei casi senza speranza.
Tutto questo rende ragione senza dubbi dell'enorme importanza che la donna possiede ancora nell'immaginario sardo: forse è tutto ciò che resta di un reale antico matriarcato, come alcuni suggeriscono.
Alle donne che "conoscevano", le maghiarge, spettava poi - in tarda età , in presenza di malattia, etc - trasmettere la propria preziosa conoscenza ad un'erede appositamente prescelta e degna, affinché non andasse perduta.
Alcune donne, pare, conoscevano numerosi brebus: si favoleggia persino un numero di 50 o 60.
Ci troviamo - quindi - di fronte ad una specie di 'magia' che alcuni definirebbero più propriamente 'magia bianca', in quanto essa è volta decisamente al bene ed opera nel rispetto pieno delle leggi della Natura e quindi di Dio. Le sue rappresentanti, in Sardegna, rispondevano al nome di 'maias' o 'maghiargias'.
In opposizione a questa è la 'magia nera', che si descrive volta a fare del male ad altri, o esclusivamente all'interesse personale del mago, contro le forze naturali e le leggi dell'Universo e di Dio. Anche di questa esisterebbero rappresentanti nella superstizione sarda: Cogas, Surbiles, Bruxas, sono tutte equiparabili alle streghe delle altre regioni italiane. Le Sùrbiles sarebbero state addirittura una specie di vampiri, capaci di trasformarsi in animali. Le Cogas trarrebbero il loro nome dall'atto di 'cucinare' varie erbe nella preparazione di unguenti e filtri con effetti nefasti.
Ma le donne depositarie dei Brebus non avevano l'interesse personale come scopo: esse - nell'immaginario sardo - avevano a cuore il benessere del proprio prossimo e non chiedevano alcunché in cambio delle proprie prestazioni professionali. Accettavano di buon grado ciò che era loro offerto, secondo le possibilità del beneficiato.
Tutto questo testimonia di un mondo antico e semplice, ormai sbiadito nella memoria comune degli stessi Sardi, un mondo agropastorale quasi totalmente scomparso, nel quale la consevazione in salute di ogni singolo individuo era importante per la sopravvivenza tutta la Comunità, che gliene rendeva atto in ogni occasione (come si potrà constatare nei riti dell'Argia, di cui riferirò più in là).
Ora, il processo di amalgama globale sta livellando tutto e cancellando ogni traccia di tradizione, di differnza, di lingua. Molti sardi sono ansiosi di diventare quanto prima possibile più 'moderni'. In certi casi, a mio vedere, non è un bene: specialmente quando i modelli che scelgono sono mediocri o deteriori.