venerdì 24 ottobre 2014

Tir na nOg




Tra Favola e Scienza.

Tír na nÓg (Terra della giovinezza) è l’Aldilà della mitologia celtica, probabilmente meglio conosciuto grazie al mito dell’eroe terreno Oisìn, che s’innamora ricambiato della donna del mondo magico Niamh e va a vivere con lei a Tìr na nÓg, compiendo il viaggio sul suo cavallo magico capace di camminare sull’acqua.
Esistono molti mitici racconti d’avventure o di viaggi fantastici nella tradizione celtica, in cui alcuni dei più grandi eroi irlandesi visitano questa sede magica dietro invito dei residenti. Tír na NÓg è simile ad altre mitiche terre irlandesi come Mag Mell e Ablach. È un luogo ai confini del mondo, collocato su un’isola lontana, ad ovest. Lo si può raggiungere solo con impossibili viaggi che iniziano in grotte, oppure antichi luoghi di sepoltura, o attraversando il mare, oppureda parte  immergendosi sott’acqua. Molti racconti popolari risalenti al Medio evo narrano di numerose visite  a questa terra mitica d’eroi e di monaci irlandesi.
Tir na nÓg è un posto in cui malattia e morte non esistono. È un luogo d’eterna giovinezza e di bellezza, in cui benessere, musica, felicità ininterrotta coesistono in un singolo posto. È insomma l’equivalente celtico dei Campi Elisi greci e romani o del Valhalla vichingo.
Nella storia d’amore di Oisín e Niamh, dopo tre anni l’uomo sente la nostalgia di casa e chiede di poter tornare in patria. Quando giunge in Irlanda, apprende che lì non sono trascorsi solo tre, bensì addirittura 300 anni dall’inizio del suo viaggio. Oisín cade accidentalmente da cavallo e immediatamente diventa vecchissimo e subito muore...
Questo per la parte “Favola”: adesso vediamo quella che riguarda la “Scienza”.


Quando Ian Chalmers, scozzese, ricercatore dell’Università d’Edimburgo identificò – nel 2003 – un gene dotato di molte proprietà particolari, pensò a questa leggenda celtica e gli dette proprio il nome di ‘Nanog’.



Perché si tratta di un gene esistente solamente nelle cellule d’embrioni allo stato iniziale (ES cells).
Le cellule ES sono cellule dette ‘totipotenti’, fondamentali del corpo. Esse sono il materiale da cui originano tutti i tessuti: osso, fegato, polmone, cervello, incredibilmente differenti tra loro. Che cosa ha a che vedere l’eterna giovinezza con questo fatto?
Ebbene: innanzi tutto queste cellule si trovano proprio soltanto in embrioni giovani, ai primi stati. Inoltre, esse possiedono – indiscutibilmente – grandissime potenzialità. Si ha fiducia nel fatto che potranno generare ‘pezzi di ricambio’ piccoli o grandi (singole cellule, tessuti più o meno estesi, persino organi), per sostituire parti malate in modo irrecuperabile. Malattie quali Diabete, Morbo di Parkinson, Paralisi Spinale potrebbero essere guarite.
C’è – naturalmente – il problema etico rappresentato dal fatto che le cellule ES devono essere prelevate da embrioni…

- Le cellule Es erano già state isolate molti anni prima, nei topi (1981: Cambridge, Martin Evans).
- Nel 1998 furono isolate le cellule ES umane (J. Thomson, Univ. Wisconsin). Questo fece nascere la speranza di curare il Parkinson (se le cellule ES si fossero evolute in cellule dopaminergiche, che diventano carenti nel paziente parkinsoniano) ed il Diabete (per differenziazione delle cellule ES in cellule beta, produttrici d’insulina).

Le ricerche erano limitate agli embrioni che avanzavano dalle fertilizzazioni in vitro. Talvolta – però – si creavano intenzionalmente embrioni per scopi di studio su cellule ES.
Naturalmente, da questo fatto originavano polemiche.
Ma ne derivano anche le esperienze necessarie per creare colonie autorigenerantesi di cellule ES (spesso inizialmente si usava un letto di cellule murine come substrato di nutrienti fondamentali: una tecnica in via d’abbandono definitivo).
Fortunatamente, le cellule staminali (anche se non esattamente cellule ES – cioè embrionali staminali) si possono reperire in tessuti di feto, di bambino e perfino di adulto. Ad esempio: sono particolarmente ricche di cellule S il midollo osseo ed il sangue del cordone ombelicale.
Dato che queste cellule – e specialmente quelle d’adulto – non richiedono l’uccisione di un embrione, il loro uso è meno controverso: esse sono già state diffusamente usate nei trapianti di midollo osseo.

Attenzione, però: non si tratta di cellule con le medesime potenzialità delle cellule ES, perché si sono già in parte differenziate in qualche direzione ed hanno perso parte della loro ‘totipotenzialità’.
Il loro studio – è la convinzione generale degli studiosi – non dovrebbe essere sostituito a quello delle cellule ES, bensì dovrebbe essere condotto parallelamente ad esso.

Esistono difficoltà di varia natura. Una è costituita dal fatto che le cellule staminali – possedendo la capacità di produrre vari tessuti – possono andare incontro anche a particolari tipi di tumori: teratomi, più spesso, ma anche leucemie linfoblastiche acute. Per ridurre – se non proprio scongiurare – il rischio, le cellule ES sono preventivamente impiantate sui topi, al fine di controllare la loro potenzialità tumorale.

Le difficoltà non sono solamente scientifiche, ma anche di ordine etico-religioso e costituiscono un ginepraio ostico e complicato: in genere, coloro che sono contrari all’aborto sono anche contrari alla distruzione di un embrione per motivi di studio.
 Si sono creati due ‘fronti’: Inghilterra, Giappone, Cina, India e Singapore sono fortemente a favore e finanziano la ricerca sulle cellule Es anche con finanziamenti pubblici. Altre nazioni – ad esempio Italia e Germania – hanno opposto un veto, totale o parziale. Negli USA – pur trattandosi della maggiore potenza scientifica mondiale – esiste un forte movimento religioso conservatore. Questo ha creato notevoli difficoltà di ordine politico: nel 2001, Bush annunciò che i fondi federali potevano essere resi disponibili  solamente per le linee cellulari ES già esistenti e non per linee nuove: un compromesso pavido che non accontentò nessuno. La situazione è paradossale: chi difende i ‘diritti degli embrioni’ considera immorale qualsiasi ricerca sulle cellule ES e vorrebbe che tali studi fossero banditi. D’altra parte, coloro che sono a favore di tali ricerche sottolineano che le linee esistenti permesse da Bush sono inutili per i trapianti, essendo costituite da cellule murine.
Anche se non esistono ancora risultati clinici definitivi, molte società private stanno cercando di giungere a risultati pratici in campo terapeutico.

Ecco perché la Genetica è entrata in campo: con lo scopo (non privo anch’esso di controversie di tipo etico) di creare cellule staminali totipotenti ‘riprogrammando’ cellule di adulto.

Nelle cellule ES sono stati rinvenuti – oltre a Nanog – anche altri geni: i nomi sono in genere sigle scientifiche poco accattivanti, come LIN 21, oppure Oct-4; in più sono state trovate intere famiglie di geni, note come Sox, Myc e Klf.
Modificando geneticamente i tessuti adulti è oggi possibile attivare questo tipo di geni e ‘far tornare indietro’ nel tempo queste cellule, permettendo loro di riacquisire  la pluripotenzialità delle cellule embrionali.
I primi risultati riportati furono quelli di Shinya Yamanaka (Univ. Kioto, 2006), prima nel topo e successivamente nell’uomo. Queste cellule sono dette IPS (cellule Staminali Pluripotenti Indotte).  Hanno il vantaggio etico di

1) non richiedere uova, né embrioni umani: soprattutto, non richiedono l’uccisione di un embrione
2) essere ottenibili dagli stessi pazienti che ichiedono il trattamento
3) essere geneticamente identiche a quelle del pz e quindi esenti da rigetto immunitario.

Ma esistono anche alcuni svantaggi.
1)    La modificazione genetica è fatta con un virus:che può essere cancerogeno
2)    Il problema etico religioso di base non è risolto interamente: queste cellule non potrebbero esistere, se agli scienziati fosse stato eticamente proibito di studiare le cellule Es, come richiesto.
3)    Non si conosce affatto quale sarà il comportamento delle cellule IPS: nessuno può essere certo che sarà identico a quello delle cellule ES.

Ecco che si torna ad una situazione irreale – quasi di fiaba – ogni volta che l’uomo cerca di sostituirsi ad un’entità ineffabile e superiore che ha preordinato perfettamente tutte le cose nel mondo naturale.
Ci si rende conto che si corre pericolosamente il rischio di cadere da cavallo, proprio come nella fiaba celtica, con un irreversibile danno definitivo irrecuperabile.