domenica 3 agosto 2014

PER UN' INFORMAZIONE CORRETTA


Sono stanco dei giornalisti.

Disgustato del loro modo di strombazzare per mesi e mesi presunte novità.

Razzolano troppo spesso in casi melmosi che dovrebbero restare fatti privati: omicidi, ferimenti, tradimenti, furti, danneggiamenti e così via…

Promettono ‘straordinarietà’, offrono ‘ovvietà’.
Annunciano ‘neutralità’ e professano ‘parzialità’.
Ricorrono – quando non hanno di meglio – a ‘sondaggi’ tra la popolazione: ma che ne sa il mio giornalaio, il conduttore d’autobus, il fruttivendolo egiziano, il primo passante che incontro, sulle cellule staminali o sul DNA o su che cosa siano mai i bequerel?
In seguito all’ennesima – ma del tutto imprevista – ‘bomba d’acqua’, chiosano sempre: “Nessun avvertimento dalla Protezione Civile”, implicandone costantemente la responsabilità.
Brutta razza, un certo giornalismo.
D’estate, quando le notizie languono, ecco la comparsa quasi sistematica dei ‘mostri’: serpenti lunghissimi, pantere nella campagna romana, e così via.
Oppure, le notizie utili per difendersi da vespe, meduse, zanzare ed altri problemi delle vacanze: naturalmente tutte sbagliate, approssimate, ma sempre scritte con quel piglio sensazionalistico atto a creare allarme.
Persone semplici – punte 5 giorni fa da una vespa – corrono al pronto soccorso perché leggono che “la puntura di una vespa può creare danni gravi anche a distanza di tempo”. Non è questo il procurato allarme di un irresponsabile?

Dovrebbero fare un passo indietro: ricordarsi che il loro lavoro è l’informazione.  E solo quella.

Già il commento del fatto accaduto si presta a mille trabocchetti, diverse interpretazioni politiche, deviazioni dal vero e così via… Il commento deve essere fatto in un momento successivo: deve essere prima ponderato, pensato. Il commento ‘a caldo’ è infatti sempre emotivo e troppo spesso non equo. Il commento deve essere inoltre affidato solamente da gente esperta della materia.

Che sia giusto essere informati prontamente di un accadimento – ordinario o straordinario – è verissimo, si tratta di pubblica utilità:  un ingorgo, un’alluvione, la chiusura di una strada, la visita di una commissione straniera, un attentato...

Ma ci sono notizie che non è bene dare (o che è bene dare appena, senza scendere in dettagli). Invece, ce le spiattellano continuamente davanti: tutti i dettagli su come Tizio ha ucciso Caio, ne ha trasportato il corpo, quindi ne ha sciolti i resti nell’acido, infine ha brindato alla sua memoria in una macabra cena con amici suoi pari.

Sono cose che non voglio sapere, per buoni motivi: non è affatto censura. Si tratta, anzi, di un argomento che dovrebbe essere studiato e regolato da un’apposita Commissione Etica.
Intanto, preferisco argomenti più sereni, che mi permettano di riposare tranquillo la notte.
Inoltre, so fin troppo bene che esistono particolari psicologie che si lasciano molto influenzare dalla minuziosa descrizione di certi fatti e poi tendono immancabilmente a ripeterli (ne abbiamo avuto così tanti numerosi esempi, inutile citarli qui).
Infine, credo sinceramente che i tribunali esistano proprio per decidere se certe persone siano colpevoli oppure no. Quindi non credo affatto sia giusto che i giornalisti possano influenzare intere giurie popolari di lettori su detta colpevolezza, martellandoli quotidianamente con i loro teoremi, prima della conclusione dei processi.  Compete loro solo informare: tizio è stato/non è stato arrestato; tizio è/non è sotto processo; tizio è stato/non è stato condannato. Basta così.
Il resto è tutto un cumulo d’ invadente presunzione e di morbosità malevola, ed è tutto volto al fine di vendere una testata piuttosto che un’altra.

Un articolo che informi in modo completo ed equidistante, che non modifichi l’accaduto e soprattutto non lo interpreti, inducendo il lettore a conclusioni può anche essere una molto utile impresa.
Più tardi, un fondato articolo d’opinione può anche essere un’opera d’arte, e magari servire persino a svegliare e a smuovere alcune coscienze sopite, che non sanno sondare le sostanze dell’accaduto.

Ma in genere, purtroppo, i giornali riportano solamente scarabocchi di soggetti che non sanno scrivere e che sono diretti proprio ad altri soggetti, che non sanno leggere.

CAMPAGNA 2014 PER UNA CORRETTA GESTIONE DELL’INFORMAZIONE PUBBLICA.