sabato 26 aprile 2014

Le Armate Brancaleone


Il grottesco elmo gluteiforme del condottiero dell'armata brancaleone



Capolavoro, originale.
È un film di Mario Monicelli. Alcuni lo considerano il suo capolavoro, altri solamente un originale e divertente film d’evasione, con un ottimo cast e bellissime riprese, basato su una sceneggiatura ed una trama avvincenti e – forse – simbolici (Age e Scarpelli, non per nulla). Vi si narra una serie d’avventure grottesche di un’improbabile ‘armata’, con scopi confusi e mutevoli ed esito casuale ed incerto. Il film è corredato da una colonna sonora molto personalizzata e da un idioma immaginario, ottenuto mescolando con successo dialetto, latino maccheronico e linguaggio medioevaleggiante.

Un breve riassunto:
A Civitanova, nella buia Italia dell'XI secolo, Brancaleone da Norcia, unico e spiantato rampollo di una nobile famiglia decaduta, dotato però di una non comune eloquenza ed animato da sane virtù e cavallereschi principî, guida un manipolo di miserabili (l'anziano notaio giudeo Abacuc, il robusto Pecoro, un ragazzino di nome Taccone e lo scudiero Mangold) alla presa di possesso del feudo di Aurocastro in Puglia, secondo quanto dettato in una misteriosa pergamena imperiale scritta da Ottone I il Grande che gli stessi miserabili gli porgono e che affermano di aver rinvenuto in modo del tutto lecito e casuale, in realtà rubata al suo proprietario: un cavaliere aggredito e creduto morto. Brancaleone inizialmente non vuole mettersi al comando di un gruppo di straccioni e rifiuta con disprezzo. Tuttavia, nel torneo a cui si accingeva a partecipare, il combattimento con un altro cavaliere si conclude con la sua sconfitta, e il cavaliere accetta di unirsi con il gruppo di miserabili.

Il film ebbe uno strepitoso successo, perché immediata fu la simpatia verso quel manipolo di miserabili ed improbabili interpreti della dissennata e grottesca impresa irresponsabile, condotta all’impronta e senza alcuna preparazione.

Un paradigma.
L’espressione ‘Armata Brancaleone’ è così diventata d’uso comune, per indicare qualsiasi iniziativa disordinata e velleitaria, condotta con irresponsabile improntitudine da persone di vario tipo ma tutte in ogni modo inadatte a condurla a termine. Ne abbiamo numerosi esempi dalla cronaca quotidiana, in una gamma piuttosto vasta di deprecabilità ed in quasi ogni aspetto della vita sociale italiana. 'Armate brancaleone' pullulano in ogni ambiente (e in tutte le branche di ciascun ambiente) italiano: politico, sociale, medico, archeologico, amministrativo, giornlistico etc etc.

__________________________________________________

Ma altro è il film – una storia immaginata e non reale – che non ha quasi alcun punto di contatto con la quotidianità di ognuno, ben altro discorso è invece la realtà. Anche nel caso si tratti della realtà della Storia, cioè non del nostro quotidiano attuale, bensì del nostro passato comune.
Perché è da quel passato che noi proveniamo: è proprio quel passato che ci ha fatto diventare ciò che – nel bene o nel male – noi siamo veramente oggi. Rivisitare la Storia e l’Archeologia in modo non scientifico e personale realizza esattamente quel falso di cui sopra: ci offre un Seurat, gratuitamente.
Ma se noi preferissimo il nostro più modesto e casalingo Segantini, che sappiamo essere 'roba nostra' autentica?

Le Armate (ed i 'guerrieri' che le compongono) sono molte e varie: ognuno ne avrà una che costituisce il proprio bersaglio preferito. Alla fine di questo post, io stesso ne ricorderò tre casi famosi in campo medico. Alcune sono organizzazioni a scopo di lucro. Altre, no: ed è allora più difficile smascherarle.

___________________     _________________     ___________________

L'eroico componente dell’Armata Brancaleone.

Se oggi qualcuno vi regala le facce di Modigliani, oppure un falso Seurat (come nel film ‘Art & Craft’, in cui il falsario era un generoso Pigmalione egocentrico) oppure cerca di convincervi di una presunta discendenza da un ‘anello mancante umano’ rinvenuto in Inghilterra due secoli fa ('Uomo di Piltdown'), oggi voi ed io sappiamo che mente. 
Come possiamo saperlo?
Lo sappiamo proprio grazie a persone serie, che hanno fatto e fanno (più o meno degnamente, o talvolta anche indegnamente, come tutti) il proprio lavoro.
Tutti, naturalmente, sono criticabili: ma sarebbe bene che fossero criticati da chi ha tutti i titoli per farlo, non da un poco credibile ed arrogante venditore d'insetti bioluminescenti che nella propria intera vita si è occupato di tutt’altro che d’Archeologia o di Storia (o, eventualmente, di quel campo specifico in cui opera la 'sua' armata).

Criticare senza fare è troppo facile e bello: ma è un attività da pensionati con lo stampo della panchina impresso sulle chiappe flaccide.
Fare, invece, è molto più difficile: e si è sempre esposti ad un possibile sbaglio.
Come si dice a Roma, in questi casi: “E allora viecce te!”, che è poi la scorciatoia dialettale per affermare che l’infallibilità è virtù propria dei cretini, degli imbonitori, dei ciarlatani...

Ammettiamolo pure: questa ipotetica persona in fondo non sta tentando di vendere alcunché (oppure non lo si può provare), per cui la Legge probabilmente non può definirlo truffatore a pieno titolo, né di conseguenza punirlo come tale. Ma se ciò che sta cercando di propalare è falso, abbiamo tutto il diritto personale di ritenerlo almeno un ‘falsario’. E tutto il diritto di insistere a chiedere prove convincenti. E, per l'universale diritto alla libertà d'espressione, abbiamo anche il diritto di dirglielo!

C'è Scienza e ‘scenza’.
Ed è proprio qui che la Scienza differisce – meravigliosamente cristallina – dalla ‘scenza’ puteolente e proterva di tutte le armate brancaleone: lo scienziato vero sa bene di avere un preciso dovere verso tutti gli altri e verso il mondo, oltre che verso se stesso. Egli deve innanzi tutto dimostrare le proprie ipotesi: altrimenti non avrà diritto d'essere ascoltato, non sarà preso in considerazione, non potrà pubblicare. E - soprattutto - dovrà tacere (lasciamo pure stare il vendere o spacciare il proprio 'prodotto')..
.

Lo 'scenziato', invece, vuole essere creduto 'perché lui è lui' e gli altri sono... proprio come nella famosa battuta di Alberto Sordi, nel "Marchese del Grillo"... E' anche la sindrome dell' idiot savant, già discussa in un altro post.

Ogni vero scienziato sa bene che ripetere all’esaurimento un’ipotesi non la trasformerà mai in una tesi.
Invece, il soldato (instancabile) dell’Armata Brancaleone crede che l’usuale ‘fare ammoino’ mediterraneo, i lazzi e i frizzi, le atellane su qualsiasi palco improvvisato ed il diffuso sarcasmo vomitato con metodo in continui libelli diffamatori verso gli addetti ai lavori, possano essere presi in seria considerazione.
Lo 'scenziato' tratta la propria ‘missione’ (diffusione del proprio messaggio luminoso e rivelatore) come una guerra da vincere per esaustione dell’avversario, che va preso per stanchezza.
_____________________________________
Conclusione.
Se gli Italiani fossero una popolazione di persone serie, istruite, valide, responsabili ed efficienti... Tanti tamburi maggiori della Banda D'Affori - in ogni campo - non ci sarebbero stati.*
E' superfluo fare tutti i numerosi esempi: ce ne sono troppi: e certamente ognuno ha il suo proprio personale esempio in mente.

Mi sento in dovere, da parte mia, di ricordare solo tre casi, in campo medico: il 'Metodo Bonifacio', la 'Cura di Bella' ed il 'Metodo Stamina'.

 E se il 'tamburo maggiore' è di solito una figura inquietante e deprecabile (anche se talvolta - lo si è visto - in buona fede e del tutto innocente), sono davvero quei 550 pifferi  ciò che dà più fastidio, in quanto dimostrano appieno quanto facilmente si possano manipolare le opinioni della folla e manovrarne le singole persone, influendo sulle coscienze e precedendo le sentenze di chi ha i titoli per darle.
Non è un caso, quindi, che tutte le armate brancaleone - prima o poi - siano condotte dal tamburo maggiore ad un seggio elettorale, o ad aprire il proprio borsellino o - peggio - indurre anche altri a farlo.

E' l'Italia, quella che fu descritta benignamente come 'Il Bel Paese', ma che resta fedele nei secoli alla severa sentenza dantesca del VI Canto del Purgatorio (76-78).

 *Sia subito chiaro che la Banda d'Affori (quartiere di Milano) è una tradizione regionale seria: la prendo qui ad esempio solamente in occasione dell'anniversario della Liberazione e proprio nel senso in cui essa fu usata per un certo periodo, cioé come simbolo a dileggio semi-segreto del fascismo e del trombone a capo di esso, con i 550 pifferi che gli stavano al seguito e gli reggevano il bordone (550 erano i componenti della Camera dei Fasci e delle Corporazioni). In Toscana si cambiava il verso con: "550 bischeri". La canzone fu censurata.


Il tamburo principal della banda d'Affori
Correva l’anno 1942 - Testo di Mario Panzeri e Nino Rastelli - Musica di Nino Ravisini

Versione Originale
'Riva la banda, 'riva la banda,
'riva la banda del nòst paes,
del nòst paes, del nòst paes.
Oh Caterina mettel su 'l tò vestii de spos.
Oh Caterina mettel su 'l tò vestii de spos.

Gh'è 'l capobanda, gh'è 'l capobanda,
gh'è 'l capobanda ch'el g'ha i barbis,
che bej barbis, che bej barbis .
Oh Caterina el capobanda l'è 'l tò Luis.
Oh Caterina el capobanda l'è 'l tò Luis.

Vardee tosann che bej bagaj,
vardee tosann che bej sonaj,
e col tambur inscim' ai spall,
vardee 'l Luis se 'l par on gall.

L'è lù, l'è lù, sì sì, l'è pròpi lù!
L'è 'l tamburo principal della Banda d'Affori,
ch'el comanda cinquecentocinquanta pifferi.
Oh tosann batt i man ch'el tambur l'è scià.
Che risott!
Gh'è anca i òcch che ghe fan "qua qua".
A vedell gh'è i tosanell che diventan timide,
lù confond el Riguleto con la Semiramide:
"Bella figlia dell'amor,
schiavo son, schiavo son dei vezzi tuoi".

Passa la banda, passa la banda,
passa la banda, la va a Cantù,
la va a Cantú, la va a Cantú.
Oh Caterina el tò Luis el va avanti pù
Oh Caterina el tò Luis el va avanti pù.

Forza Luigi, forza Luigi,
forza Luigi ch'è scià 'l tranvai,
ch'è scià 'l tranvai, ch'è scià 'l tranvai.
Oh Caterina lù 'l gh'ha on pè dent in di rotaj
Oh Caterina lù 'l gh'ha on pè dent in di rotaj.
Fermate il tram, spostate il tram!
Vegnen giò tucc. Oh che can can!
E lù l'è là compagn d'on scior,
ch'el ghe da dent col sò tambur.

L'è lù, l'è lù, sì sì, l'è pròpi lù!
L'è 'l tamburo principal della Banda d'Affori,
ch'el comanda cinquecentocinquanta pifferi.
Oh tosann batt i man ch'el tambur l'è scià.
Che risott!
Gh'è anca i òcch che ghe fan "qua qua".

A vedell gh'è i tosanell che diventan timide,
lù confond el Riguleto con la Semiramide:
"Bella figlia dell'amor,
schiavo son, schiavo son dei vezzi tuoi"
          
Versione Italiana
Arriva la banda, arriva la banda,
Arriva la banda coi suonator
Coi suonator, coi suonator.
Oh Caterina Caterina che batticuor.
Oh Caterina Caterina che batticuor.

Il capobanda, il capobanda,
Il capobanda ha i bottoni d’or
sorride ogn’or, che rubacuor
Oh Caterina il capobanda è il tuo grande amor
Oh Caterina il capobanda è il tuo grande amor

Eccoli qua son tutti qua,
Sol La Sol Mi Do Re Mi Fa
e coi baffoni a penzolon,
giunge il tamburo come un tuon.

E’ lui, è lui, è lui, è lui, si si è proprio lui
è il tamburo principal della Banda d’Affori
che comanda cinquecentocinquanta pifferi
Che passion, che emozion, quando fa bum bum
Guarda qua!
Mentre va le oche fan qua qua
Le ragazze nel vederlo diventan timide
Lui confonde il Trovator con la Semiramide:
"Bella figlia dell'amor,
schiavo son, schiavo son dei vezzi tuoi".

Passa la banda, passa la banda,
passa la banda, poi va a Cantù,
Poi va a Cantù, poi va a Cantù
Oh Caterina, ma il tuo amor non va avanti più
Oh Caterina, ma il tuo amor non va avanti più

Forza Luigi, forza Luigi,
forza Luigi che c'è il tranvai,
che c'è il tranvai, che c'è il tranvai.
Lui con un piede nel binario sta in mezzo ai guai
Lui con un piede nel binario sta in mezzo ai guai

Fermate il tram, spostate il tram!
Scendono tutti che baccan!
E lui con calma e serietà,
cerca la banda dove sta.

E’ il tamburo principal della Banda d’Affori
che comanda cinquecentocinquanta pifferi
Che passion, che emozion, quando fa bum bum
Guarda qua!
Mentre va le oche fan qua qua
Le ragazze nel vederlo diventan timide
Lui confonde il Trovator con la Semiramide:
"Bella figlia dell'amor,
schiavo son, schiavo son dei vezzi tuoi".