sabato 29 giugno 2013

Dinamica della percezione






Il cervello inizia a valutare le varie qualità del cibo 
prima ancora che questo tocchi le papille gustative del
palato. Nella valutazione intervengono vari fattori:
colore, forma, peso, consistenza  del cibo e persino
di piatti e posate: c'è un'importante lezione in questo,
che molti dovranno comprendere per il buon
andamento dei propri affari e delle proprie diete, o
anche semplicemente per avere commensali più allegri
alla propria tavola...

Colore e forma delle posate influenzano la mente -
 "Il cervello - spiegano Charles Spence e Vanessa Harrar, i due responsabili di uno studio dell'Università di Oxford, pubblicato anche sulle pagine della rivista Flavour - esprime un giudizio sul cibo ancor prima che questo arrivi alla nostra bocca, e questo giudizio influenza l'esperienza sensoriale complessiva di chi lo assaggia". Dunque si tratta di un vero e proprio condizionamento delle percezioni. La cosa, va detto, non stupisce più di tanto. Da tempo era risaputo che il cibo fosse una “esperienza multisensoriale capace di coinvolgere gusto, olfatto e vista”.
L'aspettativa gioca un ruolo fondamentale - 
Durante la ricerca, che ha coinvolto circa cento studenti, gli esperti hanno notato che l'aspettativa gioca un ruolo fondamentale. Il classico cucchiaino da dessert, ad esempio, risulta esser in grado di rendere più dolce il cibo che portiamo alla bocca. Un ruolo importante lo avrebbero poi anche i colori delle posate. Uno yogurt di colore bianco risulterà ancor più dolce se mangiato con un cucchiaino bianco, meno dolce se consumato con una posata di colore nero. Allo stesso modo, i partecipanti allo studio hanno dichiarato che il formaggio appariva più salato quando gli veniva offerto con il coltello piuttosto che con una forchetta o uno stuzzicadenti.
La ricerca aiuterà i dietisti a formulare piani alimentari più gustosi - Precedenti ricerche avevano già dimostrato che le stoviglie erano in grado di alterare la percezione gustativa di cibi e bevande. Lo studio inglese, spiega Spence, “potrebbe aiutare i dietisti a formulare piani alimentari più gustosi semplicemente dando ai pazienti piccoli consigli su come servire il piatto in tavola, o potrebbe migliorare le esperienze gastronomiche nei ristoranti”.
27 giugno 2013