venerdì 21 giugno 2013

l'invenzione del cavallo

UNA "INVENZIONE" CHE HA RIVOLUZIONATO LA GUERRA
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L'invenzione del cavallo
da un articolo di Nicola Zotti, modificato.

Achille Campanile scrisse un'esilarante commedia intitolata "L'inventore del cavallo”.

L'Accademia delle Scienze sta per conferire al professor Bolibine un premio per l'eccezionale invenzione, quando il passaggio sotto le finestre della sala della cerimonia di una parata militare e di un reggimento di cavalleria, rivela sia agli accademici, sia al professore la terribile verità: il cavallo esisteva già da prima che questi lo inventasse.

Il povero Bolibine, sopraffatto dalla vergogna, si suicida.


Non sarà certo stato il professor Bolibine, però qualcuno il cavallo lo ha letteralmente, effettivamente  inventato. Creato ovviamente no, ma neppure scoperto, proprio inventato: lo ha inventato come arma. (Si pensa siano stati  i 'Kurgan', che l'avrebbero ripetutamente usato per le loro razzie su popolazioni che non conoscevano né il cavallo, né la possibilità di addomesticarlo
).

Quel qualcuno probabilmente non lo immaginò, ma aveva dato inizio ad una rivoluzione militare (e non solamente a quella, probabilmente: forse anche al procedimento di indoeuropeizzazione, a mezzo del quale un’intera famiglia di lingue, quelle indoeuropee, avrebbe avuto il sopravvento sulle altre).

Secondo storici e archeologi, il cavallo fu domato in diverse località tra Asia centrale e Ucraina, più o meno contemporaneamente tra il 4.500 e il 3.000 a. C.: in questo lasso di tempo ci sono ritrovamenti di crani di cavalli con i molari consumati da un morso.

Il periodo è molto ampio, ma rimane incerto, perché potrebbe trattarsi di "cavalli da compagnia", puledri catturati e poi tenuti presso la famiglia senza essere mangiati, come era magari capitato ai loro genitori.

La prima prova provata del connubio uomo-cavallo è ancora un millennio successiva: la tomba di Kriove Ozero in Siberia, della cultura di Andronovo nella sua prima forma detta di Sintashta-Petrovka, datata 2026 a. C., primo esempio di sepoltura funeraria con un carro a due ruote trainato da cavalli.

La natura bellicosa dell’occupante di questa tomba è suggerita dal ritrovamento al suo interno di punte di freccia e di lancia.

Il cavallo è così importante per quelle popolazioni che nello stesso periodo, attorno al II millennio a. C., da sedentarie si trasformeranno in nomadi.

Il carro da guerra l'avevano probabilmente inventato i Sumeri, come sembra testimoniare lo stendardo di Ur datato 2.500 a. C., però si trattava di carri con 4 ruote piene trainati da onagri (asini selvatici, famosi per il loro calcio, che avrebbe ispirato il nome di una ballista romana di qualche millennio successivo). Quelli della cultura di Sintashta-Petrovka sono invece carri più agili e adatti a seguire un gregge o una mandria nelle pianure della steppa.





I nostri antenati avevano scoperto che il cavallo è un animale meno bizzarro dell'asino e, per quanto all'epoca avesse più o meno la stessa taglia di quest'ultimo, poteva essere migliorato con la selezione delle razze. E’ già  curioso il fatto stesso che il cavallo si lasci addomesticare da un singolo uomo, quando possiede la forza di 15 uomini: ad un certo punto del processo, evidentemente, il cavallo in qualche modo ‘decide’ di ubbidire.



Per molti secoli il cavallo non fu abbastanza robusto da essere cavalcato, ma con un carro una coppia di animali era sufficiente a garantire il trasporto di due uomini e delle loro armi. Così come una coppia di cavalli è - in realtà - più efficace e più rapida di una coppia di buoi nel tirare l'aratro (la cosa divenne possibile solo dopo che si inventò il giusto tipo di basto per il cavallo, che altrimenti tendeva a strangolarsi sul lavoro).

Il cavallo, inoltre, possiede  spontaneamente almeno tre “andature” -- passo, trotto e galoppo -- mentre l'asino cammina ad una velocità pari o inferiore a quella dell'uomo, oppure parte ad un galoppo difficilmente controllabile, caratteristica che non ne fa un animale particolarmente affidabile in una situazione bellica. Il cavallo (nella migliore combinazione di clima, condizioni del terreno e carico) può coprire fino a 56 km al giorno, a 10 km/ora. Naturalmente, al galoppo va molto più veloce (20/25 km/ora) ma non può sostenere tale andatura molto a lungo.

Al contrario dell’asino, il cavallo risponde ai comandi del guidatore con molta più docilità ed è sicuramente meno testardo dei suoi parenti da soma. Il cavallo veniva anche cavalcato, ma data la debolezza della groppa, doveva essere montato sul posteriore, come vengono cavalcati ancora oggi gli asini.

Il cavallo è un animale timoroso e delicato, soggetto a molti malanni, non può vomitare e il suo corto intestino lo obbliga a mangiare tre volte al giorno, ma il vantaggio di possedere un mezzo di trasporto così efficiente, era una motivazione bastevole a superare qualsiasi difficoltà. Il cavallo fu quindi "inventato" come arma da guerra, traslando al conflitto tra popoli il vantaggio che il pastore aveva sulla mandria che custodiva.

Il pastore sapeva difendere con arco e frecce il proprio bestiame dalle bestie feroci, ma aveva imparato anche a radunarlo, conosceva come catturare altri capi o inseguire animali veloci nella caccia: questa esperienza tornò utile affrontando popolazioni sedentarie, le cui milizie di fanti erano praticamente indifese contro queste sofisticate tattiche di manovra.

Un po' per conquista e un po' per emulazione, dalla Siberia centrale il carro si diffuse inizialmente in tutta la steppa, fino ai confini della taiga a nord e dell'Iran a sud. Da qui giunse più o meno nello stesso periodo, ovvero attorno alla prima metà del secondo millennio, in Cina a est, in Europa centrale e nei Balcani a ovest, in Asia minore e in Egitto a sud.

I Mitanni nella Siria del nord furono i primi in quest'epoca a guadagnarsi la fama di abili guerrieri su carri scrivendo il primo manuale sul loro addestramento, giuntoci in una versione Ittita, assieme agli Hyksos che, da popolazione intimamente ancora nomade e di commercianti, si infiltrarono in Egitto, nella zona del Delta del Nilo, fino a diventarne i governanti per oltre un secolo (dal 1674-1548). Gli Hyksos pare siano anche inventori dell'arco composito (molto più potente di quello di un solo materiale),che permise di utilizzare la piattaforma del carro per colpire i nemici da ancora maggiore distanza.
L'invenzione del cavallo, quindi, portò alla ribalta della storia militare un principio tattico ancora attuale: quello della mobilità e della manovra. L'uomo che per primo capì l'importanza della manovra, non farebbe alcuna fatica a comprendere la Blitzkrieg, la Airland Battle, o Shock & Awe.



René Magritte: "Firma in bianco".


I mezzi sono cambiati, la tecnologia ha fornito l'arsenale degli uomini di nuovi strumenti, ma l'essenza della guerra dopo l'invenzione del cavallo si è consolidata nella ricerca di un vantaggio sull'avversario originato dalla velocità degli spostamenti: carri armati, elicotteri, aerei, e domani astronavi non sono altro – concettualmente – che sviluppi meccanici e tecnologici del concetto di cavallo: meno belli ed eleganti, non si può guardarli negli occhi e fargli un affettuoso complimento...