Decreto legge cultura: ma l’archeologia pubblica è un’altra cosa
24/05/2014 Articolo di Cinzia Dal Maso
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Dunque, secondo il nuovo decreto legge su cultura e turismo, di cui per ora abbiamo soloun riassunto, possiamo finalmente fare click nei musei dello stivale senza incorrere nelle ire di un custode inferocito, e possiamo pure pubblicare i nostri click dove piaccia a noi, purché senza fini di lucro e a bassa risoluzione. Insomma leInvasioni digitali hanno funzionato, anche se sopra tutto è il clima a essere cambiato. E comunque, che sono poveri click nei musei d’Italia, di fronte alle immagini ad alta risoluzione messe liberamente in rete da grandi musei del mondo, da ultimo il Met, e a fronte del Google Art Project?
E poi arriveranno nuovi commissari, a Caserta e a Pompei (cioè l’attuale direttore generale di Pompei avrà poteri commissariali), e nuovimanager! Wow che bello! Ma non ci sono bastati i fallimenti, pompeiani e non, di commissari e manager? E soprattutto, il cosiddetto manager che competenze avrà? Basta che si chiami, o si faccia chiamare manager? Basta che abbia venduto hamburger e Coca Cola?
Giorni fa ho conosciuto un gentile signore di Philadelphia che si chiama Peter Gould. Un economista che, dopo una vita passata ad amministrare banche e società, ha deciso di dedicarsi a tempo pieno alla cultura. Anzi, all’archeologia. Usando le proprie competenze passate per occuparsi di gestione di siti e musei archeologici, e di come questi possono influire positivamente sulla vita sociale ed economica di chi ci vive. E cos’ha fatto a tale scopo il signor Gould? Si è preso un bel PhD in archeologia, ovvio! E’ tornato a studiare perché un buon manager culturale deve sapere dell’uno e dell’altro.
Questa è la vera archeologia pubblica, nei paesi dove si sa fare. Dove si formano persone che sanno gestire, come del resto comunicare, ma conoscono anche a fondo il museo o il monumento che gestiscono.
Neppure in Italia mancano invero persone così. Solo che le istituzioni non lo sanno, o non vogliono saperlo. Mettila come ti pare, sono comunque indietro anni luce rispetto a chi nei beni culturali è “in”. E non basta un decreto raffazzonato (l’ennesimo…) a mostrare che ci si è messi al passo coi tempi. Non basta usare le parole magiche: foto libere e manager.
Servono esperti, ma esperti veri, che sappiano gestire e comunicare al meglio, con serietà e professionalità, le nostre immense bellezze.