martedì 17 luglio 2012

MESSAGGIO DI MORTE (non ti spaventare, Pasuco: è solamente un titolo reboante per una ricerca scientifica che fu davvero lunga e noiosa. Cerco solo di ravvivarla - he, he! - un poco).


Quando gli animali muoiono, emettono un particolare odore, che respinge efficacemente gli esseri cospecifici. [1]

Questo si verifica per animali anche molto lontani tra loro nella scala evolutiva: i corpi morti d’insetti e di crostacei, ad esempio, emettono il medesimo odore, dovuto ad alcuni semplici acidi grassi...
Questo “avvertimento” può essere favorevole alla sopravvivenza: evitare il contagio con animali morti d’epidemia, oppure evitare il luogo nel quale si nasconde un predatore, può essere estremamente salutare.
Si suppone che questo sistema d’allarme si sia sviluppato circa 400.000.000 di anni fa.

La scoperta è stata fatta mentre si tentava di scoprire quale fosse il feromone con il quale lo scarafaggio attira altri cospecifici in un luogo identificato come “rifugio sicuro”.
Si procedette estraendo liquido da cadaveri di scarafaggi (evidentemente, sbagliando: ma questo dimostra perfettamente l'utilità dell'errore nel tentativo di condurre una ricerca scientifica seria) e si scoprì che gli scarafaggi evitavano accuratamente e costantemente i luoghi trattati con quei liquidi. 
Per eliminazione, si dovette alla fine concludere che esisteva una sostanza specifica, che veniva rilasciata con la morte,  e che aveva questo effetto.

In precedenza, l’ecologo E.O. Wilson aveva descritto nelle formiche la pratica di eliminazione degli individui morti, che venivano portati in un “cimitero”. Il “segnale” dell’avvenuta morte era dato dall’acido oleico. In fatti, Wilson è famoso per avere dimostrato che una goccia d’acido oleico, adagiata su una formica perfettamente sana, ne determina immediatamente l’espulsione da parte delle consorelle, malgrado il fatto essa si muova e sia – di fatto – viva e vivace.

Basandosi su questa informazione, si formulò l’ipotesi che anche gli scarafaggi potessero fare uso di un simile “messaggio di morte”.
Le analisi successive confermarono che il messaggio era portato da acidi grassi semplici, principalmente acido oleico e linoleico[2].

Resta il fatto che le linee evolutive di formiche e scarafaggi si separarono milioni di anni fa e non sono quindi da considerarsi parenti.  Ci si chiese se tale messaggio fosse simile solo per caso o per motivi precisi.
Ricerche su alcuni esapodi primitivi hanno dimostrato la presenza d’identici trasmettitori chimici. Anche l’onisco (“porcellino”) adotta lo stesso sistema, così come pure fanno molti bruchi del tutto non imparentati tra loro.
La separazione evolutiva di queste specie risale a 400 milioni d’anni fa: tutti discendono probabilmente da un progenitore acquatico, che verosimilmente adottò questo sistema e lo trasmise ai discendenti.

 Si sa ancora molto poco su come gli animali usano l’olfatto per accorgersi del “pericolo”.
Sappiamo solamente che daini, conigli e porcospini evitano l’odore del sangue. Anche l’odore di molti saponi (che contengono acidi grassi) li tengono lontani.
I ratti chiudono l’entrate delle tane che sono state trattate con feci di gatto (ma non sappiamo quale sia  esattamente la sostanza che fa scattare questo comportamento).
I topi si accorgono se un cospecifico è stato esposto a radiazioni, oppure se ha una virosi.

Probabilmente, l’olfatto per tutto il modo animale è molto più importante che per noi. E si serve di messaggi chiarissimi e generici, attraverso trasmettitori chimici che non abbiamo altro che cominciato a sospettare, per noi ancora oscuri e misteriosi come antiche pratiche di magia.




MA ANCHE MESSAGGIO DI VITA...Liscio come l'olio.




 
L’olio d’oliva è – oltre che un condimento mediterraneo – anche uno dei migliori “idratanti” completamente naturali. Avete presente il vecchio rimedio dei pescatori contro le scottature (una miscela emulsionata d’aceto ed olio d’oliva sparsa su tutto il corpo)?
 
Storcete pure il naso… Ma ascoltate qui.
I ricercatori si stanno concentrando sulle sue proprietà anticancro, con risultanti piuttosto interessanti per la salute della pelle.
Dagli antichi poemi omerici sappiamo che i Greci si ungevano con olio dopo il bagno: i benefici cutanei di questo trattamento superano anche lo scrutino scientifico.
 
Oggi sappiamo che l’olio d’oliva contiene almeno quattro tipi differenti d’antiossidantiGli antiossidanti neutralizzano il danno dei radicali liberi che possono condurre all’invecchiamento della cute e al cancro della cute.
Intanto, è dimostrato che ratti di laboratorio che hanno bevuto olio d’oliva sono meno soggetti al cancro cutaneo del controllo, dopo esposizione a raggi UV. Ma non è tutto: anche l’applicazione di olio d’oliva sulla cute dei ratti dopo l’esposizione a raggi UV determina in essi la riduzione dell’incidenza di cancro cutaneo. Pertanto l’interferenza dell’olio d’oliva con la carcinogenesi cutanea – cioè la prevenzione del cancro della pelle – è un fatto che si ottiene sia per ingestione, sia per applicazione sulla pelle stessa…
 
Le olive contengono l’acido linoleico, che  è una sostanza presente anche nella cute e che ne previene la perdita del contenuto percentuale di liquidi, per evaporazione di acqua. Si tratta quindi di una sostanza che possiede quell’effetto che la cosmetologia definisce “idratante” e che è noto e rinomato fin dai tempi antichi, come detto. L’effetto anticancro, invece, è un’assoluta e piacevole novità.
La carenza di acido linoleico permette alla cute di perdere troppa acqua e di diventare, appunto “secca”. L’acido linoleico non può essere sintetizzato dal corpo umanoPer tale motivo, esso deve essere apportato, cioè: o applicato, con creme topiche e lozioni, oppure introdotto con la dieta.
Se ne deduce di conseguenza che l’alimentazione deve contenere di preferenza e d’abitudine un poco di olive o di olio d’oliva e non è cattiva cosa aggiungere un poco di olio d’oliva all’acqua di un bagno caldo o – per i più coraggiosi e convinti – applicarlo direttamente sulla cute, per aiutarla a restare idratata e soprattutto sana.
 
Vogliamo anche dirci quale olio, senza fare pubblicità? È preferibile usarel’olio extravergine – cioè quello che si ottiene dalla prima spremitura delle olive– perché è quello che contiene la più elevata concentrazione di antiossidanti.
 
Dato il costo di questo tipo d’olio d’oliva, probabilmente il risparmio che si ottiene dal suo uso non è elevatissimo, rispetto all’uso dei prodotti cosmetici in commercio per uso topico. Inoltre, il suo effetto olfattivo non è propriamente altrettanto grato, anche se probabilmente la sicurezza dermatologica è molto superiore a qualsiasi prodotto sul mercato. Ma per chi proprio non vuole rinunciare ai cosmetici da banco, almeno si raccomanda l’uso alimentare di un prodotto antico, non dannoso in qualsiasi patologia metabolica ed organica e ora dimostrato anche come splendidamente utile… 



[1] D. Rollo, McMaster University, Ontario, Canada. Articolo pubblicato su “Evolutionary Biology”.
[2] L'acido oleico rappresenta il 75% circa degli acidi dell'olio di oliva. La percentuale di acido oleico libero presente nell'olio di oliva determina la sua acidità e conseguentemente la sua denominazione. E’ presente in importanti strutture biologiche, quali le membrane cellulari e le lipoproteine.L'acido linoleico è uno degli acidi grassi essenziali e appartiene al gruppo degli Omega 6: sarebbe utile per evitare infarto, cancro, diabete, fibrosi cisticca. Svolgerebbe anche un ruolo nell’abbassamento della colesterolemia.