mercoledì 11 luglio 2012

Quando ascolti una grande canzone, in genere riesci a ricordarti dove ti trovavi, quando l’hai ascoltata in precedenza. Talvolta riesci anche a ricostruire le sensazioni che provavi, le persone presenti, persino gli odori. Sembra magia: la canzone può fissare alcuni elementi per sempre, nel tuo ricordo. La grande canzone possiede una melodia immortale, alcune parole efficaci, che si stampano nella memoria e talvolta vanno persino a modificare il linguaggio. E l’emozione del momento spinge molte coppie a chiamarla: "la nostra canzone".
Probabilmente, anche il compositore della grande canzone è molto ispirato, nel momento in cui la butta giù: egli s’accorge proprio allora che sta scrivendo qualche cosa di grande, perché tutto gli riesce incredibilmente facile. Parole e musica, forma e contenuto, fluiscono in quantità dalla sua mente e si compongono da sole sul foglio, in un tempo brevissimo.
La grande musica è emozione essa stessa: per chi la scrive (nel momento sacro in cui lo fa), per chi la canta (con piena ed ispirata partecipazione), per chi l’ascolta (e che ricorderà per sempre quei momenti). Ecco perché non si dovrebbe farne una critica esegetica troppo cerebrale o approfondita: spesso si corre il rischio di andare molto oltre quello che lo stesso autore aveva percepito appena, attraverso la propria nebbia creativa.
E – infine – non è proprio possibile stabilire “quale sia la più bella canzone”.  Semplicemente perché tale canzone non esiste. E’ come cercare di stabilire quale piatto sia il migliore in assoluto: dipende dai momenti, dai gusti personali di ognuno, dagli interpreti, dal posto, dal momento. Troppe variabili volatili intervengono per potere fare una classifica.
Ma si può parlare di alcune composizioni celebri, bellissime e note a tutti. Anzi, si deve...