LA SOCIETA' MICENEA COME APPARE DALLO STUDIO DEL LINEARE B
di
Maurizio Feo
A Cnosso furono trovati circa 3.500 frammenti di tavolette, da cui si crede potere risalire a 3.000 tavolette originali (meno di 400 intere): si ipotizza che - al momento della distruzione - ne esistessero di più, tra 5.000 e 6.000. A Pilo ne sono state trovate poco più di 1.200 circa (si calcola esse rappresentino il 90% del totale originale) ma sono quasi tutte in cattivo stato di conservazione e di difficile interpretazione.
Confronto tra LINEARE B, alfabeto Arcado-Cipriota (LINEARE C), Greco Antico e rendimento grafico in Latino e infine traduzione in inglese dei termini riportati (credito: Richard Vallance Janke) |
Si tratta, in fondo, di materiale contabile di uffici pubblici.( Non tutto, bensì solamente parte di quello dell'annata in cui il posto fu distrutto).
In realtà è come se si tentasse di ricostruire un quadro completo di un'organizzazione amministrativa pubblica del passato a partire da ciò che - in epoca moderna - sarebbe la carta straccia ottenuta dai cestini dei rifiuti degli uffici.stessi.
Ammesso questo limite, si può meglio comprendere quanto il lavoro di 'ricostruzione' a ritroso sia difficile, lento, complesso, affascinante.
- Elenchi di persone. Contengono liste di uomini, donne e giovani (probabilmente figli con genitori: i giovani non sono mai citati da soli). I totali non dono facilmente ricavabili dai numerosi parziali di cui si dispone.Ad esempio, da cinque tavolette di Pilo in cui si elencano disposizioni atte alla protezione della costa, compare un totale di 710 uomini. Un'altra tavoletta riporta un totale di 589 'rematori', che non è detto non facciano già parte del primo gruppo.Alcuni elenchi enumerano donne (645, insieme con 375 ragazze e 261 ragazzi). Le tavolette di Cnosso - anche se più mutile - lasciano intravedere numeri comparabili di liste del tutto analoghe.
- Numeri e Dimensioni.
I numeri della popolazione sono indubbiamente piccoli - se paragonati ad una popolazione moderna - ma dovevano rappresentare una popolazione consistente, per i parametri di allora: si consideri che il 'Palazzo di Nestore' (Pilo) non è più grande di un castello medioevale. Troia è poco più grande di uno stadio di calcio e non richiede più di due minuti per essere attraversata tutta. L'unica eccezione a questa regola di ridimensionamento dell'immaginario antico
I numeri
della popolazione di allora possono oggi sembrare molto più scarsi di quanto ci
si aspetterebbe: ciò dipende probabilmente dal fatto che l’immaginario
collettivo ha ingigantito i numeri e le
dimensioni, col tempo. In realtà si trattava di una popolazione consistente,
per quei tempi, in cui tutto era realmente più piccolo di oggi. Il ‘palazzo di
Nestore’ a Pilo è più piccolo di un castello medievale; la città di Troia non è
molto più grande di uno stadio da calcio e si attraversa tutta in due minuti a
piedi. L’unica eccezione a questo ‘ridimensionamento’ è Cnosso, che appare
veramente imponente. Ma Cnosso ospitava per lo meno 500 persone ed esercitava
il proprio potere direttamente su tutto il regno – senza delegarlo – anche nei
confronti di città lontane.
- Categorie di cose e persone.
Alcune delle
categorie citate nelle tavolette consistono certamente in lavoratrici asservite
(sia a Pilo, sia a Cnosso, si usano termini precisi al riguardo): filatrici, portatrici di acqua, macinatrici
di grano, cardatrici, cucitrici, lavoratrici della lana o del lino etc. Il
loro numero è relativamente elevato (più di 1.000, considerati i fanciulli e le
fanciulle) ed erano censite con cura dal Palazzo, che evidentemente provvedeva
al loro mantenimento. Non si hanno elenchi analoghi di uomini.
In ambedue i
centri, le annotazioni possiedono caratteristiche comuni che fanno propendere
per annotazioni routinarie, del tutto abituali e niente affatto eccezionali.
Si elencano
per tutti i gruppi alcune razioni: compaiono spesso grano e fichi. Ad esempio,
le schiave di Pilo ricevevano una razione mensile calcolata in circa 24 litri al mese di
frumento e fichi.
Gli scritti
lasciano spesso il dubbio se si parli di frumento o di orzo. Anche le dosi
delle razioni (per adulti maschi e femmine, adolescenti e bimbi) sono talvolta
dubbie e fonte di diversità tra i traduttori.
- Guardiacoste.
710 uomini (uno
dei gruppi più numerosi) sono destinati alla difesa della costa di Pilo. A tale
fine, la costa è divisa in 10 settori, per una lunghezza totale che era – con ogni
probabilità – di 150 chilometri. Le unità addette variano in numero da 10 a 110
uomini. Il numero è ristretto e implica probabilmente un compito di guardia,
avvistamento e segnalazione, più che quello di guarnigione militare per azioni
belliche vere e proprie.
Da altri
indizi risulterebbe che l’esercito di Pilo – lungi dall’esaurirsi in questi
numeri – non fosse però formato da militari di professione, bensì da civili
mobilitati all’occorrenza.
- Categorie ‘mancanti’.
L’agricoltura
è rappresentata in modo bizzarro e manchevole. La produzione del grano – la cui
distribuzione è così attentamente registrata – non figura per nulla. Compaiono
i gioghi di buoi (più numerosi a Cnosso), ma non si fa cenno alcuno ad aratura
o raccolta. Questo, si è pensato, è possibilmente dovuto al fatto che la
distruzione del sito avvenne a primavera. Ma non si parla neppure di categorie
di lavoratori maschi destinati all’agricoltura.
Le quantità
di grano distribuite sono anche ingenti, ma se ne tace completamente la fonte. Non
si può pensare che l’iniziativa di un’attività così importante fosse lasciata
nelle mani delle singole attività familiari private in uno Stato così
accentratore ed organizzato: è più probabile che il grano fosse importato dai
paesi produttori in cambio di metallo lavorato ed armi.
Che il poco terreno
miceneo potesse essere coltivato è altrettanto sicuro: infatti si scrive di
possesso di terreno e di affitti: ci si riferisce alla terra a seconda del tipo
di seminato, come in Mesopotamia, usando come misura la ‘parasanga’ (unità di
misura persiana) che tiene conto della natura del suolo.
Probabilmente
sono andate perdute le registrazioni di quasi tutte le zone agricole per Cnosso.
Per Pilo si possiedono solo quelle di due zone ristrette, i cui proprietari o
affittuari erano tutti religiosi, o
funzionari della famiglia reale e comunque avevano a capo una sacerdotessa.
- Allevamento.
Il bestiame
ci appare rappresentato da maiali, capre, preferibilmente pecore. A Cnosso si
contano 100.000 pecore. Qualche sconcerto aveva procurato la discrepanza riscontrata
tra il numero di montoni necessario e quello riferito dalle tavolette (molto
più elevato), fino a quando non si è compresa la differente notazione tra
animale integro e castrato. Esistono tavolette che registrano la grande quantità
di lana ottenuta dagli animali. Probabilmente, i tessuti che ne risultavano
permettevano l’esportazione dell’eccedenza. Anche questa produzione era sotto
il controllo del Palazzo. Creta era ricca anche grazie a questo allevamento,
essendo invece scarsa in ricchezze naturali.
- Altra produzione.
Pilo non
aveva lo stesso numero di armenti: la sua ricchezza proveniva da produzione,
tessitura e commercio del lino, che è tutt’oggi molto presente in Messenia. Un’altra
industria di Pilo era il bronzo. Ci sono pervenuti scritti con elenchi di 270
fabbri. Siccome si calcola che siano i due terzi del totale, si pensa che in
Pilo i fabbri assommassero ad un totale di circa 400. Il numero è certamente
più alto del necessario per un regno piccolo come quello di Pilo. Anche l’assegnazione
della quantità del metallo ai singoli fabbri (alcuni figurano ‘senza
assegnazione’) è troppo bassa per tenerli occupati a tempo pieno: probabilmente
tutti avevano un’altra attività. Comunque, è più che probabile che Pilo
producesse manufatti in metallo per esportazione.
Risultano
poco più di 200 carri a Cnosso, in vari stadi di completamento: alcuni sono
intarsiati in avorio, il che ne svela la destinazione cerimoniale o nobiliare.
La maggior parte sembra essere invece per uso militare, come risulta da ogni singola
dotazione, che comprende un’armatura ed il nome di un uomo. Per Pilo si hanno
elenchi di ruote, bardature e cavalli, ma non di carri. Probabilmente esisteva
un uso dei carri per trasporto in epoca di pace, ma non è documentato.
- La perdita della scrittura.
Dopo il
grande Collasso della fine dell’età del Bronzo non ci fu più alcuna necessita della
rigorosa organizzazione amministrativa dello stato Palaziale. Rimasero solamente piccole comunità agricole,
che non avevano alcuna necessità di registrare quel poco appena sufficiente che introitavano. Nessuna
meraviglia, quindi, che gli ‘eredi’ dei Grandi Regni Micenei disimparassero a
scrivere, visto che la scrittura era servita solamente per scopi contabili ed
amministrativi, per registrare nozioni troppo varie e complesse da tenere a mente. Saranno necessari 400 anni
circa, perché la scrittura ricompaia in Grecia – sotto forma differente – nelle
mani di offerenti alla divinità, componitori di versi ed altro. E sarà
necessario ancora qualche secolo prima che torni ad essere un utile strumento
contabile.