Caro Pasuco:
mi ha sempre affascinato il difficile, complesso, talvolta orribile andamento delle cose nel Mondo. A volte mi sembra di intravedere una specie di involontario disegno, un filo conduttore, un copione, che cose, fatti e persone sono quasi obbligati a seguire, insieme.
Il grave
dissidio esistente tra Occidente ed Oriente del Mondo, procede con un
esasperante ed illogico susseguirsi d’alti e di bassi.
È
d’antichissima data, ma cova costantemente, come brace sotto la cenere
ineffabile del Tempo.
Anche quando
non illumina i nostri volti attoniti d’involontari spettatori, esso è presente
alla nostra mente (nella filosofia, nella religione, nel cosiddetto “sentimento
comune”), aleggia tra le nostre paure e ci condiziona nelle nostre scelte
quotidiane …
Ormai, esso è
vissuto quasi come in un racconto biblico, come l’inevitabile distruzione per
meritata punizione, come se fossimo condannati a ripetere ineluttabilmente ciò
che fu scritto.
È una brace
facilmente individuabile, oggi, nel perdurante ed insensato conflitto
arabo-israeliano, atto in qualsiasi momento a scatenare un vero e definitivo Giudizio
Finale.
A cercare bene,
qualcuno potrebbe affermare che le ostilità tra Occidente ed Oriente del mondo
iniziarono probabilmente con la storia stessa dell’Uomo …
Neanderthal (sì: io lo scrivo con il ‘th’) occupava già l’Europa e parte dell’Asia,
quando il suo spietato distruttore Uomo Moderno vi entrò dall’Africa (patria
comune, in fondo) con le proprie migliori qualità.
Tutti potremmo
obiettare che forse Neanderthal si sarebbe estinto egualmente e che in questo
caso, Est ed Ovest non sono proprio ben distinti: i contendenti stessi non
sanno che cosa essi stessi rappresentino.
Più in
dettaglio, però, Uomo Moderno proveniva dalla Rift Valley Africana (e quindi da
Sud) si può dire che per giungere in Europa attraversò la Penisola Arabica,
Mesopotamia e Turchia.
Letteralmente
quindi muoveva da Est.
Altri conflitti successivi sono inquadrabili in questo schema Est / Ovest, con facilità
variabile. La prima epica
guerra della storia, la battaglia di Qadesh fra Egiziani
ed Ittiti, in qualche modo lo è, anche se – per essa – non è ancora ben chiaro
chi fu il vincitore. Il faraone dice di essere stato lui. Di fatto, però, fu fermato
lì e non andò mai oltre.
Lo è senz’altro
anche la ben più nota guerra di Troia, punta dell’iceberg
di ben più grandi e profondi conflitti sociali e militari, che condussero agli
scontri decennali dei (fantomatici ed inesistenti) “Popoli del Mare” ed al
lungo periodo, oscuro e miserabile, che ne seguì …
Sicuramente
sono scontri tra Occidente ed Oriente le guerre tra Greci e Persiani e
l’epopea di conquista d’ Alessandro Magno in Asia: anzi, forse sono proprio
quelle che hanno contribuito a radicare nella Tradizione e nella Memoria Comune
il senso di una profonda differenza tra Est ed
Ovest.
Meno
ascrivibile a questo schema è la continua
espansione di Roma a discapito dei suoi vicini prossimi e poi più lontani,
fino alla conquista della Grecia.
Si potrebbe
interpretarla come un’altra conferma della solo presunta superiorità degli Indoeuropei sulle altre genti del mondo.
Ma questo
concetto è errato due
volte: 1) perché confonde un gruppo linguistico con uno etnico; 2) perché
presuppone la superiorità biologica, che invece è scientificamente negata).
Calza
perfettamente nello schema, invece, la serie di scontri (le guerre puniche) con Cartagine,
ricca di valenze e tradizioni asiane che furono ridimensionate e mortificate
dalla sconfitta con Roma, grande Capitale Occidentale.
Le Crociate - qualunque sia stato il loro vero numero - rientrano certamente in questa dinamica.
La “scoperta” e
la successiva colonizzazione delle Americhe,
altro non sarebbe se non un nuovo scontro di civiltà tra gli occidentali europei ed i nativi,
discendenti di quegli asiatici originariamente migrati attraverso lo Stretto di
Behring: attenzione, qui, a non farsi imbrogliare dall’apparente inversione tra
Est ed Ovest.
Sembra quasi un gioco e
probabilmente lo è, anche se
diversi pensatori hanno preso molto sul serio il cosiddetto “Scontro di Civiltà”, seppure da molto
differenti punti di vista …
Certamente
molti episodi della nostra storia non sono inquadrabili in questo modo: e alcuni
non sono per nulla trascurabili, basti pensare anche soltanto alla “guerra dei
cent’anni”…
Certamente i fattori economici: il potere, la
ricchezza, l’abbondanza di terre fertili e coltivabili, oppure ricche di
risorse del sottosuolo, molto hanno a che fare con le cause prime di guerre che concludono gli annosi dissidi
tra i popoli diversi, in latitudini ed in epoche differenti.
Molto del
nostro passato remoto è giustificato dal possesso delle miniere d’ematite e
d’ossidiana o di selce e d’argento, oppure anche solamente di rame e di
stagno...
Il passato più
vicino è condizionato dall’acquisizione delle fonti di rame, stagno, piombo, ferro, oro ed
argento.
Il presente è
ostaggio di diamanti, smeraldi, petrolio.
Il futuro vedrà
l’acqua come risorsa rara ed essenziale, sufficiente movente per le guerre …
Malgrado tutto
ciò, in ogni conflitto si può sempre tentare di individuare la presenza di una
qualche contrapposizione tra un Occidente ed un Oriente e le loro rispettive
filosofie e tradizioni, ormai profondamente divergenti.
Crederci oppure
no, poi, è libera prerogativa di scelta di ognuno.
Ma in fondo, la
contrapposizione Est/Ovest non è affatto strana: essa si deve quasi
obbligatoriamente all’aspetto fisico e geografico del Mondo stesso e della
distribuzione della razza umana su di esso.
La parte della
Terra abitabile dall’uomo, sia il suo primo habitat, sia quelle terre di
conquista ed espansione che erano convenientemente contigue con esso, è proprio
quella che mostra una maggiore estensione in questa direzione, da Est ad Ovest.
Nessuna sorpresa davvero se i principali avvenimenti della Storia dell’uomo si
distribuiscono lungo queste linee, inclusi gli intrighi degli interessi e gli
inciampi delle guerre.
Ma esiste anche
qualche altro elemento, che potremmo definire culturale se vogliamo,
che è coinvolto in queste considerazioni …
Spesso, se non
sempre, in conflitti militari di vasta portata come nei movimenti di conquista
e colonizzazione, si configura anche uno scontro di valori morali, religiosi, sociali,
tradizionali, di folklore e di superstizioni, oltre alle usuali considerazioni
economiche che connotano più direttamente questi sommovimenti.
Esistono
numerose differenza tra i popoli, che sono determinate dallo Spazio e dal
Tempo. Lo spazio contrappone le distanze e gli ostacoli alla facile ricongiunzione ed ai
contatti frequenti: questo determina la differenziazione tra due gruppi
originariamente simili o uguali. Il
tempo permette cambiamenti progressivi ed indipendenti, del tutto a caso ma
sempre più evidenti, di due popolazioni inizialmente simili o uguali, che alla
fine del processo non si riconoscono neppure più come affini.
Le differenze nascono, crescono, esistono e prima o poi divengono così imponenti da
costituire parametri di “diversità” immediatamente riconoscibili
reciprocamente.
La diversità è
potenzialmente nemica, temuta, pericolosa, da eliminare.
I nemici
divengono sempre più incomprensibili gli uni per gli altri.
Anche la lingua
è sempre più differente.
L’incomprensione
genera confusione, malintesi, preconcetti e paura.
La paura ha
sempre spinto l’uomo all’eliminazione violenta delle sue cause: gli animali
“feroci” sono pressoché estinti per questo preciso motivo.
Se poi
l’ambiente ha determinato l’affermarsi genetico di una differente coloritura di
pelle e capelli, di forma e colore degli occhi, ecco che al concetto di diverso
si associa subito quello erroneo di “razza differente”, con tutto il lugubre
corteo di superstizioni, sospetti, ingiustizie che ci è tristemente noto …
Un altro
carattere distintivo di questo conflitto tra Occidente ed Oriente è il suo finale
incerto.
Se pure è vero
che in passato vi sono stati periodi alterni di più o meno netta supremazia
dell’una o dell’altra parte, è altrettanto evidente che non si sia mai giunti
ad un vero e proprio “finale di partita”. Esempi diversissimi, quali le Crociate o la guerra del Vietnam
possono testimoniarlo.
Forse proprio
le Guerre Mondiali, apice
dell’insulsa belligeranza umana contro se stessa, costituiscono l’unica
eccezione assoluta che supera la logica Est/Ovest, ma ci riporta al vero
problema conclusivo di queste argomentazioni:
l’irrisolvibilità…
È questo forse
il punto cruciale di tutta la questione, che dovrebbe fare riflettere a lungo
su quali possibili soluzioni adottare …
Differenti Soluzioni Finali del problema del
“nemico diverso” sono state tentate nel corso della Storia.
Si spazia da
metodi cruenti ed aggressivi ad altri più sofisticati ed incruenti.
Dalla totale
eliminazione fisica dell’avversario del momento (ma ce ne sarà sempre un altro,
in seguito), al volontario isolamento di sé, come fu fatto dalla Cina del 1200
d.C. (ottenendo un controproducente salto indietro nella propria evoluzione
sociale).
Nessuno ha avuto successo.
Probabilmente,
l’unico metodo che potrebbe portare validi progressi è il colloquio aperto, totalmente chiarificatore, privo di preconcetti.
È assolutamente
inattuabile, adesso: anzi, improponibile.
Infatti, ci
troviamo oggi in pieno scontro tra due culture: quella Occidentale e quella
Orientale Islamica.
La situazione è
di estremo pericolo per l’Occidente.
La filosofia
permissiva e democratica di quest’ultimo, che tende ad assicurare la libertà di
pensiero e di parola a chiunque, può essere usata a suo danno.
Può essere
interpretata come segno di debolezza
da altre culture, che (relativamente al solo stato attuale) potremmo definire forse
più primitive, ma anche più sbrigative e dirette, anche se in tempi passati
esse hanno espresso molti fattori trainanti e fondamentali, all’avanguardia nel
Mondo intero.
L’Occidente del
benessere economico è attualmente composto di una serie d’individui poco coesi, egoisti e disillusi, niente
affatto propensi a sacrificare i propri beni materiali per una causa comune,
figurarsi poi a morire per essa.
Esso si trova
contrapposto (al di fuori della volontà dei suoi singoli) ad un Oriente
fortemente coeso, Teocratico, anche se
multiforme nelle sue varie espressioni, che appare pesantemente indottrinato e
determinato, che ha poco da perdere, salvo la propria dignità di appartenenza
etnico religiosa ed è estremamente aggressivo nelle sue frange integraliste,
individuando nell’Occidente il proprio bersaglio preciso.
Secondo alcuni,
in uno scontro flagrante, vincerebbe l’Oriente, probabilmente perché
l’Occidente cederebbe alla tentazione di “dare
un esempio di Civiltà e di buona volontà”, sempre doveroso da parte di chi
è superiore anche militarmente. Inoltre, l’Occidente è diviso tra i
Materialisti Comunisti Russi o simili ed i Vari gruppi religiosi differenti, in
dissidio tra loro, dell’Europa e degli Stati Uniti.
Questa
magnanimità s’infrangerebbe contro un interlocutore sordo, insensibile e
pratico, che ne approfitterebbe subito a proprio vantaggio …
La paziente
conoscenza reciproca, l’obiettiva rappresentazione delle posizioni filosofiche
e delle necessità della controparte, l’istruzione non strumentale sono tutte
soluzioni auspicabili che possono condurre al già citato dialogo onesto ed
aperto, ma restano ancora impercorribili e lontane.
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Bellissima simbologia, che invita alla coesistenza, nella conoscenza della scienza, diverse identità politico religiose. |
La pratica
reale è purtroppo fatta di una pressione militare parziale costante, che se da
una parte non giova a nessuno, dall’altra è sufficiente a giustificare
un’ininterrotta attività terroristica di ostinata ritorsione (perpetuando
il dubbio circa la priorità tra uovo e gallina).
Ogni increscioso fatto di cronaca non è solo un altro
episodio spiacevole di una guerra non dichiarata ma già in atto: forse è qualcosa
di più, di cui dovremmo interessarci più da vicino, tutti insieme.