Una notiziola, solamente.
Vorrebbe essere importante.
Ma sembra piuttosto un'altra bufala.
Testo (corretto nella forma) tratto da un giornale locale del Lazio (Velletri Oggi, 15/05/2013). Si deve tenere conto che siamo in periodo pre-elettorale. Tra i ridondanti manifesti elettorali dei candidati di tutti i colori, sorridenti in modo onesto, professionale e accattivante, si deve pur inserire qualche "notizia". Meglio se è sensazionale :
"Sul monte Artemisio (un'altura modesta del Centro Italia, presso la cittadina di Velletri) un archeologo ha reperito un frammento di argilla vetrificata, in uno strato risalente al XVI sec. a.C.: una scoperta che potrebbe fare riscrivere la Storia."
(il giornalista non cita i presupposti su cui tale datazione si basi: sospetto non li conosca, e poi ha poco spazio, perché deve lasciarlo ai candidati, che pagano profumatamente).
L'autore non lo dice chiaramente, ma intende riferirsi non ad argilla nativa, bensì a quella modellata dall'uomo e poi cotta, per ottenerne recipienti duraturi.
L'argilla lavorata (che in questo caso è denominata ceramica) è notoriamente uno degli indici (markers) dell'avvenuta trasformazione della Società Umana da gruppi nomadi e seminomadi di cacciatori a gruppi stanziali o semi stanziali di allevatori e coltivatori (avevano ormai bisogno di contenitori sicuri per vari tipi di alimenti solidi e liquidi).
Ebbene, torniamo all'articolo: "Daniele Cataldi, archeologo e tra altre cose fondatore del LTPA Observer Project e del Radio Emissions Project ha rinvenuto di recente, proprio sull'Artemisio, un frammento di argilla vetrificata, che ha attribuito al XVI sec a.C."
Niente da obiettare, sin qui, salvo che il XVI secolo avanti Cristo corrisponde all'Età del Bronzo Medio, epoca in cui l'uomo aveva piena padronanza della fusione di diversi metalli. Per la precisione, il bronzo si ottiene a 900° C. una temperatura che non è poi così lontana da quella della cristallizzazione dell'argilla.
Ma il giornalista prosegue:
"Il significato di questa scoperta starebbe nel fatto che - nel XVI secolo a.C. - non si ritiene ancora l'uomo capace di produrre una temperatura così elevata da vetrificare l'argilla con la quale aveva creato i suoi recipienti ceramici.
Si sa che la temperatura raggiunta da un incendio boschivo completamente distruttivo non supera in ogni modo i 750°C, mentre per vetrificare l'argilla ne servono molti di più: quasi il doppio, anzi, almeno 1200°C.
Se si esclude l'evenienza di un'eruzione vulcanica, della quale peraltro non ci sarebbero assolutamente tracce in tutta la regione dei Castelli Romani in quell'epoca (la più vicina risalirebbe a molti secoli prima), non resta altro che pensare che qualcuno possedesse con qualche anticipo il segreto di questa inaspettata capacità.
Siamo in un'epoca nella quale - non solo per l'Italia Centrale, ma anche per quella insulare - i segreti ed i misteri sono ancora numerosi: e nelle 'zone d'ombra' culturali corre sfrenata la fantasia fanciullesca di tutti, anche di alcuni addetti ai lavori...
E' l'epoca dei mitici Pelasgi, definiti come una popolazione proveniente dal mare e fatta forse dei costruttori delle grandi mura megalitiche tuttora presenti in molte regioni italiane, una popolazione forse inesistente e forse anzi composta da varie e differenti entità, di cui pochissimo ancora si sa e molto invece si ipotizza".
Fin qui, solo un articoletto ameno... ma ecco il guizzo atletico della fantarcheologia (di cui sono certo la responsabilità sia unicamente del giornalista e niente affatto dell'archeologo):
"Quanto sopra autorizza a pensare che già due milioni e mezzo di anni fa, nel Centro Italia, alcuni uomini sapessero ottenere queste elevate temperature, il che costringerebbe la Scienza a modificare molte delle certezze in cui fino ad oggi ha creduto fermamente, Speriamo che ulteriori studi possano condurre in futuro ad un chiarimento della misteriosa scoperta".
Si potrebbe chiedere come possa un reperto del Bronzo Medio darci indicazioni su un periodo di due milioni e mezzo di anni fa.
Si potrebbe obiettare che in quell'epoca l'uomo non era ancora uscito dall'Africa ed anzi razzolava ancora sotto la forma di un australopiteco.
Si potrebbe chiedere il perché di un articolo così zeppo di panzane incongruenti.
Forse, il motivo vero sta nel tentativo di far sì che le promesse elettorali dei candidati non siano la notizia meno credibile del giornale....
L'uomo percepisce l'ambiente attraverso i cinque sensi. Inoltre, possiede una percezione particolare - che è quella del tempo - che non è solamente un adattamento automatico al clima, all'irradiazione solare ed alla stagione (come in alcuni altri animali) bensì è la capacità critica di percepire il trascorrere del proprio tempo biologico, nell'ambiente.Di tutto questo vorrei parlare, per i primi 150 anni: poi, forse patteggeremo su quale prossimo argomento discorrere insieme