Quando gli animali muoiono, emettono un particolare odore, che respinge efficacemente gli esseri cospecifici. [1]
Questo si verifica per animali anche molto lontani tra loro nella scala evolutiva: i corpi morti d’insetti e di crostacei, ad esempio, emettono il medesimo odore, dovuto ad alcuni semplici acidi grassi...
Questo “avvertimento” può essere favorevole alla sopravvivenza: evitare il contagio con animali morti d’epidemia, oppure evitare il luogo nel quale si nasconde un predatore, può essere estremamente salutare.
Si suppone che questo sistema d’allarme si sia sviluppato circa 400.000.000 di anni fa.
La scoperta è stata fatta mentre si tentava di scoprire quale fosse il feromone con il quale lo scarafaggio attira altri cospecifici in un luogo identificato come “rifugio sicuro”.
Si procedette estraendo liquido da cadaveri di scarafaggi (evidentemente, sbagliando: ma questo dimostra perfettamente l'utilità dell'errore nel tentativo di condurre una ricerca scientifica seria) e si scoprì che gli scarafaggi evitavano accuratamente e costantemente i luoghi trattati con quei liquidi.
Per eliminazione, si dovette alla fine concludere che esisteva una sostanza specifica, che veniva rilasciata con la morte, e che aveva questo effetto.
In precedenza, l’ecologo E.O. Wilson aveva descritto nelle formiche la pratica di eliminazione degli individui morti, che venivano portati in un “cimitero”. Il “segnale” dell’avvenuta morte era dato dall’acido oleico. In fatti, Wilson è famoso per avere dimostrato che una goccia d’acido oleico, adagiata su una formica perfettamente sana, ne determina immediatamente l’espulsione da parte delle consorelle, malgrado il fatto essa si muova e sia – di fatto – viva e vivace.
Basandosi su questa informazione, si formulò l’ipotesi che anche gli scarafaggi potessero fare uso di un simile “messaggio di morte”.
Le analisi successive confermarono che il messaggio era portato da acidi grassi semplici, principalmente acido oleico e linoleico[2].
Resta il fatto che le linee evolutive di formiche e scarafaggi si separarono milioni di anni fa e non sono quindi da considerarsi parenti. Ci si chiese se tale messaggio fosse simile solo per caso o per motivi precisi.
Ricerche su alcuni esapodi primitivi hanno dimostrato la presenza d’identici trasmettitori chimici. Anche l’onisco (“porcellino”) adotta lo stesso sistema, così come pure fanno molti bruchi del tutto non imparentati tra loro.
La separazione evolutiva di queste specie risale a 400 milioni d’anni fa: tutti discendono probabilmente da un progenitore acquatico, che verosimilmente adottò questo sistema e lo trasmise ai discendenti.
Si sa ancora molto poco su come gli animali usano l’olfatto per accorgersi del “pericolo”.
Sappiamo solamente che daini, conigli e porcospini evitano l’odore del sangue. Anche l’odore di molti saponi (che contengono acidi grassi) li tengono lontani.
I ratti chiudono l’entrate delle tane che sono state trattate con feci di gatto (ma non sappiamo quale sia esattamente la sostanza che fa scattare questo comportamento).
I topi si accorgono se un cospecifico è stato esposto a radiazioni, oppure se ha una virosi.
MA ANCHE MESSAGGIO DI VITA...Liscio come l'olio.
[1] D. Rollo, McMaster University, Ontario, Canada. Articolo pubblicato su “Evolutionary Biology”.
[2] L'acido oleico rappresenta il 75% circa degli acidi dell'olio di oliva. La percentuale di acido oleico libero presente nell'olio di oliva determina la sua acidità e conseguentemente la sua denominazione. E’ presente in importanti strutture biologiche, quali le membrane cellulari e le lipoproteine.L'acido linoleico è uno degli acidi grassi essenziali e appartiene al gruppo degli Omega 6: sarebbe utile per evitare infarto, cancro, diabete, fibrosi cisticca. Svolgerebbe anche un ruolo nell’abbassamento della colesterolemia.