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venerdì 16 maggio 2014

DISINFORMAZIA IDENTITARIA

Sardegna, c’è un tesoro archeologico
nel santuario dei Giganti di pietra
Una distesa di reperti comincia a venire alla luce: a supportare il lavoro sul
campo il georadar dell’Università di Cagliari, l’unica al mondo a possederlo

NICOLA PINNA
CABRAS (ORISTANO)

Ci sono cinquantaseimila indizi che rendono ottimisti i ricercatori. Sulle tavole elaborate dagli esperti di geofisica appaiono come puntini rossi, ma in realtà si tratta di strade, muri, tombe e forse altre statue.

Nel santuario (quale?) dei giganti (enfasi identitaria: non sono giganti) di Mont’e Prama (è il nome sardo di una collina), sulla costa occidentale della Sardegna, c’è una grande scoperta archeologica ancora da completare. In una collina che si affaccia sul mare di Is Arutas e sullo stagno di Cabras, nel cuore della penisola del Sinis, stanno venendo fuori i resti di un grande e sontuoso santuario (è ancora da vedere: non anticipiamo le conclusioni) nuragico (e come lo hai datato? Considera che anche le statue non sono affatto datate come ‘nuragiche’) e di una necropoli collegata. Nello stesso luogo in cui sono tornate alla luce le statue di guerrieri, arcieri e pugilatori (una “baggianata”, secondo tutti i ricercatori seri) che hanno rivoluzionato le teorie sulla storia del Mediterraneo (quali teorie, esattamente? E – soprattutto – nelle menti di chi, esattamente?), c’è una distesa di reperti che ora comincia a venire alla luce. Ci lavora da tre giorni un pool di studiosi delle Università di Cagliari e Sassari, insieme ad alcuni disoccupati del paese e a un gruppo di detenuti del carcere di Oristano.  

Dodicimila giorni dopo la prima scoperta gli scavi sono ricominciati, ma stavolta gli archeologi non partono da un casuale ritrovamento come quello fatto nel 1974 da un contadino che preparava la semina. Il suo aratro aveva portato in superficie una pietra troppo diversa da tutte le altre ed è così che si è riusciti a recuperare i 28 giganti (eccesso di enfasi, ancora: non sono giganti) che solo da due mesi sono in mostra. Stavolta, a supportare il lavoro sul campo, c’è un’indagine realizzata con il georadar dell’Università di Cagliari, l’unica al mondo a possedere uno strumento di questo genere (questa è una grossa bugia: già nel 1978 fu usato in Inghilterra per riparare le perdite del Reservoir Frankley (http://en.wikipedia.org/wiki/Frankley_Reservoir). Una sorta di scanner con le ruote che ha fatto la radiografia del terreno e ha consentito di vedere che a pochi metri di profondità, in un’area vasta almeno sei ettari, c’è qualcosa di molto strano (‘strani’ possono definirsi i normali resti archeologici, quando desideri fortemente vendere il tuo giornale!).  

Gli studiosi le chiamano anomalie, ma in altre parole si tratta di strutture o materiali che non sono né naturali né compatibili con le caratteristiche geologiche dell’area (di solito i reperti archeologici possiedono la pervicace caratteristica di non rientrare nella definizione di 'caratteristica geologica'). Ad osservare con attenzione le elaborazioni grafiche, poi, si nota che le conformazioni rilevate dal georadar sembrano proprio strade e grandi edifici. «Quella che abbiamo eseguito a Mont’e Prama è la stessa ricerca che in Marocco ci ha consentito di scoprire l’anfiteatro romano di Volubilis e il tempio di Ercole a Lixus», racconta il professor Gaetano Ranieri, ordinario di geofisica applicata all’Università di Cagliari, nonché ex docente al Politecnico di Torino. «Per ora abbiamo analizzato soltanto sei ettari e abbiamo trovato tanti indizi che ci fanno pensare che esistono strutture di grande interesse archeologico: di certo non si tratta di conformazioni geologiche – aggiunge – A vedere i nostri rilievi penso che ci sarà da scavare per molti anni: sarebbe bello che qui venissero a lavorare gli esperti delle più prestigiose università del mondo».  

La storia mitica (che – manco a dirlo – non è affatto scientifica!) dei giganti di Mont’e Prama, le più antiche e più grandi statue (non è affatto così: non sono le più antiche: sono della stessa epoca di tutta la grande statuaria Italica antica, né pìù, né meno!) realizzate nel bacino del Mediterrano, ha già attirato l’attenzione di molte università e la curiosità dei giornali di mezza Europa. Ora tutti si chiedono cosa nasconda la terra che circonda il sito già scavato negli anni Settanta. Qualcuno (chi, esattamente?) parla della più grande scoperta archeologica dell’ultimo secolo. «Sicuramente grandiosa – dice con prudenza Raimondo Zucca, ordinario di storia romana all’Università di Sassari e coordinatore dello scavo – In quest’area ipotizziamo di ritrovare i resti di un grande santuario collegato a un villaggio nuragico (ammesso che Zucca lo abbia detto, questo è un uso troppo disinvolto del vocabolo “nuragico”: per fortuna di seguito si riprende e fornisce la data presunta corretta  - VIII a. C.  - che non è ‘nuragica’) molto ricco che poteva permettersi di realizzare grandi statue ornamentali. Nella zona – spiega Zucca – c’era una pluralità di insediamenti, organizzati probabilmente sulla base della gerarchia economica. C’era, insomma, una sorta di federazione a cantoni. Il santuario, secondo la nostra ipotesi, era stato realizzato intorno all’VIII secolo avanti Cristo, in un’epoca in cui si era già smesso di costruire i nuraghi, (appunto!) con l’intenzione di celebrare la grandiosità del villaggio. Le statue che abbiamo recuperato sono le più antiche in assoluto».  

Di quel misterioso e sfarzoso tempio intanto è venuta fuori qualche traccia già nel primo giorno di scavi: due blocchi di arenaria che apparentemente non hanno alcun significato ma che per gli archeologi sono elementi tipici dei templi di età nuragica (ma per favore!) 

Gli altri segreti (!!!!) sono ancora nascosti nella grande cassaforte del Sinis.  


giovedì 15 maggio 2014

GUERRIERI, da Monti Prama








Ricevo dal prof. Pittau la lettera che volentieri riporto immediatamente di seguito: si tratta di sue osservazioni stimolate dalla Cronaca giornalistica sarda, troppo spesso colpevole

a) di non essere sempre irreprensibile nel livello d'informazione storico- archeologica e

b) di rincorrere costantemente argomenti chimerici e toni enfatici settari, che permettano comunque di vendere, malgrado la scarsa scientificità dei contenuti.

Che il prof. Pittau sia un intellettuale sardo di fama e possieda un invidiabile curriculum Universitario accademico sono ambedue fatti che lo rendono ancora meglio accetto e credibile, quando parla da isolano verace di temi nei quali è evidentemente riconosciuto grande esperto.

Certamente va poi detto che, se da una parte nessuno sotto il sole può dirsi esente da errore ed infallibile, dall'altra il professore non può in alcun modo essere accusato di scrivere 'contro' i Sardi, come potrebbe verosimilmente anche accadere ad altri opinionisti non isolani. 
La sua giusta indignazione merita di essere ponderata con attenzione: specialmente in tempi come quelli presenti, nei quali l'Incultura imperante prende coraggio, alza la voce e - troppo spesso - trova un facile uditorio... 

La Stampa sarda (La Nuova Sardegna e L'Unione Sarda, esplicito io le testate che il professore non cita per nome; Ho aggiunto un'immagine da Videolina, ndr.) pertanto faccia tesoro del rimprovero (meritato!), almeno per il futuro: s'informi, si aggiorni e soprattutto si affidi soltanto a fonti sicure.

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Articolo di M. PITTAU


I GUERRIERI DI MONTI PRAMA

nuova scoperta che però non lo è del tutto



Nei due quotidiani della Sardegna, il 14 maggio, è stata pubblicata la notizia di una nuova scoperta a Monti Prama di Cabras: il ritrovamento di due blocchi scolpiti di arenaria, i quali escludono che le statue dei Guerrieri fossero in un cimitero. Io, in un libretto del 2009, avevo già scritto e dimostrato che nel sito c'era un tempio, quello del Sardus Pater, già segnalato dal geografo greco-alessandrino Claudio Tolomeo e del quale ho perfino presentato una ricostruzione verosimile. Quel mio libretto andò esaurito in soli 6 mesi, tanto che che subito dopo la Editrice Democratica di Sassari (EDES) pubblicò una seconda edizione ampliata e migliorata. In questa II edizione, a pag. 53, ho perfino pubblicato l'ombra satellitare di una probabile grande tomba di gigante esistente nel sito.
Rispetto a quanto ho scritto in quel mio libretto intendo fare oggi queste precisazioni:
  1. La pianta ricostruita del tempio arieggia chiaramente il “tempio etrusco” (si veda quello ricostruito a Villa Giulia di Roma).

  2. La interpretazione delle statue come quelle di altrettanti “guerrieri-pugilatori” è una “baggianata” che offende l'intelligenza di noi Sardi, dato che in nessun luogo e in nessun tempo i guerrieri hanno fatto la guerra coi “guantoni da pugili”. Il bronzetto di Dorgali che aveva dato lo spunto a questa baggianata non è quello di un “guerriero-pugilatore”, bensì è quello di un “cuoiaio” che muove sul capo un cuoio che ha lavorato, come giustamente aveva scritto l'acuto e autorevole archeologo Doro Levi.

  3. La ricostruzione che è stata fatta di recente di un “guerriero-pugilatore”, che avrebbe sul capo lo scudo per parare i pugni dell'avversario - ricostruzione che fa bella mostra di sé nel Museo e in tutte le raffigurazioni pubblicitarie - è un'altra “baggianata”, questa costruttiva: lo scudo posto sopra il capo, come una specie di “parapioggia”, risulta adesso fatto col cemento armato, fornito della relativa “struttura metallica”: ma – obietto io - non sono tutte le statue dei guerrieri di Monti Prama fatte esclusivamente di pietra arenaria, la quale mai avrebbe consentito quella specie di parapioggia?

Massimo Pittau: www.pittau.it



sabato 22 giugno 2013

Servizio Antibufala

Antibufala: Autovelox nel guardrail?




dal Blog antibufala, di Paolo Attivissimo: Il Disinformatico. Un blog interessante, ricco di humor e di idee:. Unico limite: non include le bufale archeologiche ed epigrafiche (per fortuna le ho riportate io, qui, su questo blog...).

Numerosi lettori mi hanno inviato due foto misteriose che, secondo un appello che sta circolando in questi giorni, mostrerebbero un Autovelox nascosto in un guardrail. Le vedete qui sotto.

autovelox1.jpg

autovelox2.jpg

L'oggetto è davvero un Autovelox? Si tratta di una strada italiana? Non si sa. Il caso si preannuncia sin da subito impegnativo per via della scarsità di indizi, per cui chiedo subito il vostro aiuto nel tirar fuori da queste foto tutto quello che si può. Comincio con le informazioni e considerazioni che ho fatto fin qui.

  • Le foto mi sono arrivate con i nomi autovelox1.jpg e autovelox2.jpg. Non contengono dati EXIF che diano indizi sulla loro datazione o provenienza. Il testo dell'appello è semplicemente "occhio".
  • La presenza di una clessidra di Windows in una delle foto suggerisce che si tratti di catture da schermo.
  • La strada sembra essere un'autostrada a due corsie.
  • L'oggetto è situato su un lato solo del guardrail e si affaccia su una sola carreggiata. Il guardrail opposto, infatti, non reca un oggetto corrispondente.
  • La strada è situata nelle vicinanze di una linea ferroviaria (si vedono i binari e gli impianti aerei nella foto 1). Forse la forma e la natura degli impianti di alimentazione della ferrovia possono dare qualche suggerimento sul paese dal quale provengono le immagini.
  • Non essendoci automobili nelle foto, non si può determinare la direzione di marcia dell'autostrada (un indizio utile, per esempio, per capire se si può trattare o meno di foto provenienti dall'Inghilterra).
  • Le foto non sono mosse: questo suggerisce che non siano state prese da un'auto in movimento.
  • C'è uno strano chiarore verde su alcune facce dell'alloggiamento nel guard-rail. Non è chiaro se si tratti di un artefatto di cattura o di una colorazione effettivamente presente nell'oggetto e dovuta per esempio a un riflesso.
  • Ho trovato copie di queste foto anche in siti esteri, come Fugly.com (che ne ha una sola e la chiamaguardrail_built_in_radar.jpg) e Radardetector.net (che le localizza, non so con quanta autorevolezza, in Belgio, vicino ad Anversa), per cui è molto improbabile che si tratti di Autovelox italiani.

Questo è quello che sono riuscito a scoprire fin qui. Volete cimentarvi? I commenti sono a vostra disposizione per pubblicare le vostre scoperte e analisi.


Aggiornamento (74 minuti dopo)


Siete incredibili. Avete già trovato la soluzione: si tratta di un Autovelox situato non in Italia, ma in Svizzera, nel canton Vaud, e specificamente sull'autostrada vicino a Morges. La documentazione fotografica è fornita qui (PDF). Complimenti agalbandrea, lo scopritore: ci spiegherai come hai scovato quest'informazione?

Credo di aver localizzato la zona in Google Earth: 46°31'25.35 N, 6°31'13.55 E.