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lunedì 26 gennaio 2015

Le Sarde Opere Pie


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Malebolge. Nella Divina Commedia, Malebolge è il nome dato all' ottavo cerchio dell’ Inferno nel quale sono puniti i fraudolenti.

Si tratta dell'unico cerchio ad avere un nome proprio (escludendo il nono, che coincide con il lago ghiacciato Cocito).
Il nome Malebolge deriva dalla forma di tale cerchio, suddiviso in dieci bolge ovvero fossati concentrici, cerchiati da mura e scavalcati da ponti di roccia, simili alle fortificazioni esterne di un Castello. Dentro i fossati sono puniti i dannati, suddivisi in base alla loro colpa. 
Ecco la descrizione che il poeta ne dà, allorché vi giunge:

«Luogo è in inferno detto Malebolge,
tutto di pietra di color ferrigno,
come la cerchia che dintorno il volge.
Nel dritto mezzo del campo maligno
 vaneggia un pozzo assai largo e profondo,
 di cui suo loco dicerò l'ordigno.
Quel cinghio che rimane adunque è tondo 
tra 'l pozzo e 'l piè de l'alta ripa dura,
e ha distinto in dieci valli il fondo.
Quale, dove per guardia de le mura 
più e più fossi cingon li castelli, 
la parte dove son rende figura,
tale imagine quivi facean quelli; 
e come a tai fortezze da' lor sogli
a la ripa di fuor son ponticelli,
così da imo de la roccia scogli
 movien che ricidien li argini e ' fossi 
infino al pozzo che i tronca e raccogli.»

Ma non si può fare di tutte l’erbe un fascio” – qualche benpensante dirà.
Ebbene, sì, d'accordo: idee, fatti e persone vanno valutate bene e da vicino...

E poi: perché citare Dante?

Ma perché l’intuizione di Dante resta ammirevole ed attuale: non v’è alcun dubbio che la sua definizione dell’Italia (nel canto sesto del Purgatorio) sia tuttora – a distanza di otto secoli, purtroppo – la migliore mai data. 
 - La popolazione italiana è infatti ancor oggi in molti modi schiava e vive in un Paese che alberga moltissimo dolore e per il quale la similitudine con un vascello privo di guida e preda di una grande tempesta è estremamente calzante. Che poi l’Italia abbia la nobile pretesa di prendere il tè nei salotti buoni d’Europa, ma sia in realtà più adatta ad un bordello, questa è la sferzante critica del sommo poeta e politico, che dovrebbe offenderci e scatenare una reazione positiva…

Molti intellettuali sardi, poi, hanno reagito agli accenni (in genere negativi) che Dante fa, nella Commedia, alla Sardegna ed ai Sardi. A tal riguardo, sono stati scritti vari articoli, saggi e libri (che qui tralascio, per non troppo divagar, più del dovuto).
Nessuno, però, si è mai accorto di come “Malebolge” sia sempre più precisamente e sempre più spesso riferibile all’isola sarda...
La cronaca sarda recente avvalora sempre di più questa tesi...



Reazioni.
A proposito di reazioni: il caso Csoa  (Centro Sociale Occupato Autogestito) Pangea Porto Torres (csoa pangea.blog) rende purtroppo ragione all’antico detto che recita: “La strada per l’Inferno è spesso lastricata di buone intenzioni”. 
Personalmente, non ne conoscevo neppure l'esistenza. Mi sono informato. Da solo, perché nessuno ha avuto la buona volontà di farlo. Si tratta di un gruppo spontaneo, nato per caso e per protesta (uno dei suoi motti è: "Occupare spazi per liberare menti"), animato - appunto - da buone intenzioni. Fanno raccolta di medicinali, ad esempio, e cercano di ideare molte altre buone iniziative, che siano anche altrettante critiche a rispettive manchevolezze da parte delle istituzioni. In genere, quindi: bene! Talvolta, però anche: male!
Recentemente, Pangea ha proposto (in anticipo, su Facebook) ai propri sostenitori di entrare 'fuori orario' e scavalcando i cancelli nell'area archeologica di Monte d'Accoddi, per protestare contro la scarsa fruibilità del sito per un troppo breve orario d'apertura. L'iniziativa era criticabile per due motivi:1) i metodi proposti sono senza dubbio illegali e 2) i motivi stessi (gli orari troppo brevi d'apertura) non sussistevano. Cose che gli sono state fatte notare (http://www.sardiniapost.it/cronaca/archeologia-visita-clandestina-monte-daccoddi-larcheologo-sbagliato-e-pericoloso/).
I responsabili si sono scusati, hanno annullato il salto dei cancelli ed annunciato che avrebbero manifestato egualmente, ma comprato il biglietto (benissimo) e poi si sono scagliati 'testosteronicamente' a testa bassa contro alcuni di critici (tra cui - secondo loro - anche il sottoscritto che non li aveva mai sentiti nominare prima). In particolare, però, si sono scagliati contro l'Untore, (per chi non lo sapesse, si tratta di quel "Pasquino Sardo" che ama particolarmente fustigare tutti i meritevoli di biasimo, facendolo con modi degni di un tenutario di bordello d'angiporto).

 E qui finisce il caso. 
- Probabilmente Pangea - che ovviamente non intendeva ledere alcuno e certamente non ha rubato nulla - sarà molto più accorta in futuro e proseguirà con immutati ardore e senso di giustizia le proprie volonterose iniziative. Non ha la mia simpatia, ma ne farà benissimo a meno e tanti auguri lo stesso...

- L'Untore, anche lui, continuerà la sua opera libellistica, ne sono certo... 

- Malebolge Sardegna, però, prosegue anch'esso: attenzione! E molto più attivamente di quanto non si creda, anche...

Sarde Opere Pie.
Numerose altre iniziative 'benefiche' sono in corso: numerosi altri individui più o meno organizzati, soggetti singoli, organizzazioni, 'raccolgono fondi in vari modi per salvare i monumenti della Sardegna'... 
Non si tratta di una nuova moda culturale: spesso, anzi, l'iniziativa parte proprio da persone che (si sarebbe propensi a credere) 'cultura' non sanno neppure come si scrive. 
E - naturalmente - io non li conosco tutti: come potrei? Conosco solamente quelli che ogni tanto sono segnalati in Facebook o altrove sull'Internet. Non so neppure bene se si tratta di iniziative oneste, oppure no.

Al loro confronto, però, quei numerosi 'autori autodidatti' che instancabilmente scrivono infinite fandonie fantasiosissime sulla Storia, l'Arte, l'Archeologia della Sardegna, sono solamente sublimi poeti astratti e disinteressati delle cose mondane, lontani dal mondo materiale, viventi nel loro empireo sognante. Che cosa vogliono, in fondo?
- Vogliono vendere i loro libri? Pinzellacchere: comperare è un gesto autonomo e libero. Se desidero acquistare un libro scritto su carta crespatina, è affar mio e mio diritto.
- Vogliono acquisire fama per scopi personali? Benissimo: bravi se ci riescono. In questo paese - è ben dimostrato dai fatti - qualsiasi 'Diroffarò' riesce a diventar famoso... Perché non proprio loro?
- Vogliono partecipare alle elezioni locali (non mi azzardo a credere nazionali!)? Facciano pure: il voto è libera espressione di libertà. E per quanto esso sia anche segreto, dico fin d'ora che io - almeno - non voterò per loro... Ma concorrano, perbacco!
Però...
Ma quando iniziano a chiedere soldi, amico mio, credo si debba pretendere di vederci chiaro... Se uno, per esempio, ti chiede soldi per sé, a titolo personale, è un conto. 
Esempio: 
"Dammi qualche cosa, sù!"
"Hai fame?"
"No"
"Hai una casa?"
"Sì"
"E allora a che cosa ti servono questi soldi?"
"Ho tanta voglia di comperarmi una auto nuova!"

Ecco: qui, l'interpellato almeno può scegliere - in omaggio alle libertà individuali - se mandare a quel paese il questuante (ipotesi statisticamente più probabile) oppure se agevolarne la raccolta di fondi per uso squisitamente personale (esercizio ad mentulam del libero arbitrio). 

Ma - tra la folla fitta di onestissimi appassionati altruisti organizzati - esistono furbetti, furbacci e furbacchioni che raccolgono fondi 'per salvare beni pubblici' e poi magari li destinano ad altri. E un appassionato del monumento 'tal dei tali', magari, ci casca in perfetta buona fede (ingiusto dargli del coglione, come fa l'Untore: è un individuo cui viene sottratto il libero arbitrio a sua insaputa. Più brevemente: un truffato), convinto di donare per una buona causa pubblica e culturale e non invece per un'auto privata che presto prenderà a scorrazzare per tutta Malebolge, Sardegna.

Un'organizzazione che raccoglie fondi è Nurnet, una Fondazione che dispone sull'Internet di un sito estremamente accattivante e decorato di immagine fotografiche bellissime. Un'altra organizzazione è quella gestita e promossa da certa Albertina Piras ed altri (per es.: Maurizio Cossu), che credo vendano calendari con  viste sarde. Certamente ne esistono altre... 
Sarebbe certamente il caso che qualcuno si interessasse più da vicino e controllasse che le quote raccolte per un fine dichiarato, alla fine siano realmente indirizzate a quel fine e non altri. Interrogati direttamente al riguardo, i sunnominati dichiarano di 'non dovere rispondere a nessun altri che non abbia versato le quote'. (eppure la stampa e la vendita di calendari dovrebbe essere un'attività autorizzata e conseguentemente tassata). A tutt'oggi - purtroppo - non risulta che sia stata presa un'iniziativa di restauro verso alcun monumento pubblico (non ci sono neppure richieste di autorizzazioni a farlo, né sono stati fatti versamenti o donazioni ad alcun Ente).
Ultimamente, sembra che una Senatrice della Repubblica del M5S, Michela Serra, stia facendo proprio questa attività di raccolta d'informazioni (non diciamo indagine). Non credo che troverà molti libri contabili aggiornati, ma è già un inizio...






Altri - a Malebolge, Sardegna - sono estremamente scoperti, nella piena coscienza di non fare alcunché di male. Come un certo candido tenutario di Blog con poche pretese archeologiche, che - avendo anche una ben avviata rivendita di automobili - nello stesso spazio telematico alterna le notizie archeologiche di cui entra in possesso agli ultime prezzi delle sue auto revisionate (http://pierluigimontalbano.blogspot.it/2015/01/offerte-commerciali-auto-della.html). Come dargli torto? 
Egli è anche un noto ed attivo organizzatore di viaggi turistici conoscitivi in vari siti archeologici sardi, con incluso pranzo presso questo o quel ristorante situato convenientemente nei pressi (E qui ha risolto in modo molto brillante e personale l'adagio secondo cui con l'Archeolgia non si mangia: in realtà si mangia e talvolta anche di gusto). Unicuique suum...

Strabismo.
Ma purtroppo persiste un diffuso strabismo - sull'isola - che non permette sempre di guardare dritto alle cose e di metterne bene a fuoco il nocciolo del problema.
Un esempio:
- Un certo signor Armando Saba, sardo di Allai, è stato finalmente assolto - dopo un processo durato circa 8 anni - dall'accusa di essere un falsario. Siamo tutti contenti per lui. 
(Per chi non conoscesse l'antefatto: esistono alcuni ciottoli di fiume, raccolti dal Lago Omodeo in secca, nella località 'Is Nabrones', con alcune incisioni che sembrano essere lettere della lingua etrusca. Il sig Saba riferisce che le trovò passeggiando e le affidò al locale museo di Allai. I reperti sono stati dichiarati 'falsi recenti' da due esperti: Mario Torelli ed Attilio Mastino).
Il giudice Antonio Enna non ha - alla fine - ritenuto in alcun modo dimostrato che il Saba fosse colpevole del falso: egli avrebbe solamente avuto la disavventura di rinvenire detti falsi e (non sapendoli valutare, ma ritenendoli autentici) di averli voluti affidare al luogo ove riteneva fosse gente più esperta di lui.
Saba è stato assolto e restituito alla serenità del suo piccolo e ridente paese. 


Palle di mare e palle di lago


Il problema - ora - è che tutti quei fantarcheologi che nel corso degli anni hanno 'tifato' per l'autenticità dei reperti di Allai interpretano l'assoluzione del Saba (nel corso di un processo  che s'incentra proprio tutto sulla falsità dei reperti e sul riconoscimento oppure no della colpevolezza dell'imputato come autore del falso) come un'ammissione automatica di autenticità! Ciò può sembrare assolutamente incredibile, ma si legga pure al riguardo il Blog Monteprama (15 minuti dopo l'assunzione di una cpr. di antiemetico).

Quindi: Malebolge, Sardegna?

Sì: Malebolge, Sardegna...






giovedì 22 gennaio 2015

L'Untore. La situazione.



Si tratta di una delle più appassionanti 

Web-Novels dell'Internet sardo in questo 

periodo e consiste nell'affannata ricerca della 

risposta ad una semplice domanda: "Chi 

è l'Untore?".





Confesso che mi piacerebbe avere la sua chiarezza di

vedute e anche saperle comunicare in modo semplice 

diretto, come fa lui... Posso confessare che - per 

certi versi - provo una certa simpatia per lui (loro)? 

Forse, cercherei soltanto di essere un po' meno 

volgare. Certamente, poi, non avrei  compiuto alcune 

delle sue gesta: avrà avuto i suoi (loro) motivi, ma io 

non li condivido.


Tutti i fantarcheologi - capi, burattini, simpatizzanti e 

sostenitori - si sono coalizzati contro di lui e cercano 

d'individuarlo e di capire chi mai egli sia... Si 

arrabattano furiosamente indicando ora questo, ora 

quello, tra i vari loro 'detrattori'...(tra i quali ci sono 

anche io, questo è chiaro: ed alcuni di loro - lo so - si 

dichiarano certissimi che io sia l'Untore. Non sanno 

che piacere mi faccia questo loro stupido e strabico 

sospetto).

Per parte mia - come ho già detto qui e altrove - 

non credo che l'Untore possa essere una persona 

sola: sa troppe cose, delle cronache quotidiane di 

troppi luoghi geografici (anche distanti) e di 

troppi ambienti lavorativi e culturali differenti, perché 

una sola persona possa avere tutto questo materiale.

Secondo me si tratta di un gruppo non troppo esteso 

di persone di cultura (perché ci vuole cultura per 

essere così spietati contro l'incultura): e 

alcune di esse non sono più troppo giovani, credo...


Ora, quello che accade è che molti gruppi - nel Web - 

hanno preso a parlare in modo sempre più puntuale, 

determinato e preciso del 'problema'. 

Ci sono - naturalmente - gruppi 'contro' la 

Fantarcheologia e gruppi di fantarcheologi a 'favore 

della libertà d'espressione'. C'è da dire che pochi, nel 

mondo, si prendono così mortalmente sul serio come 

fantarcheologi: chi non li ha 'frequentati' certamente 

non si aspetterebbe che i sostenitori di tali e tante 

panzane non siano affatto gente di spirito, bensì siano 

più impagliati della peggiore delle macchiette 

caricaturali mai inventata sugli accademici...  

Tra chi combatte la Fantarcheologia c'è chi crede nella 

forza della logica, del ragionamento e della Scienza 

(io sono, indegnamente ed ingenuamente tra questi) 

e chi invece crede che con certi soggetti irrazionali ed 

testardi ed in cattiva fede, funzioni solamente la presa 

per il fondello.

Ed è così che si sono formati alcuni gruppi nei quali si 

scrive liberamente, tra una battuta (più o meno 

oltraggiosa e goliardica, volgare oppure no) ed una 

connotazione seria ed utile a tutti (per esempio, 

qualche articolo scientifico vero, qualche critica seria 

e fondata ed altro ancora).

In questo modo, questi gruppi servono benissimo allo 

scopo di consolidare la crescente consapevolezza 

sempre più precisa (e solida!) di che cosa 

esattamente animi gli sciagurati i ciarlatani ed i 

burattini dell'ArmataBrancaleoneShardariana: una 

profonda frustrazione per il proprio personale 

fallimento, coniugata al livore profondo verso chi ha 

scoperto pubblicamente il loro gioco disonesto, 

miserabile ed egoista. 

Ecco perché essi - nei vari gruppi 'social' di 

appartenenza - non apportano alcunché di positivo: 

semplicemente, non ce l'hanno in bertula... 

Ed ecco perché sperano di fermare il prender corpo di 

questa sempre più diffusa consapevolezza che finirà 

per estinguerli, con attacchi verso i singoli avversari. 

I 'capi' indicano di volta in volta i bersagli tra i 

soggetti che ritengono più pericolosi per loro ed i 

burattini, credendo di essere gloriosi guerrieri della 

luce partono all'attacco con i modo che sono loro 

propri: maldicenza, diffamazione, sottintesi 

offensivi, epiteti a base di deiezioni organiche e così 

via...Non hanno fantasia: i temi sono - sempre - i 

medesimi abusatissimi temi. 

Prima o poi, i burattini si stancheranno della 

terribile vacuità del 'propio' ruolo: e finalmente lo 

considereranno superato e soprattutto inutile.

La materia grigia non sta dalla loro parte.

Diverso è il discorso per i loro 'capi': i condottieri 

dell'armata si guardano bene dallo sporcarsi le mani e 

scendere direttamente nelle scaramucce in rete...

Perché loro sono impegnati a ben altro livello. Sono 

loro che escogitano continuamente nuovi modi per  

acquisire credito ed adepti, per reperire fonti 

d'introito, per ottenere visibilità che faciliti i 

finanziamenti pubblici. 

Sono loro il vero pericolo.


Fingono di difendere l'identità e ci mangiano sopra...

mercoledì 17 dicembre 2014

ITAGLIA, ITAGLIANI


Umberto Eco

In Italia i treni vanno per mare, le navi vanno per terra, la gente non ha alcun senso civico, né etico. I risultati? Lo scandalo Mose, lo scandalo Expo, Mafia Capitale e così via. Non c'è da stupirsi di ciò che scrive Eco, quindi: ma si presta ad alcune considerazioni importanti.

(tratto da: L'Espresso).


articolo di Umberto Eco



La bustina di minerva


Classici del nostro tempo

Genitori che ricorrono al Tar perché il figliolo 
è stato bocciato. 
Non c’è poi da meravigliarsi se l’ignoranza dilaga. Come accade in quei consigli comunali che dedicano strade e piazze a personaggi razzisti e antisemiti


Classici del nostro tempo
Un Tar classico
Un articolo di Giovanni Belardelli sul “Corriere” del 30 giugno scorso segnalava un fatto gravissimo. Indignati del fatto che il loro figlio, studente del classico, fosse stato bocciato perché aveva riportato 3 in matematica, 4 in fisica e 3 in storia dell’arte, invece di prendere l’erede a sganassoni, come avrebbero fatto i genitori reazionari di una volta, papà e mamma si sono rivolti al Tar del Lazio.

E il Tar, dall’alto della sua autorità, ha annullato la bocciatura. Ora, è possibile che tre insufficienze, seppur gravi, siano poco per una bocciatura, ma queste cose dovrebbe deciderle un consiglio di professori o qualche organo didattico superiore. Ricorrendo all’incompetentissimo Tar si incoraggiano quei genitori che, quando i figli prendono brutti voti, invece di prendersela con loro, vanno a protestare con gli insegnanti. Buzzurri, educheranno dei figli altrettanto buzzurri.

Ma c’è di più. La sentenza recita che un 3 in fisica e un 4 in matematica non sono gravi perché si trattava di un liceo classico. Così alcuni intellettuali della Magna Grecia (come avrebbe detto Agnelli) non sanno che dal classico ci si può poi iscrivere a medicina, ingegneria, matematica, o altre scienze; e che anche per una buona formazione umanistica il secondo principio della termodinamica è altrettanto importante dei misteri dell’aoristo. “Quis custodiet custodes?”, chi mai boccerà i giudici del Tar del Lazio? O i loro genitori protesteranno.

Il vispo Telesio
Leggo su “Pagine ebraiche” un elenco commentato di illustri fascisti, razzisti e antisemiti, cui sono state dedicate strade in alcuni paesi: A Roma e a Napoli si è onorato Gaetano Azzariti, già presidente del Tribunale della Razza, e si sono intitolate strade a Nicola Pende (Modugno di Bari, Bari e Modena), a Sabato Visco (Salerno), ad Arturo Donaggio (Roma e Falconara): e si tratta di tre persone che, pur essendosi rese famose in altri campi, hanno sottoscritto per primi nel 1938 il famigerato “Manifesto della razza”.

Ma pazienza, è noto che in molti comuni sono andati al potere dei fascisti, e magari gli altri partiti, quando è stata fatta la proposta, non sapevano per niente chi fossero i signori così celebrati. Inoltre si potrebbe dire che tutti costoro avevano altrimenti meritato in vari settori e che si poteva perdonare loro il peccatuccio occasionale di un’adesione fatta magari per viltà, interesse o eccesso di zelo. Non abbiamo persino perdonato (o quasi) Heidegger, che pure nel nazismo aveva creduto? E, per giovane età o per cruda necessità (vivendo al nord), non avevano aderito in qualche modo alla Rsi personaggi amabili e giustamente amati come Oscar Carboni, Walter Chiari, Gilberto Govi, Gorni Kramer o Ugo Tognazzi? Ma nessuno di loro ha mai scritto o detto che si dovevano massacrare otto milioni di ebrei.

Però il fatto che più colpisce è che a Castellamare del Golfo (Trapani) è stata intitolata una via a Telesio Interlandi (tra l’altro, neppure nato da quelle parti). Telesio Interlandi non era uno scienziato altrimenti rispettabile come Pende o un giurista rispettato anche nell’Italia post-bellica come Azzariti, ma uno sporco mascalzone che ha dedicato la vita intera e seminare odio razzista e antisemita con la rivista “La difesa della razza”. Chi sfoglia le annate di questa ripugnante rivista, o ne legge l’antologia raccolta da Valentina Pisanty (Bompiani), si rende conto che solo un personaggio in completa e servile malafede poteva pubblicare le menzogne e le assurdità tipiche di quella pubblicazione. Dimenticavo; sempre in quegli anni Interlandi aveva pubblicato un “Contra judaeos”, e anche chi non sa il latino può intuire quale fosse la sua missione.

D’altra parte si sta discutendo a Roma se intitolare una via a Giorgio Almirante, che della “Difesa della razza” è stato segretario di redazione, con la motivazione (indiscutibile) che poi ha accettato il gioco democratico (e vorrei ben vedere) ed è andato a onorare la bara di Berlinguer. Ma Berlinguer non aveva mai scritto libelli per incoraggiare lo sterminio dei kulaki.

giovedì 7 agosto 2014

EBOLA


Cronologia delle precedenti epidemie di Ebola


Anno Paese Ceppo
 virus
Casi Decessi Tasso
mortalità
2012 Rep. Dem. del Congo   Bundibugyo 57 29 51%
2012 Uganda Sudan 7 4 57%
2012 Uganda Sudan 24 17 71%
2011 Uganda Sudan 1 1 100%
2008 Rep. Dem. del Congo Zaire 32 14 44%
2007 Uganda Bundibugyo 149 37 25%
2007 Rep. Dem. del Congo Zaire 264 187 71%
2005 Congo Zaire 12 10 83%
2004 Sudan Sudan 17 7 41%
2003
(Nov-Dic)
Congo Zaire 35 29 83%
2003
(Gen-Apr)
Congo Zaire 143 128 90%
2001-2002 Congo Zaire 59 44 75%
2001-2002 Gabon Zaire 65 53 82%
2000 Uganda Sudan 425 224 53%
1996 Sud Africa (ex-Gabon) Zaire 1 1 100%
1996
(Lug-Dic)
Gabon Zaire 60 45 75%
1996
(Gen-Apr)
Gabon Zaire 31 21 68%
1995 Rep. Dem. del Congo Zaire 315 254 81%
1994 Costa d'Avorio Taï Forest 1 0 0%
1994 Gabon Zaire 52 31 60%
1979 Sudan Sudan 34 22 65%
1977 Rep. Dem. del Congo Zaire 1 1 100%
1976 Sudan Sudan 284 151 53%
1976 Rep. Dem. del Congo Zaire 318 280 88%

01 Agosto 2014 | Marco Ferrari

venerdì 25 luglio 2014

COLTURA DEL CAPPERO





Disambiguazione - Se cercavi: "CULTURA del Cappero", sei una persona polemica, ma che inoltre non ha il coraggio di esprimere pienamente in modo chiaro il proprio disaccordo con il pensiero dominante di questa nazione. Devi quindi andare altrove: qui si parla veramente del cappero e della sua coltivazione. Esso è un piccolo arbusto o suffrutice ramificato a portamento prostrato-ricadente. Della pianta si consumano i boccioli, detti capperi, e più raramente i frutti, noti come cucunci. Entrambi si conservano sott'olio, sotto aceto o sotto sale.
Disclaimer: Qualsiasi apparente riferimento alla situazione politica attuale della Penisola è del tutto casuale e botanico. L'autore declina con veemenza e proprietà di linguaggio qualsiasi responsabilità per l'eventuale attribuzione del soprannome 'Cucuncio' a qualunque  membro del governo italiano, in seguito alla pubbliczione di questo post.


Vedi anche: "Cappero Canadese" (Canadian Caper), tanto per comprendere che - se qui in Italia si mangia bene - all'estero con i capperi sanno farci ben altro...



COLTURA DEL CAPPERO IN ITALIA

Consigli per la buona riuscita del Cappero (anche in zone fredde).

Tutti conoscono il cappero come una specie mediterranea, nota per la produzione alimentare (i ‘capperi’ che mangiamo sono in realtà i boccioli dei fiori), conservati variamente e utilizzati per la preparazione di numerosi piatti della cucina Italiana. 
Il frutto, simile ad un piccolo cetriolo e localmente denominato "cucuncio", è consumato sotto aceto, da alcuni anni è popolare come stuzzichino ed antipasto.

Sempre più persone conoscono la spettacolare ed effimera bellezza dei suoi particolarissimi fiori. Sapere quanto sopra però, non fa luce su alcune delle domande che maggiormente ricorrono:

- Come coltivarlo?
- Può adattarsi a vivere all'esterno anche al Nord?

- Sopporta le temperature basse?

- Deve vivere per forza sui muri?

Esistono due forme diverse di Cappariis

-   la specie Capparis spinosa, presente per lo più a sud e sulle isole e
-   la specie Capparis inermis.

    
La prima si trova spesso vegetante a terra (Sicilia, Calabria, Puglia,Lazio, Toscana, Liguria) e presenta sui rami delle spine in prossimità dell'inserzione della foglia.

La seconda, priva di spine, si trova in tutte le Regioni d'Italia, ma quasi sempre insediata su scarpate rocciose, vecchi muri e rocche. 


In linea generale, le due specie, hanno bisogno delle medesime condizioni di vita.


CONDIZIONI ESSENZIALI PER LA VITA DEL CAPPERO:

1) Il Cappero non sopporta ristagni idrici prolungati;

2) Per svilupparsi bene ed in fretta ha bisogno di molta acqua; 

3) Ha bisogno di buon apporto di nutrimento;

4) È molto sensibile all'attacco di lumache;

5) Muore se in inverno, quando gela, la terra in cui radica è intrisa d'acqua e le radici sono esposte al ghiaccio.
IL CAPPERO IN VASO

Materiali ed impianto:

1) Vaso di terracotta possibilmente lungo e stretto, ma all'occorrenza qualsiasi vaso e di qualsiasi materiale

2) Materiale drenante (sassi, argilla espansa, cocci) da porre sul fondo del vaso, in almeno tre strati, e anche in mezzo alla terra. 

3) Terriccio universale un terzo, terra di campo e sabbia un terzo, materiale drenante un terzo.

Modus operandi: 

1) Porre sul fondo del vaso il materiale drenante. 

2) Mischiare bene i vari componenti del terreno di coltura e riempire il vaso per tre quarti. 

3) Svasare la piantina di cappero mantenendo la zolletta di terra quanto più integra possibile. 

4) Appoggiare la piantina sulla terra del vaso e aggiungere altro terreno sino a ricoprire tutta la zolla della piantina, praticando una decisa pressione sul terreno immesso, soprattutto verso le pareti del vaso. Lasciare il colletto del cappero scoperto dal terreno, all'aria.

5) Annaffiare abbondantemente ma lentamente, a più riprese.

6) Concimare con pochi(10-15) pellets o granuli di concime (N, K, P) solido o con pochi cl di soluzione liquida appositamente preparata.


Consigli di coltivazione:

1) Esporre il vaso così preparato in zona assolata o semi assolata, per tutta la buona stagione;

2) Annaffiare secondo necessità, mantenendo la terra umida ma non fradicia. Se la terra si secca completamente il cappero non trova più acqua e muore in pochi giorni.

3) Potare il cappero in inverno appena perde tutte le foglie, accorciando i rametti (4-5 cm) fin quasi alla base del fusto e ritirarlo in area protetta dall'acqua piovana e dal gelo ma non riscaldata (vano scale, garage, tettoia, serra fredda).

4) Annaffiare ogni tanto e all'occorrenza, per impedire il completo disseccamento della terra.
 
 IL CAPPERO IN GIARDINO:
Si può fare direttamente in terra o in un muretto. Far attecchire una piantina di cappero con una sua zolla di terriccio in un muro vero e proprio non è cosa ardua come sembrerebbe, ma non è facilissimo: un muro troppo asciutto (per esempio, un muro a secco) non va bene.
E' possibile però anche coltivare il nostro amico direttamente in terra.
L'ideale sono le scarpate assolate, ma anche in piano si può ottenere un buon risultato. È molto utile creare un substrato molto ricco di ciottoli e ben drenante, magari rialzato dal piano del terreno, a formare una mini collinetta. Alla sommità della montagnola starà la piantina che durante la fase vegetativa, dovrà essere annaffiata e concimata abbondantemente il primo anno.

Alla caduta delle foglie, la potatura.