Visualizzazione post con etichetta Ingegneria idraulica. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Ingegneria idraulica. Mostra tutti i post

mercoledì 1 maggio 2013

Clima e Società Umane


La lunga vita dell’Egitto.


A noi profani sembra quasi l’uovo di Colombo.
Gli studiosi (in questo caso i geomorfologi e gli specialist in datazioni, prestati all’Archeologia) delle Università di Aberystwyth, Manchester  e di Adelaide, sostengono che fu il fiume Nilo che rese possible la vita nel rinnovato regno di Kerma, in quello che oggigiorno è il Sudan settentrionale.
 Kerma fu il primo regno dell’ Età del Bronzo africano fuori dall’Egitto.



La loro analisi di tre antichi sistemi di canali in cui una volta scorrevano le acque del Nilo mostrano per la prima volta che le sue alluvioni erano proprio adatte (non troppo abbondanti, né troppo scarse) per potere sostenere  la vita tra il 2500 a.C ed il 1500 a.C. , proprio quando Kerma fiorì e fu una delle maggiori rivali del più famoso stato confinante, sito più a valle lungo il fiume.
Esse dimostrano anche che questa civiltà, vecchia di decine di migliaia di anni, terminò quando i livelli delle alluvioni si dimostrarono insufficienti ed un intero sistema di canali si asciugò. Anche se la causa finale della caduta di Kerma fu un’invasione da parte degli Egizi.
Più a valle, in Egitto, una siccità catastrofica si verificò circa 4200 anni fa, dando seguito a basse alluvioni nilotiche e creando il caos nell’Antico Regno per circa un secolo.
Altre civiltà – Mesopotamiche e Medioorientali – furono anch’esse duramente colpite dal fenomeno della siccità.

I risultati degli studi in corso sono stati finaziati dal Sudan Archaeology Research Society e dal Australian Research Council e sono stati pubblicati sulla rivista Geology.

Il professor  Mark Macklin della University of Aberystwyth sostiene che questo sia di gran lunga il lavoro più vasto e meglio documentato archeologicamente che sia mai stato compiuto sul paleo ambiente del Nilo.

Il rapporto esistente tra cambiamenti climatici e lo sviluppo delle antiche civiltà fluvial è sempre stato piuttosto mal compreso per via della mancanza e per l’inadeguatezza di dati  di controllo, la qual cosa ha ostacolato l’integrazione tra i dati archeologici e quelli climatici delle medesime regioni.

Il professor Jamie Woodward della University di Manchester sostiene che in Nubia, 4.000 anni fa la popolazione di Kerma coltivava quella zona che potrebbe chiamarsi Nilo-Bambino: le sue alluvioni erano abbondanti abbastanza da facilitare l’agricoltura, ma non così forti da mettere a rischio gli stanziamenti umani sulle rive del fiume.
Si deve prendere nota del fatto che la civiltà di Kerma fu capace di fiorire, produrre opere architettoniche ed aertigianali e benessere sociale stupefacenti, in un periodo nel quale i rivali Egiziani si dibattevano in difficoltà ambientali, sociali e politiche. Fino ad oggi non ci rendevamo conto del perché di quasto stato di cose, ma oggi – grazie proprio a questi studi – i motivi sono finalmente chiari.

L’equipe ha adottato metodi geologici specialistici  agguerriti per analizzare I canali asciutti, che ora si trovano a circa 20 chilometri dal corso del fiume. È la prima volta che si datano singoli eventi alluvionali relativi al Nilo.
Usando l’osservazione di centinaia di fosse d’irrigazioni scavate dagli attuali agricoltori sudanesi, Macklin e Woodward sono riusciti a ricostruire la storia geologica degli antichi canali.
In alcuni posti, queste fasce di canali sono ben conservati nella superficie attuale della regione. Si estendono per una larghezza variabile da uno a tre chilometri e sui bordi esistono siti del periodo di Kerma.

Secondo Derek Welsby, delegato dal British Museum all’ispezione archeologica preventiva, la forza politica ed il benessere economico di Kerma possono senz’altro essere stati sostenuti dalla ricchezza agricola delle zone dell’interno, proprio grazie allo sfruttamento delle rive fertili degli antichi canali.

Un sopralluogo della pianura alluvionale a sud di Kerma (nella zona detta Dongola Reach) ha rivelato più di 450 siti, che spaziano nel tempo dal Neolitico (prima del 3500a.C.) al periodo medioevale cristiano (500-1500dopo Cristo). Molti siti risultano strettamente in rapporto con la presenza di canali d’irrigazione antichi a partenza dal Nilo.
Naturalmente, il successo di Kerma doveva derivare anche dalla presenza di animali addomesticati: e l’allevamento costituisce una pratica meno suscettibile alla qualità ed ai livelli delle alluvioni, dato che la mobilità delle mandrie le rende più indipendenti dallo stress ambientale.


Kerma fu una civiltà davvero rimarchevole, che produsse alcune delle più ragguardevoli ceramiche nilotiche.

Notizie e documenti riguardo a quanto sopra sono adesso anche in mostra presso le Ancient World Galleries al Manchester Museum.



FONTE: University of Manchester [30 Aprile  2013]

domenica 28 aprile 2013

Promesse, promesse...


Era un'ottima notizia.

I lavori erano dati per iniziati. Si adombrava la futura fattibilità di alcuni reboanti lavori d'ingegneria idraulica (il 'raddoppio' del Nilo) e altre strabilianti opere dello stesso genere (l'acqua al Sinai con un canale sotto Suez!), che avrebbero fatto impallidire i mastodontici lavori per la grande diga di Assuan.
Si parlava di El Kattara in Egitto, del Canale di Jongley in Sudan, di un'altra diga favolistica ed enorme, che avrebbe dato enormi impulsi di civiltà al deserto, trasformato in un giardino e donando ricchezza economica all'antico paese nel deserto. Andammo tutti a cercare sulle mappe i posti citati, con i loro strani nomi...
Era il 1997, in un mese di marzo.
Oggi, gli uomini politici i cui nomi compaiono quest'articolo sono alcuni deceduti (Muhammar Gheddafi), altri in carcere (Hosni Mubarak), altri chissà. 
Ma l'acqua continua - laggiù - ad essere più costosa del petrolio. 

Si trattava di promesse, solamente di promesse ...



CORRIERE SCIENZA. INIZIATI I LAVORI PER LA COSTRUZIONE DI UN CANALE LUNGO 1400 CHILOMETRI CHE PORTERA' L' ACQUA IN TERRITORI ARIDI

Un Nilo bis scorrera' nel deserto



- Iniziati i lavori per la costruzione di un canale lungo 1400 chilometri che porterà l'acqua in territori aridi.
Un Nilo bis scorrera' nel deserto Dicono che e' "il nuovo Nilo", "il progetto del secolo", l'opera destinata a oscurare tutte quelle realizzate finora in Egitto, anche le piu' colossali: magari non le piramidi, ma sicuramente, per fare un esempio, la diga di Assuan.
La diga regola il corso del fiume che traversa il Paese da un capo all'altro, e il suo bacino e' il piu' grande lago artificiale esistente. Ma l'impresa alla quale gli egiziani si accingono ha uno scopo assai piu' ambizioso: dirottare parte delle acque del Nilo dal Lago Nasser, per portarle attraverso il deserto verso nord, fino alla depressione del Kattara, e di qui, un giorno, fino al
La depressione di El Qattara (in azzurro)
 Mediterraneo, tra Alessandria e Marsa Matruk. In questo modo diventeranno fertili terre dove adesso un ambiente arido e ostile rende pressoche' impossibili gli insediamenti umani. Erodoto defini' l'Egitto "un dono del Nilo", perche' e' lungo il fiume, nelle terre fecondate dalle sue acque, che si e' sempre concentrata la vita, dai tempi remoti dei faraoni. Nulla e' cambiato nel corso dei millenni. In un Paese grande oltre tre volte l'Italia, appena 40 mila chilometri quadrati (circa come la Sicilia) sono abitabili; ed e' qui, in questa striscia di terra che Napoleone chiamava "l'Egitto usabile", che si stipano 60 milioni di persone, un quarto delle quali al Cairo, una delle metropoli piu' congestionate del mondo.
La situazione idrologica globale di Egitto, Sudan, Congo, Tanzania, Kenia ed Etiopia.
 "Oggi per noi comincia una nuova era, quella che ci consentira' di affrancarci dalla prigionia della valle del Nilo", ha detto il presidente Mubarak inaugurando i lavori per la costruzione del primo tratto del Canale, 320 chilometri dal Lago Nasser alle oasi di Baris ed el - Kharga. Ci vorranno tre anni per completarlo, ma questo non e' che l'inizio di una sfida irta di difficolta'. Come quando si arrivera' alla depressione di Al Kattara, 137 metri piu' bassa della superficie marina, un dislivello che i progettisti pensano di sfruttare costruendo una gigantesca diga e una centrale elettrica in grado di produrre energia per 10 miliardi di kilowattore l'anno, e di coprire, assieme a quella di Assuan, meta' del fabbisogno del Paese. In questa parte del mondo, come ha detto una volta il leader libico Muammar Gheddafi, "l'acqua e' piu' preziosa del petrolio". Per sfruttarla in condizioni cosi' difficili bisogna superare ostacoli enormi, non solo tecnici.
Il primo e' l'impegno finanziario. Ne sa qualcosa proprio Gheddafi, che per il "grande fiume creato dall'uomo" in Libia, cioe' il sistema di condutture dalle falde sotterranee del Sud alle citta' della costa, attraverso mille e seicento chilometri di deserto, ha speso, si dice, 25 miliardi di dollari.
Il secondo ostacolo e' rappresentato dai fattori di incertezza in una regione scossa da molti conflitti. Cosi' i governi interessati hanno sempre finito con l'accantonare i grandi progetti.
In Sudan langue quello, ambiziosissimo, del Canale di Jongley. Recuperando miliardi di metri cubi di acqua del Nilo che ora evapora o si disperde, si mira a bonificare e popolare una grande area paludosa. Da quelle parti infuria pero' la rivolta delle tribu' separatiste del Sud, a Karthoum la crisi economica e' profonda, sicche' i lavori, avviati sotto la guida di tecnici francesi, non fanno progressi. Lo stato di guerra nel Medio Oriente ha fermato per anni anche il progetto per la costruzione di un canale dal Golfo di Aqaba al Mar Morto: dovrebbe correre per 220 chilometri lungo il confine meridionale tra la Giordania e Israele, una zona troppo "calda" fino a poco tempo fa. Ora che la situazione e' migliorata se ne ricomincia a parlare, ma la trattativa non e' facile.
Chi non ha perso tempo e' l'Egitto, che sta lavorando anche per portare acqua del Nilo (ancora il ricco, eterno Nilo) nel Sinai. Qui ci sono memorie storiche, il petrolio (la concessionaria e' da lungo tempo l'Agip), i segni delle molte battaglie che vi si sono combattute. Cio' che scarseggia e' l'acqua, ma presto ci arrivera', passando sotto l'istmo di Suez, grazie a un canale di 242 chilometri che prelevera' acqua da un ramo del delta. Cosi' il Sinai, uno "scatolone di sabbia", potra' avviare la sua piccola rivoluzione agricola e industriale. Il canale, con tutto il sistema di pompe, derivazioni, centrali di controllo, e' gia' in costruzione. Per l'Egitto si tratta di un atto di fiducia nell'avvenire, non per nulla lo hanno chiamato Al - Salam, pace; ed e' una specie di prova generale per l'impresa ben piu' spettacolare e grandiosa nella quale si sono adesso lanciati con la realizzazione del "nuovo Nilo". Il ministro dei Lavori pubblici, Abdel - Hadi Radi, ne parla con entusiasmo: "Si tratta di un'opera di ingegneria idrica senza precedenti. Ci impegnera' per i prossimi dieci, forse venti anni. Ma quando sara' finita, tutto il territorio tra i due fiumi - voglio dire il Nilo e il suo gemello - sara' completamente trasformato. Sono quasi un milione e mezzo di ettari che i nostri "fellahin" coltiveranno con la loro antica perizia, e dove e' prevista la nascita di citta', villaggi, centri industriali". Se tutto va bene, l'Egitto "usabile" si moltiplichera', come in una magia di clonazione naturale. Il Nilo, che lo ha nutrito per settemila anni, sta facendo l'ultimo miracolo?
- NO.

Articolo di: Josca Giuseppe
Pagina 27
(23 marzo 1997) - Corriere della Sera