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domenica 23 novembre 2014

KERUB - 2


Un inizio.

La scena è un locale notturno fumoso, un po’ sordido, come ormai – purtroppo o per fortuna, dipende dai punti di vista, piccoli cari – ve ne sono molti altri.

L’ora è un’ora tardissima e non più piccola della notte, oppure molto precoce del mattino: anche qui i punti di vista sono utilissimi per descriverne l’osservatore, più che la scena osservata. Il bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto appartiene all’ottimista quanto al pessimista, pur essendo l’oggetto sempre lo stesso: è la descrizione che se ne fa, che definisce il descrittore… Un ingegnere vedrebbe solo un recipiente in buona parte sprecato per la funzione attualmente richiesta. Uno psicologo ne trarrebbe un ottimo strumento di studio delle attitudini. Un fisico direbbe che il nostro bicchiere ‘mezzo pieno’ è invece pienissimo: per metà di un liquido e per metà d’aria…
È il segreto della Vita: essa possiede molte sfaccettature, proprio come una pietra preziosa. Guardandola, si possono apprezzare insieme molte prospettive delle cose. Appaiono chiare o deformate, riflesse o deflesse, vere o ingannevoli, più o meno luminose, non tutte esattamente buone. Quale sarà, in fondo, la realtà, porcellini? E una pietra preziosa si può meritare in molti modi; si può acquistare, o desiderare soltanto, o persino rubare… Si può regalare, spinti da amore sincero, o per infame calcolo subdolo e corruttore. Ci si può lasciar corrompere, o si può scegliere di resistere. Se insisti e resisti, consegui e conquisti! Non è sempre vero, porcellini: e voi lo sapete bene…
In tutta la nostra Vita, conoscenza e punto di vista sono fondamentali, per giudicare le azioni delle altre persone. E per giustificare le nostre.

Detto questo, che costituisce un po’ la chiave di lettura di questo scritto, entriamo pure nell’acqua gelida e corrosiva della storia bruta, piccoli amici miei frementi ed ansiosi

Tre colombe bianchissime si posarono d’improvviso come fossero una sul davanzale, con grazia e precisione.  Una visione paradisiaca di candore e purezza. Contemporaneamente ci fu un “Fsssss-t!”, quasi come una perdita da una gomma d’automobile, oppure come quando si stappa una bibita gassata… Un penetrante profumo di gelsomino e d’incenso sembrò subito aleggiare nell’aria, in una strana mescolanza del tutto inusitata, intensa, persuasiva.  
Ed eccolo lì.  
Il volume della musica si era ridotto ad un livello di piacevole discrezione e le melodie si erano fatte più dolci… Stava in piedi, fermo, tutto vestito di un tenue azzurro chiaro – camicia bianca, con qualche voile, senza cravatta, un colletto ampio nei limiti del discreto – l’aria un po’ confusa e gli occhi indecifrabili e persi, sotto una frangia di lucidi riccioli biondi. Si guardava intorno, come per decidere che fare, volgendo il capo con un movimento lento, quasi regale, armonico. Non era indecisione, la sua, bensì prudente determinazione: sprizzava salute ed energia positiva da tutti i pori, si sarebbe detto…In sottofondo, “l’aria sulla quarta corda” iniziava a salire come d’incanto con le sue note lente, disposte come gradini verso il cielo azzurro, alto e terso.

Una delle entreineuses troppo truccate e troppo succinte lo guardò fisso, sinceramente stupita, riaggiustandosi un poco il corpetto nel quale un ostinato capezzolo si rifiutava di rientrare: “Edda 'ndove sbuca ‘sto qua? Me sembri 'n cherubbino!”.
Il tono era disincantato e cinico, la voce screpolata dalle troppe sigarette, ma l’ammirazione era sincera.
Lui non si scompose, le sorrise il più bel sorriso che lei avesse mai visto in vita e le rivelò gentilmente: “Questo è perché io sono, per l’appunto, un cherubino, gentile signora. Ma è una notizia riservata, per cui la prego di tenerla per sé. Il mio nome è Zophiel. E questo è noto a quasi nessuno, sulla Terra del Pianto Quotidiano”.
La donna lo avrebbe volentieri mandato subito a quel paese, come faceva d’abitudine con chi s’azzardava a prenderla in giro, ma la gentilezza ed il garbo di quello strano giovine l’avevano confusa ed ammaliata, senza  aggiungere che l’aveva persino chiamata signora, ma per davvero, con quella voce, quella voce che aveva in sé un che di indefinibile…
Le tre colombe volarono insieme docili sul palmo della mano del nuovo venuto, che sorrise il suo timido splendido sorriso e fece loro un garbato cenno di ringraziamento, sussurrando loro, con benevola complicità:  “Andate, adesso, sù! Sempre con gioia”. Le tre colombe si allontanarono insieme leggere, frullando ubbidienti, non senza essersi prima scambiate un’occhiata che – a ripensarci – sembrava proprio essere d’intesa, come quello che fanno i ginnasti prima di cominciare un esercizio insieme.
Ma non ci fu tempo per altre considerazioni al riguardo…

Ci fu subito un altro “Fssss—spat”, quasi il verso di un gatto orecchie abbassate che soffia la propria minaccia cattiva. E subito si sparse una spiacevole puzza sulfurea, nauseabonda, d’uova andate a male già da tempo… Entrò in scena – chissà da dove, anche lui – un tipo alto, allampanato, dinoccolato, molto stempiato, tutto vestito di nero, con scarpe di vernice nera fuori moda ed una camicia rosso Borgogna. Pallido come la morte, passò quasi per caso a fianco del giovane in bianco e gli sussurrò all’orecchio, con una voce roca intrisa d’astio: “Mi fai sempre andare in bestia quando appari così! E comunque, ricordati, questo è mio territorio: papponi, prostitute, bari, ladri e i loro clienti, o le loro vittime. Tutta roba mia: quindi lasciami lavorare, ragazzino…”. Gli porse di malagrazia un libro consunto, di Maksim Gor’kij, aperto alla pagina in cui il vecchio Stefan Ili´c dichiara: “Il Diavolo non esiste. È un’invenzione della nostra ragione maligna. Lo hanno inventato gli uomini per giustificare la loro turpitudine [...]. Credetemi, poiché siamo degli imbroglioni, avevamo bisogno di inventarci qualcosa di peggiore di noi, il Diavolo appunto”. Gli indicò il brano, sottolineato in rosso, con l’indice nodoso di una sgradevole mano ossuta, guardandolo torvo con occhi iniettati, di sbieco, con un sorriso malevolo e laido insieme.
Tutto come da copione, bambini cicciottelli

Sette mosconi grossi e di colore verde nerastro presero a svolazzare ronzando con insistenza per la stanza, infastidendo ben bene quasi tutti i disgraziati avventori. Alla fine si posarono in un angolo, sulle briciole di un biscotto stantio, sopravvissuto a chissà quante pulizie sommarie e svogliate del locale. Cominciarono a sgranocchiarne rumorosamente e di gusto i resti ammuffiti…

L’entraineuse valutò con interesse professionale i glutei del nuovo arrivato, ben modellati dai suoi pantaloni stretti, scuri e lucidi. Un sorriso laido si disegnò lentamente sulle sue labbra, mentre gli occhi torbidi si facevano due fessure sottili, nell’apprezzamento sommario, nella formulazione immorale delle ipotesi, nell’intensità più lurida delle fantasie…
Gli lanciò alle spalle la domanda: “Come te chiami?” – sperando che lo sconosciuto s’interessasse a lei, prima e di più che alle altre galline del pollaio, le quali si sarebbero sicuramente fatte avanti molto presto. 
Ebbe fortuna, o almeno così le sembrò: è sempre questione di punti di vista, porcellini
Egli si voltò felino, con un gran sorriso cannibale, fatto di denti bellissimi: “Iblis Shaytan Bellar Mitricoleon, per servirti, bellezza! Sono Principe di questo Mondo, Colui che porta la luce ed il Signore delle mosche, padrone del potere dell’aria: riesco a farmi piccolo fino ad essere invisibile ai padri più protettivi e così grande da incutere QuantoBasta di preventivo terrore alle vergini di buona famiglia…”.
E così dicendo – con gli occhi ipnotici, brillanti e neri fissi su lei, che si credeva predatrice  – estrasse dal taschino più piccolo dell'attillato panciotto una lunga bacchetta magica, che si aprì in un multicolore mazzo di fiori di carta fosforescente, da cui volarono via mille piccoli moscerini colorati e ronzanti, mentre un fischio assordante riempiva la sala ed il puzzo di zolfo, se possibile, diventava ancora più intenso ed intrusivo, ferendo la mente e le narici insieme con il suo fetore…




[Perché i mosconi, mi chiedete, pecorelle?  
C’è una vecchia storia, al riguardo: “Ahaziah d’Israele cadde attraverso una grata nel palazzo di Samaria e temette che il trauma potesse essere mortale (2 I Re, 1). Piuttosto che interrogare Yahweh (pertanto accettando la vittoria di Yahweh a Carmel come dimostrazione della sua supremazia, 1 Re 18:20-40),  egli spedì messaggeri alla divinità Filistea Baal-Zebub (cf. 1 Re 14:1-20)”.  Il nome “Baal-Zebub” sarebbe indubbiamente uno strano nome per una divinità, in quanto significa “Signore delle mosche”.  
Invece “Baal-Zebul” (Significa Baal il Principe, cioè il Signore dei Signori) sarebbe un nome accettabile per una divinità Levantina antica (ed è effettivamente attestato ad Ugarit).  In aggiunta,  il Nuovo Testamento conserva questo termine, di solito sotto la forma “Beelzebul” (Matt 10:25; 12:24; Marco 3:22; Luca 11:15).  
È anche sicuro che a volte, i nomi di personaggi considerati malvagi  erano rivisti e corretti, in modo da crearne un nome peggiorativo. Forse ciò fu fatto dal copista della Bibbia, o dal redattore, o forse fu voluto da altri, chissà.  Ma il Signore Oscuro e Malvagio è diventato da allora il Signore delle mosche, invece che il Principe dei Principi, a dimostrazione dell’infimo livello al quale opera. 
E così si rappresenta egli stesso, ormai, al fine di compiacere i propri adepti.
Un poco di Cultura,  culetti, vi sarà grandemente gradita, prima dell'Incontro grandinante con Me...].


venerdì 21 novembre 2014

KERUB

Ri-posto questo incipit per un'amica...
r u B

- Voce cavernosa (critica, ma dubbiosa): “C’è poca logica in questo scritto. E il titolo non mi piace, anche se vi comprendo la sottile perfidia della trappola nascosta: ‘Kerub’ è un termine ambiguo”.

- Voce flautata (suadente): “Logica, via! – voglia il Lucente Figlio del Mattino scusarmi – perché mai dovrebbe essercene, poi? Chi cerca più la Logica, oggi, in fondo?”

Voce cavernosa (contrariata): “Chi legge libri la desidera, la cerca probabilmente: paga e quindi esige qualche cosa in cambio”.

- Voce flautata (quasi irridente, ma in evidente disagio): “Faccio osservare con sommo rispetto, Figlio dell’Aurora, che qualche cosa si ottiene, eccome, anche in cambio di questo scritto. Che poi non sia esattamente ciò che si cercava è l’alea di tutti i libri! Ma devo insistere: proprio nessuno cerca più la Logica, Vostro Eterno Malessere. O il Buonsenso. O altre vecchie cose, non più in voga…”.

- V.c. (intransigente e decisa, ora): “Andiamo! Si deve avvertire preventivamente il lettore, per chiarezza, fin dalla prima pagina: egli deve sapere che cosa sta scegliendo”.

- V.f. (più conciliante, ma apprensiva): “ Chiedo scusa, Sua Orrida Eccellenza. Si potrebbe forse subito iniziare con: ‘Che cosa desiderate ottenere, Voi, da uno scritto? Ebbene, qualunque cosa sia, Vi dico subito che non l’avrete certamente da questa lettura… Quindi deponete il libro – finché siete in tempo – ed anzi uscite addirittura da questo negozio. Perché? Si tratta di un racconto senza né capo, né coda… O meglio: possiede un capo cornuto ed una coda a punta di freccia. E puzza. Almeno è così nelle rappresentazioni più classiche, dal Medioevo in poi… Ma sappiamo bene quanto poco valgano le interpretazioni di quell’epoca e quanto fossero oleografiche ed anti scientifiche’. Crede che andrebbe bene così?”.

- V.c. (spazientita): “Non basta. Si deve aggiungere esplicitamente: ‘Contiene descrizioni che offenderanno la Vostra sensibilità. Contiene situazioni nelle quali Vi dispiacerà riconoscervi: è uno specchio riflettente della vostra individuale ed inaccettabile realtà personale e dei Vostri sogni più inconfessabili’. Sono stanco di ricevere continuamente complicazioni e rigetti dall’ufficio legale per l’invalidità di patti sottoscritti troppo frettolosamente e fraudolentemente. In più, i ricorsi per inadeguata informazione preventiva rendono molto più guardinghi i candidati, in seguito. E questo non va: si perdono per sempre!”.

V.f. (rassegnata, con una nota di tensione): “Se questi sono gli ordini precisi di Sua Profonda Malevolenza, ci atterremo alla Sua volontà e faremo esattamente così”.

V.c. (più serena): “Aggiungi anche, in tono scherzoso: ‘Se Vi avverto prima, porcellini, poi non potrete più venire a lamentarVi per la vostra finalmente ottenuta totale corruzione, adducendo come causa proprio questo racconto, invece del Vostro personale e spontaneo esercizio del Libero Arbitrio’. È un’espressione che catturerà i migliori candidati, operando nel contempo una garbata persuasione occulta sugli altri…chissà che non tiriamo su le reti piene, per una volta (segue occhiataccia verso il succubo)?”

- V.f. (collaborante, ma distaccata e delusa): “Benissimo, mio Perfido e Luminosissimo. Poi posso cominciare con il racconto, con Sua infamissima licenza?”

- V.c. (conclusiva, riconsiderando il Tutto): “Senz’altro indugio. Ma ripeto: manca di qualsivoglia logica… A me piace la Logica. Se potessi amare, l’amerei. Non potendo farlo, mi limito a farmela piacere…”.

- V.f. (si schiarisce la gola).


(Dall'Incipit del romanzo "KERUB")...

mercoledì 19 giugno 2013

Etica e Magia

Un Neurochirurgo piemontese (della "Città della Scienza e della Salute" di Torino) - forse in cerca di facile pubblicità mediatica - ha trovato il modo di rilasciare un'intervista che figura sulla rivista "Oggi", in edicola questa settimana. Rilasciando un buon numero di dettagli tecnici che giustificano la sua convinzione, Sergio Canavero ha dichiarato d'essere abbastanza certo che - entro al massimo un paio d'anni - si potrà procedere ad un trapianto di testa sull'essere umano.
Il progetto non è suo: si chiama Haven/Gemini Project ed è apparso su una rivista scientifica: "Surgical Neurology International".
Il progetto illustra la possibilità teorica di unire il corpo di un donatore (presumibilmente deceduto per trauma cranico senza lesioni d'altri organi, o per un fatto ischemico acuto massivo) ad un ricevente paraplegico o affetto da una malattia muscolare degenerativa fortemente invalidante. La procedura implica la capacità di connettere tra loro i due differenti tratti del midollo spinale (con le numerose centinaia di migliaia di nervi che le percorrono). Un progetto che - per il momento, almeno - qui in Italia è vietato per legge.
Sembrerà buffo, ma sul suolo italico sono oggi vietati i trapianti di encefalo e di genitali, il che rende conto del grande interesse affettivo che lega gli Italiani al loro secondo organo preferito (il cervello, più probabilmente).
Tra i dettagli tecnici che renderebbero possibile questa meraviglia rientrerebbero i 'fusògeni' (sigillanti chimici di membrana), che sarebbero in grado di restituire la propria integrità originale ad una fibra nervosa recisa. Non è dato sapere come non sbagliarsi tra fibra e fibra, connettendo tra loro il capo di una e la coda di un'altra.
Non mancano le accuse di 'Fantascienza', da parte di colleghi neurochirurghi. 
Canavero non è certamente l'ultimo arrivato: ha lavorato sperimentalmente sulle scimmie (macachi), ma i suoi detrattori sono molto scettici sul fatto che si possa impunemente passare dalla scimmia all'uomo, in così breve tempo. Alessandro Nanni Costa (Direttore del Centro Trapianti Nazionale) preferisce richiamari al 'buon senso comune', ricordando che - oltre ad essere un intervento vietato - si tratta di un organo di cui ci sfugge ancora troppo per potere pensare ad un simile intervento.
Da parte sua l'ordinario di Neurochirurgia dell'Università Cattolica taccia l'argomento di "Fantascienza" ancora inapplicabile alla clinica quotidiana, ricordando che si è provato in passato a ripristinare la funzionalità del midollo lesionato a mezzo ponti biologici che permettano alle fibre nervose di riempire la soluzione di continuo della lesione (superando la discrepanza esistente tra la crescita delle cellule della Glia di rivestimento, molto più veloci, e quelle di conduzione, molto più lente).

C'è da tenere conto delle implicazioni Etiche (Bioetiche, in questo caso). 
Più che "un trapianto di testa", intanto, si tratterebbe più propriamente di un trapianto di corpo. Il corpo è strettamente connesso con il cervello originale, tanto che quest'ultimo - in realtà - si struttura su di esso e a seconda delle sue caratteristiche e possibilità, va considerata francamente errata l'idea che la testa di un individuo possa adattarsi a controllare il corpo di un altro...

Ma - soprattutto - è errato promulgare notizie simili per vie mediatiche, ingenerando così false attese e speranze "magiche" destinate ad essere disattese nei pazienti tetraplegici.

domenica 21 aprile 2013

Problemi risolti e rimanenti con il DNA antico


Definizione di DNA antico.

Si può usare la definizione di DNA antico per tutto il materiale biologico animale o vegentale (che contenga DNA) rinvenuto in contesti archeologici o geologici relativi ad epoche ormai molto lontane.
Il DNA può infatti essere recuperato da ossa, da tessuti molli mummificati, da campioni di materiale medico d’archivio non congelati, da resti conservati di piante, da ‘carote’ di ghiaccio o di permafrost, da plancton olocenico nei sedimenti marini o lacustri.

Differenza tra antico e moderno.

A differenza degli studi genetici su materiale di popolazioni d’oggi, quelli sul DNA antico si caratterizzano per la cattiva qualità del DNA stesso.
A causa del decadimento delle molecole di DNA – processo da mettere in relazione a tempo, temperature e presenza di acqua libera – esistono limiti  oltre i quali non ci si può aspettare che il DNA possa sopravvivere. Ciò pone alcuni limiti a ciò che se ne può ottenere. 

Degradazione del DNA.

Alcuni ricercatori hanno anche cercato di calcolare le modalità di decadimento del DNA. Conducendo il loro studio sulle ossa di Moa (un uccello predatore estinto, di dimensioni molto superiori a quelle di uno struzzo), hanno dimostrato come si deteriori in modo esponenziale. Hanno ottenuto un modello secondo il quale il mtDNA perderebbe un paio di basi ogni 6.830.000 anni, ad una temperatura di -5°C. [1]
Le cose vanno peggio per il DNA del nucleo della cellula, che si degrada ad una velocità almeno doppia a quella del DNA mitocondriale.

Primi errori.

Per questi motivi, il DNA antico può contenere anche un numero molto elevato di mutazioni post-mortem, destinate ad aumentare nel tempo. Alcune regioni del polinucleotide sono più suscettibili delle altre alla degradazione e possono anche superare i filtri che sono volti alla validazione dell’esperimento.
Anche nella sequenziazione si può incorrere in errori. In seguito a sostituzioni dovute alla deaminazione, la Citosina può risultare molto sopra-rappresentata nelle sequenze di DNA antico. Gli errori più frequenti sono l’errata codificazione  tra T e C e tra G ed A.

Antidiluviano. 

I primi studi furono fatti proprio su DNA ‘antidiluviano’ (come veniva definito allora) da insetti conservati in ambra (come nel film ‘Jurassic Park’) Dominicana risalente all’Oligocene, oppure in ambra Libanese del Cretaceo, quindi ancora più antica. Furono usati anche altri materiali: ossa di dinosauro, uova, batteri.
Sembrò allora che si potesse identificare e riprodurr qualsiasi DNA, per quanto antico fosse.
Ma l’entusiasmo ebbe breve vita: presto si dimostrò l’importanza ed il rischio dell’inquinamento dei reperti con DNA moderno, quando si reperì un cromosoma Y umano in un DNA di dinosauro ed il DNA batterico di Halobacterio antico 250 milioni di anni risultò troppo simile a quello di batteri moderni.

Quindi ebbe inizio la fase attuale di ricerca, con una “Archeogenetica” più consapevole e più prudente, che ha fatto tesoro dei primi inconsapevoli errori ed ha prodotto una vasta messe di risultati più attendibili ed interessanti.


Oggi, infatti, superati i primi errori e problemi, l’unico vero rischio è Etico.


[1] Allentoft ME, Collins M, Harker D, Haile J, Oskam CL, Hale ML, Campos RF, Samaniego JA, Gilbert MTP, Willerslev E, Zhang G, Scofield RP, Holdaway RN, Bunce M (2012). "The half-life of DNA in bone: measuring decay kinetics in 158 dated fossils". Proc. R. Soc. B 279: 4724–33.

giovedì 19 luglio 2012


casablanca (1942)

“As Time Goes By”/ mentre il tempo passa.


Molte variabili sono intervenute, a darci una leggenda di canzone, in un Film indimenticabile nel quale ancora si agitano, in bianco e nero, alcuni grandissimi miti immortali.

[This day and age we're living in
Gives cause for apprehension
With speed and new invention
And things like fourth dimension.
Yet we get a trifle weary
With Mr. Einstein's theory.
So we must get down to earth at times
Relax relieve the tension
And no matter what the progress
Or what may yet be proved
The simple facts of life are such
They cannot be removed.]
You must remember this
A kiss is just a kiss, a sigh is just a sigh.
The fundamental things apply
As time goes by.
And when two lovers woo
They still say, "I love you."
On that you can rely
No matter what the future brings
As time goes by.
Moonlight and love songs
Never out of date.
Hearts full of passion
Jealousy and hate.
Woman needs man
And man must have his mate
That no one can deny.
It's still the same old story
A fight for love and glory
A case of do or die.
The world will always welcome lovers
As time goes by.
Oh yes, the world will always welcome lovers
As time goes by.
© Warner Brothers, 1931

Solo la seconda metà della canzone fu usata nel film: la prima parte è troppo “intellettuale” per entrare a far perte di un tema d’amore. La seconda, invece,  oltre che essere in rapporto con gli eventi del film, sembra essere un breve ma ricco repertorio di consigli appassionati, fatti apposta per diventare  “la nostra canzone” di moltissime coppie d’innamorati).

La WB comperò nel Dicembre 1941i diritt della commedia “Tutti vengono da Rick”, per 20.000 dollari (il prezzo più alto mai pagato per una commedia non ancora prodotta. Il 31 dicembre Hal Walli, il produttore, ne cambiò il titolo in “Casablanca”.
Il “Rick’s Café” fu costruito negli studios WB e costò 9.200 dollari.
Casablanca ottenne otto nomination e vinse tre Oscar: per il miglior film, la migliore regia e la migliore sceneggiatura.
Casablanca è il film più famoso e quello più regolarmente trasmesso dalle televisioni.

Curiosità:

Bogart. Non è vero che Bogart fosse solo la settima scelta per il ruolo d’interprete: anzi, quel ruolo fu scritto per lui. Quindi non è vero che Gorge Raft avesse rifiutato il ruolo (ma è vero che il suo rifiuto di “High Sierra” e del “Falcone Maltese” avevano permesso a Bogart di diventare una Star).
Bogart era alto solo 1 metro e 62 cm, quindi12,4 cm più baso della Bergman: era costretto ad usare calzature speciali nelle scene ravvicinate.
Si teneva accuratamente distante dalla Bergman, perché la sua terza moglie, patologicamente gelosa ed emotivamente instabile l’aveva già più volte minacciato di morte.
- Bogart ha anche inventato o modificato alcune battute dello script originale (il numero è il posto nella graduatoria delle frasi cinematografiche più celebri in assoluto):
5°-“Here’s looking at you, kid”- “Alla tua salute bambina” (lett: “ecco, guardantoti bimba”)
20°-“Louis, I think this is the beginning of a beautiful friendship”-“Louis, credo che questo sia l’inizio di una bella amicizia” (la frase finale del film,  quando il Cap Renault e Rick hanno deciso di fuggire insieme a Brazzaville). 
67°-“Of all the gin joints in all the towns in all the world she walks into mine” - “Con tanti ritrovi nel mondo, doveva venire proprio nel mio” (let: “ Di tutti I gin-bar di tutte le città di tutto il mondo, lei entra nel mio”

Bergman. Prima di Ingrid Bergman erano state prese in considerazione altre attrici: Ann Sheridan, Tamara Toumanova e Michele Morgan.

Dooley Wilson (che ha il ruolo del pianista Sam, quello che suona su richiesta la canzone “As Time Goes By”) era in realtà un batterista e fu doppiato dal pianista Elliot Carpenter. Il piano con cui Wilson fingeva di suonare fu venduto ad una ditta giapponese, per 154.000 dollari.
La canzone del film è cantata da lui:
http://www.youtube.com/watch?v=d22CiKMPpaY&feature=related

“As Time Goes By” stava per essere tagliata, perché non sembrava adatta e non piaceva: fu tenuta solamente perché la Bergman si era ormai già tagliata i capelli (per il film “per chi suona la campana”) e non poteva più essere modificata la scena in cui chiede a Sam di suonare quella canzone.
Ecco la scena che non si poté tagliare:
http://www.youtube.com/watch?v=7vThuwa5RZU&feature=related

Casablanca era costato 950.000 dollari e la sua prima proiezione  rese 3.7 milioni di dollari: fu girato interamente negli studios WB e solo la scena dell’Aeroporto di Casablanca fu in esterni (nell’aeroporto di Los Angeles).

L’accuratezza storica  del film è scarsa: innanzitutto, De Gaulle non avrebbe mai firmato documenti della Repubblica di Vichy , dalla quale era stato condannato a morte (le famose “carte di transito” del film); non esisteva una “via di fuga” dei perseguitati dal Nazismo che passasse per Casablanca; nessun maggiore Strasser è mai esistito: anzi non vi furono mai soldati della Wehrmacht nelle colonie francesi.
-Molti attori (Peter Lorre, C. Veidt e S.Z. Sakall) erano europei fuggiti per via dell’occupazione nazista. Si dice che Paul Hendeidt, austriaco anti nazista, avesse accettato di fare la parte di Victor Lazlo (che inizialmente aveva rifiutato), per non essere rimpatriato  e salvarsi la vita.

Il film uscì affrettatamente il giorno 26 Novembre 1942 (Thanksgiving), per sfruttare l’effetto pubblicitario dello sbarco degli Alleati a Casablanca.