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martedì 2 dicembre 2014

Luna di formaggio. E maschere.






Non è una disputa culturale.



Forse molti - anche io - hanno creduto fosse così, in passato. Forse è rimasto qualcuno che ancora crede sia così: ma si sbaglia.
- Cuociano pure nel loro brodo i guerrieri della luce, gli adoratori del toro e della luna fatta di formaggio, i linguisti enigmistici e l'intera processione dei nazionalisti atlantoidei.
Si perdano pure nell'oblio delle loro fantasie malate.
A me - personalmente - non importa più niente, di loro, né dei loro sostenitori e seguaci.

Ma desidero riferire l'imbarazzo (enorme) delle guide turistiche a cui frequentemente si chiede di vedere questa o quella cosa che non esistono, che non fanno parte del reale bagaglio storico archeologico della Sardegna. Sono guide preparate, ma non possono raccontare frottole, perché - quelle - non le hanno studiate.
E denuncio che ci sono alcuni soggetti miserabili che riferiscono alle agenzie che dette guide - ree di non avere diffuso la fantarcheologia - non sono state all'altezza, non sanno le cose! Bel comportamento, e soprattutto coraggioso. E fondato sul fatto che 'diffondere' una fandonia la faccia diventare vera.
Dove più in basso può più cadere la Sardegna, dopo questo?

Molto più giù: proprio come l'Italia...

In passato è accaduto che qualcuno volesse curare il cancro con feci ed urina di capra (sì, è successo! vedi 'caso Bonifacio')). Ora, chiunque voglia farlo sarà considerato dai benpensanti come un dissennato irresponsabile. Ma libertà individuali e democrazia vanno ben oltre il buonsenso e la ragione ed autorizzano lo scempio: "Vuoi curarti con la cacca di capra? Libero di farlo". Ma non permettono - almeno questo! - che il sistema sanitario finanzi pubblicamente una cura antiscientifica e dannosa (fu comunque effettuata, sulla spinta della carta stampata una colletta che raccolse 25 milioni, che negli anni '60 non erano noccioline. E fu fatta una 'doverosa' sperimentazione clinica che abortì quasi subito, con la rapida morte di un terzo dei pazienti e con molte polemiche).
Poi - ad intervalli quasi regolari - ci sono stati i casi 'DiBella' e Stamina/Vannoni.
- Sono due casi differenti in cui il comune denominatore è la Stampa, sempre quella! Di Bella dichiarava di potere curare 'alcuni' tumori (per esempio, gli apudomi) e la Stampa diceva che curava tutti i tumori. Come se uno dicesse: prendo a mani nude le lucertole ed i ramarri e la stampa dichiarasse che cattura i coccodrilli.
 - La cura con cellule staminali sarà certamente possibile un giorno, ma di sicuro non uscirà dalla fantasia sbrigliata di un esperto di scienze della comunicazione: sarà il frutto faticoso di una lunga, difficile e paziente ricerca pluricentrica, che è ancora in corso ovunque (da parte di genetisti, oncologi, biologi).

(Tutti questi episodi si sarebbero potuti evitare, se soltanto i giornali si fossero semplicemente documentati presso le fonti ufficiali che di dovere e per professione si occupano dell'argomento. Anche il caso dell morti 'sospette' da vaccino è un caso unicamente mediatico di grande disinformazione: viene il forte sospetto che sia stato un siluro strumentalmente mirato contro la Casa Farmaceutica Novartis).

Eppure, sull'isola avviene proprio questo: c'è chi crede che un'iniziativa privata singola, (non fondata scientificamente, non organizzata da esperti ed accreditati 'addetti ai lavori' e quindi certamente non sicura) debba essere finanziata da soldi pubblici!
E' una bella pretesa, che stravolge completamente il concetto di 'Iniziativa Privata'.
L'iniziativa privata si ha quando alcuni privati investono e rischiano i propri capitali in un preciso programma che hanno ideato e studiato nei minimi dettagli ed in cui credono ciecamente.
Invece, alcuni preferiscono credere che il privato debba solo metterci la propria strampalata ed infondatissima idea, ed il finanziamento debba arrivare dalla Regione oppure dallo Stato. Si vede bene che non hanno mai chiesto neppure un mutuo, per il quale si deve dare ogni sorta di garanzia assoluta che quei soldi non andranno mai perduti di vista e che saranno - in ogni momento - recuperabili per intero fino all'ultimo centesimo.

D'accordo: c'è crisi. Ma questa ricerca ossessiva di un finanziamento pubblico, eletta a metodo di comportamento mi sembra davvero un po' troppo gaglioffo.

Torniamo al problema, che - come dicevo - non è affatto teorico, né culturale.

Infatti: il problema è solo in parte nelle fantasie troppo esuberanti di certi signori. In buona parte, invece, risiede proprio nelle attitudini di coloro che hanno la possibilità di autorizzare e fare erogare il finanziamento pubblico.
Come si intuisce, qui il discorso diventa subito molto meno 'favolistico' e folkloristico della luna fatta di formaggio shardana. Già da tempo certe frange  natzionaliste ed indipendentiste avevano dimostrato più che bene che:
- la cultura popolare,
- l'archeologia degli appassionati dilettanti,
- la storia degli autodidatti e
- la scienza della libertà d'espressione
erano solamente maschere strumentali alla politica.

E dietro alle trame politiche c'è la torta del denaro pubblico, sotto forma di sempre possibili finanziamenti. Da spartirsi tra i detentori del 'Know-how' ideativo immaginifico  e tra chi giustifica ed autorizza detto finanziamento, convinto dalla logica stringente di un nulla molto ben detto.

Quindi non si tratta di un 'dissenso culturale' sui nuragici naviganti invincibili e scrittori in lingua shardana, ballerini provetti in riva al mare e costruttori di pozzi nel XX secolo.

Si tratta di una partita di poker, nel corso della quale qualcuno ha 'visto' il bluff.
Qualcuno - finalmente! - ha detto: "Vi vedo dietro le maschere e le vostre facce non sono affatto rassicuranti".
- Ed è un po' triste che a dirlo non sia stato (ancora) un Magistrato.
- Né - figurarsi! - un giornalista sardo. [D'altro canto perché i giornalisti sardi dovrebbero essere differenti dai giornalisti italiani, che prima di intingere la panna attendono un preciso ordine di scuderia? (come si è visto per il "caso" vaccino antinfluenzale, usato per affondare la Novartis - che certamente farà causa, alla fine)].
- No: è stato un intellettuale, un 'addetto ai lavori': l'archeologo R. D'Oriano. E' l'unica eccezione nel panorama di 'intellettuali' sardi, praticamente tutti latitanti, adesso. Che s'offendono se li tiri in causa. Che dicono di fare già la loro parte, quotidianamente, poveri cari. Che non entrano certo nella mischia a comando, tirati per la giacchetta dal primo che viene: e che sono, macchine a gettoni?
Tutti, poi, 'tengono famiglia': sono atteggiamenti già visti, già sperimentati, fin dai tempi di Pallottino e Lilliu, quando occuparono il posto lasciato vacante da un ottimo professore ebreo scacciato dall'Italia (Teodoro 'Doro' Levi). Ma erano tempi brutti, quelli! Lasciamo senza lavoro anche le guide turistiche serie e facciamo invece lavorare quelle delle navi shardana e della 'luce del toro'.

Dall'altra 'parte' si tira in ballo la reazione più retriva e corporativista, come quella raccolta di firme che si vide ai tempi di un libro visionario su Atlantide e Sardegna (per il quale bastava una risata). Solo un cretino recidivo ricadrebbe in quell'errore/orrore. Ma anche loro cadono nell'errore grave di credere che si tratti di una disputa culturale.
Non è così.

E allora basta!
Sia pure Atlantide, la Sardegna. Sia pure fatta di formaggio, la luna. Si faccia pure, questa farsa, se davvero ci si tiene tanto a recitarla! Si lasci infiltrare la politica nella cultura, se proprio ci si diverte così, o non si riesce a tenervela fuori.

Ma non si chiedano soldi pubblici: lo spettacolo, davvero, non li vale...

E i soldi pubblici vadano ad opere di pubblica necessità.
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Nota: Ad evitare incomprensioni. Stilo le successioni alla Soprintendenza ed all'Università che mi sono state fornite da Alfonso Stiglitz. Da cui si evince  che formalmente né Lilliu né Pallottino sostiutirono Levi.
 Ecco il contributo:
Soprintendenza:
1938 (Raffaello Delogu); 1939 (Paolino Mingazzini); 1940 (Salvatore Puglisi); 1941-42 (Pallottino);
1943-1949 (Raffaello Delogu)
Università:
1939 (Mingazzini); 1941-1942 (Pallottino); 1943 (Lilliu, supplente)
Lilliu si laurea nel 1938, con una tesi sulle stele puniche di Sulci (molto in sintonia con le leggi razziali) e si specializza nel 1942; in Soprintendenza entrerà solo nel 1944 come ispettore. Non fu mai Soprintendente. Quindi , il sostituto di Levi fu Paolino Mingazzini (né Pallottino, né Lilliu).

(Ma è innegabile che Levi fu allontanato per le leggi  razziali antiebraiche e che Pallottino e Lilliu fossero molto solleciti verso le iniziative dall'alto ed anche per questi motivi furono cortesemente favoriti).
Infatti:
"È l’Università di Cagliari infatti che chiama nel novembre il giovane professore a ricoprire il ruolo drammaticamente rimasto vacante a causa della sospensione dall’insegnamento del professore straordinario Doro Levi, vittima della terribile falcidia operata dalle leggi razziali (R.D.L. 5 settembre 1938, n. 1390, art. 3: “A datare dal 16 ottobre 1938-XVI tutti gli insegnanti di razza ebraica che appartengano ai ruoli per le scuole di cui al precedente art. 1, saranno sospesi dal servizio”).
È in questa temperie che nel 1941 il Ministero dell’Educazione Nazionale, Direzione di Antichità e Belle Arti, incarica Pallottino [di provata 'fede': basti leggere le sue contorsioni acrobatiche per fare rientrare le origini degli Etruschi nei binari della filosofia autarchica fascista] di sostituire Doro Levi, dopo una serie di brevi reggenze, anche alla guida della Soprintendenza alle Antichità della Sardegna, compito al quale P. attenderà fno agli ultimi mesi del 1942; il 23 novembre di quell’anno lo stesso Ministero richiama a Roma lo studioso, in seguito all’assegnazione di un progetto di ricerca della durata di un biennio, connesso alla redazione del
Corpus Inscriptionum Etruscarum ,consentendogli così di assistere la moglie Maria,“affetta da una gravissima malattia agli occhi”,come rivela lo stesso P. in una missiva rivolta al Rettore dell’Ateneo cagliaritano". 

Vorrei solo aggiungere che per 'posto' non mi riferivo alle specifiche competenze accademiche, al titolo, al ruolo, alla sede e ai doveri d'insegnamento. Mi riferivo all'occupazione di uno 'spazio' lasciato vuoto. 

Faccio notare che Levi si lamentò di essere stato abbandonato (perché tutti i suoi colleghi 'tenevano famiglia', appunto!) e che - nelle parole dello stesso Lilliu - destò anche nell'interessato grande meraviglia che un semplice ispettore della Sopraintendenza, così giovane ed inesperto, fosse cooptato per ricoprire una cattedra 'lasciata vacante' in Sardegna ed iniziare a dare lezioni di Paletnologia. 








lunedì 3 febbraio 2014

Elezioni Regionali Sarde

Pubblico questa nota giornalistica con un misto di sentimenti: c'è la tristezza di fondo di vedere che gli isolani sono troppo pochi per essere influenti, abbastanza pazzi da seguire le tendenze più curiose e mai morti sogni identitari, non sono assolutamente mai uniti. Proprio come nella deteriore definizione del tempo del dominio spagnolo.
Di buono, un'unica nota: non esiste M5S: i sardi saranno pocos, locos y mal unidos, ma non sono mica stupidi.


Regionali Sardegna 2014: 

i candidati alla presidenza e le liste

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Domenica 16 febbraio 2014 si terranno le elezioni regionali in Sardegna. Sono sei i candidati alla presidenza.


Saranno ben sei i candidati alla presidenza nelle prossime elezioni regionali di Sardegna 2014. Le elezioni in Sardegna si terranno domenica 16 febbraio e coinvolgeranno una platea di quasi un milione e mezzo di elettori.

Il profilo dei sei candidati alla Regione Sardegna

Dopo un lungo tira e molla fatto di ricorsi al Tar e al Consiglio di Stato, sono rimasti in sei per la candidatura alla presidenza della Regione Sardegna. Grande assente di questa tornata elettorale il Movimento 5 Stelle. Visto l'elevato numero di candidati per la poltrona di governatore si può pensare sin da ora che la vittoria potrebbe arrivare anche con una percentuale di poco superiore al 33-34%.
1) L'attuale governatore della Regione Sardegna Ugo Cappellacci è il candidato dell'area di centrodestra. Cappellacci è sostenuto da Forza Italia, Psd'Az, Udc, Uds-Sardi Uniti, Fratelli d'Italia e Zona Franca.
2) Il candidato alle Regionali di Sardegna 2014 per l'area di centrosinistra è Francesco Pigliaru. Economista 60 enne, Pigliaru sostituisce la vincitrice delle primarie Francesca Barracciu che si è ritirata dalla corsa elettorale dopo essere stata iscritta nel registro degli indagati nell'inchiesta sui fondi del consiglio regionale. Pigliaru sarà supportato nella sua corsa a governatore della Sardegna da PD, Sel, Idv-Verdi, Centro Democratico, La Base, Irs, Rosso Mori, Upc, Partito Socialista Italiano, Partito dei Sardi e Sinistra Sarda. 
3) La scrittrice Michela Murgia rappresenta la vera mina vagante in queste elezioni regionali. Michela Murgia è molto determinata ed è molto esposta sui mass media tradizionali e sui social network che rappresentano il suo vero punto di forza in questa campagna elettorale per le elezioni in Sardegna. Le liste che supportano la candidatura di Michela Murgia sono Progres, Gentes e Comunidades.
4) Le liste Unidos, Mauro Pili Presidente, Fortza Paris-Azione Popolare Sarda e Soberania supportano il candidato Mauro Pili, deputato eletto nelle file del Pdl ma oggi leader del movimento Unidos. Pili è già stato presidente della Regione Sardegna e sindaco del comune di Iglesias.
5) Il professor Gigi Sanna è il candidato della lista Movimento Zona Franca. La lista, che si distingue da quella dal nome molto simile che appoggia Cappellacci, ha scelto nel 74enne docente di epigrafia antica il suo candidato e fa della rottura con i partiti tradizionali il suo punto di forza.
6) In corsa per le Elezioni Regionali di Sardegna 2014 c'è anche Fronte Indipendentista Unidu che candida a presidente Pier Franco Devias. Il candidato del Fronte Indipendentista Unidu ha 39 anni e vanta bene 25 anni di militanza sul fronte dell'indipendentismo sardo.

mercoledì 24 ottobre 2012

Corrotti nella Savana

In questo Bel Paese tutto diventa credibile: l’inefficienza è così totale (talvolta volutamente), che il nostro tasso di stallo nella crescita eguaglia quello  di molte nazioni africane. L’inefficienza è così grande che diventa persino credibile quello che la Repubblica ha perfidamente adombrato qualche tempo fa: ai tempi del cosiddetto “Scandalo Lockheed” (uno dei tanti, questo risalente agli anni ’70, in cui furono implicati in qualche modo Gui e Tanassi, ma anche Colombo, Rumor e Leone, mentre per altri furono solo ventilati sospetti. Di fatto due ‘mazzette’ su tre furono identificate: quindi non tutti i corrotti, anche se esisteva certamente un Corruttore, che era la Lockheed, nel suo tentativo riuscito di piazzare i suoi aerei C-130. Alla fine persino il Presidente Leone dovette dimettersi, vista l’entità dello scandalo),  sembra credibile che persino il nome in codice del maggiore indiziato (‘Antelope Cobbler’, mai scoperto con certezza) sarebbe stato trascritto in modo errato dagli Italiani.  Antelope Cobbler si dovrebbe pronunciare “àntilop cabbler” ed è sempre stato tradotto come  ”antilope ciabattina” (che è discretamente differente dal più corretto “antilope fabbricante di scarpe” ed in ogni caso non possiede alcun senso). La Repubblica, in un articolo del 18 Luglio 2012, ha insinuato che invece della trascrizione usata comunemente in Italia “Cobbler”, il termine originario dei Servizi Segreti (italiani?) fosse in realtà “Gobbler” (nelle conversazioni riservate dei servizi  segreti americani?). Ora, gobble significa due cose: 1) colui che fa il verso del tacchino ( che la lingua Inglese rende con: “gobble-gobble”, per cui il gobbler è un tacchino, oppure un essere umano nell’atto d’imitare un tacchino); 2) qualcuno che ingoia voracemente (dal verbo ‘to gobble’, ingoiare famelicamente, rapidamente, a grossi bocconi). Maliziosamente – insieme al giornalista della Repubblica –  ci si potrebbe  a questo punto domandare quale sia l’animale che più frequentemente aggredisce le antilopi nel loro habitat naturale: e non si tratta di una lista molto lunga, che non comprende certo il Colombo …
Ma a parte gli aneddoti più o meno credibili circa l’inefficienza: egualmente, il livello della corruzione è pari a quella del Ghana. Talvolta, (meraviglioso!) le grandi imprese sociali sono compiute proprio a mezzo della corruzione, attraverso  vie – quindi – non propriamente legali.  Se per il Ghana possiamo anche chiudere un occhio (la Cultura vi è giunta un po’ tardi e i poveri miserabili devono ancora crescere), altrettanto non si può fare per il nostro Paese, che è stata fonte di Cultura e riconosciuta Culla del Diritto (anche se adesso sembra un po’ più simile ad una Cloaca che ad una Culla). Queste notizie sono - purtroppo -  di dominio pubblico internazionale e certamente non invogliano gli investitori stranieri.
I nostri Amministratori sono profumatamente pagati con emolumenti scandalosamente alti (più alti perfino di quelli dei paesi ricchi, cosa che il nostro paese certamente non è), proprio perché essi non siano costretti ad un basso tenore di vita che li renda vulnerabili alla corruzione. Eppure i nostri amministratori – a tutti i livelli – sono sempre stati tradizionalmente di salute estremamente cagionevole e per nulla resistenti alle lusinghe delle prebende, di qualsiasi tipo esse fossero e da qualunque mano esse fossero profferte.
Entrare nell’amministrazione Pubblica – quindi – oltre al ‘lavoro sicuro’, che è sempre stato l’obiettivo del bancario più quadrato, offre anche qualche cosa di più: la certezza della ricchezza oscena, da satrapo orientale, oltre che il piacere esclusivo – per alcuni superiore persino al sesso – del potere sugli altri e del comando.
Il bel Paese di conseguenza è diventato il Paese della pletora dei governanti: i numeri degli Amministratori sono sempre troppo alti relativamente al fabbisogno (prima si lottizzava, secondo le ‘quote’ dell’elettorato: quattro  bianchi, due verdi, tre rossi, uno misto e finalmente uno bravo che sappia fare e faccia il lavoro). Il risultato è lo stesso di un esercito in cui ci sono più generali che soldati: tutte le guerre si perdono.
In più, il livello di litigiosità (civile e penale) è salito al di sopra d’ogni livello accettabile, rendendo impossibile la vita a molti professionisti e costringendoli a 'misure precauzionali' che fanno salire enormemente le spese di ogni procedimento.
Perché?
Perché l’elettorato Italiano (spesso denominato 'la gente', o 'il popolo bue') è ancora stolidamente convinto che si debbano cambiare gli uomini, per avere risultati differenti da quelli ottenuti finora, per combattere sprechi, inefficienza, corruzione ed altre (numerose) ingiustizie sociali. Non gli è bastata l’esperienza plurigenerazionale di moltissimi anni di governi balneari, di ribaltoni, di avvicendamenti, di promesse mancate, di evidenti tradimenti (oltre a tutte le summenzionate e sottintese malversazioni e corruzioni) etc etc..
Fino dai tempi del Fronte dell’ Uomo Qualunque (Guglielmo Giannini) l’antipartitismo (che oggi chiamiamo “antipolitica”, semplicemente perché nessuno sa più parlare l’italiano) si è dato da fare presentandoci veri demagoghi come altrettanti Uomini Nuovi. E il procedimento seguito è sempre stato il medesimo: prima viene il Movimento, poi, apparentemente malvolentieri, il Partito.
E’ stato così, con i Radicali di Pannella, poi con la Lega di Bossi. Oggi con il Movimento 5 stelle di Grillo.
Senza tenere conto del fatto che Giannini era – con ogni probabilità – infinitamente più colto e preparato di tutti e tre.  Eppure, è fallito anche lui, miseramente, fino a ridurre l’espressione “qualunquista” ad un’offesa.Ci sono stati anche molti altri fenomeni – tutti italianissimi – di atteggiamenti populisti a modo loro, come l’ “Achillelaurismo” partenopeo (con lo scambio voto/spaghetti) e su tutti ha svettato la pretesa superiorità morale della sinistra antipolitica (Berlinguer e la sua “questione morale”).
Mani Pulite è stato uno dei massimi momenti di eccitazione del Popolo Sovrano antipartitocratico, che ha contribuito a decretare il successo della Lega , creduta senza macchia e senza paura e poi dimostratasi macchiatissima (per sé) e paurosissima (per noi).
Tutto questo non ci ha insegnato niente. Che cosa dovremmo apprendere?
Che non dobbiamo sostituire gli UOMINI. Dobbiamo – invece – modificare i METODI, in modo che anche un ladro pigro ed incapace (ammesso che non ce lo leviamo automaticamente di torno prima, CON NUOVE LEGGI APPOSITE), al governo debba comportarsi in modo onesto, efficace e circondarsi di commissioni capaci di agire responsabilmente e rapidamente (a nostro vantaggio).
Il politico al governo è un nostro dipendente: se non ci soddisfa e se è solo un pelandandrone assenteista, deve essere AUTOMATICAMENTE licenziato senza pensione. Nessuno penserebbe mai di farsi raccomandare dalla propria donna di servizio. E se non vuole lavare il lampadario di cristallo (troppa responsabilità, una questione morale: lasciamo la decisione al Referendum!) lo facciamo lavare a SUE SPESE da qualcun altro: scommettiamo che i Referendum scomparirebbero?
Insomma, viva il pensiero antipartitico, ma quello valido ed efficace: dobbiamo fare passare un METODO DI GOVERNO così tanto a prova di fannullone e ladro, che persino il re dei ladri fannulloni, eletto dal popolo bue, non possa allungare le mani sulla marmellata, né esimersi dal lavorare...

Ci riusciremo mai?