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martedì 17 febbraio 2015

CSR4

In un articolo libellistico (al quale - lo confesso - sono abbonato: è "L'UNTORE") mi è comparsa un'accusa piuttosto grave (almeno, mi sembra sia così...) ad un certo CSR4, che (anche qui confesso la mia enorme ignoranza) non sapevo neppure che cosa fosse... E così, sono andato a guardare. In conclusione, mi sembra che il libello abbia una posizione molto logica:  se sostiene fesserie sia  subito perseguito, cancellato e zittito con smentite da parte delle Autorità. 
Se invece (possibile?) sostiene la verità, che si fermi immediatamente questa corruttela e questo spreco di denaro pubblico e se ne identitifichino tutti i responsabili... 

Non credo esista una terza possibilità.

http://www.crs4.it/



Amministrazione Trasparente

 (dal sito ufficiale del CSR4, cliccando : "about us"...


Il decreto legislativo 14 marzo 2013, n. 33 riordina la disciplina sugli obblighi per le pubbliche amministrazioni di pubblicità, trasparenza e diffusione di informazioni e detta le regole di presentazione dei dati sui siti istituzionali.
In questa sezione il CRS4 pubblica i documenti, le informazioni e i dati relativi alla propria organizzazione e attività, in ottemperanza al decreto legislativo 14 marzo 2013 n. 33.
La trasparenza è intesa come accessibilità totale delle informazioni concernenti l'organizzazione e l'attività delle pubbliche amministrazioni, allo scopo di favorire forme diffuse di controllo sul perseguimento delle funzioni istituzionali e sull'utilizzo delle risorse pubbliche.
La trasparenza, nel rispetto delle disposizioni sul segreto di Stato, d'ufficio, e statistico e di protezione dei dati personali, concorre ad attuare il principio democratico e i principi costituzionali di eguaglianza, di imparzialità, buon andamento, responsabilità, efficacia ed efficienza nell'utilizzo di risorse pubbliche, integrità e lealtà nel servizio alla nazione. Essa è condizione di garanzia delle libertà individuali e collettive, nonché dei diritti civili, politici e sociali, integra il diritto ad una buona amministrazione e concorre alla realizzazione di una amministrazione aperta, al servizio del cittadino.
Le informazioni pubblicate sono in continuo aggiornamento secondo le disposizioni del D.lgs. n. 33 del 14 marzo 2013, relativo al “Riordino della disciplina riguardante gli obblighi di pubblicità, trasparenza e diffusione delle informazioni da parte delle pubbliche amministrazioni".
Ultimo aggiornamento: 31/01/2014


lunedì 9 febbraio 2015

Recentissima: Ola!

Esiste un nuraghe, nell'agro di Oniferi, che da tempo immemore ha un ciuffo sbarazzino di grossi arbusti vari sulla cima, già decapitata. Tutti gli archeologi sanno bene e predicano sempre che le radici delle piante (specialmente bagolari ed ulivi) sono deleterie per TUTTI questi monumenti: si infiltrano profondamente tra le pietre, le spostano, vi raccolgono e fanno infiltrare più acqua e prima o poi, crescendo, ne determinano ineluttabilmente sempre il crollo.

La rimozione degli arbusti non ha un costo elevato: di solito si trova facilmente chi - essendone capacissmo ed avendo bisogno di soldi - è disposto ad un accurato lavoro di pulizia per per 50, magari 100 euro...


Ed ecco i fatti...




1) Il Nuraghe Ola (Oniferi) subisce un crollo parziale, alcuni giorni fa... Perfettamente in linea con l'esiziale domanda espressa in endecasillabi 'danteschi': "Perché quando piove l'Italia frana?"


2) Un Blog scandalistico (l'Untore) accusa il Comune di avere precedentemente fatto una donazione di 500 Euro alla Fondazione Nurnet, per la 'Valorizzazione' di detto nuraghe (acclude gli atti ufficiali, vedi sotto, come prova, che sembrerebbe autentica e non contraffatta)




4) Il blog di Nurnet chiude "per protesta", invocando l'intervento di persone oneste contro accuse infamanti.


4) Il comune di Oniferi - nelle parole del Vice- Sindaco gent. sig.ra Daniela Daga - nega ogni responsabilità, col dire che spetta alla Soprintendenza la salvaguardia del Nuraghe e che già altre volte aveva denunciato il grave stato d'abbandono del nuraghe stesso e chiesto finanziamenti (che non sono arrivati). Pertanto sarebbe infamante dire che "il nuraghe l'ha fatto crollare il Comune di Oniferi" (cosa che - peraltro - mai nessuno ha sostenuto).

Ecco il video di Videolina

in cui il giornalista - Graziano Canu - appare pienamente confortato dalle espressioni "messa in sicurezza" e "attendiamo i finanziamenti" ... e non pone domande sull'apparente apatia immobile, né su possibili sprechi (tanto documentati quanto dannosissimi) da parte dell'Amministrazione. Non si pone il dubbio che l'anonimo Untore possa avere ragione. Non si producono prove contrarie alla sua tesi.

Commento.

Ora: è vero che 500 euro sono una cifra ridicolmente bassa, per 'mettere in sicurezza' un nuraghe pericolante, cosa che richiederebbe parecchie migliaia di euro (che, è vero, non ci sono).
Ma è anche vero - come si è detto all'inizio - che il Comune non ha fatto neppure quel poco che i 500 Euro permettevano, a favore del nuraghe Ola.
Ah, no! Una cosa l'ha fatta: ha atteso il finanziamento.

Ma si domanda:
-  Perché dare 500 Euro a Nurnet, se i soldi scarseggiano tanto? (Sarà vero che li ha dati?)

-  Che cosa ne ha fatto Nurnet? Che cosa ha 'valorizzato'? Che interventi ha messo in atto (a parte chiudere per protesta il proprio blog, invocando l'intervento di 'persone oneste')? 65 persone appartenenti a Nurnet dichiarano di avere prontamente sporto denuncia contro l'Untore, per diffamazione: ma non ci dicono altrettanto prontamente a quale buon fine essi destinano i soldi che ricevono...

- Perché il Comune di Oniferi sente il bisogno di cambiare le carte in tavola e A) riferire di accuse inesistenti e poi B) dare la colpa alla Soprintendenza (la prima salvaguardia delle emergenze archeologiche è responsabilità dei comuni)? Viene il dubbio che le accuse mosse dall'Untore non siano inventate.

- Perché anche i giornalisti di Videolina NON fanno parola dei 500 Euro che sono stati del tutto inutilmente sottratti alla cosa pubblica di un paesino già povero e letteralmente stornati altrove a privati? Perché non fanno parola del basso costo che un minimo di facile manutenzione di base avrebbe comportato? Si sono posti le canoniche domande di rito che ogni buon giornalista deve porsi prima di ogni intervista (chi? come? dove? quando? perché?)?

I risultati:

A Oniferi c'è adesso un nuraghe non più visitabile per un crollo che - con un minimo di attenzione responsabile nel corso del tempo poteva essere evitato.

C'è un contadino (o due) che non ha potuto rendersi utile alla società tagliando alcuni arbusti e nel contempo portando alla famiglia un po' di soldi.

C'è una comunità più povera (e - sembra - non informata) che resta inerte e non reagisce più ai soprusi né alle prese in giro.

C'è un gran daffare per nascondere l'immondizia puzzolente sotto un tappeto di colpevole trascuratezza.

C'è un rigoglioso cespuglio di piante dannose, ma innocenti di per sé, seminato da uccelli irrispettosi e inconsapevoli, sulla cima svettata di un povero resto archeologico di nuraghe in rovina...

martedì 3 giugno 2014

Madau, su feisbuc


Note da facebook,

di Marcello Madau

Non è per una necessità polemica che ritorno su certe strane posizioni archeologiche promosse da supposte reti. E’ che la maniera di leggere e intendere il nostro patrimonio archeologico, il discorso dell’identità, le politiche della valorizzazione sono punti di discussione reale, che possono e devono essere serenamente serrati.
onvinto che non si debba avere alcun relativismo sulle scempiaggini, e che la loro suggestione non debba costituire strumento furbetto di attrazione turistica.
Va costruito un ciclo completo, integrato, coerente e virtuoso fra correttezza scientifica, tutela e promozione.

Chiaramente i linguaggi sono diversi, non si dovrà promuovere un nuraghe con gli stessi linguaggi di un saggio da rivista scientifica o con autismo catalografico. Poi la gente si allontana, e giustamente, perchè non capisce e ha diritto di capire: senza comprensione il patrimonio archeologico non è nè pubblico nè comune.
Il campo della comunicazione ha codici diversi, il visitatore va attratto, e gli strumenti – accanto a una corretta informazione scientifica – sono di contesto: cibo buono, gentilezza, brave guide turistiche, piacevole sosta, servizi pubblici efficienti, lenzuola fresche e pulite in albergo o nel bed & breakfast.

Ma il 'prodotto culturale' deve essere vero, diversamente – e non solo per una questione di identità culturale da trattare e costruire con rispetto e serietà – prima o poi si pagano costi carissimi. Il visitatore ingannato con stranezze lo verrà a sapere.

Siamo ben oltre l'immaginario, talora discutibile, di racconti e fumetti. Se gira la voce che ‘freghiamo i turisti’, come per anni purtroppo è stato fatto, ci bruciamo anche economicamente il patrimonio. Oppure, se qualcuno vorrà ...emozioni forti, preferirà andare al Loch Ness da Nessie.
La correttezza scientifica, l’orgoglio di un’identità costruita in modo ragionevole, su basi verificabili/falsificabili e riferimenti certi, non devono essere separati dal processo della valorizzazione turistica.  
La Sardegna ha già impareggiabili  e vere risorse attrattive senza necessità di stranezze, scempiaggini o addirittura falsi. Costruire identità e processi economici su basi solide crea identità ed economie ambientali solide.
Vi sottopongo allora, alla luce di queste premesse, le seguenti considerazioni prese oggi dalla rete Nurnet.


“Attorno al 21 giugno, solstizio d'estate, il sole penetra i suoi raggi all'interno della Tholos del nuraghe Ola, nel territorio di Oniferi.
Vi sono persone che ritengono l'esporsi ai raggi solari, in quel momento e in quel luogo, un'azione benefica.
Noi consideriamo questo fatto particolarmente interessante sotto gli aspetti antropologici, del marketing e della comunicazione turistica.
Ma anche il fatto che vi sia un gruppo di persone che ivi si riunisce e amorevolmente sta insieme ha dei risvolti che consideriamo importanti almeno quanto quelli economici.
Pace e Sardegna, quindi.
a.g. “.

Esattamente i processi criticati prima! Ed è curioso l’amore (selettivo) di Nurnet verso i nuraghi, la stessa della originaria matrice Nur-at; un amore che sa di marketing da hard discount (oltre quindi i supermercati berlusconiani) e relativa promozione. Che teorizza la logica del pacco e della patacca.

Aggiungo un’ultima considerazione: sono sempre stato contrario, seguendo le norme e il senso della Carta del Restauro, alle anastilosi. Ma questa volta farei un’eccezione, e mi piacerebbe davvero ricostruire le sommità dei nuraghi (e dei pozzi sacri) ‘come erano’, sormontate da murature e terrazzi a mensole: così il sole non passerebbe più dai fori sommitali odierni e il giochino sarebbe finito. 

Si potranno restituire i turisti al sole non solo solstiziale della Sardegna (non è meglio allungare la stagione?), ed evitare affollamento di malati per guai e reumatismi vari fra nuraghi, pozzi e tombe di giganti. Tra l’altro, visto i costi crescenti della supposta sanità pubblica, l’afflusso di sofferenti potrebbe causare danni gravi ai nostri monumenti nuragici.


Caro Marcello: 
mi perdonerai, spero, il commento scherzoso e goliardico, 
Non capirò mai (io, non sardo) la preferenza che gli scrittori sardi accordano immancabilmente all'aggettivo 'supposto', piuttosto che usare 'presunto', o 'ipotetico'. 
Ma in questo caso (trattandosi di NurNet e Nur-At), concordo anche io e credo che non ci sia vocabolo più adatto di una supposta, meglio se farmacologicamente potente.
Per il resto: sono totalmente daccordo con te; e aggiungo il motto del mio WebLog:

Amare (la Sardegna, in questo caso) significa essere 

pienamente consapevole di tutti i pregi e i difetti 

dell'oggetto del proprio amore e conseguentemente 

rappresentarlo esattamente com'è.