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domenica 27 luglio 2014

Propulsore in Sardegna











Il propulsore ("spear thrower" o "propeller" in Inglese) è un antico strumento ausiliario per un'arma da lancio.

Con tecniche di Archeologia sperimentale si è visto che in genere, esso permette di scagliare a grande distanza, anche più di 90-100 metri, una 'zagaglia' (antenata della lancia: un'asta di legno con punte in pietra, osso, corno). 

Fu una invenzione, dell'Homo Sapiens sapiens, si pensa sia avvenuta nel Paleolitico, circa 30.000 anni fa, stando ai reperti archeologici.

 [I reperti più antichi risalgono al solutreano superiore (18000-16000 anni fa) anche se il maggior numero di testimonianze sono state rinvenute negli strati del maddaleniano IV (11400-10800 anni fa)].

Consiste in uno strumento in legno o corno, mai più lungo di un metro, con una specie di gancio all'estremità su cui viene inserita la parte posteriore (spesso cava) della zagaglia: praticamente non molto dissimile da un robusto cucchiaio.  Impugnandolo, esso permette di 'allungare' il braccio umano. 
In questo modo si modifica la leva (una leva più lunga permette un lancio più lontano) ed in più si utilizzano anche i muscoli del polso, imprimendo pertanto alla zagaglia una spinta superiore anche più di 4 volte a quella del lancio senza il propulsore.

Talvolta i reperti archeologici lasciano dubbi (per via della deperibilità nel tempo dei materiali) ma si è abbastanza certi del fatto che - curiosamente - l'unico continente dove il propulsore non fu usato è l'Africa. 

Gli studiosi ipotizzano che forse gli scenari di caccia, in quel continente, fossero diversi e che l'uomo non avesse bisogno di un'arma così potente

Ancora durante il periodo tardo della colonizzazione dell'America Centrale, il propulsore era usata dai popoli locali come unica arma in grado di forare le corazze degli spagnoli.

Lo strumento ha avuto molti nomi, in luoghi ed epoche differenti: in Australia 'Woomera', in Nord America 'Atlatl' e così via... In Latino uno strumento concettualmente molto simile era il cosiddetto 'Amentum' in Greco detto 'Ankule': si trattava di una banda di cuoio che forniva prestazioni analoghe.

Sardegna.

Mi sono sempre chiesto se gli uomini del Paleolitico che giunsero in Sardegna portarono con sé questo strumento. Non mi risulta che ne siano stati trovati sull'isola. 
Ma credo più alle condizioni di caccia ed alle qualità dell'ambiente isolano che non lo rendevano necessarie, che non alla deperibilità del materiale nel clima sardo.

domenica 18 maggio 2014

Patrimonio di Chi?


L'Uomo del Paleolitico, ad un certo punto, ha cominciato ad incidere segni su supporti permanenti. 
Si tratta certamente di un fenomeno affascinante.
Studiarlo è il difficile compito di alcuni soggetti, che si sono preparati per anni ad assolverlo e ne hanno ottenuto il titolo.

Ma sarebbe arroganza pretendere di discernere se siano semplice decorazione, oppure simboli, oppure già un tentativo di scrittura.

Autoproclamarsi epigrafisti e decidere che alcuni segni (quasi tutti non connessi tra loro, molti decontestualizzati, alcuni addirittura falsificati, altri totalmente inventati) siano relativi ad un'antica scrittura sarda è la quintessenza della stupidità.
Com'è anche l'interpretazione strumentale della Storia, in chiave identitaria.
L'evoluzione dell'Uomo e di tutte le sue singole capacità, non è un concorso a premi, né una gara per dimostrare chi sia il più bravo: questa può essere solamente la povera visione razzista di pseudo intellettuali che - appunto - certi titoli e certe autorizzazioni non li hanno mai ottenuti. Non vanno ascoltati


Nella grotta di Blombos (vedi cartina) sono stati trovati (1999) alcuni segni incisi su un blocco di ocra, ossa scolpite, materiale per incidere l'ocra, perline di conchiglie marine, strumenti rifiniti di osso e di pietra, una vasta quantità di resti animali (uova di struzzo, conchiglie, uccelli, tartarughe, e mammiferi di varie taglie).
Si tratta di ricerche importantissime circa l'evoluzione comportamentale della nostra specie agli inizi. 
Su di esse si basa il dibattito - sempre in corso - circa l'origine culturale e cognitiva della nostra specie a partire dai primi uomini di zone del Sud Africa nel tardo Pleistocene. 
E' un patrimonio dell'Umanità e non appartiene - realmente - ad alcuno.

Dimensioni e schema dell'incisione su ocra

Visione generale della grotta di Blombos

 Perle ottenute da gusci di Nassarius kraussianus e (sotto) ricostruzione di una collana.  


Stratigrafia relativa alla grotta, relativa all'età della Pietra, realizzata nel 2013.

Bifacciali, provenienti dalla grotta di Blombos.




Artefatti risalenti a circa 75 - 80.000 anni fa, provenienti dalla grotta Sudafricana di Blombos ed includenti un pezzo di ocra che presenta un motivo ad incisioni diagonali incrociate: forse il più antico esempio conosciuto di simboli impressi dall'Uomo. 

75–80,000-year-old artefacts from Blombos Cave, South Africa, including a piece of ochre engraved with diagonal cross-hatch patterns, perhaps the oldest known example of symbols.




La Scienza è patrimonio di tutti: tutti noi dobbiamo difenderla 

da ogni strumentalizzazione che si tenti di farne..

martedì 18 marzo 2014

Paleo dieta e Clima



PALEO DIET DIDN'T CHANGE: THE CLIMATE DID.

Why were Neanderthals replaced by anatomically modern humans around 40,000 years ago? 
One popular hypothesis states that a broader dietary spectrum of modern humans gave them a competitive advantage on Neanderthals. 
Geochemical analyses of fossil bones seemed to confirm this dietary difference. Indeed, higher amounts of nitrogen heavy isotopes were found in the bones of modern humans compared to those of Neanderthals, suggesting at first that modern humans included fish in their diet while Neanderthals were focused on the meat of terrestrial large game, such as mammoth and bison. 


Fragment of jaw of a wolf from Le Moustier that was analyzed during the investigation [Credit: Hervé Bocherens/University of Tübingen] 


However, these studies did not look at possible isotopic variation of nitrogen isotopes in the food resource themselves. In fact, environmental factors such as aridity can increase the heavy nitrogen isotope amount in plants, leading to higher nitrogen isotopic values in herbivores and their predators even without a change of subsistence strategy.
 A recent study published in Journal of Human Evolution by researchers from the University of Tübingen (Germany) and the Musée national de Préhistoire in Les Eyzies-de-Tayac (France) revealed that the nitrogen isotopic content of animal bones, both herbivores, such as reindeer, red deer, horse and bison, and carnivores such as wolves, changed dramatically at the time of first occurrence of modern humans in southwestern France. 
The changes are very similar to those seen in human fossils during the same period, showing that there was not necessarily a change in diet between Neanderthals and modern humans, but rather a change in environment that was responsible for a different isotopic signature of the same food resources. 

Graph showing the isotopic shift of herbivores, wolves and humans at the transition between Neanderthals and anatomically modern humans [Credit: Hervé Bocherens/University of Tübingen] 


Moreover, this isotopic event coinciding in timing with the replacement of Neanderthals by modern humans may indicate that environmental changes, such as an increase of aridity, could have helped modern humans to overcome the Neanderthals
These new results, together with recently published research showing that Neanderthals had more skills and exploited more diverse food resources than previously thought, makes the biological differences between these two types of prehistoric humans always smaller. 
In this context, the exact circumstances of the extinction of Neanderthals by modern humans remain unclear and they are probably more complex than just a behavioral superiority of one type of humans compared to the other. 



Source: Universitaet Tübingen [March 17, 2014]

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