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lunedì 26 gennaio 2015

Le Sarde Opere Pie


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Malebolge. Nella Divina Commedia, Malebolge è il nome dato all' ottavo cerchio dell’ Inferno nel quale sono puniti i fraudolenti.

Si tratta dell'unico cerchio ad avere un nome proprio (escludendo il nono, che coincide con il lago ghiacciato Cocito).
Il nome Malebolge deriva dalla forma di tale cerchio, suddiviso in dieci bolge ovvero fossati concentrici, cerchiati da mura e scavalcati da ponti di roccia, simili alle fortificazioni esterne di un Castello. Dentro i fossati sono puniti i dannati, suddivisi in base alla loro colpa. 
Ecco la descrizione che il poeta ne dà, allorché vi giunge:

«Luogo è in inferno detto Malebolge,
tutto di pietra di color ferrigno,
come la cerchia che dintorno il volge.
Nel dritto mezzo del campo maligno
 vaneggia un pozzo assai largo e profondo,
 di cui suo loco dicerò l'ordigno.
Quel cinghio che rimane adunque è tondo 
tra 'l pozzo e 'l piè de l'alta ripa dura,
e ha distinto in dieci valli il fondo.
Quale, dove per guardia de le mura 
più e più fossi cingon li castelli, 
la parte dove son rende figura,
tale imagine quivi facean quelli; 
e come a tai fortezze da' lor sogli
a la ripa di fuor son ponticelli,
così da imo de la roccia scogli
 movien che ricidien li argini e ' fossi 
infino al pozzo che i tronca e raccogli.»

Ma non si può fare di tutte l’erbe un fascio” – qualche benpensante dirà.
Ebbene, sì, d'accordo: idee, fatti e persone vanno valutate bene e da vicino...

E poi: perché citare Dante?

Ma perché l’intuizione di Dante resta ammirevole ed attuale: non v’è alcun dubbio che la sua definizione dell’Italia (nel canto sesto del Purgatorio) sia tuttora – a distanza di otto secoli, purtroppo – la migliore mai data. 
 - La popolazione italiana è infatti ancor oggi in molti modi schiava e vive in un Paese che alberga moltissimo dolore e per il quale la similitudine con un vascello privo di guida e preda di una grande tempesta è estremamente calzante. Che poi l’Italia abbia la nobile pretesa di prendere il tè nei salotti buoni d’Europa, ma sia in realtà più adatta ad un bordello, questa è la sferzante critica del sommo poeta e politico, che dovrebbe offenderci e scatenare una reazione positiva…

Molti intellettuali sardi, poi, hanno reagito agli accenni (in genere negativi) che Dante fa, nella Commedia, alla Sardegna ed ai Sardi. A tal riguardo, sono stati scritti vari articoli, saggi e libri (che qui tralascio, per non troppo divagar, più del dovuto).
Nessuno, però, si è mai accorto di come “Malebolge” sia sempre più precisamente e sempre più spesso riferibile all’isola sarda...
La cronaca sarda recente avvalora sempre di più questa tesi...



Reazioni.
A proposito di reazioni: il caso Csoa  (Centro Sociale Occupato Autogestito) Pangea Porto Torres (csoa pangea.blog) rende purtroppo ragione all’antico detto che recita: “La strada per l’Inferno è spesso lastricata di buone intenzioni”. 
Personalmente, non ne conoscevo neppure l'esistenza. Mi sono informato. Da solo, perché nessuno ha avuto la buona volontà di farlo. Si tratta di un gruppo spontaneo, nato per caso e per protesta (uno dei suoi motti è: "Occupare spazi per liberare menti"), animato - appunto - da buone intenzioni. Fanno raccolta di medicinali, ad esempio, e cercano di ideare molte altre buone iniziative, che siano anche altrettante critiche a rispettive manchevolezze da parte delle istituzioni. In genere, quindi: bene! Talvolta, però anche: male!
Recentemente, Pangea ha proposto (in anticipo, su Facebook) ai propri sostenitori di entrare 'fuori orario' e scavalcando i cancelli nell'area archeologica di Monte d'Accoddi, per protestare contro la scarsa fruibilità del sito per un troppo breve orario d'apertura. L'iniziativa era criticabile per due motivi:1) i metodi proposti sono senza dubbio illegali e 2) i motivi stessi (gli orari troppo brevi d'apertura) non sussistevano. Cose che gli sono state fatte notare (http://www.sardiniapost.it/cronaca/archeologia-visita-clandestina-monte-daccoddi-larcheologo-sbagliato-e-pericoloso/).
I responsabili si sono scusati, hanno annullato il salto dei cancelli ed annunciato che avrebbero manifestato egualmente, ma comprato il biglietto (benissimo) e poi si sono scagliati 'testosteronicamente' a testa bassa contro alcuni di critici (tra cui - secondo loro - anche il sottoscritto che non li aveva mai sentiti nominare prima). In particolare, però, si sono scagliati contro l'Untore, (per chi non lo sapesse, si tratta di quel "Pasquino Sardo" che ama particolarmente fustigare tutti i meritevoli di biasimo, facendolo con modi degni di un tenutario di bordello d'angiporto).

 E qui finisce il caso. 
- Probabilmente Pangea - che ovviamente non intendeva ledere alcuno e certamente non ha rubato nulla - sarà molto più accorta in futuro e proseguirà con immutati ardore e senso di giustizia le proprie volonterose iniziative. Non ha la mia simpatia, ma ne farà benissimo a meno e tanti auguri lo stesso...

- L'Untore, anche lui, continuerà la sua opera libellistica, ne sono certo... 

- Malebolge Sardegna, però, prosegue anch'esso: attenzione! E molto più attivamente di quanto non si creda, anche...

Sarde Opere Pie.
Numerose altre iniziative 'benefiche' sono in corso: numerosi altri individui più o meno organizzati, soggetti singoli, organizzazioni, 'raccolgono fondi in vari modi per salvare i monumenti della Sardegna'... 
Non si tratta di una nuova moda culturale: spesso, anzi, l'iniziativa parte proprio da persone che (si sarebbe propensi a credere) 'cultura' non sanno neppure come si scrive. 
E - naturalmente - io non li conosco tutti: come potrei? Conosco solamente quelli che ogni tanto sono segnalati in Facebook o altrove sull'Internet. Non so neppure bene se si tratta di iniziative oneste, oppure no.

Al loro confronto, però, quei numerosi 'autori autodidatti' che instancabilmente scrivono infinite fandonie fantasiosissime sulla Storia, l'Arte, l'Archeologia della Sardegna, sono solamente sublimi poeti astratti e disinteressati delle cose mondane, lontani dal mondo materiale, viventi nel loro empireo sognante. Che cosa vogliono, in fondo?
- Vogliono vendere i loro libri? Pinzellacchere: comperare è un gesto autonomo e libero. Se desidero acquistare un libro scritto su carta crespatina, è affar mio e mio diritto.
- Vogliono acquisire fama per scopi personali? Benissimo: bravi se ci riescono. In questo paese - è ben dimostrato dai fatti - qualsiasi 'Diroffarò' riesce a diventar famoso... Perché non proprio loro?
- Vogliono partecipare alle elezioni locali (non mi azzardo a credere nazionali!)? Facciano pure: il voto è libera espressione di libertà. E per quanto esso sia anche segreto, dico fin d'ora che io - almeno - non voterò per loro... Ma concorrano, perbacco!
Però...
Ma quando iniziano a chiedere soldi, amico mio, credo si debba pretendere di vederci chiaro... Se uno, per esempio, ti chiede soldi per sé, a titolo personale, è un conto. 
Esempio: 
"Dammi qualche cosa, sù!"
"Hai fame?"
"No"
"Hai una casa?"
"Sì"
"E allora a che cosa ti servono questi soldi?"
"Ho tanta voglia di comperarmi una auto nuova!"

Ecco: qui, l'interpellato almeno può scegliere - in omaggio alle libertà individuali - se mandare a quel paese il questuante (ipotesi statisticamente più probabile) oppure se agevolarne la raccolta di fondi per uso squisitamente personale (esercizio ad mentulam del libero arbitrio). 

Ma - tra la folla fitta di onestissimi appassionati altruisti organizzati - esistono furbetti, furbacci e furbacchioni che raccolgono fondi 'per salvare beni pubblici' e poi magari li destinano ad altri. E un appassionato del monumento 'tal dei tali', magari, ci casca in perfetta buona fede (ingiusto dargli del coglione, come fa l'Untore: è un individuo cui viene sottratto il libero arbitrio a sua insaputa. Più brevemente: un truffato), convinto di donare per una buona causa pubblica e culturale e non invece per un'auto privata che presto prenderà a scorrazzare per tutta Malebolge, Sardegna.

Un'organizzazione che raccoglie fondi è Nurnet, una Fondazione che dispone sull'Internet di un sito estremamente accattivante e decorato di immagine fotografiche bellissime. Un'altra organizzazione è quella gestita e promossa da certa Albertina Piras ed altri (per es.: Maurizio Cossu), che credo vendano calendari con  viste sarde. Certamente ne esistono altre... 
Sarebbe certamente il caso che qualcuno si interessasse più da vicino e controllasse che le quote raccolte per un fine dichiarato, alla fine siano realmente indirizzate a quel fine e non altri. Interrogati direttamente al riguardo, i sunnominati dichiarano di 'non dovere rispondere a nessun altri che non abbia versato le quote'. (eppure la stampa e la vendita di calendari dovrebbe essere un'attività autorizzata e conseguentemente tassata). A tutt'oggi - purtroppo - non risulta che sia stata presa un'iniziativa di restauro verso alcun monumento pubblico (non ci sono neppure richieste di autorizzazioni a farlo, né sono stati fatti versamenti o donazioni ad alcun Ente).
Ultimamente, sembra che una Senatrice della Repubblica del M5S, Michela Serra, stia facendo proprio questa attività di raccolta d'informazioni (non diciamo indagine). Non credo che troverà molti libri contabili aggiornati, ma è già un inizio...






Altri - a Malebolge, Sardegna - sono estremamente scoperti, nella piena coscienza di non fare alcunché di male. Come un certo candido tenutario di Blog con poche pretese archeologiche, che - avendo anche una ben avviata rivendita di automobili - nello stesso spazio telematico alterna le notizie archeologiche di cui entra in possesso agli ultime prezzi delle sue auto revisionate (http://pierluigimontalbano.blogspot.it/2015/01/offerte-commerciali-auto-della.html). Come dargli torto? 
Egli è anche un noto ed attivo organizzatore di viaggi turistici conoscitivi in vari siti archeologici sardi, con incluso pranzo presso questo o quel ristorante situato convenientemente nei pressi (E qui ha risolto in modo molto brillante e personale l'adagio secondo cui con l'Archeolgia non si mangia: in realtà si mangia e talvolta anche di gusto). Unicuique suum...

Strabismo.
Ma purtroppo persiste un diffuso strabismo - sull'isola - che non permette sempre di guardare dritto alle cose e di metterne bene a fuoco il nocciolo del problema.
Un esempio:
- Un certo signor Armando Saba, sardo di Allai, è stato finalmente assolto - dopo un processo durato circa 8 anni - dall'accusa di essere un falsario. Siamo tutti contenti per lui. 
(Per chi non conoscesse l'antefatto: esistono alcuni ciottoli di fiume, raccolti dal Lago Omodeo in secca, nella località 'Is Nabrones', con alcune incisioni che sembrano essere lettere della lingua etrusca. Il sig Saba riferisce che le trovò passeggiando e le affidò al locale museo di Allai. I reperti sono stati dichiarati 'falsi recenti' da due esperti: Mario Torelli ed Attilio Mastino).
Il giudice Antonio Enna non ha - alla fine - ritenuto in alcun modo dimostrato che il Saba fosse colpevole del falso: egli avrebbe solamente avuto la disavventura di rinvenire detti falsi e (non sapendoli valutare, ma ritenendoli autentici) di averli voluti affidare al luogo ove riteneva fosse gente più esperta di lui.
Saba è stato assolto e restituito alla serenità del suo piccolo e ridente paese. 


Palle di mare e palle di lago


Il problema - ora - è che tutti quei fantarcheologi che nel corso degli anni hanno 'tifato' per l'autenticità dei reperti di Allai interpretano l'assoluzione del Saba (nel corso di un processo  che s'incentra proprio tutto sulla falsità dei reperti e sul riconoscimento oppure no della colpevolezza dell'imputato come autore del falso) come un'ammissione automatica di autenticità! Ciò può sembrare assolutamente incredibile, ma si legga pure al riguardo il Blog Monteprama (15 minuti dopo l'assunzione di una cpr. di antiemetico).

Quindi: Malebolge, Sardegna?

Sì: Malebolge, Sardegna...






giovedì 23 ottobre 2014

Libertà di parola.


Diritti. 



Tutti rivendichiamo il diritto di potere esprimere la nostra opinione, quando leggiamo – oppure ascoltiamo – una tesi che è una completa min(inesattezza scientifica)ata. 
Deve essere un diritto dirlo liberamente anche all’autore, in modo che 1) abbandoni la tesi errata con beneficio di tutti, oppure 2) fornisca valide prove dell’esattezza della sua tesi (e magari anche della mia posizione errata).
È una sfida – sì – ma solamente una sfida scientifica. Non deve condurre, come invece è successo (risulta ben documentato) ad aggressioni fisiche con denuncia per lesioni, oppure a continui e biliosi riferimenti personali a base di offese più o meno scurrili, soprannomi velenosi, ed in genere epiteti poco creativi (più spesso a base di materiale fecale ed altre sorprendenti sostanze di rifiuto).

Mi rendo conto che le conseguenze del nostro dirgli: “Stai sostenendo una str(inesattezza scientificamente scomunicata)ata” non ce ne renderà certo amico l’autore o gli autori. Ma essere avversari intellettuali non costituisce un problema insormontabile, tra gente civile e matura, in una democrazia.



Percezione e comportamento. 
Una persona civile e matura cercherebbe a questo punto di migliorare i propri enunciati, per convincere (tutti, non solo l’avversario) con la logica. Come farebbe? Intanto potrebbe iniziare documentandosi di più e meglio; apporterebbe un po’ di sana bibliografia al proprio lavoro, recente ed accettata, possibilmente internazionale; eliminerebbe (oppure porrebbe in forma solo ipotetica e possibilistica) quanto di non assolutamente provato esista nella propria produzione intellettuale.

Il problema sopraggiunge quando si diventa avversari con persone non civili e non mature, che non possiedono il concetto di democrazia...

Invece di migliorare le proprie tesi, completandole ed approfondendo le proprie ricerche al riguardo, questo tipo di imb(soggetti)illi prenderà molto personalmente l’intera questione e conseguentemente cercherà di dire ‘peste e corna’ dell’avversario intellettuale, che diventerà (nella sua mente) un avversario per la vita. La situazione, insomma diventerà una di quelle situazioni da film western: “Non c’è abbastanza spazio per tutti e due in città, Johnny: uno deve andarsene. E non sarò io”…



Insomma: nella mente (?) di queste tes(persone irrazionali)chia, offendere la controparte, inventarne atteggiamenti deprecabili, falsare le loro posizioni renderà scientificamente valide  e più accettabili a tutti le proprie caz(tesi sbagliate)te.

Essi interpretano i riferimenti ad una bibliografia scientifica aggiornata esistente non come il desiderio di dimostrare che si sta seguendo un percorso scientificamente accettato (oppure ipotizzato come valido e accettato dal Consenso), bensì come incapacità creativa dell’autore, che “non è capace di produrre lavori originali”.
 

Come si vede, si tratta di un evidente e grave caso di strabismo mentale. Esattamente (spiace un po’ dirlo) come nel caso paradigmatico in cui il dito indica la luna ed il soggetto in esame guarda il dito. 


Quando si dovrebbe porre l’attenzione sulla sostanza di argomenti condotti erroneamente e conclusi peggio, questi soggetti si concentrano su tutt’altro, svicolano, offendono, interpretano (di solito, erroneamente) le intenzioni, vanno a caccia dell'oca selvaggia, fanno insomma di tutto meno che restare in argomento. Perché – se lo facessero (e credo che lo sappiano!) – sarebbero costretti ad un certo punto ad ammettere: “Me lo sono inventato”.

Documentazione, creazione originale ed invenzione.
Ripeto: se lo facessero sarebbero costretti ad un certo punto ad ammettere: “Me lo sono inventato”. E - notoriamente - l'invenzione è una creazione originale, ma non necessariamente coincide con la verità Scientifica: esiste anche la fiaba, esiste anche la millanteria, esiste la frode. Tutti esempi di creazioni - talvolta brillanti - che non frequentano la Verità, anche se purtroppo le incontriamo spesso nella realtà che ci circonda...

Si fa un po’ fatica a non imitarne i modi rozzi e diretti (io ho volutamente fatto ricorso ad una forma di autocensura del tipo vedo/non vedo, che considero almeno divertente e che alleggerisce un po’ i termini del conflitto rendendolo semi serio), ma è necessario farlo: 1) anche perché – spesso, troppo spesso – tra i due contendenti gli astanti non riescono bene ad individuare chi sia il cog(soggetto senza metodo scientifico)one e 2) una piazzata in pubblico è proprio qualche cosa in cui il soggetto non civile e non maturo (per il quale esistono numerose alte definizioni più succose sulle quali volentieri sorvolo, al momento) riesce meglio, in quanto trattasi di soggetto del tutto privo di intuizione scientifica, di capacità intellettuale superiore, spesso anche di normale percezione della realtà (vedasi il suo grave problema di ambliopia).
Non m’illudo di avere detto tutto, né di essere stato assolutamente convincente per tutti - figurarsi - e comunque mi astengo dalla puerile ed inutile elencazione alla lavagna delle due liste dei “buoni” e “cattivi” per quando arrivi la maestra...
Ma è evidente che - se un cortese magistrato me lo chiederà - sarò puntuale e preciso, nell'elencazione dei fatti, degli atti  e di chi abbia offeso prima e di più e più persone.

mercoledì 30 ottobre 2013

INGANNARE. E' FACILE.



Sulla Rete c'è tutto.
Tutte le fesserie che si desidera scrivere. Tutto il copia-incolla incontrollato. Tutte le informazione tendenziose, strumentali, malevole o inventate.
Tutto: talvolta, persino la verità...
C'è qualcuno che - ormai da tempo - è salito sullo sgabello, si è messo il cappio al collo ed ha già dato la prima stretta alla corda, per quanto riguarda la propria credibilità scientifica.
Non c'è più bisogno di prenderlo in giro, insomma: ormai si prende in giro da sé.

Ma è fastidiosamente facile scrivere fesserie ed essere creduti.

Per dimostrare questo ho pubblicato su questo blog un post su un misterioso 'manufatto' d'argento mostratomi da un presunto tombarolo sardo.
Non c'era niente di vero!
La foto del 'manufatto' è presa dalla voce 'Palladio' su WIKIPEDIA e si tratta - appunto - di un campione di palladio.
Le altre due foto sono reali reperti archeologici, per dare maggior credito e dignità alla panzana. 
E' questo il metodo usato da tutti i falsari: mescolare abilmente 'palladio' e verità. 

Speravo di non essere creduto, o - almeno - di ricevere qualche risposta perplessa e dubbiosa. Non è stato così.
Ingannare è facile.



Il lato peggiore del manufatto:  una creatura mostruosa (metà 'cavallo' e metà pesce o serpente di mare), cavalcata da un personaggio minuscolo indecifrabile e condotta da un 'auriga' chinato sul suo dorso, tutti trainano un carro alato che accoglie un personaggio di aspetto regale, probabilmente una divinità. 

È stato rinvenuto, in una regione non meglio specificata della Sardegna centrale, un manufatto d’argento plumbeo raffigurante una divinità su un carro alato in corsa. Il fatto è avvenuto per caso – dopo un abbondante acquazzone di una settimana fa – in un campo presso una zona archeologica non transennata.
So che la galena era ed è tuttora presente in discreta quantità in Sardegna.
Un mio conoscente mi ha mostrato frettolosamente varie fotografie del reperto, che – mi assicura – non è in mano sua, bensì custodito dalla persona che lo avrebbe scavato nottetempo e con grande rischio personale “in una zona archeologica sicuramente nuragica” ben nota da anni anche agli archeologi, che però non avrebbero completato i propri scavi ufficiali, né i lavori di consolidamento del nuraghe del sito.
Al mio conoscente –  iniziali V. C., persona non colta, ma di vivace curiosità – è noto solamente il soprannome di questo personaggio  – che non esito a definire ‘tombarolo’ – che si farebbe chiamare ‘Murena’ da alcuni, ma che sarebbe noto anche con molti altri soprannomi , sempre pronti all’occorrenza.
Gli ho chiesto di lasciarmi pubblicare tutte le fotografie che mi aveva mostrato (circa 20), ma si è subito molto inquietato ed infine, solo dopo molte mie insistenze e preghiere,  si è deciso a lasciarmene pubblicare solamente una: quella senza riferimenti centimetrici e senza sfondi, o altri elementi utili (le mani di chi tiene l’oggetto, per esempio) dai quali si possa risalire in qualche modo allo scavatore, o alla zona.
L’oggetto – di circa 7- 8 cm di lunghezza – rappresenta un personaggio di rango, incoronato, che siede al centro di un cocchio alato, rappresentato in modo molto sintetico. Davanti a lui sono un cavallo mostruoso con coda di pesce che traina il cocchio fatato, il cocchiere , in posa contratta come un fantino ed un più piccolo personaggio seduto sulla groppa del ‘cavallo’.
Ora, è noto che sono state riprodotte varie rappresentazioni di Yahweh (transillterato come Giove), per esempio su monete orientali. 
Dracma persiana detta YHD, risalente al IV secolo a.C. e probabilmente coniata per una regione Giudaica. In particolare è da segnalarsi il cocchio alato, quasi solo simbolico, oltre a tutti gli altri attributi della divinità, che circondano l'effige del dio.

Esistono varie dracme d’argento yhd , probabilmente come quella che mostro in figura: una moneta d’argento  coniata dalla amministrazione Persiana  (risalente al IV secolo a.C.) in una zona Giudaica. Tali raffigurazioni – seppure tardive – rappresentano per l’appunto questo medesimo personaggio divino, su cocchio alato. Per tale motivo trovo molto curioso e suggestivo che una rappresentazione del tutto sovrapponibile sia stata trovata da un ‘Murena’ qualunque – descrittomi come mai uscito fisicamente dalla Sardegna e del tutto illetterato – in una zona della Sardegna centrale.
La moneta mostra una divinità seduta su di un carro alato con ruote, qualche volta interpretato come Yahweh (Yahu).

Il rendimento fonetico poteva essere tanto “YHD” (Giudea) quanto “YHW” (Yahu).

La fotografia che mi è stato permesso pubblicare, purtroppo, è quella meno significativa di tutte. Infatti, sul lato che la ‘mia’ foto non permette di vedere, c’è anche quella che sembrerebbe proprio essere una scritta.
Questa 'manina' è sita sotto alla scritta: "Benedetto da Yahweh e dalla sua asherah” e si trova sulla parete di una tomba dell'età del ferro presso Hebron (Khirbet el-Kohm). 

Ho cercato affannosamente nell’iconografia in mio possesso ed in quella reperibile in Rete, ma la cosa più simile che ho trovato è quella che posto (non è quella del manufatto, sia ben chiaro, ma le assomiglia molto: una specie di ‘manina’ incassata nel metallo, schematica e rigida, con cinque dita).

Non so azzardare ipotesi né riferire di altri eventuali segni, perché la cosa si è svolta tutta nell’arco di solo 7-10 minuti disordinati e confusi e non ho avuto il tempo di riordinare le mie poche idee.
Temo, però,  che il pezzo andrà smarrito nei meandri nascosti e complicati del mercato clandestino di reperti.  Il mio conoscente, per la verità, non ha affatto parlato di prezzi.


Alla fine di tutto, mi sono anche domandato perché mai mi abbia messo a parte della faccenda. Credo che potrebbe essere un meccanismo per ‘farsi pubblicità’ in qualche modo, in modo da creare attesa tra i possibili compratori.