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venerdì 25 luglio 2014

COLTURA DEL CAPPERO





Disambiguazione - Se cercavi: "CULTURA del Cappero", sei una persona polemica, ma che inoltre non ha il coraggio di esprimere pienamente in modo chiaro il proprio disaccordo con il pensiero dominante di questa nazione. Devi quindi andare altrove: qui si parla veramente del cappero e della sua coltivazione. Esso è un piccolo arbusto o suffrutice ramificato a portamento prostrato-ricadente. Della pianta si consumano i boccioli, detti capperi, e più raramente i frutti, noti come cucunci. Entrambi si conservano sott'olio, sotto aceto o sotto sale.
Disclaimer: Qualsiasi apparente riferimento alla situazione politica attuale della Penisola è del tutto casuale e botanico. L'autore declina con veemenza e proprietà di linguaggio qualsiasi responsabilità per l'eventuale attribuzione del soprannome 'Cucuncio' a qualunque  membro del governo italiano, in seguito alla pubbliczione di questo post.


Vedi anche: "Cappero Canadese" (Canadian Caper), tanto per comprendere che - se qui in Italia si mangia bene - all'estero con i capperi sanno farci ben altro...



COLTURA DEL CAPPERO IN ITALIA

Consigli per la buona riuscita del Cappero (anche in zone fredde).

Tutti conoscono il cappero come una specie mediterranea, nota per la produzione alimentare (i ‘capperi’ che mangiamo sono in realtà i boccioli dei fiori), conservati variamente e utilizzati per la preparazione di numerosi piatti della cucina Italiana. 
Il frutto, simile ad un piccolo cetriolo e localmente denominato "cucuncio", è consumato sotto aceto, da alcuni anni è popolare come stuzzichino ed antipasto.

Sempre più persone conoscono la spettacolare ed effimera bellezza dei suoi particolarissimi fiori. Sapere quanto sopra però, non fa luce su alcune delle domande che maggiormente ricorrono:

- Come coltivarlo?
- Può adattarsi a vivere all'esterno anche al Nord?

- Sopporta le temperature basse?

- Deve vivere per forza sui muri?

Esistono due forme diverse di Cappariis

-   la specie Capparis spinosa, presente per lo più a sud e sulle isole e
-   la specie Capparis inermis.

    
La prima si trova spesso vegetante a terra (Sicilia, Calabria, Puglia,Lazio, Toscana, Liguria) e presenta sui rami delle spine in prossimità dell'inserzione della foglia.

La seconda, priva di spine, si trova in tutte le Regioni d'Italia, ma quasi sempre insediata su scarpate rocciose, vecchi muri e rocche. 


In linea generale, le due specie, hanno bisogno delle medesime condizioni di vita.


CONDIZIONI ESSENZIALI PER LA VITA DEL CAPPERO:

1) Il Cappero non sopporta ristagni idrici prolungati;

2) Per svilupparsi bene ed in fretta ha bisogno di molta acqua; 

3) Ha bisogno di buon apporto di nutrimento;

4) È molto sensibile all'attacco di lumache;

5) Muore se in inverno, quando gela, la terra in cui radica è intrisa d'acqua e le radici sono esposte al ghiaccio.
IL CAPPERO IN VASO

Materiali ed impianto:

1) Vaso di terracotta possibilmente lungo e stretto, ma all'occorrenza qualsiasi vaso e di qualsiasi materiale

2) Materiale drenante (sassi, argilla espansa, cocci) da porre sul fondo del vaso, in almeno tre strati, e anche in mezzo alla terra. 

3) Terriccio universale un terzo, terra di campo e sabbia un terzo, materiale drenante un terzo.

Modus operandi: 

1) Porre sul fondo del vaso il materiale drenante. 

2) Mischiare bene i vari componenti del terreno di coltura e riempire il vaso per tre quarti. 

3) Svasare la piantina di cappero mantenendo la zolletta di terra quanto più integra possibile. 

4) Appoggiare la piantina sulla terra del vaso e aggiungere altro terreno sino a ricoprire tutta la zolla della piantina, praticando una decisa pressione sul terreno immesso, soprattutto verso le pareti del vaso. Lasciare il colletto del cappero scoperto dal terreno, all'aria.

5) Annaffiare abbondantemente ma lentamente, a più riprese.

6) Concimare con pochi(10-15) pellets o granuli di concime (N, K, P) solido o con pochi cl di soluzione liquida appositamente preparata.


Consigli di coltivazione:

1) Esporre il vaso così preparato in zona assolata o semi assolata, per tutta la buona stagione;

2) Annaffiare secondo necessità, mantenendo la terra umida ma non fradicia. Se la terra si secca completamente il cappero non trova più acqua e muore in pochi giorni.

3) Potare il cappero in inverno appena perde tutte le foglie, accorciando i rametti (4-5 cm) fin quasi alla base del fusto e ritirarlo in area protetta dall'acqua piovana e dal gelo ma non riscaldata (vano scale, garage, tettoia, serra fredda).

4) Annaffiare ogni tanto e all'occorrenza, per impedire il completo disseccamento della terra.
 
 IL CAPPERO IN GIARDINO:
Si può fare direttamente in terra o in un muretto. Far attecchire una piantina di cappero con una sua zolla di terriccio in un muro vero e proprio non è cosa ardua come sembrerebbe, ma non è facilissimo: un muro troppo asciutto (per esempio, un muro a secco) non va bene.
E' possibile però anche coltivare il nostro amico direttamente in terra.
L'ideale sono le scarpate assolate, ma anche in piano si può ottenere un buon risultato. È molto utile creare un substrato molto ricco di ciottoli e ben drenante, magari rialzato dal piano del terreno, a formare una mini collinetta. Alla sommità della montagnola starà la piantina che durante la fase vegetativa, dovrà essere annaffiata e concimata abbondantemente il primo anno.

Alla caduta delle foglie, la potatura. 





domenica 20 luglio 2014

Un Caffé?

L'albero del caffé: genere coffea, famiglia delle rubiacee.

 Ma come?  non è un cespuglio? O al massimo un arbusto?


No: è un albero:  



Nel suo ambiente naturale originario, l'Etiopia, la pianta selvatica del caffé può diventare
alta fino anche a più di 13 metri (cioé fra il terzo ed il quarto piano di un nostro palazzo di città).
Nelle piantagioni, dove qualcuno deve pur raccogliere il caffé, non lo lasciano crescere così tanto.


Ne esistono numerosissime specie differenti (circa 100): le più coltivate e diffuse sono però: 

- Arabica è quella che fu utilizzata per prima preferisce altezze di 1000 o 2000 metri, contiene molta meno caffeina delle altre varietà ed è originaria di Etiopia, Sudan sud orientale e Kenia settentrionale. E' autoimpollinante e quindi resta immodificata.

- Robusta (più correttamente: Canephora) è quella dell'Africa tropicale (Uganda, Guinea), più adattabile e più economica, cresce anche a 700 metri d'altezza. richiede impollinazioni incrociate e quindi subisce più modificazioni genetiche. 

- Liberica è la qualità meno coltivata (oltre che nell'Africa occidentale, anche in Indonesia e nelle Filippine). Ne esiste una sottovarietà che i coltivatori apprezzano molto e che chiamano Excelsa.

- Ne esistono anche altre varietà, resistenti alla siccità, con sapori differenti ma non graditi a tutti i palati...



Curioso è il fatto che il caffé - pur essendo originario dell'Africa -  oggi è prodotto in massima quantità da paesi asiatici  e dall'Oceania, al secondo posto sono i Paesi del Sud America e buon ultima è l'Africa.


La zona in cui è possibile fare crescere con profitto la pianta del caffè è vasta, ma corrisponde alle aree tropicali. negli altri posti può essere soltanto una pianta d'appartamento, un piacevole argomento di conversazione o un arbusto invadente.



Mi chiedi perché ne ho scritto, amico mio? 
Ricordati che ti chiami Uviguta Olf: proprio da Udito, Vista, Gusto e Olfatto... E devi ammettere che anche a queste caratteristiche precise è dovuto il successo di questa bevanda eccitante.


CURIOSITA'

  • Secondo Artusi, così come diverse qualità di carne fanno il brodo migliore, da diverse qualità di caffè, tostate separatamente, si ottiene un aroma più grato. Per Artusi, la miscela ideale dovrebbe essere composta da 250 g di Porto Rico, 100 di Santo domingo e 150 di Moka. Anche 300 g di Portorico con 200 di moka darebbero un ottimo risultato. Con 15 g di questa polvere si può fare una tazza di caffè abbondante; ma quando si è in parecchi, possono bastare 10 g a testa per una piccola tazza usuale.

    Il caffè più pregiato del mondo, il Kopi Luwak, si produce in Indonesia. La produzione è dell'ordine dei 50 kg l'anno e costa all'incirca 500€ al kg. La particolarità del Kopi Luwak risiede nel fatto che si tratta di chicchi di caffè mangiati e digeriti dallo zibetto delle palme (luwak), raccolti poi a mano e tostati normalmente. Gli esponenti della Cup of Excellence, ovverosia una giuria che assegna gli Oscar del caffè, valutano alcuni parametri ritenuti fondamentali, tra i quali l'aroma, la dolcezza, il sapore, l'acidità, la mancanza di difetti, il retrogusto. In generale la qualità è in relazione con l'ambiente di crescita, con le pratiche adoperate nella coltura, con il tipo di lavorazione delle bacche (il grado e la loro omogeneità) e con il luogo di provenienza

  • Nel 1771, in Svezia, il re Gustavo III volle verificare scientificamente se il caffè giovasse o meno alla salute. Per far ciò, si servì di due gemelli detenuti nelle carceri svedesi per omicidio. Dopo avergli commutato la pena di morte in ergastolo, impose loro la consumazione di tre tazze di caffè al giorno per uno e di tre tazze di tè l'altro. Pare che invecchiò meglio il gemello che fu costretto a bere tè, il quale si spense ad 83 anni.
  • Del caffè non si butta nulla. Il suo infuso corroborante lo si beve e i suoi fondi possono essere usati per utilità di casa o del giardino. È un repellente ecologico contro le formiche e le lumache; il suo fumo (brucia bene) tiene lontane vespe e soprattutto zanzare; infine può essere utilizzato come concime per le piante, posto nel frigorifero attira i cattivi odori e infine si può utilizzare per ravvivare il colore castano dei capelli.