martedì 29 gennaio 2013

POLITICA & SCARABEI



Quando la Luna è assente dal cielo notturno, le stelle sono l'unico indicatore celeste di direzione.

Ciononostante, si credeva che solo gli uccelli, le foche e gli esseri umani fossero in grado di sfruttare questo fatto.

Si credeva anche che lo scarabeo stercorario salisse sulla palla di sterco appena fatta ed eseguisse una danza, prima di portarla via golosamente, come un politico fa gelosamente con la borsa piena di soldi nostri.
Ebbene, Pasuco, l'apparenza inganna!
Quella non è affatto una danza: lo scarabeo sale invece sulla palla di sterco per orientarsi meglio con le fonti di luce disponibili e decidere una direzione di fuga.
Ma è inutile chiederglielo: negherà sempre, anche l'evidenza!
E questo dà tutto un altro significato all'espressione "danzare sotto le stelle": che peccato che la scienza debba sempre sciupare cinicamente ogni romanticismo insito in attività poetiche quali: peculato, truffa, voti di scambio ed in tutte le altre palle di sterco che i nostri politici sanno comporre!



Bene, Pasuco, te lo dico in modo chiaro e diretto: ora esiste un rigoroso studio scientifico  (si tratta di uno studio in collaborazione tra svedesi e sud-africani)* che dimostra che lo scarabeo stercorario africano adotta il sole, la luna e la luce polarizzata notturna, allo scopo di procedere in linea retta. Gli scienziati hanno stabilito anche che non gli importa molto dove vada: l'unica cosa che gli importa è allontanarsi dalla feroce competizione di altri scarabei concorrenti e dagli inquirenti. Questo lo può ottenere in modo migliore se segue un percorso d'allontanamento rettilineo.
Anche in assenza di luna, lo scarabeo stercorario riesce egualmente ad orientarsi e fugge con il proprio tesoretto sferico e puzzolente lungo una linea accuratamente diritta, a meno che il cielo non sia coperto.

Questo ha fatto pensare che lo scarabeo sappia sfruttare il cielo stellato come indicatore: un'impresa che fino ad oggi non è stata dimostrata possibile per nessun altro insetto (sì, Pasuco: si sospetta questa capacità d'orientamento per alcuni insetti, alcuni vertebrati e per i ragni, ma non è stato provato). Nel corso di un esperimento nel Planetario di Wits, lo scarabeo è stato capace di orientarsi solamente se era rappresentata la Via Lattea.



Lo scarabeo stercorario possiede un cervello molto piccolo ed una minima capacità di ragionamento.
I suoi occhi sono troppo deboli per distinguere le singole stelle: pertanto esso sfrutta il gradiente d'intensità di luce, per mantenere un percorso che non sia erratico o circolare, in modo da non tornare indietro verso i concorrenti politici durante la campagna elettorale e conservare un percorso rettilineo che lo porti in salvo.
L'esperimento è stato condotto anche coprendo gli occhi dello scarabeo, in modo che non potesse vedere affatto: in questo modo, si è potuto dimostrare che il politico diventa improvvisamente onesto e non scappa più con i nostri soldi.
Si suppone che questo studio ne faciliterà altri, che possano infine risolvere la deplorevole situazione Italiana.


Scientific Source: Wits University [January 24, 2013]

Current Biology, 24 January 2013
Copyright © 2013 Elsevier Ltd All rights reserved.
10.1016/j.cub.2012.12.034 
Authors


* I sud-Africani hanno fornito gli scarabei stercorari. Gli Svedesi non hanno fornito chiarimenti su come siano riusciti a procurarsi i politici italiani.
** Si chiede scusa agli autori di un serio ed interessante lavoro scientifico per l'abietto uso improprio che se ne è fatto su questo post.

domenica 27 gennaio 2013

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Nei prossimi giorni si avrà il picco massimo d'Influenza in Italia. 
Quest'anno, grazie anche ad un pasticciaccio combinato da alcune case farmaceutiche, il tasso di vaccinazione in Italia è sceso del 25%.

La fiducia nella pratica della vaccinazione è - sorprendentemente! - bassa anche tra lo stesso personale medico-infermieristico.

Il risultato sarà un picco particolarmente alto quest'anno e numerose morti tra i predisposti e gli anziani.

Il fatto veramente grave è che molte delle morti provocate dall'influenza, saranno ascritte ad altre cause (ad esempio, cardiovascolari, come ho specificato in un post precedente).


Comunque, ricorda alcune cose fondamentali:


1) l'Influenza è una malattia da affollamento, non da raffreddamento. (in Alaska da soli, si rischia da una malattia da raffreddamento fino al congelamento, ma non l'influenza: al massimo, si può essere mangiati da un orso polare), piuttosto che in un ambiente caldo dove ri respiri più volte l'aria piena di germi di altri soggetti già ammalati (se c'è un solo malato, questa pratica moltiplica le possibilità di trasmissione: ti serve un elenco dei locali pubblici e privati troppo affollati?).

2) Il virus è presente nelle goccioline della saliva (si chiamano flugge, pronunciato 'fliugghe', perché c'è l'umlaut sulla u), emesse con colpi di tosse e soprattutto con sternuti. Chi sternutisce senza chiudere la via di uscita a goccioline potenzialmente infettanti non è solamente un maleducato: è un vero untore manzoniano. Tieni presente una cosa fondamentale:
Uno sternuto può lanciare le goccioline potenzialmente infettanti a più di undici metri di distanza...
Quindi, dalla coda di un autobus, puoi infettare l'autista.

 3) Un'importante e frequente via di contagio interumano è rappresentata dalle mani: evita quindi di toccare a mani nude tutto ciò su cui altri mettono le mani (pulsanti, appositi sostegni, maniglie, corrimano delle scale, etc). Usa quando puoi guanti, di cui avrai cura di non toccare la parte esterna, fino a quando non li hai igienizzati.

4) Lavati spesso le mani, ma soprattutto, lavale correttamente. Ricordati di non toccare rubinetti o altro a mani nude, dopo avere finito, altrimenti annullerai l'effetto benefico del lavaggio. Il rubinetto va toccato con mani protette da una salvietta di carta.

5) Per sicurezza e correttezza, non dovresti toccarti gli orifizi del volto con le mani (orecchio, naso, occhi, bocca), perché potresti contagiarti attraverso quelle porte d'ingresso, attraverso il contatto con mani non lavate. Oppure, se si tu il soggetto infetto, potresti contagiare altre persone, per esempio stringendo loro la mano.

6) Se incontri qualcuno al ristorante, stringigli pure la mano (alcuni si sentono addirittura obbligati al bacio o doppio bacio: un'inutile e rischiosa ostentazione) ma vai subito a lavarti prima di toccare posate, tovagliolo oppure cibo con i germi (magari innocui!) che l'altra persona ti ha sicuramente appena passato, con una pratica sociale convenzionalmente accettata, ma pericolosa.

7) Usa fazzoletti di carta monouso, di cui potrai liberarti facilmente, senza accumulare germi pericolosi nelle tue tasche. Non usare camici o vestiti di altre persone e - se proprio sei costretto a farlo - non infilare assolutamente le mani in tasca e ritorna al punto (4).

8) Non bere da bicchieri o tazze dove hanno appena bevuto altri.

9) Se sfogli libri, giornali, pratiche o riviste che altri hanno sfogliato, ricordati della pericolosissima cattiva abitudine che molti hanno: quella di umettarsi le dita con la propria saliva.

10) L'anno prossimo, comunque, oltre a tutto questo, vaccinati!

sabato 26 gennaio 2013

BNL= BARE NAKED LADIES


Trovo buffo (anzi, sarcastico) che un curioso complesso rock alternativo canadese - dal nome piuttosto divertente: le signore tutte nude - abbia la stessa sigla della nostra banca nazionale (che noi abbiamo salvato con il nostro sangue non alternativo). hanno un repertorio divertente, per chi conosce l'inglese. Hanno fatto la sigla di una semi sconosciuta sit-com americana troppo intelligente per la nostra TV (che infatti non  ne ha trasmesso che qualche episodio mal tradotto, in orari di settima fascia). Il titolo della canzone è:

The History Of Everything

http://www.youtube.com/watch?v=Aym8_S3BXKw

http://www.youtube.com/watch?v=ES2OyRQeclk
:BNL!
(Tune to the TV series: "The Big Bang Theory")

Our whole universe was in a hot dense state
Then nearly fourteen billion years ago expansion started

Wait!

The earth began to cool
The autotrophs began to drool
Neanderthals developed tools
We built a wall
We built the pyramids
Math, science, history
Unraveling the mystery
That all started with the Big Bang
Bang!

Since the dawn of man is really not that long
As every galaxy was formed in less time than it takes to sing this song
A fraction of a second and the elements were made
The bipeds stood up straight
The dinosaurs all met their fate
They tried to leap but they were late
And they all died
They froze their @$$3$ off

The oceans and Pangea
See ya, wouldn't wanna be ya
Set in motion by the same Big Bang

It all started with the big Bang!

It's expanding ever outward, but one day
It will cause the stars to go the other way
Collapsing ever inward,
We won't be here,
It won't be heard
Our best and brightest figure that it'll make an even bigger Bang

Austrelopithicus would really have been sick of us
Debating how we're here
They're catching deer
We're catching viruses

Religion or astronomy
Encarta, Deuteronomy
It all started with the Big Bang
Music and mythology
Einstein and astrology
It all started with the big bang
It all started with the big
Bang!


DEMOCTATZIA ITAGLIANA


Ho un po’ paura:

*Che le promesse elettorali – quasi tutte uguali, al momento – siano tradite subito dopo le elezioni, come sempre.

*Che la popolazione italiana sia troppo pigra, ignava e soddisfatta per cercare con forza un vero cambiamento, come sempre, dopo ogni delusione post-elettorale.

*Che i nostri governanti restino convinti di essere i nostri padroni – da noi temuti e serviti – piuttosto che i nostri servitori e dipendenti – da noi pagati e delegati a lavorare per noi.

*Che ognuno di noi voti come tifa per una squadra di calcio: non badando al buon gioco migliore, ma al significato simbolico e totalmente astratto dell’accostamento di due colori.

*Che ognuno voti pensando al proprio personale interesse, pronto ad accusare proprio di ciò chi ha votato diversamente.

Ho un po’ paura e molta indecisione.

Ma – negli ultimi anni – abbiamo certamente dato il Potere a cani e a porci: perché mai non dovremmo continuare?

(la domanda è lecita: rispondere è cortesia)

Ognuno può stilare la propria razionale lista di motivi e di priorità che preferisce: siamo (almeno formalmente, la realtà è molto differente) in Democrazia…

§ Da parte mia, sono convinto che si debba votare per uomini che cambieranno le leggi inique, quelle che oggi in Italia permettono un numero troppo elevato di nostri parlamentari, un troppo elevato stipendio a tutti gli amministratori (anche quelli nei quadri intermedi), troppi vantaggi bizantini, troppo evidenti conflitti d’interesse, troppe facilitazioni e servizi gratuiti, troppi ingressi nella Cosa Pubblica per ‘raccomandazione’, troppe carriere politiche per diritto ereditario, nessun licenziamento possibile...

Ma – fin qui – nessuno lo ha fatto: Monti ci ha provato, ma glielo hanno subito impedito. Il suo gruppo potrebbe riprovarci, se vincerà le elezioni.
Se poi il gruppo Monti non lo facesse, oppure se non ci riuscisse, chiunque lo abbia votato potrà consolarsi dicendo: “Anche questa volta ho votato per un gruppo di truffatori, che ci porteranno via i nostri soldi per il proprio personale vantaggio, senza pensare alle nostre istanze sociali comuni e urgenti: anche questa volta non cambia nulla, come sempre”.


Fino dai tempi del Fronte dell’ Uomo Qualunque (Guglielmo Giannini) l’antipartitismo (che oggi chiamiamo “antipolitica”, semplicemente perché nessuno sa più parlare l’italiano) si è dato da fare presentandoci veri demagoghi come altrettanti Uomini Nuovi. E il procedimento seguito è sempre stato il medesimo: prima viene il puro e nobile Movimento di Pensiero, poi, solo apparentemente malvolentieri, il Partito (che guarda caso, gode di vantaggi pratici enormi, rispetto al MdP).
E’ stato così, con i Radicali di Pannella, poi con la Lega di Bossi. Oggi con il Movimento 5 stelle di Grillo.
Senza tenere conto del fatto che Giannini era – con ogni probabilità – infinitamente più colto e preparato di tutti e tre messi insieme.  Eppure, è fallito anche lui, miseramente, fino a ridurre l’espressione “qualunquista” ad un’offesa. Ci sono stati anche molti altri fenomeni – tutti italianissimi – di atteggiamenti populisti a modo loro, come l’ “Achillelaurismo” partenopeo (con lo scambio voto/spaghetti) e su tutti ha svettato la pretesa superiorità morale della sinistra antipolitica (Berlinguer e la sua “questione morale”).
Mani Pulite è stato uno dei massimi momenti di eccitazione del Popolo Sovrano antipartitocratico, che ha contribuito a decretare il successo della Lega , creduta senza macchia e senza paura e poi dimostratasi macchiatissima (per sé) e paurosissima (per noi).
Tutto questo non ci ha insegnato niente. Che cosa dovremmo apprendere?
Forse, che non dobbiamo sostituire gli UOMINIDobbiamo – invece – modificare i METODI, in modo che anche un ladro pigro ed incapace (ammesso che non ce lo leviamo automaticamente di torno prima, CON NUOVE LEGGI APPOSITE), al governo debba comportarsi in modo onesto, efficace e circondarsi di commissioni capaci di agire responsabilmente e rapidamente (a nostro vantaggio).
Il politico al governo è un nostro dipendente: se non ci soddisfa e se è solo un pelandandrone assenteista, deve essere AUTOMATICAMENTE licenziato senza pensione. Nessuno penserebbe mai di farsi raccomandare dalla propria donna di servizio. E se non vuole lavare il lampadario di cristallo (troppa responsabilità, una questione morale: lasciamo la decisione al Referendum!) lo facciamo lavare a SUE SPESE da qualcun altro: scommettiamo che i Referendum scomparirebbero?
Insomma, viva il pensiero antipartitico, ma quello valido ed efficace: dobbiamo fare passare un METODO DI GOVERNO così tanto a prova di fannullone e ladro, che persino il re dei ladri fannulloni, eletto dal popolo bue, non possa allungare le mani sulla marmellata, né esimersi dal lavorare...

Ci riusciremo mai? Ci riusciremo mai? Ci riusciremo mai?
Ho davvero un timore, che è quasi una certezza:

Se falliremo ancora, faremo come sempre? Cioè : non faremo nulla? Siamo già mentalmente predisposti a fallire ancora? Davvero siamo diventati così amorfi, così pessimisti, così schiavi?
Fatti agnello e lupo ti si mangia.



venerdì 25 gennaio 2013

Not all is gold that glitters








Il Golden Gate Bridge è un ponte sospeso che sovrasta il Golden Gate, lo stretto che collega l'Oceano Pacifico con la Baia di San Francisco.



Collega San Francisco, sulla punta settentrionale dell'omonima penisola, con la parte meridionale della Contea di Marin..

Tutto il tratto occupato dal ponte, includendo anche il tratto per salire e scendere dal ponte, è lungo 2,71 km; la distanza tra le torri ("campata principale") è 1.282 m, e lo spazio disponibile sotto il ponte è di 67 m/ 75 m (a seconda della marea). L'altezza delle due torri è 225 m sopra il livello dell'acqua. Il diametro dei cavi della sospensione principale è 91,34 cm.

Quando fu ultimato nel 1937, il Golden Gate Bridge era il più grande ponte a sospensione del Mondo (fino al 1964, quando fu costruito il Verrazzano Narrows, che collega Staten Island a Brooklin), e nel tempo è diventato simbolo internazionalmente riconosciuto della città di San Francisco.
Il ponte è dovuto all'ingegno e alla straordinaria bravura di Joseph Baermann Strauss, un ingegnere responsabile di oltre 500 ponti mobili, ma tutti molto più piccoli e situati più nell'entroterra rispetto al nuovo progetto. Iniziò nel 1927 coi primi disegni che erano ben lontani dall'essere approvati, e spese oltre un decennio alla ricerca di sostenitori.
L'ingegner Strauss rispettò le scadenze e permise di risparmiare oltre un milione di dollari sul preventivo.
La costruzione iniziò il 5 gennaio 1933, fu aperto ai pedoni il 27maggio 1937.
Per quanto riguarda la sicurezza delle persone che lavoravano alla costruzione, particolare ed efficace fu la rete di protezione tesa nella parte inferiore del ponte, che ridusse significativamente il numero di morti per caduta rispetto a quelli attesi per un simile progetto.  11 uomini morirono cadendo, mentre altri 19 furono salvati dalla rete. Degli 11, ben 10 morirono quando il ponte era vicino al completamento, a causa del cedimento della rete di protezione sotto la caduta di un ponteggio. I 19 che sopravvissero grazie alla protezione, divennero quindi membri di un club particolare: l'Halfway to Hell Club (Il club “metà strada per l'inferno”).
Dal suo completamento il ponte è restato chiuso a causa del forte vento solo in tre occasioni: nel 1951, nel 1982 e nel 1983 (quando superò i 120 Km/ora).
Per commemorare la straordinaria figura dell'Ing. Joseph Strauss, una sua statua è stata posta vicino al ponte nel 1955, per ricordare a tutti quanto fu importante il suo lavoro nella costruzione del Golden Gate Bridge.
Essendo l'unica via per uscire da San Francisco verso nord, il ponte fa parte sia della U.S. Route 101, sia della California State Route 1 ed in un giorno normale su di esso transitano circa 100.000 veicoli.
 Ha 6 corsie in totale ed un marciapiede per lato. Durante le ore della mattina dei giorni infrasettimanali, il traffico maggiore entra in città, quindi 4 delle 6 corsie sono dedicate alla marcia verso sud. Al contrario, durante i pomeriggi dei giorni lavorativi il traffico maggiore va verso Sausalito, quindi il maggior numero di corsie è dedicato all'uscita da San Francisco. La linea di separazione tra i sensi di marcia è spostata a seconda delle necessità del traffico ed è segnalata da birilli che si conficcano nel terreno. Il cambio di posizione dei birilli avviene grazie ad uno speciale veicolo che possiede un basso pianale sul retro, dove stanno seduti due operatori. Il primo estrae i birilli dai fori dal suo lato e li passa al secondo che li installa sulla nuova linea separatrice. Fin dagli anni ottanta ci fu una proposta per l'installazione di una barriera mobile per separare i sensi di marcia e nel marzo 2005 il Consiglio di amministrazione del ponte si è impegnato a trovare i due milioni di dollari necessari a completarne lo studio.
Per quanto riguarda i marciapiedi, quello utilizzabile dai pedoni è soltanto quello ad est, e dalle 5 del mattino alle 21 da aprile ad ottobre. Negli altri mesi l'orario si riduce dalle 5 alle 18.30. Apertura e chiusura sono assicurate da cancelli automatici. I ciclisti (Skateboard non ammessi) possono usare sia il marciapiede est che quello ovest, a seconda dell'orario e del periodo dell'anno. Sul marciapiede est i ciclisti devono comunque dare la precedenza ai pedoni.
Il limite di velocità sul ponte fu ridotto da 55 miglia all'ora (90 km/h) a 45 mph (70 km/h) dal primo di ottobre del 1983.

Il colore del ponte è una tonalità di arancione chiamata arancione internazionale. Fu scelto anche su consiglio dell'architetto Irving Morrow perché è intonato coi colori naturali dei dintorni e perché rende la struttura più visibile nella nebbia. Ma chiedi a chiunque e ti dirà che il ponte è rosso.  Il ponte era in origine verniciato con minio rosso e vernice al piombo. A metà degli anni Sessanta prese il via un programma per prevenire la corrosione che consisteva nell'asportazione della vernice originale sostituendola con una a base di emimorfite (un silicato idrato di zinco) ricoperta da vernice vinilica. Dal 1990 il rivestimento usato è acrilico. Il programma è stato completato nel 1995 e attualmente ben 38 pittori lavorano costantemente per mantenere intatta la bellezza del Golden Gate Bridge.


Muoiono più persone per suicidio al Golden Gate bridge che in qualsiasi altro posto nel mondo (vedi: List of suicide sites). Il ponte è alto 75 metri  (245 piedi) sul livello dell’acqua.  La durata del  salto è di 4 secondi e il saltatore colpisce l'acqua a una velocità di 75 mph, pari a 120 km/h. Questo fa sì che il 98% dei suicidi muoia per il trauma violento (l’arresto immediato della caduta del corpo, al contatto con l’acqua, fa sì che le lesioni interne siano gravissime). Di quel 2% di sopravvissuti, solamente il 4% è in grado di camminare ancora. Al 2003 solo 26 persone erano sopravvissute al salto e solo perché erano entrati in acqua dai piedi; in ogni modo hanno riportato lesioni interne e numerose fratture. Alcuni episodi sono curiosi. Sembra che nel 1979 un giovane uomo saltò dal ponte, giunto in acqua nuotò fino alla spiaggia e lì andò in auto all’ospedale. Una giovane donna, Sarah Rutlegde Birnbaum, sopravvisse al salto e poco dopo ritentò il suicidio, questa volta con successo. Nel 2005 il numero dei suicidi effettuati dal Golden Gate superava il numero di 1200 e procedeva ad un ritmo di uno ogni due settimane.  Nel 2006 ci furono 34 suicidi riusciti, nei quali si recuperarono i corpi, più quattro riferiti in cui il copro non si ritrovò.  Molti corpi furono ritrovati senza che il salto avesse avuto testimoni e la California Highway Police sventò 70 evidenti tentativi.

Molte possibili soluzioni sono state discusse per diminuire il numero di suicidi dal ponte. Una delle misure adottate è stata quella di chiudere il ponte ai pedoni la notte. L'installazione di barriere di contenimento per i suicidi è stata contrastata dagli alti costi, dalle difficoltà tecniche e dall'opposizione dell'opinione pubblica. Il 27 gennaio 2005 il Bridge District, che gestisce il ponte, ha riproposto per l'ottava volta l'installazione delle barriere anti-suicidi, citando "il notevole interesse destato dal problema nella stampa e nell'opinione pubblica". L'11 marzo 2005 il Consiglio di amministrazione del ponte ha approvato l'investimento di 2 milioni di dollari in 2 anni per lo studio di fattibilità delle barriere. I favorevoli alle barriere hanno citato, ad esempio, l'Empire State Building e la Torre Eiffel, dove dopo l'installazione delle protezioni il numero dei suicidi è sceso a zero. Gli oppositori alle barriere argomentano che esse sono brutte, costose e avrebbero solo l'effetto di far cambiare metodo e luogo al suicida. Un metodo adottato per scoraggiare i suicidi è stato presentare una petizione chiamata Jump for life (Salto per la vita) verso la fine del 2005 per chiedere che sul ponte diventi possibile fare il bungee jumping, in modo da cercare di rendere il ponte meno affascinante come luogo per togliersi la vita.

Not  all  is  gold  that  glitters...

Il "Cappero Canadese"





Ti dico subito che Cappero Canadese è la traduzione sbagliata di Canadian Caper, che invece significa Trucco Canadese. Ma i distributori cinematografici italiani devono avere creduto che i capperi canadesi - sicuramente privi di sapore - non importassero al pubblico italiano, abituato ai saporiti 'cinepanettoni' nostrani, con dispendio di crudità linguistiche e nudità non necessarie.

Argo è invece un bellissimo film diretto, prodotto (insieme a G. Clooney) ed interpretato da Ben AffleckDel quale si può dire che sia forse un po' inespressivo (o forse attua molto bene la cosiddetta 'sottorecitazione' anglosassone), ma non che abbia scelto male testo e sceneggiatura o che non sappia che cos'è un'ottima regia...
Il film è infatti tratto dall'omonimo libro di Tony Mendez e Matt Baglio e narra fatti realmente accaduti a Teheran dopo la rivoluzione iraniana del 1979. La pellicola si concentra - come già detto - sul cosiddetto Canadian Caper, ossia l'operazione segreta congiunta tra Stati Uniti e Canada messa in piedi dallo stesso Mendez per risolvere la crisi degli ostaggi americani, conclusasi il 28 gennaio 1980.
La storia, in breve: 
Nel corso della rivoluzione islamica di Teheran, il 4 novembre 1979 alcuni militanti fanno irruzione all'ambasciata americana prendendo in ostaggio 52 persone del corpo diplomatico; riescono a sfuggire alla cattura solo 6 funzionari, che si rifugiano presso la residenza dell'ambasciatore del Canada Ken Taylor.
Conscio del fatto che i rivoluzionari iraniani ben presto potrebbero rintracciare ed uccidere i fuggitivi, il governo statunitense – in collaborazione con le autorità canadesi – incarica l'agente della CIA Tony Mendez, esperto di operazioni sotto copertura, di organizzare un piano di liberazione. Per riportare negli Stati Uniti i connazionali, Mendez mette in piedi un ardito e difficile stratagemma, facendo passare il gruppo per membri di una troupe cinematografica canadese, in Iran in cerca di paesaggi da utilizzare come set per un fittizio film di fantascienza intitolato Argo.

L'Imam Komehini rientra dall'esilio
Il film è interessante, equidistante (l'inizio è un atto d'accusa all'ingordigia cieca dei paesi occidentali), cinico e divertente ed inoltre pieno di ritmo e di suspence. Non lesina critiche al mondo occidentale di ieri e di oggi, al mondo dei divi di Hollywood di sempre, come anche all'Islam. E' una buona rappresentazione dell'eterna lotta tra Est ed Ovest. Non mancano commoventi episodi di redenzione di sé e di coraggio da parte di personaggi d'ogni tipo (l'inserviente iraniana dell'ambasciata canadese, il dipendente americano che inizialmente non era d'accordo con il piano, lo stesso Tony Mendez, definito un 'exfiltratore', che alla fine si ravvede e torna dalla moglie). 
Del cast fanno parte attori ben noti, quali John Goodman ed Alan Arkin, oltre ad un discreto numero di ottimi attori di minor fama, i cui volti sono però notissimi in Italia, per via delle serie televisive in cui sono comparsi come protagonisti.
La Distribuzione Italiana ha certamente perso un'ottima occasione, relegando questo film in secondo piano, a poche e sparute sale cinematografiche: si vede che è diretta - nelle sue scelte - da facili previsioni d'incasso, basate sulle presunte, ma erronee, scelte del solito 'Popolo Bue'. Complimenti, anche per l'offesa agli spettatori. 



giovedì 24 gennaio 2013

Un'occhiata dal ponte






“Feeling groovy” 

si diceva, negli anni ’60 e ’70, per intendere che "si sta veramente bene". 
Ed è anche il titolo più noto 
di una breve canzoncina, che compare nell’album di 
Simon e Garfunkel “Parsley Sage, Rosemary and Tyme”
del 1966. 
Il vero titolo sarebbe “The 59th Street Bridge Song”, cioè: la canzone del ponte della cinquantanovesima strada. 

http://www.youtube.com/watch?v=mWBvcJAXwu4

Che - in realtà - ha un nome differente: sarebbe, per intero, l’Ed 
Koch Qeensboro Bridge, di New York, che attraversa 
l’East River tra la 59° e la 60° strada e che fu 
terminato nel 1909. Connette il borough del Qeens con l'isola di Manhattan, attraversando la Roosevelt Island. 
Gli abitanti, però, non gradirono che il "loro" ponte 
fosse dedicato ad un ex sindaco della città e non 
adottarono mai quel nome. 

Per loro, il ponte non è un brutto anatroccolo, bensì un bellissimo cigno di metallo. 

Ad esempio, un chiaro contributo al ponte è nel film di Woody Allen “Manhattan”, in cui Allen appare seduto su una panchina, insieme con Diane Keaton, al tramonto, di fronte al ponte.


Nella versione registrata della canzone, al basso e alla batteria sono due componenti del famosissimo quartetto Jazz di Dave Brubeck: rispettivamente, Eugene Wright e Joe Morello.
Si tratta (fin dal primo verso) di una canzone leggera e spensierata, allegra e volutamente sfuggente ad 
ogni preoccupazione, ad ogni fretta. Ma non per questo semplice o non apprezzabile: anzi, fu apprezzata da 
molti colleghi, nel mondo della musica.

Il solista dei Led Zeppelin – Jimmy Page – spesso 
includeva nell’esecuzione dal vivo di “Heartbreaker”, parti di questa canzone. Anche i Grateful Dead hanno incluso pezzi di questa canzone nella loro musica (per esempio: in “Dark Star”, a Filmore East, NY, il 13 
Febbraio 1970).
Molti altri artisti l’hanno inclusa nel proprio 
repertorio ed è inoltre stata usata in vari shows televisivi: la prima puntata di ‘Desperate Housewives’ ed una puntata dei ‘Simpsons’.


Autore: Paul Simon
Titolo: 59th Street Bridge Song 

Testo:

Slow down, you move too fast
You got to make the morning last
Just kicking down the cobble stones
Looking for fun and feelin' groovy 
Ba-da-da-da-da-da-da, feelin' groovy 

Hello, lamp post, what-cha knowing
I've come to watch your flowers growing
Ain't you got no rhymes for me
Doot-in' doo-doo, feelin' groovy 
Ba-da-da-da-da-da-da, feelin' groovy 

I got no deeds to do, no promises to keep
I'm dappled and drowsy and ready to sleep
Let the morning time drop all its petals on me
Life, I love you, all is groovy 
Ba da da da da....

Still groovy, after all these years.

lunedì 21 gennaio 2013

Est/Ovest






Caro Pasuco: 
mi ha sempre affascinato il difficile, complesso, talvolta orribile andamento delle cose nel Mondo. A volte mi sembra di intravedere una specie di involontario disegno, un filo conduttore, un copione, che cose, fatti e persone sono quasi obbligati a seguire, insieme.
Il grave dissidio esistente tra Occidente ed Oriente del Mondo, procede con un esasperante ed illogico susseguirsi d’alti e di bassi.
È d’antichissima data, ma cova costantemente, come brace sotto la cenere ineffabile del Tempo.
Anche quando non illumina i nostri volti attoniti d’involontari spettatori, esso è presente alla nostra mente (nella filosofia, nella religione, nel cosiddetto “sentimento comune”), aleggia tra le nostre paure e ci condiziona nelle nostre scelte quotidiane … 
Ormai, esso è vissuto quasi come in un racconto biblico, come l’inevitabile distruzione per meritata punizione, come se fossimo condannati a ripetere ineluttabilmente ciò che fu scritto. 
È una brace facilmente individuabile, oggi, nel perdurante ed insensato conflitto arabo-israeliano, atto in qualsiasi momento a scatenare un vero e definitivo Giudizio Finale.



A cercare bene, qualcuno potrebbe affermare che le ostilità tra Occidente ed Oriente del mondo iniziarono probabilmente con la storia stessa dell’Uomo …

Neanderthal (sì: io lo scrivo con il ‘th’) occupava già l’Europa e parte dell’Asia, quando il suo spietato distruttore Uomo Moderno vi entrò dall’Africa (patria comune, in fondo) con le proprie migliori qualità.
Tutti potremmo obiettare che forse Neanderthal si sarebbe estinto egualmente e che in questo caso, Est ed Ovest non sono proprio ben distinti: i contendenti stessi non sanno che cosa essi stessi rappresentino.
Più in dettaglio, però, Uomo Moderno proveniva dalla Rift Valley Africana (e quindi da Sud) si può dire che per giungere in Europa attraversò la Penisola Arabica, Mesopotamia e Turchia.
Letteralmente quindi muoveva da Est. 

Altri conflitti successivi sono inquadrabili in questo schema Est / Ovest, con facilità variabile. La prima epica guerra della storia, la battaglia di Qadesh fra Egiziani ed Ittiti, in qualche modo lo è, anche se – per essa – non è ancora ben chiaro chi fu il vincitore. Il faraone dice di essere stato lui. Di fatto, però, fu fermato lì e non andò mai oltre.
Lo è senz’altro anche la ben più nota guerra di Troia, punta dell’iceberg di ben più grandi e profondi conflitti sociali e militari, che condussero agli scontri decennali dei (fantomatici ed inesistenti) “Popoli del Mare” ed al lungo periodo, oscuro e miserabile, che ne seguì …


Sicuramente sono scontri tra Occidente ed Oriente le guerre tra Greci e Persiani e l’epopea di conquista d’ Alessandro Magno in Asia: anzi, forse sono proprio quelle che hanno contribuito a radicare nella Tradizione e nella Memoria Comune il senso di una profonda differenza tra Est ed Ovest.
Meno ascrivibile a questo schema è la continua espansione di Roma a discapito dei suoi vicini prossimi e poi più lontani, fino alla conquista della Grecia.
Si potrebbe interpretarla come un’altra conferma della solo presunta superiorità degli Indoeuropei sulle altre genti del mondo.
Ma questo concetto è errato due volte: 1) perché confonde un gruppo linguistico con uno etnico; 2) perché presuppone la superiorità biologica, che invece è scientificamente negata).
Calza perfettamente nello schema, invece, la serie di scontri (le guerre puniche) con Cartagine, ricca di valenze e tradizioni asiane che furono ridimensionate e mortificate dalla sconfitta con Roma, grande Capitale Occidentale.

Le Crociate - qualunque sia stato il loro vero numero - rientrano certamente in questa dinamica.
La “scoperta” e la successiva colonizzazione delle Americhe, altro non sarebbe se non un nuovo scontro di civiltà tra gli occidentali europei ed i nativi, discendenti di quegli asiatici originariamente migrati attraverso lo Stretto di Behring: attenzione, qui, a non farsi imbrogliare dall’apparente inversione tra Est ed Ovest.
Sembra quasi un gioco e probabilmente lo è, anche se diversi pensatori hanno preso molto sul serio il cosiddetto “Scontro di Civiltà”, seppure da molto differenti punti di vista …
Certamente molti episodi della nostra storia non sono inquadrabili in questo modo: e alcuni non sono per nulla trascurabili, basti pensare anche soltanto alla “guerra dei cent’anni”…
Certamente i fattori economici: il potere, la ricchezza, l’abbondanza di terre fertili e coltivabili, oppure ricche di risorse del sottosuolo, molto hanno a che fare con le cause prime di guerre che concludono gli annosi dissidi tra i popoli diversi, in latitudini ed in epoche differenti.
Molto del nostro passato remoto è giustificato dal possesso delle miniere d’ematite e d’ossidiana o di selce e d’argento, oppure anche solamente di rame e di stagno...
Il passato più vicino è condizionato dall’acquisizione delle fonti di rame, stagno, piombo, ferro, oro ed argento.
Il presente è ostaggio di diamanti, smeraldi, petrolio.
Il futuro vedrà l’acqua come risorsa rara ed essenziale, sufficiente movente per le guerre …



Malgrado tutto ciò, in ogni conflitto si può sempre tentare di individuare la presenza di una qualche contrapposizione tra un Occidente ed un Oriente e le loro rispettive filosofie e tradizioni, ormai profondamente divergenti.
Crederci oppure no, poi, è libera prerogativa di scelta di ognuno. 
Ma in fondo, la contrapposizione Est/Ovest non è affatto strana: essa si deve quasi obbligatoriamente all’aspetto fisico e geografico del Mondo stesso e della distribuzione della razza umana su di esso.
La parte della Terra abitabile dall’uomo, sia il suo primo habitat, sia quelle terre di conquista ed espansione che erano convenientemente contigue con esso, è proprio quella che mostra una maggiore estensione in questa direzione, da Est ad Ovest. Nessuna sorpresa davvero se i principali avvenimenti della Storia dell’uomo si distribuiscono lungo queste linee, inclusi gli intrighi degli interessi e gli inciampi delle guerre.



Ma esiste anche qualche altro elemento, che potremmo definire culturale se vogliamo, che è coinvolto in queste considerazioni …

Spesso, se non sempre, in conflitti militari di vasta portata come nei movimenti di conquista e colonizzazione, si configura anche uno scontro di valori morali, religiosi, sociali, tradizionali, di folklore e di superstizioni, oltre alle usuali considerazioni economiche che connotano più direttamente questi sommovimenti.


Esistono numerose differenza tra i popoli, che sono determinate dallo Spazio e dal Tempo. Lo spazio contrappone le distanze e gli ostacoli alla facile ricongiunzione ed ai contatti frequenti: questo determina la differenziazione tra due gruppi originariamente simili o uguali. Il tempo permette cambiamenti progressivi ed indipendenti, del tutto a caso ma sempre più evidenti, di due popolazioni inizialmente simili o uguali, che alla fine del processo non si riconoscono neppure più come affini.
Le differenze nascono, crescono, esistono e prima o poi divengono così imponenti da costituire parametri di “diversità” immediatamente riconoscibili reciprocamente.
La diversità è potenzialmente nemica, temuta, pericolosa, da eliminare.
I nemici divengono sempre più incomprensibili gli uni per gli altri.
Anche la lingua è sempre più differente.
L’incomprensione genera confusione, malintesi, preconcetti e paura.
La paura ha sempre spinto l’uomo all’eliminazione violenta delle sue cause: gli animali “feroci” sono pressoché estinti per questo preciso motivo.
Se poi l’ambiente ha determinato l’affermarsi genetico di una differente coloritura di pelle e capelli, di forma e colore degli occhi, ecco che al concetto di diverso si associa subito quello erroneo di “razza differente”, con tutto il lugubre corteo di superstizioni, sospetti, ingiustizie che ci è tristemente noto … 
Un altro carattere distintivo di questo conflitto tra Occidente ed Oriente è il suo finale incerto.
Se pure è vero che in passato vi sono stati periodi alterni di più o meno netta supremazia dell’una o dell’altra parte, è altrettanto evidente che non si sia mai giunti ad un vero e proprio “finale di partita”. Esempi diversissimi, quali le Crociate o la guerra del Vietnam possono testimoniarlo.


Forse proprio le Guerre Mondiali, apice dell’insulsa belligeranza umana contro se stessa, costituiscono l’unica eccezione assoluta che supera la logica Est/Ovest, ma ci riporta al vero problema conclusivo di queste argomentazioni:
l’irrisolvibilità…

È questo forse il punto cruciale di tutta la questione, che dovrebbe fare riflettere a lungo su quali possibili soluzioni adottare …



Differenti Soluzioni Finali del problema del “nemico diverso” sono state tentate nel corso della Storia.
Si spazia da metodi cruenti ed aggressivi ad altri più sofisticati ed incruenti.
Dalla totale eliminazione fisica dell’avversario del momento (ma ce ne sarà sempre un altro, in seguito), al volontario isolamento di sé, come fu fatto dalla Cina del 1200 d.C. (ottenendo un controproducente salto indietro nella propria evoluzione sociale). 
Nessuno ha avuto successo.

Probabilmente, l’unico metodo che potrebbe portare validi progressi è il colloquio aperto, totalmente chiarificatore, privo di preconcetti.
È assolutamente inattuabile, adesso: anzi, improponibile.
Infatti, ci troviamo oggi in pieno scontro tra due culture: quella Occidentale e quella Orientale Islamica.
La situazione è di estremo pericolo per l’Occidente.
La filosofia permissiva e democratica di quest’ultimo, che tende ad assicurare la libertà di pensiero e di parola a chiunque, può essere usata a suo danno.
Può essere interpretata come segno di debolezza da altre culture, che (relativamente al solo stato attuale) potremmo definire forse più primitive, ma anche più sbrigative e dirette, anche se in tempi passati esse hanno espresso molti fattori trainanti e fondamentali, all’avanguardia nel Mondo intero.
L’Occidente del benessere economico è attualmente composto di una serie d’individui poco coesi, egoisti e disillusi, niente affatto propensi a sacrificare i propri beni materiali per una causa comune, figurarsi poi a morire per essa.

Esso si trova contrapposto (al di fuori della volontà dei suoi singoli) ad un Oriente fortemente  coeso, Teocratico, anche se multiforme nelle sue varie espressioni, che appare pesantemente indottrinato e determinato, che ha poco da perdere, salvo la propria dignità di appartenenza etnico religiosa ed è estremamente aggressivo nelle sue frange integraliste, individuando nell’Occidente il proprio bersaglio preciso.
Secondo alcuni, in uno scontro flagrante, vincerebbe l’Oriente, probabilmente perché l’Occidente cederebbe alla tentazione di “dare un esempio di Civiltà e di buona volontà”, sempre doveroso da parte di chi è superiore anche militarmente. Inoltre, l’Occidente è diviso tra i Materialisti Comunisti Russi o simili ed i Vari gruppi religiosi differenti, in dissidio tra loro, dell’Europa e degli Stati Uniti.
Questa magnanimità s’infrangerebbe contro un interlocutore sordo, insensibile e pratico, che ne approfitterebbe subito a proprio vantaggio … 
La paziente conoscenza reciproca, l’obiettiva rappresentazione delle posizioni filosofiche e delle necessità della controparte, l’istruzione non strumentale sono tutte soluzioni auspicabili che possono condurre al già citato dialogo onesto ed aperto, ma restano ancora impercorribili e lontane.

Bellissima simbologia, che invita alla coesistenza, nella conoscenza della scienza, diverse identità politico religiose.


La pratica reale è purtroppo fatta di una pressione militare parziale costante, che se da una parte non giova a nessuno, dall’altra è sufficiente a giustificare un’ininterrotta attività terroristica di ostinata ritorsione (perpetuando il dubbio circa la priorità tra uovo e  gallina).




Ogni increscioso fatto di cronaca non è solo un altro episodio spiacevole di una guerra non dichiarata ma già in atto: forse è qualcosa di più, di cui dovremmo interessarci più da vicino, tutti insieme.