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sabato 21 settembre 2013

La Scrittura

La scrittura – e la sua storia – sono un argomento affascinante per tutti: grandi, piccini e ciarlatani (*).

Clarisse Herrenschmidt 

L’argomento può essere visto da numerosi punti di osservazione differenti. Uno di questi, curioso e singolare, è quello di Clarisse Herrenschmidt (francese, malgrado il nome)°, che schematizza il tutto in tre momenti epocali:

(1) Invenzione della Scrittura – Periodo di Uruk (3800-3100 a.C.)

(2) Invenzione dell’Alfabeto – circa 2600 anni più tardi (tradizionalmente nel VII secolo a.C.)

(3) Comparsa della scrittura ‘virtuale’ (capace di essere istantaneamente ovunque, grazie alla propria rapidità di trasmissione)

Un’ulteriore curiosità – per i cultori di Kabbala e Numerologia – risiede nel fatto che anche il punto (3)  segue di 2600 anni circa il precedente. E nel 2600 è incluso il numero 26, che è – guarda caso – proprio  il numero delle lettere componenti  buona parte degli alfabeti moderni.
Certamente, niente più che una curiosità divertente (anche se alcuni dettagli potrebbero dare interesse più profondo alla questione, ma non è questa la sede) …

Ma quel che resta oggi – del capitolo ‘Scrittura’ della voluminosa Storia Umana – è veramente poco, rispetto a quello che fu prodotto.
Perché?
Moltissime lingue sono andate perdute.

Quelle lingue che furono in varie epoche recuperate – in tutto o in parte – all’inizio sembravano solo segni magico-misterici incomprensibili…

Si possono fare due considerazioni, una riguardante il futuro:
Quanto andrà perduto di ciò che noi tutti scriviamo oggi?
Gli antichi usavano talvolta supporti volutamente duraturi (pietra, ad es.) o involontariamente resi tali dal caso (tavolette d’argilla, cotte inevitabilmente durante un incendio), che per nostra fortuna ci ha permesso di visionare i reperti e studiarli.

Che cosa resterà dei nastri magnetici, delle tracce digitali elettroniche, delle plastiche volubili e cagionevoli?

Un'altra considerazione riguarda il nostro presente comune, derivato dal nostro passato comune:
Quella che noi oggi chiamiamo Storia è solamente Archeologica, ricordiamolo. Ed è frutto del lavoro di un nutrito stuolo di studiosi appassionati, testardi e dedicati, che iniziarono circa 4 secoli fa a ricostruire un quadro che adesso ha almeno la parvenza di un ‘immagine d’insieme comprensibile.
Non sostituiamola con le favole: è la nostra storia, patrimonio di tutti: di ciascuno di noi.


* Sardi e no.

° dal 1979 presso il Centro Nazionale Francese di Ricerca Scientifica, Filologa, linguista, archeologa di caratura internazionale, collegata con il Laboratorio di Antropologia del Collegio di Francia, specializzata in lingue antiche, scrittura, storia, religione mazdea (zoroastrismo) e cultura del periodo Achemenide persiano. Ha tenuto lezioni magistrali presso l’Università del Michigan collaborato con nomi di fama (Jean Pierre Vernant, Jean Bottero, ad es.). 
Ha pubblicato con Albin Michel e Hacette Pluriel e con altri.
OPERE:
Tre Scritture, Lingua, numero, codice , Gallimard, Paris, 2007
Internet e le reti in Dibattito No. 110, 2000, p. 101
La monetazione e il mito di Artemide in Tecnica e Cultura 43-44, 1999
L'ex Oriente e noi , con Jean Bottero e Jean-Pierre Vernant , Albin Michel, Paris, 1996; Hachette Pluriel 1998
Scrittura, Denaro, Reti. Antiche invenzioni, invenzioni moderne in Dibattito No. 106.1990
Il tutto, il puzzle e illusione. Un'interpretazione della storia della scrittura in Dibattito No. 62, 1990, p. 95
Le xwetodas o "matrimonio incestuoso" in Iran mazdea Pierre Bonte "Matrimonio al più vicino", Parigi, 1994.
Tra Greci e Persiani, I. Democrito e di Zoroastrismo in Transeuphratene 11, 115-143. 1996

mercoledì 7 agosto 2013

ISCRIZIONE EBRAICA PIU' ANTICA.


RINVENUTO IL PIU' ANTICO TESTO PROVENIENTE DALLA ZONA DI GERUSALEMME.

Oldest known alphabetical text from Jerusalem found



GLI ARCHEOLOGI DELL'UNIVERSITA' D'ISRAELE HANNO RINVENUTO LA PIU' ANTICA ISCRIZIONE ALFABETICA AD OGGI CONOSCIUTA DI GERUSALEMME: DATA ALL'INCIRCA ALL'EPOCA DEL REGNO DI RE DAVIDE O DI SALOMONE E PERTANTO E' PIU' ANTICA DI CORCA 250 ANNI DELLA PRECEDENTE PIU' ANTICA ISCRIZIONE EBRAICA.
Hebrew University archaeologists have found the oldest known alphabetical inscription from Jerusalem, dating back to the period of Kings David or Solomon, 250 years before the previously oldest known written text.

Oldest known alphabetical text from Jerusalem found
DIDASCALIA: VEDI TESTO. Unearthed near Jerusalem’s Temple Mount by Hebrew University archaeologist Dr. Eilat Mazar, this jar fragment is dated to the tenth century BCE and bears an inscription in the Canaanite language. The text contains a combination of letters approximately 2.5 cm tall, which from left to right translate to m, q, p, h, n, (possibly) l, and n. The archaeologists suspect the inscription could specify the jar’s contents or the name of its owner [Credit: Dr. Eilat Mazar; photographed by Ouria Tadmor]
L'ISCRIZIONE E' STATA RINVENUTA NEL MONTE DEL TEMPIO MA NON E' IN LINGUA EBRAICA E RISALE AD UN PERIODO PRE-TEMPLARE, NELLA LINGUA DELLE POPOLAZIONI CHE OCCUPAVANO ISRAELE IN QUELL'EPOCA, SECONDO GLI ARCHEOLOGI.
The inscription was found near the Temple Mount but is not in Hebrew and was from the pre-Temple period, in the language of one of the peoples who occupied Israel at the time, according to the archaeologists.

LEGGENDOLA DA SINISTRA A DESTRA, L'ISCRIZIONE CONTIENE UNA COMBINAZIONE DI LETTERE ALTE CIRCA 2,5 CM, CHE SI TRADURREBBERO CON: M, Q, P, H, N, L, E (FORSE) N. DATO CHE QUESTA COMBINAZIONE DI LETTERE NON POSSIEDE ALCUN SIGNIFICATO NEI LINGUAGGI SEMITICI OCCIDENTALI  AD OGGI CONOSCIUTI, IL SIGNIFICATO DELL'ISCRIZIONE RESTA IGNOTO.
Reading from left to right, the text contains a combination of letters approximately 2.5 cm tall, which translate to m, q, p, h, n, (possibly) l, and n. Since this combination of letters has no meaning in known west-Semitic languages, the inscription’s meaning is unknown.

SI SUPPONE CHE  IL TESTO SI RIFERISCA AL NOME DEL PROPRIETARIO O AL CONTENUTO DEL VASO. DATO CHE LO SCRITTO NON E' IN EBRAICO, SI SUPPONE CHE SIA STATO INCISO DA UNO DEI RESIDENTI NON ISRAELITI DI GERUSALEMME, FORSE UNO DEI GEBUSITI, CHE FORMAVANO PARTE DELLA CITTADINANZA DI GERUSALEMME ALL'EPOCA DI RE DAVIDE E SALOMONE.
The archaeologists suspect the inscription specifies the jar’s contents or the name of its owner. Because the inscription is not in Hebrew, it is likely to have been written by one of the non-Israeli residents of Jerusalem, perhaps Jebusites, who were part of the city population in the time of Kings David and Solomon.




LA DOTTORssa ELIAT MAZAR E' L'ARCHEOLOGA DELL'UNIVERSITA' DI GERUSALEMME CHE HA SCAVATO IL REPERTO, RECANTE INCISO LO SCRITTO IN LINGUA CANANEA SU UN GRANDE 'PITHOS', UN CONTENITORE CERAMICO SENZA COLLO, CHE SI TROVAVA INSIEME AD ALTRI SEI, NEL SITO DI SCAVO DI OPHEL. ELLA SOSTIENE TRATTARSI DI UN RITROVAMENTO UNICO PER ORA A GERUSALEMME E DI NOTEVOLE IMPORTANZA PER LA STORIA DELLA ZONA.
Hebrew University of Jerusalem archaeologist Dr. Eilat Mazar unearthed the artifact, in the Canaanite language and engraved on a large pithos, a neckless ceramic jar found with six others at the Ophel excavation site. He said it is the only one of its kind discovered in Jerusalem and is an important addition to the city’s history.

LA SCRITTA CHE - PRIMA DI QUESTA - ERA LA PIU' ANTICA DELLA ZONA E' IN EBRAICO E RISALE AL PERIODO DI RE EZECHIA, ALLA FINE DELL'VIII SECOLO a.C.
The previously oldest known script, in Hebrew, was from the period of King Hezekiah at the end of the 8th century BCE.

L'ISCRIZIONE FU INCISA PRESSO IL BORDO DEL GROSSO VASO PRIMA DELLA COTTURA E NE E' STATO RITROVATO SOLAMENTE UN FRAMMENTO, INSIEME AI FRAMMENTI RIFERIBILI AGLI ALTRI SEI PITHOS DELLO STESSO TIPO. IL MOTIVO DELL'INCOMPLETEZZA DEL RITROVAMENTO STA NEL FATTO CHE I FRAMMENTI FURONO RI-UTILIZZATI GIA' IN ANTICO PER STABILIZZARE LA TERRA DI RIEMPIMENTO SOTTO AL SECONDO PIANO DELL'EDIFICIO IN CUI SONO STATI TROVATI.
The inscription was engraved near the edge of the jar before it was fired, and only a fragment of it has been found, along with fragments of six large jars of the same type. The fragments were used to stabilize the earth fill under the second floor of the building they were discovered in.

UN'ANALISI DELLA COMPOSIZIONE DELL'ARGILLA INDICA CHE I SEI VASI RICONOSCONO UN'UNICA SEDE DI PRODUZIONE, PROBABILMENTE SITA NELLA ZONA COLLINARE CHE SI TROVA PRESSO GERUSALEMME. 
An analysis of the jars’ clay composition indicates that they are all of a similar make, and probably originate in the central hill country near Jerusalem.

SECONDO IL PROFESSOR AHITUV, L'ISCRIZIONE E' INCOMPLETA E PROBABILMENTE SEGUIVA TUTTA LA 'SPALLA' DEL VASO: LA PORZIONE SUPERSTITE CONSISTEREBBE SOLTANTO NELLA PARTE FINALE DELL'ISCRIZIONE E IN UNA LETTERA DEL SUO INIZIO.
According to Prof. Ahituv, the inscription is not complete and probably wound around the jar’s shoulder, while the remaining portion is just the end of the inscription and one letter from the beginning.

Source: Jewish Press [July 10, 2013]

martedì 26 febbraio 2013

Origini Semitiche



Alfabeto Fenicio con 'spiegazioni' grafiche della possibile origine dei singoli caratteri. Le forme con asterisco sono quelle che rispondono al principio 'acrofonico' (la lettera si identifica con l'iniziale dell'oggetto inizialmente rappresentato).




ALEF  -  è un nome ricostruito per indicare la prima lettera dell’alfabeto Cananeo, che però è stato trasmesso ad alfabeti successivi (Fenicio Alef, Siriano Alaf, Ebraico Alef, ed Arabo Alif). Esso rappresentava un suono consonantico, ma in Greco divenne Alfa ed in Latino A, ambedue vocali. Il segno grafico deriva dalla parola Semito-occidentale per ‘Bue’ e la forma stessa della lettera discende dal Glifo Proto-Sinaitico basato sul geroglifico che dipinge una testa bovina con le corna. È anche stata formulata l’ipotesi (A. Gardiner) che il geroglifico Egizio dell’avvoltoio fosse usato per rappresentare il medesimo suono, recentemente messa in dubbio.
Possiede un intenso valore rappresentante l’unicità di Dio.

BET (Beth, Beh, Vet) è la seconda lettera di molti alfabeti Semiti. Il suo significato è ‘casa’ (geroglifico:in varie lingue semitiche (Arabo bayt, Accadico bitu, o betu, Ebraico bayit, Fenicio byt, tutti derivanti dal Proto-Semitico bayt). Ha originato le lettere greca Beta e latina B. Il valore numerico è due, in gematria: è il primo segno della Torah, a significare che ne esistono due parti, quella scritta e quella orale.

GIMEL – è la terza lettera degli alfabeti Semiti. Si pensa che possa derivare da un precedente segno non attestato Proto Cananeo per descrivere o il manico di una fionda o un bastone da lancio (quindi, un’arma). Essa ha dato origine alla Gamma greca ed alla C latina. Bertrand Russel formulò l’ipotesi che la lettera rappresentasse  l’immagine convenzionale di un cammello. Il valore numerico è tre.

DALED, (Dalet, Daleth, Ashkenazi Dales) è la quarta lettera degli alfabeti Semiti (Fenicio, Aramaico, Ebraico, Siriano, Arabo) derivante da un glifo degli alfabeti della media Età del Bronzo che era il Dalt (‘porta’) e che in seguito divenne il geroglifico rappresentante appunto una porta. Ha dato origine alla Delta Greca ed alla D latina.  Simboleggia il numero quattro.
Nel Giudaismo è utilizzata per fare riferimento a Dio, in modo non sacro, mentre He è usato più frequentemente e possiede un significato più formale. Anche Gimel è usato con questo scopo, ma molto raramente.
Graficamente, Daled è il disegno della parte superiore delle porte Egizie che disegnava un triangolo di 3 lati e comprendendo l’architrave formava un angolo, che nelle costruzioni sacre era di 144 gradi.
Questa lettera proviene dal disegno di un antichissimo attrezzo, la “squadra”.


HE – è la quinta lettera di molti alfabeti Semiti. Ha dato origine all lettera greca Epsilon e alla latina E. Rappresentava inizialmente una consonante, ma in Latino Greco, Cirillico assunse un suono vocalico. In Gematria, He assume il valore numerico 5 e quindi, usato all’inizio degli anni Ebraici il valore di 5.000.
Graficamente, essa è sempre stata caratterizzata da 3 linee parallele come ad indicare la staccionata di un recinto
Nel Giudaismo è utilizzata spesso per indicare il nome di Dio (significa: Hashem = ‘Il Nome’) e costituisce un espediente per riferirsi a Dio senza pronunciarne il nome.

WAW
(Vau, Vav) è la sesta lettera degli alfabeti semiti. Il suo significato letterale è piolo, uncino, lancia. Il suo valore numerico matematico è sei. 
Il geroglifico egizio da cui deriva rappresenta un uomo in preghiera con le mani alzate.  Si è trasformata nel greco F e Y e nel Latino F, V, U, W e Y.

ZAYIN
(Zain, Zayn, Zay) è la settima lettera degli alfabeti semitici. Da esso discendono la Z greca Etrusca e Latina. La lettera fenicia sembra descrivere un’arma, forse una spada. (ne derivano nell’Ebraico biblico il termine spada ed il verbo ferire, mentre nell’Ebreo moderno il termine pene ed un verbo, volgare per rapporto sessuale). Il valore numerico è sette.

HET (Khet, Kheth, Chet, Cheth, Heth) è il nome ricostruito dell’ottava lettera del Proto-Cananeo, passata poi negli alfabeti Semiti, incluso il Berbero. In Greco ha dato origine all’Eta, in Latino all’ H ed è passata graficamente immodificata nell’Etrusco. La forma del segno discende originariamente da un geroglifico indicante un ‘cortile’ ( ) forse denominato ‘hasir’ negli alfabeti del Medio Bronzo e risalente a ’Hayt’, nome ricostruito per una lettera indicante ‘filo, trama’. Il valore simbolico in gematria è quello di otto, che è anche simile alla sua forma grafica.

TET (Teth) è la nona lettera di molti alfabeti semiti. Ha dato origine alla lettera greca theta. La lettera Fenicia significa ‘ruota’, ma è possibile che derivi da un glifo della Media Età del bronzo (‘tab’) significante ‘buono’ (tav in Aramaico e tov in Ebraico, tayyib in Arabo moderno), forse tutti derivanti dal geroglifico nfr ‘buono’.
In gematria rappresenta il numero nove; se seguito da un apostrofo: novemila.

IOD (Yodh, Yud, Jod, Jodh) è la decima lettera di molti alfabeti Semiti, che ha prodotto lo Iota in greco e la I in latino. Si pensa abbia avuto origine da un pittogramma di una mano attraverso una forma Proto-Semitica “yad” che potrebbe essere correlata al geroglifico Egizio rappresentante un braccio  () . In gematria rappresenta il numero dieci. Due Yod di seguito rappresentano il Dio Adone, ciò che si ottiene egualmente bene con il Tetragramma (‘le quattro lettere’). Dato che è proibito agli israeliti pronunciare o scrivere per intero per intero il Tetragbramma, il termine è in genere sostituito da ‘Adone’. Yod è la lettera più piccola e compare in molti modi ed esempi nella Gabbala anche il suo significato numerico, importante nel Giudaismo, contribuisce a questo.

KAF (Kaph) è l’undicesima lettera degli alfabeti Semiti e ha dato origine a K greco e latino.  Deriva più probabilmente da un pittogramma indicante il palmo della mano (sia in Ebraico sia in Arabo moderno la parola kaph significa ‘palmo’, ‘presa’ con la mano). In gematria, il significato è 20. Raramente anche 500.

LAMED (Lamedh) è la dodicesima lettera deglo alfabeti Semitici (Lam in Arabo). La lettera Fenicia ha dato origine al greco Lambda ed al latino L. In gematria, simboleggia il numero trenta. Insieme alla lettera Vav sta per i 36 giusti che salvano il mondo dalla distruzione.

MEM (Meem, Mim) è la tredicesima lettera degli alfabeti Semitici. Ha dato origine al Greco M (mu) ed al latino M. Si pensa derivi dal segno geroglifico Egizio per acqua ( ), semplificandolo e dandogli il suono del vocabolo Fenicio per ‘acqua’ (mem), che a sua volta derivava dal Proto Semitico. In gematria mem simboleggia il numero quaranta. Il vocabolo assume anche molti altri significati, in epoche, contesti e luoghi differenti.

NUN (pronunciato talvolta  ‘nunu’) è la quattordicesima lettera dell’alfabeto semitico. Ne derivano il greco N (nu) e la N latina. Si pensa che il segno derivi dal pittogramma di un serpente (la parola Ebraica per serpente ‘nachash’ inizia con un Nun, in Aramaico ‘nun’ significa proprio serpente) oppure un’anguilla. Alcuni hanno ipotizzato la presenza di una forma geroglifico per ‘pesce’, dato che in Arabo ‘nun’ significa pesce o balena. La lettera Fenicia, quindi, fu chiamata ‘Nun’, pesce, ma il glifo si è sempre ipotizzato discendere da un’ipotetico termine Proto-cananeo nahs, ‘serpente’, basandosi sull’Etipoe e su un geroglifico di serpente. In Arabo moderno, nahs significa ‘ cattiva fortuna’. Il suo valore in gematria è di cinquanta.

SAMEKH  E’ la quindicesima lettera di molti alfabeti Semiti: ha dato origine alla lettera greca Xi ma non esiste un equivalente Latino. Le sue origini non sono chiare. La lettera Fenicia potrebbe infatti essere la continuazione di un glifo degli alfabeti del Bronzo Medio, oppure essere basato su di un geroglifico Egizio rappresentante il piolo di una tenda, o qualche altro tipo di supporto. Il suo valore in Gematria è sessanta.
Samekh e Mem formano l’abbreviazione per l’Angelo della Morte, il cui nome in Ebraico è Samaele.
Nel capitolo 32 dell’Esodo si legge che le tavole della Legge erano scolpite ‘su ambo le facce’: questo fatto viene in genere interpretato dal Talmud di Gerusalemme come una iscrizione trapassante la pietra e quindi come un miracolo, in quanto la parte interna del Samekh (che realizza un cerchio, in Ebraico) sarebbe dovuto cadere dalle tavole. Il Talmud di Babilonia lo spiega invece con la differente grafia dell’alfabeto Paleo-Ebraico.

AYIN (‘Ayin) è la sedicesima lettera di molti alfabeti Semiti. Il nome della lettera deriva dal Proto-Semitico ‘Ayn’, Occhio : anche la lettera Fenicia aveva una forma di occhio, derivando dal geroglifico i’r che possiede esattamente la medesima forma ( ). Dalla lettera Fenicia derivarono il greco Omicron ed il latino O, che rappresentano vocali. In gematria, il simbolo è 70.

PE è la diciassettesima lettera di molti alfabeti Semiti, che ha dato origine al greco Pi ed al latino P. Sembra essere originata dal pittogramma di una bocca (in Ebraico: pe, in Arabo: fam). In gematria, il valore simbolico è ottanta.

SADE (Tsade, Saddi, Sad, Tzadi, Sadhe, Tzaddik) è la diciottesima lettera di molti alfabeti Semiti.  Se ne presentano numerose varianti. Ha dato origine a segni di lettere Greche (San e forse Sampi) ed Etrusche, ma non Latine. L’origine del segno non è chiaro: possibilmente deriva da un glifo del Medio bronzo rappresentante una pianta, forse di papiro. Il suo valore numerico matematico è 90.

QOF (Qoph, Qop, Kof, Qaf) è la diciannovesima lettera di molti alfabeti Semiti. Si attribuisce ad essa il valore di Q, oppure K ed il suo valore in gematria è 100. Si pensa che il segno nasca inizialmente da quello di un ago per cucire, sulla base di glifi Paleo Ebraici. Crea un po’ di confusione l’omofonia con il vocabolo ‘scimmia’.  

RESH è la ventesima lettera degli alfabeti semitici. Nella gran parte di essi, si tratta di un segno molto simile al Dalet. (la somiglianza ha dato origine a doppie grafie, ad esempio di alcuni nomi di regnanti). Il vocabolo Fenicio ha dato origine al Rho greco (P) e alla R latina. Il pittogramma  di una testa, derivante dal proto-Semitico Rais sembra sia all’origine del segno alfabetico. Forse il Semitico orientale Ris era il rendimento fonetico del Sumero cuneiforme ‘testa’ in Accadico. Il suo valore simbolico in gematria è 200.

SHIN (Sin, Sheen) è la ventunesima lettera di molti alfabeti Semiti e letteralmente significa ‘tagliente’, acuminato. Ha dato origine al Sigma greco ed alla S latina. Secondo W. Albright, il glifo Proto-Sinaitico era basato su di un dente. L’Enciclopedia Giudaica ricorda che originariamente si trattava dell’immagine di un arco composito. La storia e l’evoluzione delle sibilanti dal proto-sinaitico alle successive lingue semitiche è piuttosto complicata, in quanto esistono già nella forma più antica cinque differenti forme di ‘s’.
In gematria Shin rappresenta il 300.
Il segno Egizio rappresentava un arco composito non teso, stante ad indicare la funzione dell’arco di trasportare la freccia da un luogo all’altro.

TAW (Tav, Taf) -  è la ventiduesima  ed ultima lettera degli alfabeti semitici. Sembra che la sua origine sia in un segno a croce, oppure ad asterisco, forse indicante una firma. Il suo uso letterario nella Torah è quello di una ferita. Il suo valore numerico matematico nella gematria è quattrocento). Nel giudaismo, Tav è l’ultima lettera della parola ‘verità’ (emet, composta della prima lettera Alef, l’intermedia, Mem e l’ultima lettera Tav dell’alfabeto: a significare che la Verità comprende tutto, include ogni cosa). Shequer, invece, che significa menzogna, è composta della diciannovesima, ventesima e ventunesima lettera: a significare che la bugia è di strette vedute, piccola ed incompleta.

domenica 24 febbraio 2013

ALFABETI






Un ‘Alfabeto’ è un insieme prestabilito di lettere (simboli di base, detti ‘grafemi’), che si utilizza per scrivere una o più lingue. Le lettere rappresentano ‘fonemi’, cioè i suoni significativi di base della lingua parlata. Il sistema alfabetico si oppone al sistema  ‘Sillabico’, in cui ogni lettera rappresenta una sillaba e al sistema ‘Logografico’ in cui ogni segno rappresenta una parola, un morfema (un’unità semantica).
Le origini dell’Alfabeto sono sconosciute, ma esistono numerose teorie circa il come si sia sviluppato: la certezza è che questo sviluppo abbia richiesto l’attività e l’impegno di diverse generazioni d’uomini, in località e tempi differenti, con una serie di tentativi ed errori.

Periodo d'Introduzione Dei Vari Alfabeti

Geroglifici egiziani
XXII sec a.C.
Proto-Sinaitico
XIX sec a.C.
Ugaritici
XV sec a.C.
Proto-Cananeo
XIV sec a.C.
Fenicio
XII sec a.C.
Paleo Ebraico
X sec a.C.
Samaritano
VI sec a.C.
Aramaico
VIII sec a.C.
Kharosthi
IV sec a.C.
Brahmi
IV a.C.
Ebraico
III sec a.C.
Thaana
IV sec a.C.
Pahlavi
III sec a.C.
Palmyrene
II sec a.C.
Sogdiano
II sec a.C.
Nabateo
II sec a.C.
Greco
VIII sec a.C.
Etrusco
VIII sec a.C.
Latino
VII sec a.C.
Runico
IV sec d.C.
Ogamico
IV sec d.C.
Goto
III sec d.C.
Paleo Ispanico
VII a.C.
SudArabico
IX a.C.
Ieratico
XXXII s a.C.
Demotico
VII sec a.C.
Meroitico
VII sec a.C.


Una ipotesi conosciuta come ‘Teoria Proto-Sinaitica’ è che la Storia dell’alfabeto iniziò in Egitto, quando ormai l’umanità possedeva la scrittura da un millennio. Secondo questa teoria l’alfabeto fu inventato per potere rappresentare il linguaggio dei lavoranti semiti in Egitto e fu almeno influenzato dai principi alfabetici degli scritti ieratici egiziani. Se questo principio fosse corretto, allora tutti gli alfabeti del mondo di oggi o discendono direttamente da questo processo di sviluppo o furono almeno ispirati da esso. L’alfabeto più usato al giorno di oggi è quello Latino. Esso deriva dal Greco, il primo ‘vero’ alfabeto che assegna in modo definitivo segni (lettere) sia alle vocali che alle consonanti. A sua volta l’alfabeto Greco deriva da quello Fenicio, che era un cosiddetto ‘abjad’, cioè un sistema alfabetico nel quale ogni segno possiede in genere un significato consonantico.
Schema delle 'discendenze' dall'Abjad Fenicio (da sin a dx: Latino, Greco, Fenicio, Ebraico, Arabo) 
PREISTORIA.
Due scritture sono ben testimoniate prima della fine del IV millennio a.C.: il Cuneiforme Mesopotamico ed i Geroglifici Egiziani.  Ambedue erano piuttosto conosciuti in quella porzione del Medio Oriente nella quale si  produsse per la prima volta il primo Alfabeto usato diffusamente, il Fenicio. Forse anche il Cuneiforme stava sviluppando proprietà alfabetiche in alcune delle lingue per il quale era stato adattato, come si osserva nell’antico Cuneiforme Persiano, ma si tratta di sviluppi collaterali che non ebbero futuro. Questi hanno solo il significato di lasciarci intendere che si sarebbe comunque arrivati ad un alfabeto vero, prima o poi, anche se non costituiscono veri antecedenti. Il Sillabario di Byblos possiede somiglianze grafiche suggestive con lo Ieratico Egiziano e con il Fenicio, ma dato che rimane indecifrato poco si può affermare con certezza circa il suo ruolo nello sviluppo storico dell’Alfabeto.
PREDECESSORI.
Intorno al 2700 a.C. nell’antico Egitto si era già sviluppato ed affermato il sistema di scrittura geroglifico. Il sistema era usato in tre differenti modi, negli antichi testi egizi (a dimostrazione del fatto che si trattava di uno strumento ancora in fase di perfezionamento e rielaborazione):
1) come ideogrammi (logogrammi), rappresentanti un vocabolo che caratterizza l’oggetto disegnato nel geroglifico;
2) più frequentemente, come fonogrammi ( indicanti uno o più suoni in sequenza);
3) come ‘determinativi’ che forniscono indizi circa il significato, senza direttamente ricorrere al vocabolo cui si riferiscono).
Dato che, in massima parte, le vocali passavano non scritte, i geroglifici che rappresentavano singole consonanti potevano anche entrare a fare parte di un alfabeto consonantico (cosiddetto ‘abjad’). Questo non avvenne mai per l’Egiziano scritto. Ma ebbe – evidentemente – una grande influenza nella composizione del primo alfabeto, che fu indubbiamente usato per un linguaggio Semitico. Tutti i successivi alfabeti presenti nel mondo o sono direttamente derivati da quello, o ne sono stati fortemente ispirati, attraverso altri alfabeti suoi discendenti (diffusione ‘trans-culturale’).  Unica eccezione potrebbe essere stata l’Alfabeto Meroitico, un adattamento dei geroglifici Egiziani avvenuto nella Nubia, verso il III secolo d.C.
Diagramma di Venn, mostrante i caratteri in comune tra Alfabeto Latino, Greco e Russo
ALFABETI CONSONANTICI.
Alfabeto Semitico.
La scrittura Proto-sinaitica Egizia deve ancora essere pienamente decifrata. Potrebbe comunque darsi che essa sia alfabetica e che sia scritta in un linguaggio Cananeo. Gli esempi più antichi di ciò sono costituiti da graffiti del Wadi El Hol, datati attorno al 1850 a.C. circa.
scritta di Wadi el Hal, da Rollstone.
Sono stati proposti prototipi d’alfabeto Fenicio espresso in geroglifici Egizi, ma gli studi sono ancora in corso. Si prospettano anche alcune corrispondenze con le lettere appartenenti al Proto-Sinaitico. Ma – per il momento – non c’è nulla di più.
La scrittura Fenicia spesso adattava il geroglifico Egizio per significare con esso il suono consonantico del nome semitico dell’oggetto raffigurato dal geroglifico (questo metodo è definito ‘principio acrofonico’). Secondo questo metodo, il geroglifico ‘per’ (che significa ‘casa’ in Egiziano) era utilizzato per il suono ‘b’ dato che ‘b’ era il primo suono della parola Semitica per ‘casa’ (‘bayt’). La scrittura era quasi solo sperimentale, solo sporadicamente usata, per cui conservò la sua natura pittografica ancora per circa mezzo millennio, fino a quando non fu utilizzata per usi routinari amministrativi e di governo a Canaan. I primi Stati Cananei che adottarono in modo intensivo l’alfabeto furono le Città-Stato Fenicie, alcune delle quali erano ormai molto avanzate tecnologicamente ed economicamente, essendo anche tra le più antiche città in assoluto al mondo. Per questo motivo, gli stadi tardivi degli scritti Cananei sono definiti Fenici. Gli Stati Fenici erano anche stati marittimi, posti al centro direzionale di una vasta rete di commerci: questo fatto favorì l’estensione dell’alfabeto fenicio in tutto il mediterraneo. Due varianti dell’alfabeto fenicio in particolare ebbero un impatto maggiore sulla storia della scrittura: l’Alfabeto Aramaico e l’Alfabeto Greco.

Alfabeto Greco, su un vaso a figure nere: vi compaiono un Digamma, ma non un Ksi o un Omega. La lettera Phi, che nella parte superiore sembra un omicron è rappresentata in modo corretto nella porzione inferiore del vaso.
Il Fenicio e l’Aramaico, come il loro ‘prototipo’ Egiziano, rappresentavano unicamente consonanti: questi sistemi sono detti ‘Abjad’. L’Alfabeto Aramaico, che si sviluppò a partire dal fenicio nel VII secolo a.C. come scrittura ufficiale dell’Impero Persiano, sembrerebbe essere stato l’antenato comune a tutti gli alfabeti moderni dell’Asia.
L’Alfabeto Arabo attraverso il Nabateo (appartenente a quella regione che adesso è la Giordania).
L’Ebraico – inizialmente Samaritano – nacque come variante dell’Aramaico Imperiale Persiano.
Il Siriano, usato dal III secolo d.C. si evolvette attraverso il Pahlavi ed il Sogdiano nei moderni alfabeti Mongolo, Manchu e Uyghur.
Anche il Georgiano sembra appartenere alla medesima famiglia, attraverso vicissitudini poco note.
Gli Alfabeti ‘Veri’: sono sostanzialmente quelli che includono anche la rappresentazione scritta di vocali, oltre a quelli per le consonanti. I principali sono quello Greco e quello Latino, di cui tutti gli altri sono discendenti.
Diffusione dell'Alfabeto Latino nel Mondo - Il verde scuro rappresenta le zone in cui il Latino è il solo alfabeto, il verde chiaro le zone in cui è in comune con qualche altro alfabeto.