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domenica 30 novembre 2014

ALL ABOUT THAT BASS

Meghan Trainor è nata e cresciuta nell'isola di Nantucket, in Massachusetts. È figlia di Gary e Kelli Trainor, musicisti, e ha due fratelli, Ryan e Justin. La cantante ha iniziato a cantare all'età di sette anni e ha scritto la sua prima canzone a undici anni. 
Quando aveva tredici anni, i suoi genitori le hanno comprato un computer per permetterle di produrre i suoi stessi brani. 
Si è trasferita con la sua famiglia a Hyannis, sempre nel Massachusetts, e ha frequentato la Nauset Regional High School, un liceo a Cape Cod, dove ha suonato la tromba e cantato nella jazz band, prendendo anche lezioni di chitarra. 
Inoltre, per quattro anni, Meghan Trainor ha suonato la chitarra, le tastiere e cantato con una band locale chiamata Nantucket Island Fusion.
Meghan Trainor è una cantante cicciottella, non esattamente bellissima, che esorta le ragazze normali a non farsi problemi del loro fisico.E' anche una produttrice di dischi. la sua "All about that bass" sta ricevendo un enorme gradimento:



Because you know I'm all about that bass
'Bout that bass, no treble
I'm all 'bout that bass, 'bout that bass, no treble
I'm all 'bout that bass, 'bout that bass, no treble
I'm all 'bout that bass, 'bout that bass
Yeah it's pretty clear, I ain't no size two
But I can shake it, shake it like I'm supposed to do
'Cause I got that boom boom that all the boys chase
All the right junk in all the right places
I see the magazines working that Photoshop
We know that shit ain't real
Come on now, make it stop
If you got beauty beauty just raise 'em up
'Cause every inch of you is perfect
From the bottom to the top
Yeah, my momma she told me don't worry about your size
She says, boys they like a little more booty to hold at night
You know I won't be no stick-figure, silicone Barbie doll
So, if that's what's you're into
Then go ahead and move along
Because you know I'm all about that bass
'Bout that bass, no treble
I'm all 'bout that bass, 'bout that bass, no treble
I'm all 'bout that bass, 'bout that bass, no treble
I'm all 'bout that bass, 'bout that bass
I'm bringing booty back
Go ahead and tell them skinny bitches hey
No, I'm just playing I know you think you're fat
But I'm here to tell you,
Every inch of you is perfect from the bottom to the top
Yeah, my momma she told me don't worry about your size
She says, boys they like a little more booty to hold at night
You know I won't be no stick-figure, silicone Barbie doll
So, if that's what's you're into
Then go ahead and move along
Because you know I'm all about that bass
'Bout that bass, no treble
I'm all 'bout that bass, 'bout that bass, no treble
I'm all 'bout that bass, 'bout that bass, no treble
I'm all 'bout that bass, 'bout that bass
Because you know I'm all about that bass,
'Bout that bass, no treble
I'm all 'bout that bass, 'bout that bass, no treble
I'm all 'bout that bass, 'bout that bass, no treble
I'm all 'bout that bass, 'bout that bass
Because you know I'm all about that bass,
'Bout that bass, no treble
I'm all 'bout that bass, 'bout that bass, no treble
I'm all 'bout that bass, 'bout that bass, no treble
I'm all 'bout that bass, 'bout that bass


domenica 23 novembre 2014

Musica anti Aids


Attratto da una musichetta alla radio, mentre ero in auto... 
Mi è sembrata, inizialmente, quasi uno dei vecchissimi immortali Calypso di Harry Belafonte... 
E' piacevole, orecchiabile, intrigante... 
Una voce sensuale di donna, che - ammetto - non conoscevo... 
Il titolo è:  Men Just Want To Have Fun
Ho voluto saperne di più.
Ed ecco qui.





There's no hiding place at a Sarah Jane Morris gig – either from her opulent, multi-octave voice and raw emotional clout that recalls Nina Simone and Janis Joplin, or from her lyrics that explore love and pain, sex crimes, war crimes, Catholicism and contraception – and a whole uncompromising bunch more....
....the whole show suggested that though Sarah Jane Morris has enjoyed some inspiring partnerships over the years, this latest incarnation with Forcione is already sounding like one of her best.

Guardian 09/2013



Bloody Rain is now on sale and was launched with an incredible line up of musicians and special guests at the Union Chapel on Thursday 18th September 2014. 23 musicians on stage at one point! Great review in the Arts Desk by Peter Quinn. On 19th September, The Convent Club gig was filmed and streamed worldwide. Check out the News section to see one of the songs from that performance and to see how you can still download the concert.




Dedicated to the people of Africa, and the music of that continent that has inspired so many artists for so long, Bloody Rain brings together a stunningly diverse group of performers. 


 Among a raft of guests on the album are the Zimbabwe-born singer Eska, Senegal’s Seckou Keita on kora, UK-Caribbean saxophonist Courtney Pine,Keziah Jones,  The Soweto Gospel choir and Adam Glasser from South Africa, the Nigerian singer Keziah Jones, American/ Israeli trumpeter Avishai Cohen, the UK - Caribbean saxophonistCourtney Pine and the famous James Brown arranger and co-writer Pee Wee Ellis. My Bloody Rain band are Tony Remy(with whom I have written most of the songs), the wonderful Dominic Miller,Henry ThomasMartyn BarkerTim Cansfield and Adriano Adewale.

The Bloody Rain choir are my dear friend Ian Shaw, my son Otis Coulter, Janine Johnson, Lilybud Dearsley, GianLuca Di Martini, Roberto Angrisani and myself. Last but not least the strings were arranged by Enrico Melozzi in Rome.




______________

Recorded in the UK, Johannesburg, Paris and Tel Aviv, Sarah Jane Morris’s latest album, Bloody Rain, is undoubtedly a labour of love. Hearing it performed live last night in the Union Chapel, in front of an adoring audience, confirmed that it is also her masterpiece.

Morris couched the – at times painful – subject matter in the most mellifluous, seductive melodies imaginable.




Peter Quinn, The Arts Desk

venerdì 16 maggio 2014

L'Osceno in musica.


DNA, di Anna F.

(e non si tratta di Anna Frank)


E' certamente capitato anche ad ognuno di noi di ascoltare per radio, magari anche in auto, una canzone che - con crescente insistenza - è trasmessa dai vari presentatori radiofonici, con una naturalezza che disturba un po'.
Gli Italiani non conoscono l'Inglese (anche se si spacciano regolarmente per esperti...), ma il turpiloquio - quello sì - li affascina in tutte le lingue: in genere, quindi, quello lo riconoscono (e sembrano apprezzarlo, spesso) sempre, fosse anche in Swahili. E così, nascondendosi dietro un dito (più probabilmente un dito medio), si aggira l'antico 'senso comune del pudore', ammesso che si sia in grado di trovarlo laddove si è nascosto...

E questa è - sorprendentemente - una voce femminile bassa, appena soffiata sopra un ritmo sostenuto e irresistibile (in certi punti di tono verosimilmente 'satanista') e un testo provocatorio che anche i più disattenti automobilisti riescono a decifrare: è una donna che ti dichiara - guardandoti spudoratamente dritto negli occhi (questo lo vedi dopo, nel video, naturalmente! Ma persino la voce lo lascia chiaramente intendere) - che vuole farsi il tuo amico... Poi, più tardi anche te e in seguito -con ogni probabilità - anche chiunque, purché si faccia.


La voce che - si deve ammetterlo - focalizza subito tutta l'attenzione è quella di Anna F, una giovane cantautrice austriaca che sta riscuotendo un discreto successo in Italia, proprio grazie al pezzo DNA, che è diventata un vero e proprio HIT radiofonico di questo periodo da noi. I fans italiani si sono subito mobilizzati per comprendere se il pezzo sia - oppure no - un succolento aneddoto autobiografico: ma non c'è modo di saperlo.
DNA è certamente già un 'tormentone'. 
Come mai?
Sarà il battito di mani, o l'incalzante tono basso da cerimonia misterica notturna, oppure le citazioni di Over The Rainbow (Judy Garland...), di Pinocchio (Collodi), di immagini 'noir' (i vampiri, il sangue succhiato dei bambini, le mosche nella ragnatela).
Oppure sarà soltanto la provocazione di una ragazza austriaca sfrontata e furba.
Non c'è un contenuto profondo, né grande maestria.
Certamente, le Radio Statunitensi ed Inglesi non gradirebbero: viene anche da chiedersi che cosa pensino i tanti Anglofoni che vivono in Italia e che capiscono benissimo e per intero la volgarità semplice e diretta del testo al primo ascolto. Mi ripugna provare a rispondere.

Il brano è tratto dal primo disco di Anna F, King In The Mirrors, uscito già dalla scorsa estate: la cantante - una giovane austriaca dall'aspetto mediterraneo - probabilmente si rivedrà spesso dalle nostre parti dopo il successo di questo singolo...

Ricordi Maria Schneider, dopo "Ultimo Tango a Parigi"?
E ricordi che grande carriera, e come è finita?

Lyrics/Testo di DNA, Anna F.:

It’s OK – E’ ok
I’m just gonna clap my hands – Batto solo le mani
It’s OK – E’ ok
I just wanna fuck your friend – Voglio solo farmi il tuo amico
Somewhere there’s a fly in the spiderweb – Da qualche parte c’è una mosca nella ragnatela
I feel like Pinocchio – Mi sento come Pinocchio
Creating lies in the waiting room – Che inventa bugie in sala d’attesa
But there’s help on the way – Ma l'aiuto sta  per arrivare
Somewhere maybe over the rainbow – Da qualche parte, forse oltre l’arcobaleno
That’s where all the vampires roam – Dove tutti i vampiri si aggirano
Sucking the life out of baby boop – Succhiando la vita fuori dai bambini
boo boo boobie do – boo boo boobie do
Chorus:
It’s OK – E’ ok
I’m just gonna clap my hands – Batterò solo le mani
It’s OK – E’ ok
I just wanna fuck your friend – Voglio solo farmi il tuo amico
I don’t care – Non mi interessa
It doesn’t matter what you say – Non conta quel che dici
Anyway – Comunque
You know it’s in my DNA (my DNA) – Sai che è nel mio DNA
Something about the way that it moves me – Qualcosa nel modo in cui mi commuove
Dancing on remote control – Ballando a telecomando
I follow the call of the wild bug – Seguo il richiamo del selvaggio
There’s help on the way – C’è aiuto in arrivo
I just wanna make you love me – Voglio solo farmi amare da te
I just wanna make love – Voglio solo amare
I just wanna be a wild thing – Voglio solo essere una cosa selvaggia
Like … – Come
Chorus:
It’s OK – E’ ok
I’m just gonna clap my hands – Batterò solo le mani
It’s OK – E’ ok
I just wanna fuck your friend – Voglio solo farmi il tuo amico
I don’t care – Non mi interessa
It doesn’t matter what you say – Non importa cosa dici
Anyway – Comunque
You know it’s in my DNA (my DNA) – Sai che è nel mio DNA
Chorus:
It’s OK – E’ ok
I’m just gonna clap my hands – Batterò solo le mani
It’s OK – E’ ok
I just wanna fuck your friends – Voglio solo farmi il tuo amico

I don’t care – Non mi interessa
It doesn’t matter what you say – Non importa cosa dici
Anyway – Comunque
You know it’s in my DNA (my DNA) – Sai che è nel mio DNA

lunedì 12 maggio 2014

Senza Trucco

Tom Neuwirth, senza trucco di scena.


ERODOTO - STORIE, I, 175

"A Nord di Alicarnasso, verso l'interno, erano situati i Pedasi: quando a essi o ai loro vicini sta per accadere qualche cosa di dannoso, la Sacerdotessa di Atena si vede crescere una folta barba: ciò capitò loro ben tre volte".

A noi Italiani, invece, basta questa volta soltanto, quella della finale dell'Eurovision Song Contest.

La barba (finta, ma 'possibile') c'era. 
Il qualche cosa di dannoso che stava per succedere, c'era pure quello: c'è solo l'imbarazzo di scegliere.

- Vogliamo considerare la figura escremenziale di un'Emma Marrone (Firenze, 25 Maggio '84) sguaiatamente (s)vestita da Dea Classica che si agita  scompostamente fino a mostrare le poco divine mutandine?

- Che dire dell'estrema povertà creativa di una bandiera nazionale fatta con mozzarella, basilico e pomodoro?

- Abbiamo perso il confronto persino con la Spagna, che non ha certo perso l'occasione di mostrare le proprie grazie mediterranee, ma era realmente in lungo, come l'emblema della Columbia e (pur essendo meno dotata della nostra Emma) ha fatto la sua bella figura.

- Abbiamo perso il confronto della spettacolarità di un Festival canoro (pensate soltanto al nostro Sanremo!): questo era divertente, privo di tempi morti, animata da vera volontà (nazionalista e per nulla nascosta) di competere, tra 37 nazioni (non partecipanti di una sola nazione!).

- Abbiamo anche perso nelle pastette delle alleanze: le nazioni nordiche si sono gentilmente scambiate gli aiuti reciproci (producendo anche votatissime ma mediocri repliche di rock anni '60) e le ex-vassalle della Grande Madre Russia hanno dato il loro omaggio solidale all'antica sovrana. 

- Infine, 'Conchita Wurst' (falso anche il nome: in realtà è Tom Neuwirth): una bella voce, ma ce n'erano di migliori.

Avrei accettato volentieri la vittoria per meriti canori di alcuni: c'erano vocalisti molto singolari e bravi. Avrei visto volentieri vincitore un soggetto composto, con una buona canzone cantata con un'ottima voce.

Ma - così come sono andate le cose - mi tengo stretto il 'flashing' delle mutandine di Emma, le sue belle tettone tosco- emiliane e la sua sguaiata contentezza di vivere, espressa con la sua voce vera e sincera...

I Wursteln se li godano pure gli austriaci che li producono.







giovedì 6 marzo 2014

A HOME IN THE MEADOW




My Lady Greensleaves, di Dante Gabriel Rossetti - 1864
La leggenda narra che a comporre il brano sia stato Enrico VIII d'Inghilterra (1491-1547) per la sua futura consorte Anna Bolena
 Pare infatti che quest'ultima avesse una malformazione ad una mano e ciò la costringesse a coprirla con delle lunghe maniche (di qui potrebbe derivare il titolo Greensleeves, "maniche verdi"; ma potrebbe anche essere una modifica di un precedente Greenleaves, cioè "foglie verdi").

In realtà, è più probabile che l'anonimo autore, forse un amante tradito da una donna di facili costumi, abbia scritto questa canzone verso la fine del XVI secolo, successivamente quindi alla morte di Enrico stesso.

Su questo tema di Greensleeves sono state fatte variazioni, la più famosa è stata quella di Ralph Vaughan Williams che è entrata nella top 200 delle più belle musiche classiche

La canzone, come del resto tutti i canti di tradizione popolare, fu per molto tempo tramandata unicamente per via orale o sotto forma di manoscritto. La prima versione registrata ufficialmente risale al 1580, con il titolo di "A New Northern Ditty of the Lady Greene Sleeves", ma non esiste oggi alcuna copia di questo documento. 
Se ne trova traccia in A Handful of Pleasant Delights (1584) come "A New Courtly Sonnet of the Lady Green Sleeves. To the new tune of Green sleeves". Tale titolo sembra dunque suggerire che il brano fosse antecedente.

Ne "
Le allegre comari di Windsor" di Shakespeare (1602) un personaggio (Alice Ford) cita ben due volte il brano "Green Sleeves".


Molti testi furono scritti ed elaborati nel tempo per questa canzone, quello riportato è forse la versione più famosa.
(EN)
« Alas my love you do me wrong
To cast me off discourteously,
And I have loved you oh so long
Delighting in your company.

Rit.:
Greensleeves was all my joy
Greensleeves was my delight,
Greensleeves was my heart of joy
Greensleeves was my heart of gold
And who but my lady Greensleeves.

... »
(IT)
« Ahimè amore mio voi mi ferite
Rifiutandomi scortesemente
Mentre io vi ho amato così a lungo
Godendo della vostra compagnia

Rit.:
Greensleeves era tutta la mia gioia
Greensleeves era la mia felicità
Greensleeves era il cuore della mia gioia
Greensleeves era il mio cuore d'oro
E chi altri se non la mia Signora Greensleeves.








Il brano è stato eseguito da numerosissimi artisti, ed è stato

usato spesso come base per la creazione di nuove canzoni.

- Il tema è stato usato nel film La conquista del West (1962)

con il titolo Home in the Meadow, con le parole di Sammy

Cahn, e la voce di Debbie Reynolds.

Eccone il testo, in Inglese (e - se ci riesco - la musica).


Away, away, come away with me


Where the grass grows wild and the winds blow free


Away, away, come away with me


And I'll build you a home in the meadow



Come, come, there's a wondrous land


For the hopeful heart and the willing hand


Come, come, there's a wondrous land


Where I'll build you a home in the meadow



The stars, the stars, oh how bright they'll shine


On a world the lord himself designed


The stars, the stars, oh how bright they'll shine


On the home we will build in the meadow



Come, come, there's a wondrous land


For the hopeful heart and the willing hand


Come, come, there's a wondrous land


Where I'll build you a home in the meadow


sabato 8 febbraio 2014

JUKE-BOX

Il termine ‘Juke box’ è una parola inglese composta, che entrò in uso negli Stati Uniti attorno al 1940 e che è derivata dall’uso ormai familiare del termine ‘Juke joint’, che a sua volta deriva dal ‘Gullah’ “juke” o “joog” e che significa ‘sregolato’,’scapigliato’, o addirittura ‘malvagio’.

Aspetto esteriore di un Juke Joint a Belle Glade, Florida, (1944)

Gli avventori, all'interno di un Jug Joint, Clarksdale, Mississippi 1939

Un juke joint era un locale d’aspetto anonimo, spesso sito ad un incrocio di strade di campagna, in cui si suonava, si ballava, si giocava d’azzardo e si beveva.  Si poteva anche mangiare. Erano locali gestiti interamente da negri nel Sud Est degli Stati Uniti e si rivolgevano ad una clientela di negri, lavoratori delle piantagioni e agricoltori, che alla fine della settimana sentivano il bisogno di socializzare e di rilassarsi e che non avevano il permesso di entrare nei locali dei bianchi, per le “Jim Crow laws”. I proprietari aumentavano i propri introiti offrendo anche  stanze in affitto e mezza pensione. I juke joints cominciarono a diventare più numerosi dopo la cosiddetta ‘emancipazione’.
La musica era suonata prevalentemente dal violino (che era di gran lunga lo strumento più in voga sia tra i suonatori bianchi sia tra i neri), poi inziò ad essere usato il banjo, infine dal 1890 la chitarra prese il sopravvento.
Si ballavano ‘jigs’ e ‘reels’, termini che allora si riferivano preferibilmente a balli che i benpensanti definivano come scatenati e selvaggi, (sia che si trattasse di musica africana o irlandese): oggi li definiremmo ‘Old timers’ o anche ‘Hillbillies’.
La Juke joint music iniziò con i ‘black folk rags’, poi continuò con i ‘boogie woogies’ del 1880/1890 e poi divenne i ‘blues’ e infine la musica lenta detta ‘drag dance’.
In genere, era ovunque sufficiente un musicista per potere dare il via alle danze in un locale qualunque: ma nei juke joints i suonatori impiegati erano regolarmente più numerosi, fino anche a tre o quattro per volta. L’effetto  sul pubblico e sulla scena è facilmente immaginabile.

I Gullah sono i discendenti di schiavi africani che vivono nella Lowcountry degli stati Uniti (Georgia e South Carolina), che include anche le pianure costiere e le isole. I Gullah sono anche chiamati Geechee (che forse deriva dal nome del fiume Ogeechee, presso Savannah)e in quel caso sono distinti in Freshwater Geechee e Saltwater Geechee a seconda della loro prossimità col mare.
Si comprende che questi termini possono avere un significato dispregiativo, a seconda di chi li usi.
In ogni modo, i Gullah hanno conservato molti del loro bagaglio linguistico e culturale. Parlano un linguaggio creolo basato sull’inglese, che contiene numerosi prestiti africani in termini di vocaboli e struttura della frase.  Si tratta di un linguaggio che possiede parentele con il Patois Giamaicano, il dialetto delle Barbados, delle Bahamas, il Creolo del Belize, e il Krio della sierra Leone.

Ed ecco, quindi, il Juke-box del 1940: una scatola misteriosa e sospetta, di musica chiassosa, che riesce da sola a creare un’atmosfera adatta per ballare e a suscitare disagi non dissimili da quelli che provavano i benpensanti al solo pensiero dei poco affidabili e per loro infrequentabili Juke joints.

Il loro iniziale successo fu anche dovuto al fatto che gli ultimi successi arrivavano per primi proprio al juke box, che quindi li diffondeva in esclusiva.

giovedì 8 agosto 2013

Un 'folk' preciso, gentile, quieto, addirittura educato...





Milk Carton Kids

http://www.youtube.com/watch?v=qhmX5Y5owDw

un brutto nome (*) per un ottimo duo minimalista ed armonico di cantanti e chitarristi da Eagle Rock (California), formatosi nel 2011 e composto da Kenneth Pattengale e Joey Ryan.

Che cosa suonano? Quello che si definisce Indie Folk, un genere di musica che ha avuto origine nel 1990 negli USA, a partire dalla comunità di cantautori dell'Indie Rock, con influenze della Folk Music degli anni '50, '60 e '70 e che dal 2000 si è diffuso in Inghilterra. Gli strumenti tipici dell'Indie Folk in genere sono: chitarra acustica, basso doppio, piano, harmonium, mandolino batteria, banjo, violino e chitarra elettrica.

Hanno subito ricevuto dalla critica musicale che conta buoni commenti ('ottimo folk contemporaneo') e dagli addetti ai lavori lusinghieri accostamenti (principalmente agli 'Everly Brothers' e ai più recenti 'Simon e Garfunkel'). 



Ad oggi, hanno prodotto tre album: Retrospect, Prologue e The Ash & Clay, tutti amati dal pubblico e ben presentati, chiosati e pubblicizzati dagli esperti.  
Si sa che diffondono gratis la propria musica (già solo nell'anno d'esordio, 2011, Prologue era stato scaricato da 60.000 persone; a tutt'oggi i downloads sono più di 250.000) e che suonano con preziose chitarre d'annata (Ryan con una Gibson J45 del 1951, Pattengale con una Martin 0-15 del 1954). Le loro  chitarre non sono elettricamente connesse alla rete: il loro suono si diffonde solo attraverso il microfono e questo conferisce un suono molto più naturale e accattivante alla loro performance.
Non avevano avuto affatto successo come solisti e decisero subito di formare il duo, con il nome di Milk Carton Kids, quando nel 2011 s'incontrarono a Los Angeles, la città in cui ambedue vivevano (l'occasione fu uno show di Pattengale al quale Ryan assistette come spettatore). 



Testo di 'Honey, Honey'

Honey won't you please sing another song?
Honey won't you please be gone?
Your sentimental shakedown rattles through my bones
Honey won't you, honey please, move your honey on?

Momma won't you take, take another turn?
Momma when you gonna learn?
Trouble comes to everyone who dares to be a muse
Momma won't you, momma please, spare your momma's blues?

What you don't know never will hurt you
Don't you know, know that I used to
Pray like all the others on what you never will
Honey won't you, honey please, hold that honey still?

Sister won't you show mercy for my deeds?
Sister won't you hear my pleas?
Virtue takes a lover in vice, god only knows
Sister won't you, sister please, let your sister go?

Honey won't you listen, listen to my song?
Honey won't you please be strong?
You may not see the ending but the story's not so long
Honey won't you, honey please, shake your honey, hun?

What you don't know never will hurt you
Don't you know, know that I used to
Pray like all the others on what you never will
Honey won't you, honey please, hold that honey still?
Honey won't you, honey please, hold that honey still?
Honey won't you, honey please, hold that honey still?


(*) Sui contenitori di cartone del latte, che sono di grandissima diffusione e visibilità, negli USA sono ospitate in genere le fotografie delle persone scomparse di cui si cercano notizie: 'Milk Carton Kids' equivale quindi a "Bambini Scomparsi".

mercoledì 22 agosto 2012

Beni, ti naru unu contu...

Una canzone che sembra proprio una favola. Con un delicato ma fermo metodo d’insegnare ed una morale che è uno splendido sogno.
La stella di Bing Crosby, Nel Hollywood Walk of Fame
(Holliwood Boulevard, 6769)

"Swinging on a Star"  

è una canzone americana, quasi una filastrocca per bambini, la cui musica fu composta da Jimmy Van Heusen e le parole da Johnny Burke. Fu cantata da Bing Crosby, in un film del 1944 “Going My Way”.




Durante la preparazione del film, Van Heusen era a casa di Crosby a cena, per discutere insieme a lui una canzone per il film. Durante la cena, avvenne che uno dei figli di Crosby  cominciò a lamentarsi perché l’indomani non voleva andare a scuola.
Il cantante si rivolse verso di lui e gli disse: "Se non vai a scuola, potresti diventare un mulo, da grande. E' questo che vuoi?”.
Van Heusen fu entusiasta di questo rimbrotto e ritenne che fosse uno spunto eccezionale per la sua canzone del film. Ne parlò all’autore dei testi, Burke, che fu d’accordo.
Crosby, nel film doveva rivolgersi ad un gruppo di ragazzi con un comportamento simile a quello che aveva tenuto il figlio dell’attore a cena...

La canzone fu anche cantata da molti altri cantanti, per esempio Frank Sinatra. (http://www.lyricsfreak.com/f/frank+sinatra/swinging+on+a+star_20707021.html) Fu prima per 9 settimane e vinse un Academy Award per la canzone più originale dell’anno. Compare spesso come citazione in numerosi film anche recenti.(ad esempio, nel film "Hudson Hawk", con Bruce Willis:
http://www.youtube.com/watch?v=Z6AuY594_SQ&feature=related)
Ma il motivo per cui la posto qui, mio caro Pasuco, è la mia torrida passione per le favole:
Testo / traduzione:

Would you like to swing on a star
Ti piacerebbe dondolarti su una stella
carry moonbeams home in a jar
Portare a casa raggi di luna in un barattolo
and be better off than you are
E stare meglio di come stai
or would you rather be a mule?
O preferiresti essere un mulo?
A mule is an animal with long funny ears
Un mulo è un animale con  lunghe orecchie buffe
he kicks up at anything he hears
Dà calci per ogni cosa che sente
His back is brawny but his brain is weak
La sua schiena è forte, ma il cervello debole
he's just plain stupid with a stubborn streak
È proprio stupido e per di più cocciuto
and by the way if you hate to go to school
E tra l’altro se non ti piace andare a scuola
You may grow up to be a mule
Da grande potresti diventare un mulo.
Oh would you like to swing on a star
carry moonbeams home in a jar
and be better off than you are

or would you rather be a pig?
O preferiresti essere un maiale?
A pig is an animal with dirt on his face
un maiale è un animale con la faccia sporca
his shoes are a terrible disgrace
le sue scarpe sono una terribile disgrazia
He has no manners when he eats his food
non è garbato quando mangia
He's fat and lazy and extremely rude
è grasso e pigro ed estremamente screanzato
But if you don't care a feather or a fig
ma se non t’importa una piuma né un fico
you may grow up to be a pig
potresti essere un maiale da grande
Oh would you like to swing on a star
carry moonbeams home in a jar
and be better off than you are

or would you rather be a fish?
o preferiresti essere un pesce?

A fish won't do anything but swim in a brook
Un pesce non fa altro che nuotare in un ruscello
he can't write his name or read a book
Non sa scrivere il suo nome o leggere un libro
to fool the people is his only thought

Gabbare la gente è il suo solo pensiero
and though he's slippery he still gets caught
E anche se è scivoloso si riesce a catturarlo
but if then that sort of life is what you wish
Ma se questa è il tipo di vita che tu vuoi
you may grow up to be a fish
Da grande potrai essere un pesce
a new kind of jumped up slippery fish
Un nuovo tipo di pesce saltato su e scivoloso
And all the monkeys aren't in the zoo
E non tutte le scimmie sono nello zoo
everyday you meet quite a few
Ogni giorno ne incontri un bel po’
so you see it's all up to you,
Quindi vedi dipende da te
you could be better than you are
Tu potresti essere meglio di quello che sei
you could be swinging on a star
Tu potresti dondolarti su una stella.

Ognuno di noi potrebbe infatti essere migliore, se non proprio portarsi a casa i raggi della luna in un barattolo e dondolarsi su una stella: e le scimmie, certamente, non stanno tutte nello zoo…
E comunque, conviene restare un po' bambini.