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venerdì 12 dicembre 2014

AL DI LA' - nell'Antica Grecia

120 reperti, da 21 musei internazionali, volti a descrivere 
nascita e sviluppo nella Grecia Antica 
di uno dei temi che da sempre affascinano 
e rapiscono il pensiero dell'uomo:
il fato dell'anima immortale 
dopo la fine fisica del corpo mortale.
Al Museo dell'Arte Cicladica
ad Atene.



'BEYOND. Death and Afterlife in Ancient Greece' 

at The Museum of Cycladic Art in Athens


   The Museum of Cycladic Art in Athens, in collaboration with the Onassis Foundation (USA) and the Hellenic Ministry of Culture & Sports, presents a fascinating exhibition titled “Beyond. Death and Afterlife in Ancient Greece” which is scheduled to run from December 11 until February 8, 2015. 

 Through 120 objects from 21 Greek and international museums, the exhibition explores one of the most important issues that puzzled and continues to concern humans: the fate of the immortal soul after the death of the mortal body.

 The descriptions in the Homeric epics of the underworld as they were depicted on ancient works of different periods is the starting point of this exhibition. 

As epilogue, the Platonic concepts –which mark the shift of perceptions on the divine element– both as development and in contrast to the Homeric beliefs. 

The show will be divided into 5 thematic sections: 

- The moment of death,

       - Burial Customs, 

            - Homeric Hades, 

                 - Bacchic-Orphic Hades and 

                      - Platonic Hades.


Source: Museum of Cycladic Art 

[December 10, 2014]


domenica 16 novembre 2014

Anfipoli


Riporto questo splendido articolo di Filelleni, perché esso offre molti spunti per pensare.

Forse anche la Sardegna potrebbe giovarsi di certe metodiche corali Greche, se non fosse scossa alle fondamenta da ripetuti tentativi - più o meno occulti, più o meno anonimi, non sempre leciti - di farsi i propri interessi economici da parte di vari singoli e di alcuni gruppi... Turismo, campanilismo, interessi vari...

Filelleni si chiede se sia tutta una 'manfrina' greca atta ad aumentare gli introiti del turismo (cosa che realmente si è registrata, fino a superare un aumento del 20% ), oppure se si tratti solamente di un acceso 'campanilismo' tra Verghina ed Anfipoli...


Anfipoli contra Verghina? 

Guerra per le tombe 

macedoni

Ci siamo finora astenuti dal commentare gli spettacolari rinvenimenti di Anfipoli (Macedonia orientale), ma adesso, dopo che da Fig, 1mesi un’intera nazione sta con fiato sospeso ed attende la prosecuzione degli scavi con la stessa ansia con la quale, in genere, si aspetta il risultato della partita di calcio della squadra del cuore, è tempo di dire qualcosa.
Proviamo innanzi tutto a riassumere le puntate precedenti. E’ stato detto e scritto di tutto, di più. Se ne deduce che l’archeologia (questa Cenerentola del mondo accademico), in realtà, è ancora assolutamente capace di catturare, anche per mesi, l’attenzione dei media. E non solo dei media fig. 2di una piccola nazione come la Grecia, perché le notizie sui rinvenimenti di Anfipoli sono rimbalzate sui quotidiani e sulle televisioni di tutto il mondo. Se ne deduce altresì che la buona vecchia etica professionale, quella che vorrebbe che prima di parlare, di rilasciare interviste, di lanciarsi in ipotesi bizzarre ancorché infondate, l’archeologo abbia studiato, abbia letto, abbia fatto riscontri bibliografici, sta a zero.
In breve. Il tumulo che, sulle rive dello Strimone, nasconde la sepoltura è davvero imponente (poco meno di 500 metri di circonferenza; 87 di diametro), si dice il più ampio finora noto nel mondo greco. Dal muro del peribolo alto tre metri e perfettamente conservata, tredici gradini conducono al dromos (ca 5 metri di lunghezza) dalle pareti affrescate. Sul fondo, il portale è sormontato da due Sfingi monumentali entro un fig. 3arco. Da qui si accede alla prima camera, un lungo corridoio, al cui termine, a segnare il passaggio alla seconda camera, sono due Cariatidi speculari: con una mano sollevano la veste, con l’altra, protesa, sembrano indicare la terza camera, quella propriamente funeraria. Il pavimento è interamente coperto da un mosaico con laraffigurazione del ratto di Proserpina.
La terza ed ultima camera, indagata solo pochi giorni fa e trovata vuota, ha restituito la tomba scavata sotto il pavimento e numerosi resti dello scheletro. Sarà possibile effettuare le analisi del DNA. Ma cosa ci aspettiamo di sapere? Che il DNA di queste ossa coincide con quello delle cd. ossa di Filippo dalla Tomba di Verghina? Francamente pare difficile. Certo dallo studio dei resti umani potremo conoscere il sesso del defunto, le sue patologie, o ancora la sua età. Saranno indicazioni molto importanti. Come evidente l’imponente tumulo è stato saccheggiato già in antico. Gli unici materiali finora noti sono pochi frammenti di avorio. Troppo poco per poter avanzare ipotesi di sorta.
fig. 4Fin qui i dati. Due le questioni che si affacciano con maggiore insistenza e che dovranno, in futuro, essere affrontate su basi scientifiche: la cronologia della sepoltura e l’identità del defunto.
Cronologia. Sicuramente la tomba è dell’età di Alessandro Magno; no la sepoltura è più tarda, non può essere anteriore al I secolo a.C. perché i confronti scultorei, specialmente per le Cariatidi, portano in questa direzione.
Alcuni aspetti del rinvenimento, è vero, lasciano perplessi. In particolare l’evidente arcaismo delle due statue femminili sembrerebbe indicare una cronologia più bassa, ma non va dimenticato che la produzione di sculture arcaistiche si data almeno a partire dall’età classica. D’altro canto il mosaico ricalca in modo pedissequo e piuttosto corrente la splendida pittura che, nella omonima tomba di Verghina, raffigura il ratto di Persefone.
Detto questo è bene ricordare quello che tutti gli studiosi seri sanno e cioè che le tombe non si datano in base alle sculture; che fig. 5sarebbe opportuno avere indicatori più solidi, vedere qualche frammento ceramico prima di avanzare ipotesi concrete in merito alla cronologia. In tal senso, finora nulla è stato reso noto. Sì è vero, la tomba è stata saccheggiata, ma possibile che i ladri si siano portati via tutto? In genere chi saccheggia le sepolture si prende i gioielli, l’oro, ma di sicuro non perde il suo tempo a raccogliere e forse anche ad incollare poveri frammenti di vasi in terracotta.
Identità del defunto. E qui, per rimanere in tema…apriti cielo, spalancati terra! Perché l’incredibile ridda di ipotesi ha superato ogni umana immaginazione. Un tumulo così imponente? Quindi dinasti macedoni… Con ogni probabilità non Alessandro Magno, i cui resti furono sepolti in Egitto per volere di Tolomeo I. Se non la tomba di Alessandro allora un suo cenotafio, stando all’ipotesi tutt’altro che convincente avanzata da qualche studioso. Sono fig. 6piovute le smentite.
Se non Alessandro allora Olimpiade , la sua volitiva e discussa madre. Alcuni si sono persino spinti a scorgere inverosimili ed impossibili somiglianze tra la fisionomia della regina e la raffigurazione musiva di Proserpina, anzi, anzi a guardar bene chi conduce il carro ha lo stesso naso del Filippo di Verghina (sic!!!).
Perché non ricordare che Olimpiade verrà uccisa nel 316 a.C. a Pidna, ben lontano da Anfipoli, dopo un processo-farsa intentatole da Cassandro ? O ancora che, stando alle fonti, lo stesso Cassandro si sarebbe rifiutato di concederle i funerali pubblici (Porph. Chron. FGrH fig.7260, F 3,3)? Niente funerali, ma una tomba gigantesca?
Se non Olimpiade allora Roxane,figlia del satrapo della Bactriana e moglie di Alessandro Magno che, coinvolta nelle lotte dei Diadochi, si era rifugiata con il figlio e legittimo erede, Alessandro IV, in Epiro presso Olimpiade. Dopo la morte delle regina, Roxane fu tenuta prigioniera ad Anfipoli dove, nel 309 a.C., fu fatta avvelenare da Cassandro. A lei sarebbe da attribuire anche il grande leone che, spostato, ma originariamente pertinente alla tomba, sarebbe privo di attributi e quindi, in realtà, piuttosto una leonessa. Resta la non secondaria difficoltà di immaginare che Cassandro, dopo averla fatta uccidere, le abbia concesso un così imponente monumento, per di più fuori dalla necropoli reale, ovunque essa sia stata.
Se non Roxane, allora Efestione, l’amico fraterno di Alessandro Magno.
Se non Efestione, allora Nearchos fedelissimo ammiraglio del conquistatore macedone.
Vorrei sentir parlare i dati archeologici; vorrei che il monumento fosse studiato; vorrei vedere i reperti, tutti. Solo da quel momento in poi sarà utile dare spazio a discussioni di questo genere.
Perché tanto clamore allora? Pura speculazione a fini turistici? Ipotesi non completamente insensata. La Grecia, stando agli ultimi dati elaborati dall’ELSTAT (Ente Nazionale Ellenico di Statistica), rispetto al 2013, ha visto crescere in modo esponenziale il fig. 9numero dei visitatori stranieri nei propri Musei e nelle proprie aree archeologiche. Un aumento percentuale calcolato complessivamente intorno al +20%, ma con picchi anche superiori. E per il Paese, che, nonostante la crescita di questo anno, non è ancora uscito dal tunnel della crisi, tutto ciò si traduce in denaro, in introiti, in pubblicità fino alla Papuasia e in un auspicabile incremento di turisti già a partire dalla prossima primavera.
Ma forse questa spiegazione non basta. Il punto è altrove. Non è per un caso che, due giorni fa Aggheliki Kottaridi ha reso noto il rinvenimento, a Verghina, di un’altra tomba macedone dell’epoca di Alessandro Magno ritrovata intatta. Come già avevamo sottolineato proprio lei qualche mese addietro aveva sostenuto di avere scoperto la tomba di Perdicca; la prova dell’appartenenza della sepoltura al dinasta macedone sarebbe da ravvisarsi nella presenza, all’interno del corredo, di numeroselekythoi a fondo bianco e di una spada in ferro .. Perdicca era un valente guerriero…(sic!).
L’identificazione della necropoli di Verghina come la necropoli reale dei dinasti macedoni è fragile, molto fragile. Ad anni distanza dalle mirabolanti scoperte di Monalis Andronikos nessuno ormai è più certo in modo assoluto che la necropoli degli Argeadi sia proprio lì o che la Tomba cd. di Filippo sia effettivamente appartenuta al sovrano. Né è da escludere che, in futuro, altrove nel nord del Paese, forse non a Verghina e tanto meno ad Antipoli, emerga la vera necropoli dei re macedoni.
Nel frattempo è guerra tra Anfipoli e Verghina ….

giovedì 31 luglio 2014

EPIGRAFIA E COPPA da simposio DI PERICLE

SEMBRA CHE GLI ARCHEOLOGI SIANO CERTI  'AL 99%' DELLA COSA: SAREBBE STATA RINVENUTA LA COPPA DI PERICLE, IN UNA TOMBA POVERA, SITA A NORD DI ATENE. LA COPPA ERA FRAMMENTATA IN 12 PEZZI, TROVATA NEL CORSO DI SCAVI EDILIZI , NELLA PERIFERIA DEL CENTRO SUBURBANO DI KIFISSIA. CHI HA RIMESSO INSIEME I PEZZI DEL REPERTO HA SGRANATO GLI OCCHI, NEL LEGGERE - TRA I NOMI ISCRITTI SU DI ESSO E IN APPARENTE ORDINE DI ETA' - ANCHE IL NOME 'PERICLE', SOTTO AD UNO DEI MANICI (VEDI FOTO).

UNO DEI NOMI (ARIPHON), CORRISPONDE A QUELLO DI UN FRATELLO MAGGIORE DI PERICLE E RISULTA ESSERE UN NOME ASSAI RARO (ANGELOS MATTHAIOU, SEGRETARIO DELLA SOCIETA' EPIGRAFICA GRECA).

L'IPOTESI  E' QUELLA DI TROVARSI DI FRONTE AD UNA COPPA DA SIMPOSIO USATA DA PERICLE A VENT'ANNI CIRCA: SU DI ESSA I PARTECIPANTI AVREBBERO SCRITTO I PROPRI NOMI PER RICORDO.
CON OGNI PROBABILITA' ERANO ALTICCI: CHIUNQUE ABBIA SCRITTO IL N OME DI PERICLE HA COMMESSO UN ERRORE D'ORTOGRAFIA ED HA DOVUTO CORREGGERLO. 
LA COPPA SAREBBE STATA INFINE REGALATA AD UN ALTRO UOMO DEFINITO 'DRAPENI' (IL FUGGIASCO): FORSE ERA IL PROPRIETARIO DELLA LOCANDA, OPPURE UNO SCHIAVO. 

PER UNA SORTA D'IRONIA, LA COPPA E' STATA RINVENUTA IN VIA SPARTA, LA CITTA' CHE FU PER 30 ANNI ANTAGONISTA DI ATENE NELLA GUERRA PELOPONNESIACA TRA LE DUE CITTA'-STATO ...

LA COPPA SARA' ESIBITA DAL PROSSIMO AUTUNNO NEL MUSEO EPIGRAFICO GRECO.



Wine cup used by Pericles found in grave 
north of Athens


 The cup was likely used in a wine symposium when Pericles was in his twenties, and the six men who drank from it scrawled their names as a memento, experts say.























A cup believed to have been used by Classical Greek statesman Pericles has
been found in a pauper's grave in north Athens, according to local reports
Wednesday.
The ceramic wine cup, smashed in 12 pieces, was found during building
construction in the northern Athens suburb of Kifissia, Ta Nea daily said.
After piecing it together, archaeologists were astounded to find the name
"Pericles" scratched under one of its handles, alongside the names of five
other men, in apparent order of seniority.
Experts are "99 per cent" sure that the cup was used by the Athenian states
man, as one of the other names listed, Ariphron, is that of Pericles' elder
brother.
"The name Ariphron is extremely rare," Angelos Matthaiou, secretary of the
Greek Epigraphic Society, told the newspaper.
"Having it listed above that of Pericles makes us 99 per cent sure that these
are the two brothers," he said.
The cup was likely used in a wine symposium when Pericles was in his
twenties, and the six men who drank from it scrawled their names as a
memento, Matthaiou said.
"They were definitely woozy, as whoever wrote Pericles' name made a
mistake and had to correct it," he said.
The cup was then apparently gifted to another man named Drapetis
("escapee" in Greek) who was possibly a slave servant or the owner of the
tavern, said archaeologist Galini Daskalaki.
"This is a rare find, a genuine glimpse into a private moment," she said.
Ironically, the cup was found on Sparta street, Athens' great rival and
nemesis in the Peloponnesian War that tore apart the Greek city-states for
nearly 30 years.
General of Athens during the city's Golden Age, Pericles died of the plague in
429 BC during a Spartan siege.
The cup will be displayed in the autumn at the Epigraphical Museum in Athens.
 [AFP]
ekathimerini.com , Wednesday Jul 30, 2014 (14:14) 

giovedì 27 febbraio 2014

La nave Argo in mostra



Il museo della città di Volos ospita una mostra al fine di valorizzare la nave Argo, la mitica nave che viaggiò da Iolco al Mar Nero per il Vello d'Oro, spinta da 50 rematori e dalla vela. Oltre al concorso internazionale, Volos ospiterà una replica della nave, che al momento è ormeggiata nel suo porto.
La nave potrà essere un Mito, ma riflette una probabile realtà storica: i commerci greci con le coste orientali del Mar Nero erano realmente molto proficui. Inoltre, il mito del Vello d'Oro potrebbe essersi originato dal metodo usato per intrappolare - dall'acqua dei fiumi, le pagliuzze d'oro che la corrente portava dalle vene aurifere a monte: il grasso naturale del vello di montone le tratteneva e permetteva di recuperarle. Naturalmente, un vello tutto d'oro era il sogno di buona fortuna di ogni cercatore...


Greek museum hosts replica of Argo ship 



A museum in the port city of Volos in eastern Greece will host the replica of Argo, the legendary ship propelled by 50 oars-men and sail on which according to Greek mythology, Jason and the Argonauts sailed from Iolcos to the Black Sea to retrieve the Golden Fleece. 



Replica of the Argo [Credit: ANSA] 


The city of Volos is hosting a competition for projects on the ”Creation of a museum to value the ship of Argo.” The application deadline for those wishing to take part in the competition expired at the beginning of the month.  The 68 projects sent from architects in Greece and Italy as well as other countries, will be evaluated next spring and then construction work will begin. Currently, the replica of the ship – inaugurated in 2007 and entirely built with traditional methods and materials used at the time like oak, beech, pine, ash and fir wood (for the mast and oars) – is still at the port of Volos, in the gulf of Pagassitikos, for students and tourists who want to go on board and discover the story of its mythical trips. ”But Argo, which is owned by Volos, doesn’t just aim to be an attraction for tourists,” said Deputy Mayor Fotis Lambrinidis, who is in charge of technical services at the municipality of Volos. ”This ship represents for us an element of culture, a real symbol of our city. The objective of the competition we called as a first concrete step for the creation of a museum to valorise Argo, is to gather proposals for the creation of a thematic museum to turn the contemporary Argo into a monument, presenting its history through myth and historical elements connected to it,” concluded Lambrinidis. 

Source: ANSA [February 25, 2014]

sabato 25 gennaio 2014

Europei in Giordania

Si fa presto a dire: "Europei" (tutto sta a capire bene che cosa s'intende: europei erano anche i Greci, i Cretesi ed i Ciprioti, oltre agli abitanti dell'Europa Sud Orientale). Specialmente quando consideri che stai dando la definizione dal Medio Oriente, che è già Asia, a rigore, come l'attuale Turchia... 
Comunque: posto questo articolo, che - come si può leggere - parla di "cosiddetti Popoli del Mare", li identifica con i Palestinesi, li definisce emigrati, li descrive come coesistenti (in questo caso archeologico) con alcuni locali,  e ne attribuisce l'origine all'Europa Orientale Meridionale: più precisamente a Cipro ed alla Grecia, basandosi sull'evidenza dei reperti archeologici rinvenuti (vasellame e pesi di telaio).

EVIDENCE OF EUROPEAN SEA PEOPLES IN JORDAN VALLEY
Article created on Friday, January 24, 2014

Swedish archaeologists in Jordan led by Professor Peter M. Fischer from the University of Gothenburg have excavated a nearly 60-metre long well-preserved building from 1100 B.C. in the ancient settlement Tell Abu al-Kharaz. The building is from an era characterised by major migration.


New finds support the theory that groups of the so-called Sea Peoples emigrated to Tell Abu al-Kharaz. They derive from Southern or Eastern Europe and settled in the Eastern Mediterranean region all the way to the Jordan Valley.

Pottery from one of the rooms from 1100 B.C. Image: University of Gothenburg


Sea Peoples of European descent
We have evidence that culture from present Europe is represented in Tell Abu al-Kharaz. A group of the Sea Peoples of European descent, Philistines, settled down in the city,’ says Peter Fischer.
We have, for instance, found pottery resembling corresponding items from Greece and Cyprus in terms of form and decoration, and also cylindrical loom weights for textile production that could be found in central and south-east Europe around the same time.’
Tell Abu al-Kharaz is located in the Jordan Valley close to the border to Israel and the West Bank. It most likely corresponds to the biblical city of Jabesh Gilead. The Swedish Jordan Expedition has explored the city, which was founded in 3200 B.C. and lasted for almost 5 000 years. The first excavation took place in 1989 and the most recent in autumn 2013. All in all, 16 excavations have been completed.

Flourished three times
Peter M. Fischer and his team of archaeologists and students have surveyed an urban settlement that flourished three times over the 5 000 years: around 3100–2900 B.C. (Early Bronze Age), 1600–1300 B.C. (Late Bronze Age) and 1100–700 B.C. (Iron Age). These are the local periods; in Sweden, they occurred much later.
Remarkably well-preserved stone structures have been exposed during the excavations. The finds include defensive walls, buildings and thousands of complete objects produced locally or imported from south-east Europe.
What surprises me the most is that we have found so many objects from far away. This shows that people were very mobile already thousands of years ago,’ says Fischer.

Door opening between two rooms (1100 B.C.). Image: University of Gothenburg


The scientists have made several sensational finds in the last three years, especially during the excavation of the building from 1100 B.C. where containers still filled with various seeds were found. There are also finds from Middle Egypt that were exported to Tell Abu al-Kharaz as early as 3100 B.C.

60-metre long building
The exploration of the 60-metre long building discovered in 2010 continued during the most recent excavation. It was originally built in two levels of which the bottom level is still standing with walls reaching 2.5 metres in height after more than 3 000 years.
The archaeologists found evidence indicating that the Philistines who lived in the building together with local people around 1100 B.C. utilised a defence structure from 3 000 B.C. in the form of an old city wall by constructing their building on top of it. In this way, they had both easy access to building material and a solid surface to build on.
One of our conclusions after the excavation is that ”Jordanian culture” is clearly a Mediterranean culture even though the country does not border the Mediterranean Sea. There were well-organised societies in the area long before the Egyptian pyramids were built,’ says Peter M. Fischer.

Source: University of Gothenburg

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giovedì 5 dicembre 2013

Che via prese l'Agricoltura. E quando.


Ci si è chiesto spesso quando e per che via l'Agricoltura riuscì ad entrare in Europa. Un modello terrestre potrebbe ipotizzare  un passaggio lungo le coste dell'Egeo, che toccasse Tracia e Macedonia, per poi progredire verso sud in Tessaglia e Peloponneso. Ma questo modello è invece messo in dubbio, ora, dalle nuove date venute alla luce per la Grotta di Franchthi. Nella  prima metà del VII millennio a.C. sarebbero stati coltivati cereali - incluse specie di nuova introduzione - nel sud della Grecia. E ciò sarebbe avvenuto prima che nella Grecia settentrionale  e vari secoli prima che si coltivasse in Bulgaria.Questo suggerisce una trasmissione differente da quella terrestre: presuppone una connessione per via marina, passando da isola ad isola.Si tratta di risultati che mettono a fuoco l'importanza determinante di alcuni siti chiave - quali ad esempio Franchthi - nel formulare un quadro più veritiero riguardo alla transizione Neolitica europea...
ecco il  Link dell'articolo scientifico.
December 05, 2013


Early 7th millennium BC Initial Neolithic in Franchthi Cave

Antiquity Volume: 87 Number: 338 Page: 1001–1015

Early seventh-millennium AMS dates from domestic seeds in the Initial Neolithic at Franchthi Cave (Argolid, Greece) 

Catherine Perlès, Anita Quiles and Hélène Valladas

When, and by what route, did farming first reach Europe? A terrestrial model might envisage a gradual advance around the northern fringes of the Aegean, reaching Thrace and Macedonia before continuing southwards to Thessaly and the Peloponnese. New dates from Franchthi Cave in southern Greece, reported here, cast doubt on such a model, indicating that cereal cultivation, involving newly introduced crop species, began during the first half of the seventh millennium BC. This is earlier than in northern Greece and several centuries earlier than in Bulgaria, and suggests that farming spread to south-eastern Europe by a number of different routes, including potentially a maritime, island-hopping connection across the Aegean Sea. The results also illustrate the continuing importance of key sites such as Franchthi to our understanding of the European Neolithic transition, and the additional insights that can emerge from the application of new dating projects to these sites.

Link

lunedì 4 novembre 2013

Abelmoschus esculentus

Un baccello verde di nome okra





Il gombo, conosciuto sotto molti altri nomi (ocra, okra, bamia) è assai usato nella cucina cajun.(*) È presente anche nella cucina greca (bamies), bosniaca (bamije), in quella albanese (bamje), nella cucina brasiliana (quiabo), nella turca (bamya) , nella cucina giapponese ed in quella rumena (bame). Attualmente viene coltivato anche in Italia (per es. nella Provincia di Latina) e venduto nei mercati delle grandi città italiane, data la domanda di questo prodotto da parte delle varie comunità di immigrati che ne fanno uso nella propria cucina.
In Egitto (bamiya) ha il medesimo nome dell'ibisco, a cui il fiore assomiglia.

La Sicilia è la regione italiana maggiore produttrice di questo un ortaggio della famiglia delle malvacee, originario dell'Africa nord-occidentale, con il 90% di superficie coltivata. Nel nostro Paese il consumo non è considerevole, ma recentemente è in crescita a causa della richiesta degli immigrati.

L'okra o gombo è coltivato in altri paesi europei, soprattutto in Grecia e in Turchia, ma dal Messico viene importata la parte più consistente destinata all'Europa. E' diffuso anche nella fascia tropicale dell'Africa, dell'America e dell'Asia.

E' un baccello verde di circa otto centimetri, costoluto, tenero. Il sapore è simile a quello degli asparagi. E' un ortaggio dai notevoli benefici nutrizionali (contiene, infatti, vitamina A e C).
E' spesso abbinato alla carne, intero o affettato, dopo una non breve cottura. I cuochi lo usano nelle minestre e negli stufati: l'okra, infatti, produce un liquido appiccicoso che funziona come coagulante naturale. Il gombo può inoltre essere servito grezzo oppure marinato nelle insalate oppure impanato e fritto.


(*) cajun (in francese acadiens) sono un gruppo etnico costituito dai discendenti dei canadesi francofoni originari dell'Acadia e deportati in Louisiana a seguito dell'espulsione avvenuta nella seconda metà del XVIII secolo, e cui si sono aggiunti nel corso dell'Ottocento un certo numero di immigrati (in massima parte di origine spagnola e tedesca) che hanno adottato la cultura e la lingua francese ampiamente diffuse nello Stato. Tale popolazione parla una particolare varietà di francese, denominata appunto francese cajun.