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venerdì 21 giugno 2013

NON POSSIAMO FIDARCI


da "La Repubblica" di oggi: per iniziare la giornata con un fiducioso sorriso ottimista.

Latte tossico e cancerogeno in vendita in Friuli:
24 gli indagati, arrestato il leader di Cospalat

Indagine dei Nas, che hanno messo ai domiciliari 4 persone. Nelle confezioni un fungo dannoso anche per la crescita dei bambini. Analisi falsificate allungandolo con latte non contaminato


UDINE - Hanno messo in commercio latte tossico, contaminato da aflatossine, un fungo cancerogeno con effetti sulla crescita dei bambini. Il leader del Cospalat del Friuli Venezia Giulia, Renato Zampa, è stato arrestato nell'ambito di un'indagine dei Nas di Udine. Oltre a Zampa, sono state eseguite quattro misure degli arresti domiciliari e un obbligo di dimora. Un'altra persona è ricercata.

Per tutti l'ipotesi di reato è di associazione per delinquere finalizzata alla frode in commercio, adulterazione di sostanze alimentari e commercio di sostanze alimentari pericolose per la salute. In alcuni casi è stata certificata anche la presenza di antibiotici. Le analisi sul latte sarebbero state falsificate con il ricorso a un laboratorio compiacente, "allungando" il latte con altro latte non contaminato.

Sarebbe stato inoltre utilizzato latte proveniente da allevamenti non autorizzati per produrre abusivamente formaggio Montasio Dop. In tutto gli indagati sono 24, di cui 17 allevatori accusati di essere consapevoli di immettere in commercio latte contaminato, su un centinaio circa di aderenti ai Cospalat.

 
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Le aflatossine sono micotossine prodotte da due specie di Aspergillus, un fungo che si trova in particolare nelle aree caratterizzate da un clima caldo e umido. Poiché le aflatossine sono note per le loro proprietà genotossiche e cancerogene, l'esposizione attraverso gli alimenti deve essere il più possibile limitata.

Le aflatossine possono essere presenti in prodotti alimentari, quali arachidi, frutta a guscio, granoturco, riso, fichi e altra frutta secca, spezie, oli vegetali grezzi e semi di cacao, a seguito di contaminazioni fungine avvenute prima e dopo la raccolta.

Diversi tipi di aflatossine sono presenti in natura. L'aflatossina B1 è la più diffusa nei prodotti alimentari ed è una delle più potenti dal punto di vista genotossico e cancerogeno. È prodotta sia dall'Aspergillus flavus sia dall'Aspergillus parasiticus. L'aflatossina M1 è uno dei principali metaboliti dell'aflatossina B1 nell'uomo e negli animali e può essere presente nel latte proveniente da animali nutriti con mangimi contaminati da aflatossina B1.

Quadro normativo dell'UE

L'Unione europea ha introdotto misure, volte a ridurre al minimo la presenza di aflatossine in diversi prodotti alimentari. I livelli massimi di aflatossine sono stabiliti dal regolamento (CE) n. 1881/2006 della Commissione. I prodotti che superano i livelli massimi consentiti non devono essere immessi sul mercato dell'UE. La direttiva 2002/32/CE stabilisce i livelli massimi di aflatossine B1 nelle materie prime per mangimi.

I metodi di campionamento e di analisi per il controllo ufficiale delle micotossine, incluse le aflatossine, sono stabiliti dal regolamento (CE) n. 401/2006 della Commissione. Ciò assicura che gli stessi criteri di campionamento destinati al controllo dei tenori di micotossine nei prodotti alimentari siano applicati agli stessi prodotti dalle autorità competenti nell'UE e che alcuni criteri di rendimento, ad esempio il recupero e la precisione, siano rispettati.

Nel 2008, il Codex Alimentarius ha stabilito un livello massimo di 10 µg/kg di aflatossine totali nelle mandorle, nelle nocciole e nei pistacchi pronti al consumo, superando il livello attualmente in vigore nell'UE (4 µg/kg di aflatossine totali). La Commissione europea e gli Stati membri stanno attualmente discutendo in merito all'allineamento della legislazione dell'UE relativa a queste noci con la decisione del Codex Alimentarius. Sono inoltre previste ulteriori discussioni per allineare i nuovi livelli massimi proposti per tutti i tipi di noci.

Le attività dell’EFSA

Nel 2007, il gruppo di esperti scientifici sui contaminanti nella catena alimentare (CONTAM) dell'EFSA ha fornito ai gestori del rischio le basi scientifiche necessarie per decidere in merito alla proposta del Codex Alimentarius di definire i valori massimi di aflatossine nelle mandorle, nelle nocciole e nei pistacchi pronti al consumo, portandoli a livelli superiori a quelli attualmente in vigore in Europa.

In un parere adottato nel gennaio 2007, il gruppo di esperti scientifici CONTAM ha concluso che l'aumento dei livelli massimi di aflatossine totali attualmente in vigore nell'UE per questi tre tipi di noci da 4 µg/kg di aflatossine totali a 8 o 10 µg/kg di aflatossine totali avrebbe effetti non rilevanti sull'esposizione alimentare stimata, sui rischi di cancro e sul margine di esposizione calcolato. Il gruppo di esperti scientifici ha inoltre concluso che l'esposizione alle aflatossine presenti in tutte le fonti alimentari deve essere mantenuta al livello più basso ragionevolmente ottenibile, date le proprietà genotossiche e cancerogene delle aflatossine.
I dati hanno inoltre indicato che la riduzione dell'esposizione dietetica totale alle aflatossine potrebbe essere ottenuta riducendo il numero di alimenti altamente contaminati immessi sul mercato e riducendo l'esposizione alle fonti di alimenti contaminate diverse dalle mandorle, dalle nocciole e dai pistacchi.

Nel giugno 2009, la Commissione europea ha chiesto all'EFSA una valutazione degli effetti per la salute pubblica di un aumento del livello massimo delle aflatossine totali dai 4 µg/kg ai 10 µg/kg consentiti per le noci a guscio diverse dalle mandorle, dalle nocciole e dai pistacchi (ad esempio noci del Brasile e anacardi). Ciò faciliterebbe l'attuazione dei livelli massimi, in particolare per quanto riguarda i miscugli di noci.

Il gruppo di esperti scientifici ha concluso che l'aumento dei livelli di aflatossine totali da 4 µg/kg a 8 o 10 µg/kg per tutte le noci a guscio non avrebbe conseguenze negative sulla salute pubblica. Il gruppo di esperti scientifici ha tuttavia ribadito le sue precedenti conclusioni riguardo all'importanza di ridurre il numero di alimenti altamente contaminati immessi sul mercato.

Per effettuare una stima dell'esposizione umana in queste due valutazioni, l'EFSA ha preso in considerazione i dati sull'incidenza presentati da 20 Stati membri e terze parti nel 2006, così come i dati relativi al consumo alimentare acquisiti da GEMS/Food Consumption Clusters Diets dell'Organizzazione mondiale della sanità sulla base di dati dell’Organizzazione per l’alimentazione e l’agricoltura.

Mangimi

Nel 2004, il gruppo di esperti scientifici CONTAM dell'EFSA ha inoltre adottato un parere relativo all'aflatossina B1 quale sostanza indesiderabile nell’alimentazione degli animali. La Commissione ha chiesto all'EFSA di stabilire i livelli di esposizione dell'aflatossina B1 per gli animali da latte, in particolare i bovini, oltre i quali il passaggio dal mangime al latte comporterebbe livelli inaccettabili di aflatossina M1. Il gruppo di esperti scientifici CONTAM ha concluso che gli attuali livelli massimi di aflatossina B1 nei mangimi rappresentano non solo una protezione adeguata dagli effetti nocivi per la salute nelle specie animali bersaglio, ma prevengono altresì concentrazioni indesiderabili del metabolita aflatossina M1 nel latte. Tra le sue raccomandazioni, il gruppo di esperti scientifici esorta il monitoraggio della presenza di aflatossina B1 nei mangimi importati e di aflatossina M1 nel latte fresco.
  

mercoledì 24 ottobre 2012

Il colore rosso

Caro Pasuco:
Il tema di oggi riguarda sia la vista che il gusto e penso che in parte ti susciterà forse anche ribrezzo, ma alla fine, credo, sarai contento di sapere quello che ho in serbo per te da riferirti.
Prima ti faccio una o tre  domande: hai presente quelle caramelline (o chewing gum) che acquisti ogni tanto, magari per l’alito, oppure perché proprio ti piacciono, e che possiedono quel delicato colore rosa o malva, oppure quel deciso colore scarlatto o un aggressivo vermiglione o addirittura carminio?
Hai presente quell’aperitivo rosso brillante che consumi durante la “happy hour” al bar dell’ufficio, oppure quello sotto casa? Hai mai assaggiato – o fatto tu stesso – quelle deliziose tartine con il succedaneo del caviale rosso (uova di capelin) dalla seducente trasparenza rosso-arancio?
Hai presente quel fard/rossetto/ombretto che ti è tanto caro per l’effetto veramente fantastico che fa sul tuo viso?
Benissimo, proprio quello: Si chiama Carminio E 120 (ed E124), ed è un colorante naturale, permesso quindi anche nell’industria dolciaria, per la colorazione delle bibite, oltre che nei cosmetici per contatto cutaneo, in alcuni inchiostri ed in tintoria. Per la completezza, sarebbe obbligatoria una descrizione di alcune particolarità (non tutte, però!) del prodotto, sull’etichetta.
Una delle cose che si devono dichiarare, ad esempio, è che il prodotto può “influire negativamente sullo stato di attenzione dei bambini” (sindrome del bambino iperattivo). Inoltre, il consumo giornaliero deve essere limitato a 0,7 mg/kg di peso corporeo (precedentemente era permesso un consumo fino a 4 mg/kg). La Food and Drug Administration ha reso pubblici alcuni casi di allergia a questo colorante, per cui esso rappresenta un prodotto non raccomandato nei soggetti affetti da asma allergico o diatesi allergica. Le norme alimentari ebraiche (Kosherut) ne bandiscono drasticamente  il consumo, elencandolo tra gli alimenti proibiti.
A questo punto, Pasuco, tu mi chiederai: “E a me che me ne importa, visto che non sono un bambino da molti anni e non sono mai stato asmatico, né Ebreo?”.
Che cosa c’è di male? Proprio nulla, in fondo, salvo forse la tua ignoranza di alcuni piccoli dettagli. Ulteriori, poco importanti dettagli, ma che è bene sapere, per potere esercitare appieno il proprio libero arbitrio.
Per esempio: che cosa è, esattamente, il colorante Carminio E120/E124? Dove viene prodotto? Da che cosa si ricava?
Circa la sede di produzione: il colorante viene prodotto in Perù (85% della produzione mondiale) e la restante parte è prodotta nelle Canarie ed in Spagna meridionale, guarda un po’!
Che cosa è: l’E120 è un estratto purificato della femmina di un insetto, la Cocciniglia (Dactylopius Coccus): la quantità di colorante è massima nelle femmine gravide, poco prima che depongano le uova. Per produrre un kg di colorante occorrono circa 100.000 insetti, uno più, uno meno. Destinate alla raccolta dell’insetto sono in genere le donne, che le staccano con sottili lamine metalliche (le ‘piantagioni’ si trovano in genere su piante di fico d’india). Si fanno seccare gli insetti e si tritura il carapace (il ‘guscio’ esterno), estraendone con acqua calda il colorante. È possibile ridurre la potenziale allergenicità con estrazione enzimatica (idrolisi) delle proteine, am il prodotto - dopo - costa di più...
D’altro canto la Cocciniglia produce il proprio secreto denso ed appiccicoso, l' acido carminico e se ne ricopre esternamente, proprio come arma di difesa contro i predatori: anche in natura, quindi, esso non è originariamente inteso come una specialità culinaria. Le cocciniglie sono comunemente note come insetti nocivi in relazione alla gravità dei danni, sia diretti che indiretti, che arrecano a numerose essenze vegetali di interesse agrario e forestale in vaste aree del globo. In realtà, alcune delle oltre 6.000 specie già conosciute (Kosztarab, 1987) vengono utilizzate dall'uomo, sin dall'antichità, a proprio beneficio, talora anche a scopo alimentare. Basti ricordare, ad esempio, che la manna, citata nella Bibbia come unica fonte di sostentamento del popolo ebraico durante l'esodo attraverso il deserto, era presumibilmente composta dagli escrementi zuccherini prodotti dagli Pseudococcidi Trabutina mannipara (Ehrenburg) e Naiacoccus serpentinus Green infeudati alle tamerici nel deserto del Sinai (Brown, 1975), o che il Cerococcide Cerococcus querqus Comstock veniva ampiamente utilizzato dagli Indiani d'America come precursore del chewing-gum (Kosztarab, 1987).
Altre entità sono ancora oggi impiegate in procedimenti industriali per la produzione di lacca [Kerria lacca (Kerr)] (Kosztarab, 1987), cera per candele [Ericeus pela (Chavannes)] (Ben-Dov, 1993) e coloranti; delle numerose specie di cocciniglie da cui questi ultimi prodotti possono essere ricavati, Dactylopius coccus (Costa) è, probabilmente, quella che riveste maggiore interesse economico vista l'importanza del suo estratto, il carminio.
Tutto qui, Pasuco: ora hai gli elementi per scegliere liberamente.
In estremo Oriente, in Australia  ed in Sud America mangiano tradizionalmente vari insetti, crudi o cotti e non se ne lamentano: anzi, in alcuni casi ne parlano come di ghiottonerie. Non ci sarebbe alcunché di strano che anche noi occidentali istruiti ed evoluti in fondo ci cibassimo di un estratto di insetto.
Meglio, però, farlo dopo esserne stati bene informati, credo, piuttosto che farlo senza saperlo. E - comunque - sempre meglio la Cocciniglia, piuttosto che l'ossido di piombo (Minio) estremamente tossico, che si usava in precedenza!