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venerdì 16 maggio 2014

DNA e Foca Monaca

Lo Smithsonian ha studiato il DNA esistente della Foca Monaca:

1) dell'ormai estinta Caraibica (Monachus Tropicalis), distrutta dalla caccia sconsiderata già nel 1952 (anche se 400 anni prima contava centinaia di migliaia di capi) e considerata la più recente estinzione di mammiferi.
2) dell'Hawaiana (1200 esemplari rimasti)
3) della Mediterranea (600 esemplari).

I risultati sono sulla rivista ZooKeys. 

Indicano che la Caraibica era più vicina all'Hawaiana che alla Mediterranea, anche se le due linee si separarono già 3-4 milioni di anni fa. La data coincide con la chiusura geologica spontanea del passaggio di Panama, che efficacemente separò i due gruppi, uno nel Pacifico e l'altro nell'Atlantico caraibico... La separazione determinò profonde differenze tra i due gruppi, che comunque sono stati solo adesso riconosciuti un unico Genus, detto 'Neomonachus'. La Foca Mediterranea, invece è 'Monachus'.

Si tratta, nell'insieme, di un genus ormai molto raro (purtroppo) : probabilmente tra i mammiferi più rari ancora esistenti. Ed è certamente un gruppo estremamente  interessante, essendo l'unico gruppo di foche che si è perfettamente adattato ad acque 'calde'.
L'Unione Internazionale per la Conservazione della Natura le ha dichiarate a rischio critico.





Extinct relative 

helps to reclassify the world's remaining 

two species of monk seal 



The recently extinct Caribbean monk seal (Monachus tropicalis) was one of three species of monk seal in the world. 

Its relationship to the Mediterranean and Hawaiian monk seals, both living but endangered, has never been fully understood. 

Through DNA analysis and skull comparisons, however, Smithsonian scientists and colleagues have now clarified the Caribbean species' place on the seal family tree and created a completely new genus. 
The team's findings are published in the scientific journal Zoo Keys. 




The recently extinct Caribbean monk seal, now classified as  Neomonachus tropicalis [Credit: Peter Schouten] 


First reported by Columbus in 1494, the Caribbean monk seal ranged throughout the Caribbean with an estimated population in the hundreds of thousands
Unrestricted hunting in the 19th century, however, caused a rapid decline in numbers. The last definite sighting of a Caribbean monk seal was in 1952, making it the most recent extinction of a marine mammal in the Western Hemisphere

To find the answers about the classification of the Caribbean monk seal, the scientists turned to DNA extracted from century-old monk seal skins in the Smithsonian's collections. 
 For the DNA comparisons, the Smithsonian team worked with scientists at the Leibniz Institute of Zoo and Wildlife Research in Germany and Fordham University in New York. 

Their analyses showed that the Caribbean species was more closely related to the Hawaiian rather than the Mediterranean monk seal

It also showed that Caribbean and Hawaiian monk seals split into distinct species around 3 to 4 million years ago―the same time the Panamanian Isthmus closed off the connection between the Atlantic and Pacific Oceans, which would have naturally separated the two. 

"Scientists have long understood that monk seals are very special animals," said Kristofer Helgen, curator of mammals at Smithsonian's National Museum of Natural History. "This study is exciting because it gives us a clearer view of their evolution and provides us with new context that highlights the importance of conserving these remarkable and endangered seals." 

The team's analysis determined that the molecular and morphological differences between the Mediterranean species and the two New World species (Caribbean and Hawaiian) were profound. 

This led them to classify the Caribbean and Hawaiian monk seals in a newly named genus, Neomonachus. This remarkable discovery is the first time in more than 140 years that a new genus has been recognized amongst modern pinnipeds (seals, sea lions, and walruses).

 "We occasionally identify new species of larger mammals, like the olinguito we announced last year," said Graham Slater, co-author and Peter Buck Post Doctoral Fellow at the Smithsonian. "But to be able to name a new genus, and a seal genus at that, is incredibly rare and a great honor." 

Monk seals, as a group, are unusual among seals in being adapted for life in warm water. 

With the Caribbean species now extinct, the Hawaiian monk seal is the last surviving species of the genus Neomonachus, as the Mediterranean species is in its genus, Monachus.

Both species are listed as "critically endangered" by the International Union for Conservation of Nature. 
With about 1,200 Hawaiian but less than 600 Mediterranean monk seals left, they are some of the rarest mammals on Earth. 

Source: Pensoft Publishers [May 14, 2014] 

Foca Monaca Mediterranea. (Genus Monachus)


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domenica 19 maggio 2013

Foca monaca


Perché NON in Sardegna?


La Foca Monaca fotografata alle Egadi

La foca monaca è tornata nelle acque italiane e frequenta in
 particolare quelle dell'area marina protetta delle isole Egadi, specie dall'autunno 
alla primavera. La conferma arriva da uno studio dell'Istituto superiore per la 
protezione e la ricerca ambientale, condotto negli ultimi due anni in collaborazione
 con il gestore del parco marino, di cui sono stati presentati al ministero 
dell'Ambiente alcuni dettagli e mostrate delle foto di un esemplare a cui piace 
quella porzione di mare.
Orlando: “Consolidare rete delle aree marine protette” - "Questa giornata -
osserva il ministro Andrea Orlando - che saluta il ritorno in Italia della specie
marina simbolo del Mediterraneo mette in risalto l'importanza della tutela della
biodiversità marina. Sono estremamente soddisfatto per i risultati raggiunti e la
professionalità nel trattare una specie così pericolosamente a rischio di estinzione".
Inoltre, per Orlando è "un grande risultato per le Egadi, la riserva marina più
grande d'Europa. Lavoreremo per consolidare la rete delle aree marine protette
italiane".
Esemplare avvistato potrebbe essere una femmina di 5 anni - Per la
ricercatrice dell'Ispra Giulia Mo, a capo del team che ha condotto il monitoraggio,
è "difficile sapere se ci sono altri esemplari; dobbiamo continuare il monitoraggio.
Per ora abbiamo dei piccoli tasselli che stiamo mettendo insieme. Dalle prime
fotografie (autunno-inverno 2011 e primavera 2012) sembra una femmina e dal
tipo di cicatrici sembra avere 5 anni". Gli scatti sono fatti da un sistema di 'foto-
trappole' disposte in punti strategici che si attivano al passaggio di animali e
che in questo caso hanno immortalato la foca monaca.
foto tratta da: mareamico.it
“Modello" di conservazione ha funzionato - Il ministro parla anche
della vittoria del "modello" di conservazione che ha funzionato, soprattutto
in relazione alla sensibilità dimostrata dalla popolazione: "Una scommessa
il cui esito non era scontato; far convivere tradizioni in forme nuove e coinvolgere
la popolazione, insieme con lo sviluppo di attività di volontariato". Un modo di
fare "valorizzazione" che "non soltanto non costituisce un vincolo allo sviluppo
ma che è esso stesso sviluppo". Il presidente dell'area marina protetta delle isole
Egadi conferma infatti che "la foca monaca non è più percepita come una minaccia
dalla popolazione. Ci auguriamo che il ministero dell'Ambiente voglia prestare
sempre più attenzione alle aree marine protette".
Legambiente: “Si tratta di un evento eccezionale” - Il ritorno della foca
monaca nei mari italiani è "un evento unico in Italia ed eccezionale nel Mediterraneo".
Così Legambiente esprime la propria soddisfazione per il ritorno di "una delle
specie a maggior rischio di estinzione nel Mediterraneo". "Siamo davvero contenti
di apprendere questa grande notizia - dichiara il responsabile mare di Legambiente, Sebastiano Venneri - la presenza della foca monaca alle Egadi è un evento unico
in Italia e assolutamente eccezionale per tutto il Mediterraneo. Una presenza che
testimonia l’ottimo lavoro svolto dall’area marina protetta in questi ultimi anni e
dimostra come, con una corretta e attenta gestione del territorio, sia possibile far
convivere la qualità ambientale ed elementi di grande naturalità con il turismo,
la nautica da diporto e un’attività di pesca sostenibile importante qual è quella
condotta nel mare delle Egadi".
17 maggio 2013
Redazione Tiscali