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sabato 10 agosto 2013

L'ITALIA BRUCIA


Anche quest’estate, l’Italia va a fuoco e la domanda di tutti è (nuovamente):

“Perché con il secco l’Italia brucia?”

Quasi si trattasse di un'ineluttabile, inarrestabile attuazione di una maledizione biblica.
Non è così.

Sono tre le condizioni necessarie e sufficienti a far nascere un incendio; gli esperti lo hanno definito "il triangolo del fuoco":

-      combustibile, (4 classi: organici, liquidi, gas e metalli)
-      ossigeno (comburente)  
-      una fonte di calore (innesco), con azione diretta o indiretta.

Qualsiasi materiale infiammabile attorno al perimetro di un fuoco è un combustibile; lo sono gli alberi, l'erba, gli arbusti e persino le case.

I giornalisti (un gruppo eterogeneo ed ameno di hobbisti che si distinguono per la loro abitudine di scrivere e parlare con autorevolezza su argomenti che solitamente non conoscono affatto) nel dare l’annunzio di un incendio lasciano spesso aperto il dubbio circa la possibilità che l’incendio fosse doloso, se non colposo o “spontaneo”.

L’incendio naturale esiste, certamente, ma non si tratta di un’evenienza frequente. Anzi, è piuttosto rara. Esso richiede una grande quantità di materiale organico in grado di fermentare. La fermentazione, per avvenire, richiede a sua volta grandi quantità di acqua. Con la fermentazione si produce calore (talvolta fino a 80 °C) ed il calore può determinare l’accensione del combustibile organico. Hai mai notato come fumano certi depositi di concime? (Ecco: proprio così, salvo il fatto che gli accumuli di concime sono fatti dall’uomo e non sono naturali: un incendio che partisse da un letamaio sarebbe colposo).
Se ne deduce che - nella stagione secca estiva - l'incendio non sia mai naturale.

Maggiore è la quantità di combustibile presente su un territorio, tanto più intenso sarà il fuoco potenzialmente sviluppabile in quella zona. 
L'aria fornisce al fuoco l'ossigeno da bruciare, il vento aumenta tale disponibilità.
Le fonti di calore producono scintille e aumentano la temperatura del combustibile fino a innescare l'incendio. Fulmini, fuochi di accampamento, sigarette, i venti caldi e anche il Sole: ognuno di questi elementi può fornire calore sufficiente a far divampare le fiamme.

Sebbene almeno quattro su cinque incendi siano da imputare all'uomo, anche la natura può favorire l’origine di un incendio.
Clima secco e siccità trasformano il verde della vegetazione in arido materiale combustibile; il vento forte agisce come un lanciafiamme su tutta la superficie del territorio e la temperatura elevata favorisce (non causa) la combustione. Quando questi fattori si uniscono basta una scintilla - sotto forma di fulmine, d’incendio doloso, di una linea elettrica abbattuta, di un fuocherello o di sigaretta gettata via non spenta - per scatenare un incendio che potrebbe durare per intere settimane e devastare decine di migliaia di ettari.
L’incendio di un bosco può viaggiare anche ad una velocità di 23 km/ora, superiore alle possibilità di fuga di un essere umano normale su terreno accidentato. Anche il tipo di combustibile influenza la gravità del quadro: l’incendio di un bosco di Eucalipti (piante resinose, con chiome folte ed alte sul livello del suolo) è riferito viaggiare a 7-10 metri d’altezza, con una velocità superiore ai 70 km/ora. Il fatto che le fiamme non tocchino materialmente il suolo non evita comunque le vittime, che dipendono dalla mancanza di ossigeno che si viene a creare al di sotto.

Tali eventi catastrofici si verificano in tutto il mondo e nella maggior parte delle regioni in cui il calore, la siccità, e i frequenti temporali gettano le basi per la nascita degli incendi. Montana, Idaho, Wyoming, Washington, Colorado, Oregon e California sono alcuni degli scenari entro i quali divampano le fiamme dei peggiori roghi degli Stati Uniti. In California gli incendi sono spesso aggravati dai venti caldi e secchi di Santa Ana, capaci di trascinare una scintilla per distanze chilometriche. In Italia ogni regione è buona, a quanto pare: quest’anno, alle sedi tradizionali di incendi causati da imbecilli decerebrati irresponsabili (isole e regioni del Sud) si è aggiunto quest'anno anche il verde Friùli.

I soccorritori combattono le fiamme privandole di almeno una delle tre componenti del triangolo del fuoco. Alcuni dei tradizionali metodi di estinzione comprendono l'azionamento di idranti e l'erogazione di agenti ignifughi direttamente sulle fiamme vive. Gli agenti ignifughi hanno spesso ripercussioni sull'ambiente (l'acqua salata del mare non è esattamente un toccasana, ad esempio).
Ripulire la vegetazione per creare barriere antincendio lascia le fiamme a secco di combustibile e può aiutare a frenarle o contenerle. 
Un altro metodo adottato dai soccorritori per combattere gli incendi è la combustione controllata; appiccando un fuoco in maniera volontaria è infatti possibile rimuovere sottobosco, arbusti e rifiuti da una foresta, privando così l'incendio del suo carburante.

La prevenzione e l’accurata informazione preventiva al pubblico dovrebbero essere attuate ed incoraggiate dai Comuni. Tutti i proprietari di terreni dovrebbero essere stimolati (pena le sanzioni, con un intervento a loro spese da parte delle autorità!) a falciare i propri terreni prima che l’erba si secchi, oppure ararli, in modo che non ci sia combustibile disponibile.


CAUSE D’INCENDIO (1974)
NUMERO
PERCENTUALE
Scintille elettriche
923
31.8
Mozziconi di sigaretta
257
8.86
Autocombustione
253
8.14
Faville
178
6.14
Guasti (bruciatori, camini)
123
4.25
Dolose
107
3.69
Surriscaldamento macchine
89
3.06
Esplosioni
28
0.98
Altre Cause
860
29
TOTALE
2899
100
Cause non accertate
3944

TOTALE INCENDI
6843


La statistica della tabella è vecchia, ma rende bene l’idea: più del 50% delle cause non possono essere determinate, a posteriori e – con grandi probabilità –  le "cause non accertate" riconoscono in realtà vari gradi di responsabilità umana, volontaria o indiretta.
Questo deve spingere tutti i cittadini ad esigere e ad attuare personalmente una maggiore programmazione, attenzione, efficacia e sorveglianza nell’attuazione delle norme della prevenzione.

Ma intanto, anche quest’estate, l’Italia va a fuoco e la domanda di tutti è (nuovamente) un endecasillabo urente:

“Perché con il secco l’Italia brucia?”

E tutti già aspettiamo con ansia l’autunno, quando, insieme, ci domanderemo (ciclicamente), con un altro fatidico endecasillabo:

 “Perché quando piove l’Italia frana?”

Ah, povero paese disperato, abitato da schiavi ignavi e governato da satrapi in vacanza!

Sì, lo so, Dante l’aveva detto meglio, nel Purgatorio:

“Ahi, serva Italia, di dolore ostello,
nave senza nocchiere in gran tempesta,

non donna di province, ma bordello”.

martedì 21 agosto 2012

STAMPA DECEREBRATA

Fuoco!

Non sparate sul pianista, si diceva un tempo. Oggi, correggerei il tiro. Mirate al giornalista, direi (metaforicamente, naturalmente, non vorrei certamente fare del male ai giornalisti): almeno farete qualche cosa di utile.

Riuscirà mai qualche benemerito a far comprendere ai giornalisti che per fare informazione devono essere informati loro per primi?

Qualunque professionista non faccia il proprio dovere per intero, viene in genere crocifisso, dal Codice Civile se non da quello Penale: in più, il suo Ordine Professionale lo sanziona o lo censura in qualche modo, se non ritiene addirittura di cancellarlo dall'Albo.  Ed in genere proprio loro - i giornalisti - concorrono sempre volentieri a produrre il maggior danno con la loro gogna, come piragnas in frenesia alimentare...

Ma quando loro forniscono un'informazione zoppa, oppure fuorviante o anche del tutto errata, non subiscono alcuna pena disciplinare. 

Come mai?

Così, in questi giorni c'informano dell'entità  e dell'estensione dei danni degli incendi.  Enumerano i mezzi della Prevenzione Civile e dei VVFF che sono stoicamente intervenuti. Snocciolano con pietà i nomi delle vittime animali o umane...

Alla fine, immancabilmente, formulano l'ipotesi.  Sempre e solamente quella: le Autorità pensano si tratti, forse, di un incendio doloso. (forse!)

Tra le cause: il gran caldo, Oppure, sublime: il gran vento.(a che cosa pensano? alla combustione spontanea per il gran caldo? Forse il loro cervello ha sofferto per il gran caldo. Dopo essere evaporato, ora non soffre più, certamente. Oppure hanno ancora il mononeurone occupato dalla farfallina di Belen...).
Qualche altro sproloquio ed ecco l'altro termine meraviglioso: finalmente parlano di "piromani". A volte azzardano qualche riferimento oscuro, ma coraggioso, alle "Ecomafie", non meglio specificate.

Qualche benemerito, dicevo, dovrebbe informarli del fatto che:

1)  L'incendio spontaneo non esiste, praticamente. O meglio: esiste, esiste. Ma richiede: a) grandi quantità di materiale organico, possibilmente fresco e in grado di andare incontro ad una vigorosa fermentazione b) una notevole quantità di acqua, che permetta appunto la fermentazione del materiale organico, fino a raggiungimento di temperature elevate (talvolta 80°C) tali da provocare l'autoaccensione. E' il motivo per cui i letamai "fumano". E' un' evenienza rarissima, che non può verificarsi in estate.

2) Chi provoca un incendio può - talvolta, forse - essere anche dimostrato un malato di mente, dopo appositi ed approfonditi accertamenti. In quel caso, si può etichettarlo come "piromane". Ma prima di tali accertamenti - che nessun cronista è in grado di anticipare - chi appicca il fuoco è certamente un "criminale" e un "potenziale assassino plurimo": un farabutto, da impeciare, impiumare e poi - con rammarico - consegnare ad una Giustizia equa... perché oggi non impicchiamo più nessuno.

Infine: dato che la maggior parte degli incendi in questa stagione secca è provocato dai mozziconi di sigaretta che i fumatori gettano fuori dall'auto (perché mai sporcare il mio portacenere, quando lì fuori ci sono ettari ed ettari di verde da bruciare?), forse il giornalista attento potrebbe anche proporre che in Italia si proibisca il fumo in automobile.
Magari munendo obbligatoriamente l'automobile di di un sensore per il fumo che blocca l'auto, appena a contatto con il carcinogeno volatile in ambiente chiuso.
Oppure, potrebbe spremersi le meningi per trovare qualche altra proposta...

Riassumiamo: allora (e speriamo che almeno un giornalista sappia anche leggere): gli incendi in questa stagione sono tutti provocati. Pertanto o sono colposi o sono dolosi. Il che vuol dire che o c'è stato un imbecille irresponsabile che lo ha causato non volendo, ma facendo qualche cosa di scervellato, oppure è stato un criminale (non un malato di mente, caro giornalista: malato di mente sei tu, se continui a dire piromane). Perché in estate l'incendio spontaneo, cioé quello naturale, non esiste.