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sabato 9 agosto 2014

Kanaan


Amico mio Pasuco: tutti parlano e scrivono di Palestinesi, d’Ebrei, di Medio Oriente. Ma sanno davvero di chi e di che cosa stanno parlando?
Dalla loro convinzione ostentata, dalle loro opinioni aguzze, sembrerebbe che siano profondi conoscitori in ogni dettaglio di una lunga, complicata questione…

Lascia, allora, che ti dica quello che ne so io… E scusami, amico mio, se la prendo da lontano. Ma tu lo sai bene: io sono vecchio e mi confondo, se non inizio a raccontare una storia dal principio…


Il nome della Terra di Kanaan deriverebbe da Kinachnu, oppure Kana’ana, che altro non sarebbe se non il nome con il quale designavano anticamente sé stessi gruppi etnici che globalmente, molto tempo dopo, sarebbero stati denominati Fenici (usando un termine greco, ‘Phoinike’, per definire una particolare sfumatura di rosso purpureo scuro che non era un rosso comune, “erythros”).
Su questo colore – che oggi s’identifica con numeri, si sono sovrapposti numerosi problemi linguistici: per esempio, il termine Inglese che si usa per indicarlo ‘purple’ significa invece viola (come ‘violet’), mentre per porpora sarebbe meglio usare il termine ‘crimson’ (cremisi).
Ma sto divagando e vedo che diventi impaziente…

Chi erano dunque gli abitanti di Kanaan, inizialmente?

Si componevano d’alcune tribù Ittite, di Amoriti, di tribù Urrite (Hivviti e Yevusiti) e di altri gruppi etnici a noi ignoti.
Che lingua parlavano?
Si esprimevano in un dialetto Cananeo dell’Aramaico, quello dal quale è infine derivata la Lingua Ebraica.

Ora, accadde proprio così: i Kanaaniti non fondarono mai uno Stato né un Regno uniti, bensì si organizzarono in un gruppo abbastanza lasso di città indipendenti tra loro ed autogovernate. Proprio questo fatto rese più facile la loro conquista da parte degli Israeliti, anche perché i Kanaaniti non erano abili guerrieri, bensì erano specializzati  nel commercio, nell’edilizia e nella navigazione.

Tra i due gruppi (Kanaaniti ed Israeliti) non correva buon sangue: in particolare, gli Israeliti trovavano abominevoli i costumi dei futuri Fenici, con la prostituzione sacra, e (forse) l’uccisione rituale dei fanciulli. Era loro proibito il matrimonio misto, per questi motivi.
Con il tempo, alcuni Kanaaniti accettarono volontariamente la Torah: alcuni furono ingaggiati da Re Shlomoh (Salomone) per la costruzione del tempio di Gerusalemme.
Quando gli Assiro-Babilonesi sconfissero Israele e Giuda, i Kanaaniti non esistevano già più come popolazione distinta, bensì erano assimilati agli Ebrei.
Questo dovrebbe lasciare pensare che oggi i soli discendenti esistenti dell’antica Terra di Kanaan siano gli Israeliti.

Ma – prevengo la tua domanda, amico mio – dove sono i Palestinesi, allora?

L’origine dei Palestinesi è ancora dibattuta: inizialmente, ci si basava solamente sui pochi riferimenti presenti nella Bibbia. Si pensava che  - come per i Kanaaniti – il termine Palestinesi si riferisse sia ad una popolazione, sia ad un gruppo d’etnie che risiedevano nel sud di Kanaan, presso la costa. L’unica cosa che se ne sapeva è che non erano originari di Kanaan, ma vi erano giunti come immigrati in ondate successive.
La prima componente di essi risulta essere quella dei ‘Peleset’, che dà il nome all’intero gruppo e che costituisce l’unico, autentico “Popolo del Mare” mai esistito (vedi). Probabilmente erano in qualche modo affini agli Ittiti (odierna Turchia centro settentrionale), a giudicare dalle loro capacità nella fusione dei metalli. Anche Sargon II, Re Assiro, si riferiva agli abitanti di Ashdod come “Ittiti”.
Ma più probabilmente avevano una lingua ed una cultura greca, a giudicare dalle chiare tracce archeologiche che hanno lasciato nella loro migrazione via terra dalla Cilicia fino a Kanaan.
Ma sappiamo anche che alcuni provenivano da Creta (Keretim, nelle fonti Bibliche). Pelestim e Keretim sono i termini usati dagli Ebrei e dai Kanaaniti per indicarli. La loro prima destinazione sembra essere stata Gaza, il cui nome originario fu “Minoah”, che sembra alludere al Regno Minoico cretese ormai caduto, in seguito ai ben dimostrati fatti geologici che ne lacerarono ogni organizzazione sociale e ne distrussero l’ambiente naturale.

Neppure i Peleset fondarono uno Stato unitario, forse proprio perché non erano una sola popolazione, bensì vari gruppi differenti di sfollati: crearono una federazione di cinque città. Gaza, Ashkelon, Ashdod, Gath ed Ekron furono, insieme, la ‘Pentapoli Filistea’, l’entità alla quale altre città erano associate o sottomesse. Si trattava – malgrado i confini fossero piuttosto ristretti – di una notevole forza economica e possibilmente militare, padrona dei preziosi segreti della metallurgia.
Re Davide mise fine alla minaccia palestinese, sconfiggendo i palestinesi e riducendoli ad un’entità insignificante (il che non impedì che ne riutilizzasse alcuni resti tra le sue forze scelte e per la sua guardia del corpo).
A differenza di ciò che succedeva con i Kanaaniti, c’era chiaro e profondo odio tra gli Israeliti ed i Pilistim. Questi ultimi non furono integrati nel popolo Ebreo per questo motivo. Al tempo dell’invasione Assiro-Babilonese, i Palestinesi originali non esistevano più. Erano scomparsi dalla Storia, non esisteva più alcuno che avesse coscienza di essere un discendente palestinese. Non esisteva più un’identità palestinese.

Oggi, un certo pensiero Israelitico sostiene che i Pilistim erano invasori fin dall’inizio e non nativi della zona, possedevano comunque un territorio di dimensioni estremamente piccole, non molto superiori a quelle dell’odierna striscia di Gaza (in nessun modo paragonabile a Kanaan) e non erano per nulla gli antenati degli Arabi che oggi chiamano sé stessi ‘Palestinesi’.

Anche se questo romantico punto di vista ‘lascia il tempo che trova’, essendo  totalmente insignificante dal punto di vista politico attuale, si deve ammettere che questi Arabi di oggi condividono con quegli antichi Pilistim il medesimo forte desiderio di distruggere Israele e gli Ebrei e questo basta a definirli degni ‘eredi’.

Ma – tu mi chiederai, ancora – allora chi erano gli Ebrei?

Gli Ebrei (‘Ivrim’) erano – in origine – solamente un gruppo Akkadico-Arameo proveniente da Ur, nella Bassa Mesopotamia, che lasciarono la loro primitiva sede per vagare tra le terre degli Urriti, nell’Est dell’Anatolia, e l’Egitto. Il gruppo si stabilì nel sud di Kanaan, dove ebbe contatti amichevoli con gli abitanti Kanaaniti e Pilistim, anche se – come al solito – di matrimoni misti neanche parlarne.
Il resto della storia è cosa notissima tra gli Ebrei: in quattro generazioni questo primo gruppo diede origine a “popoli” differenti: Ammoniti, Moabiti, Ismaeliti, Midyaniti, Lihyaniti, Edomiti ed Israeliti. Solo questi ultimi conserveranno il termine ‘Ebrei’.
Midyaniti, Lihyaniti ed Ismaeliti si distribuirono nella parte settentrionale della Penisola Arabica: si mescolarono ad altre genti e fondarono quella popolazione mista che dopo molti secoli sarà nota con il nome di ‘Arabi’.
Le altre tre popolazioni, Moab, Ammon ed Edom si svilupparono e moltiplicarono nel periodo durante il quale gli Israeliti erano in Egitto. Mo’abiti ad Ammoniti erano una unica popolazione e si stabilirono ad est del Mar Morto, in un territorio precedentemente occupato da alcune tribù Urrite  e da ‘Amurru’ (che in quei tempi governavano la Babilonia ed avevano città vassalle nella parte orientale di Kanaan). Conquistati da Davide, questi regni furono assimilati e la loro identità scomparve già prima della conquista Assira.
Gli Edomiti, una popolazione mista Ebreo-Kanaanita, si sitemò nel deserto, attorno al monte Se’ir, conquistando  ed assimilando le popolazioni Urrite del luogo, che restarono sempre ostili ad Israele fino alla conquista Assira. In seguito, la loro capitale Yoqte’el (oggi Petra) divenne la capitle di un Regno Nabateo e furono assimilati dagli Ismaeliti.

Desidero risparmiarti tutta la bellissima, affascinante Storia dei popoli e dei paesi del luogo, amico mio. Perché so che – per alcuni, almeno – il resoconto intero può essere molto noioso…

Ma credo già di poterti fare una domanda ben precisa…
Che cosa ti suggerisce tutto questo, amico mio?

Tralasciando l’epopea mitico religiosa del popolo errante eletto da Dio e togliendo dalle vetrine i suoi eroi principali: Re Davide – che sconfisse i Filistei – e Re Salomone – che costruì il Tempio di Gerusalemme – quello che resta, sfrondando l'inutile, è un dato genetico ben preciso.

Arabi ed Israeliani sono discendenti d’antenati recenti che appartengono ad un medesimo ceppo.

Questa considerazione non è banale. Non equivale affatto al qualunquismo superficiale per cui “tutti alla lunga discendiamo da un ipotetico Adamo ed un’ipotetica Eva e quindi siamo tutti fratelli, in fondo in fondo”. Non è così, per gli Arabi e gli Israeliani.
Gli antenati che gli Arabi – islamici e no che siano – e gli Israeliani possiedono in comune sono terribilmente recenti.
Le differenti ipotesi religiose, le divergenti tradizioni, gli sviluppi diversi che isolamento e distanza hanno prodotto, hanno anche portato sospetto, diffidenza, odio ed inimicizia.
"Ti odio perché ti vesti e preghi in modo diverso.
Ti uccido perché tu sembri differente da me.
Ti temo, perché parli una lingua diversa dalla mia.
Non ti voglio vicino a me: devi andartene. Ti faccio tutte le angherie che posso. Sarò sempre contro di te".

Questo è quello che sta succedendo, da secoli. Ed è tristissimo e profondamente stupido. E dovremmo impedirlo.

sabato 19 luglio 2014

PALESTINA


Se una guerra non è mai condivisibile, questo conflitto, che parte da molto lontano, lo è ancora meno: ciò che è più insensato è proprio il fatto che uno dei due contendenti non esiste più (se non come nome: ‘palestinesi’), in quanto fu sterminato.  I due contendenti principali d’oggi appartengono infatti al medesimo ceppo genetico. Questo dimostra come la separazione (per qualsiasi motivo, ma per un tempo sufficiente) di gruppi etnici identici, col tempo determini barriere sempre più incolmabili di tipo ideologico, religioso, linguistico, tradizionale. Fino all'apparente totale incompatibilità.

 ‘Palestina’ è la denominazione romana della provincia che risale all'epoca dell'imperatore Adriano, nel 135 d.C. quando il nome ufficiale Syria Palaestina sostituì il precedente Iudaea includendo anche altre entità amministrative: Samaria, Galilaea, Philistaea e Perea.
Il cambio di denominazione del governatorato suggerisce la rottura politica fra l'impero e le autorità locali presso gli Ebrei o Giudei. Il nome Palestina era tuttavia un toponimo già noto, già introdotto sicuramente da Erodoto e utilizzato dai Greci.
Nei più antichi documenti il territorio è noto con nomi diversi. Antichi documenti egiziani si riferiscono alla regione con il nome translitterato rṯnu (pronuncia convenzionale retenu o recenu).  
Nella Bibbia la Palestina è indicata con diversi nomi e risulta una presenza contemporanea di più stati sul suo territorio. Oltre ai termini Eretz Yisrael "Terra di Israele", Eretz Ha-Ivrim "Terra degli ebrei", "Terra in cui scorre latte e miele", Terra promessa, tutto il territorio ad occidente del fiume Giordano in epoca antecedente era chiamato "Terra di Canaan", in quanto precedentemente abitato dai Canaaniti o Cananei. Nella mitologia biblica i cananei sono i discendenti di Canaan figlio di Cam. Secondo la Bibbia questa popolazione sarebbe stata sopraffatta e colonizzata più o meno nello stesso periodo dalla popolazione degli Ebrei nella parte interna-centrale (popolo originario della Mesopotamia meridionale considerati discendenti di Abramo cui Dio avrebbe promesso la terra di Canaan), e da quella dei Filistei, nella parte costiera e sud-occidentale.
Con l'arrivo del popolo ebraico la 'Terra di Canaan' prese il nome di "Terra di Israele". La storia del territorio a questo punto coincide con la storia del popolo d'Israele.
A seguito vi fu una divisione del regno ebraico unito, il Regno di Giuda e Israele, in due regni separati, quello meridionale di Giuda (sottomesso e distrutto per un certo periodo a causa dei Babilonesi), quello settentrionale di Israele o Samaria (conquistato poi dagli Assiri).
La regione costiera invece, colonizzata probabilmente in un'epoca intorno al 1000 a.C. dai Filistei o pheleset (In cui si crede di potere identificare un a popolazione di lingua indoeuropea, forse di lingua greca) comprendeva almeno cinque città: Gaza, Ashdod, Ekron, Gath e Ashkelon. Di questa popolazione sono gli Egiziani antichi a dare per primi notizia come P-r/l-s-t (convenzionalmente Peleshet), uno dei cosiddetti (ma storicamente inesistenti, come gruppo) Popoli del Mare che invasero l'Egitto durante il regno di Ramsete III.
"Filistea" (italianizzazione del termine biblico "Peleshet", ebraico פלשת Pəléšeth, P(e) léshet) è il toponimo da cui è derivato il latino "Palaestina", dunque "Palestina" è un nome ispirato al gruppo etnico dei Filistei. In epoca biblica i Filistei si scontrarono con gli Israeliti per un lungo periodo, subirono sconfitte ma vinsero alcune battaglie ai tempi del profeta Amos, vennero infine sottomessi da re Davide e forse definitivamente sterminati, scomparvero definitivamente come nazione e non sono più citati dai tempi delle invasioni degli Assiri.
La terra di Israele in seguito venne sottoposta ai Persiani, al dominio ellenistico, ai Romani. Uno dei regni ebraici il Regno di Giuda, o Giudea continuò ad esistere, anche su territori dell'intera terra, come stato formalmente indipendente per almeno due secoli. I Romani intorno al 130 a.C. intervennero proprio su richiesta di uno dei due regni da parte della tribù regnante dei Maccabei, e lo stesso patriarca Giuda Maccabeo ottenne la cittadinanza onoraria di Roma e un seggio nel Senato Romano.
Con il tempo il regno divenne de facto uno stato vassallo e diversi territori della Palestina furono frazionati e passarono sotto diretta amministrazione romana. La complessa organizzazione amministrativa della provincia riflette una certa turbolenza politica, in gran parte dovuta a motivi religiosi di conflitto tra Ebrei e Romani. La popolazione israelita tentò di ribellarsi a più riprese al potere romano, ad esempio con Giuda Galileo nel 6 d.C. La Prima Guerra Giudaica, iniziata nel 70 d.C. portò alla distruzione del Tempio. Il famoso episodio della presa della fortezza di Masada risale a questo conflitto. La Terza Guerra Giudaica (132-134 d.C.) fu causata in parte anche dalla decisione di Adriano Imperatore di cambiare il nome della capitale in Aelia Capitolina e di inquadrare completamente la provincia tra le istituzioni dell'Impero. La guerra terminò con la vittoria dell'Esercito Romano contro Simon Bar Kokheba, ma a costo di pesanti perdite.
La guerra provocò la morte di una parte consistente della popolazione ebraica del territorio. Adriano decise, nel 135 al termine del conflitto, per stornare il pericolo di future rivolte, di emettere la disposizione drastica che proibiva agli Ebrei di risiedere nella città sacra di Gerusalemme, il centro religioso del Giudaismo, pur continuando a risiedere nel territorio circostante la capitale (le comunità ebraiche che vivono lontane dalla Terra di Israele sono note come Diaspora ed erano già molto consistenti in epoca romana). Adriano cambiò anche il nome della provincia che da ‘Provincia Judaea’ divenne ‘Provincia Syria Palaestina’ (più tardi abbreviato in ‘Palaestina’). Il nome Syria Palaestina era quello greco utilizzato da Erodoto per indicare il territorio meridionale da distinguere della semplice Syria, che si limita alla parte settentrionale. Nell'utilizzare il toponimo non ebraico, Adriano intendeva senz'altro umiliare ulteriormente gli ebrei anche per il fatto di ribattezzare la loro terra con il nome di loro antichi nemici, i Filistei appunto.
La cosa, in seguito, è purtroppo continuata in tempi più recenti.