sabato 31 agosto 2013

SCOPERTO SITO SHARDANA IN ISRAELE!


7,000-year-old village unearthed at Ein Zippori


Scoperto un villaggio fondato dai Shardana 7.000 anni fa., presso Su Zipponi.

E' stata rinvenuta un'impressionante dovizia di reperti sardo -preistorici, nel corso di lavori d'ampliamento di un'autostrada: probabilmente si tratta del il più esteso spazio occupato dalla Cultura di Wadi Rabah, mai rinvenuto finora. Si tratta di un'area di 800 metri per circa altrettanto, che si estende sui due lati dell'Autostrada 79.
Sono stati rinvenuti lavori d'intreccio (meravigliosamente conservati per via del clima secco del luogo) simili agli odierni lavori artigianali sardi in sparto ed asfodelo, oltre a strumentini musicali d'uso comune in sardegna ancora oggi (trunfa, launedda, tunkiu e così via) ma trattandosi di un periodo pre- ceramico gli scavi non hanno restituito vasi o altri supporti di argilla, cotta o cruda.
Malgrado ciò, si sono rinvenuti incisioni e bassorilievi, ancora non resi tutti pubblici, raffiguranti i tipici 'puzones' sardi (in questo caso interpretati come 'probabilmente struzzi' dagli stupidi archeologi israeliani, che capiscono meno ancora di quelli sardi).
Su alcune tavolette, rinvenute poco a sud della sorgente Su Zipponi, compaiono, in bella evidenza, le componenti del Tetragramma Sacro, in una forma che è caratteristica della scrittura usata più frequentemente in Sardegna in epoca preistorica...
Il sito è stato frequentato da una popolazione di tipo agro-pastorale dal Neolitico fino al Calcolitico ed è provvisoriamente attribuito alla Cultura di  Wadi Rabah, anche se molti indizi indicano  in direzione dei famosi guerrieri navigatori Shardana: tra l'altro la rappresentazione di strutture turrite e di guerrieri con elmi cornuti che inneggiano al loro comandante con frasi che vengono interpretate come : "Viva Zabarda Shardana" e anche: "Mosé, uno di noi" lasciano pochi dubbi. 
I colori decorativi maggiormente usati da un artista locale sono il rosso ed un blu quasi nero; sembra che l'artista si firmasse: "Ahio Kastedhu".

L'analisi biochimica su alcune piccole coppette ritrovate nel sito depone per la preparazione di una bevanda a base di bacche di mirto e grano fermentato. Il ritrovamento di alcuni segnali stradali  forati a pallettoni lascia intendere che - dopo le libagioni - gli Shardana indulgessero in un comportamento che ancora oggi alcuni sardi ripetono per tradizione.
Si spera che Ianir Milewski e Nimrod Getsov, due studiosi Israeliani seri e validi dell'Istituto Israeliano per le Antichità, perdoneranno questo scherzo d'aprile fuori stagione: la versione italiana di questo articolo, infatti, è una vera bufala (ma lo ammette, almeno, a differenza di tutte le altre, che pretendono di essere "lavori" di "studiosi"!).
In extensive archaeological excavations the Israel Antiquities Authority is carrying out prior to the widening of Highway 79 by the National Roads Company This site, extending over c. 200 dunams, might be the largest in the country where there are remains of the Wadi Rabah culture

A bowl with stone beads dates to an ancient culture that flourished in modern-day Israel 7,000 years ago [Credit: Israel Antiquities Authority/Clara Amit]
A bowl with stone beads dates to an ancient culture that flourished in modern-day Israel 7,000 years ago [Credit: Israel Antiquities Authority/Clara Amit]
A treasure of impressive prehistoric finds was exposed during the course of archaeological excavations the Israel Antiquities Authority conducted this past year, on behalf of the National Roads Company, prior to the widening of Highway 79. The excavations encompass a large area covering a distance of c. 800 m, on both sides of the road.

Prehistoric settlement remains that range in date from the Pre-Pottery Neolithic period (c. 10,000 years ago) to the Early Bronze Age (c. 5,000 years ago) are at the Ein Zippori site, which extends south of Ein Zippori spring.

According to Dr. Ianir Milevski and Nimrod Getzov, excavation directors on behalf of the Israel Antiquities Authority, “The excavation revealed remains of an extensive settlement from the end of the Neolithic period and beginning of the Chalcolithic period in the country belonging to the “Wadi Rabah” culture. This culture is named after the site where it was first discovered (in the region of Rosh Ha-Ayin), and is common in Israel from the end of the sixth millennium and beginning of the fifth millennium BCE”. 

According to the excavators, “The presence of remains from the Wadi Rabah culture in most of our excavation areas and in surveys that were performed elsewhere at the site shows that ʽEin Zippori is an enormous site that stretched across c. 200 dunams. It turns out that this antiquities site is one of the largest, if not the largest, in the country where there are remains of this culture. The architecture is rectangular and the floors were made of crushed chalk or very small stones. The foundations were made of stone and the walls above them were built of mud bricks”.

Among the finds from the Ein Zippori site is this stone tablet etched with the figures of two birds, possibly ostriches [Credit: Israel Antiquities Authority/Clara Amit]
La prima lastra in arenaria incisa che è stata fotografata ed esibita mostra il tradizionale motivo dei 'puzones', che solo quattro secoli dopo sarebbero stati affrontati, rivolgendoli uno verso l'altro.
Among the finds from the Ein Zippori site is this stone tablet etched with the figures of two birds, possibly ostriches [Credit: Israel Antiquities Authority/Clara Amit]
A multitude of artifacts has been uncovered in the excavation, including pottery, flint tools, basalt vessels and artistic objects of great importance. Milevski and Getzov said, “Pottery bearing features characteristic of the Wadi Rabah culture such as painted and incised decorations and red and black painted vessels were exposed. 

Outstanding among the flint tools that were discovered are the sickle blades that were used to harvest grain, indicating the existence of an agricultural economy. We also found flint axes that were designed for working wood. The barter that transpired at the time is attested to by thin sharp blades made of obsidian, a volcanic stone that is not indigenous to the region and the closest source is in Turkey. These items constituted part of the network of trade that stretched over thousands of kilometers in such an ancient period”.

Among the special finds that were uncovered in the excavation is a group of small stone bowls that were made with amazing delicacy. One of them was discovered containing more than 200 black, white and red stone beads. Other important artifacts are clay figurines of animals (sheep, pig and cattle) that illustrate the importance of animal breeding in those cultures. 

The most importance finds are stone seals or amulets bearing geometric motifs and stone plaques and bone objects decorated with incising. Among the stone plaques is one that bears a simple but very elegant carving depicting two running ostriches. These objects represent the world of religious beliefs and serve as a link that connects Ein Zippori with the cultures of these periods in Syria and Mesopotamia. 

According to Milevski and Getzov, “The arrival of these objects at the ʽEin Zippori site shows that a social stratum had already developed at that time that included a group of social elite which used luxury items that were imported from far away countries”.

Source: Israel Antiquities Authority [September 22, 2012]

venerdì 30 agosto 2013

#Syria


 L'Eterno, quasi biblico, conflitto Est/Ovest: oggi, è il turno della Syria. Davvero è inevitabile? Sono trascorsi ormai due anni e mezzo dall'inizio del 'conflitto interno' che riguardava solo la Siria, paese sovrano, e nessun altro. Ci sono stati centomila morti. Forse non si può più parlare di 'alcuni dissidenti violenti': forse si può iniziare a definirli cittadini privati dei loro diritti. Non a caso i principali fautori di un intervento armato sono USA e Francia, le due nazioni nelle quali si è fatta una rivoluzione per l'autederminazione degli individui e per il diritto alla libertà. Forse, infine, sarebbe il caso di evitare un conflitto armato e considerare quanto sia ormai lungo, nel tempo, lo scontro ideologico tra Oriente ed Occidente.




Mi ha sempre affascinato il difficile, complesso, talvolta orribile andamento delle cose nel Mondo. A volte mi sembra di intravedere una specie di involontario disegno, un filo conduttore, un copione, che cose, fatti e persone sono quasi obbligati a seguire, tutti insieme, tutti divisi nei propri ruoli, ineluttabilmente.

Il grave dissidio esistente tra Occidente ed Oriente del Mondo, procede con un esasperante ed illogico susseguirsi d’alti e di bassi. Non è recente: è molto più antico di quanto non si creda.
È d’antichissima data, ma cova costantemente, come brace sotto la cenere ineffabile del Tempo.
Anche quando non illumina i nostri volti attoniti d’involontari spettatori, esso è presente alla nostra mente (nella filosofia, nella religione, nel cosiddetto “sentimento comune”), aleggia tra le nostre paure e ci condiziona nelle nostre scelte quotidiane … 
Ormai, esso è vissuto quasi come in un racconto biblico, come l’inevitabile distruzione per meritata punizione, come se fossimo condannati a ripetere ineluttabilmente ciò che fu scritto. 
È una brace facilmente individuabile, oggi, nel perdurante ed insensato conflitto arabo-israeliano, atto in qualsiasi momento a scatenare un vero e definitivo Giudizio Finale.
A cercare bene, qualcuno potrebbe affermare che le ostilità tra Occidente ed Oriente del mondo iniziarono probabilmente con la storia stessa dell’Uomo …

Neanderthal occupava già l’Europa e parte dell’Asia, quando il suo spietato distruttore Uomo Moderno vi entrò dall’Africa (patria comune, in fondo) con le proprie migliori qualità.
Tutti potremmo obiettare che forse Neanderthal si sarebbe estinto egualmente e che in questo caso, Est ed Ovest non sono proprio ben distinti: i contendenti stessi non sanno che cosa essi stessi rappresentino.
Più in dettaglio, però, Uomo Moderno proveniva dalla Rift Valley Africana (e quindi da Sud) si può dire che per giungere in Europa attraversò la Penisola Arabica, Mesopotamia e Turchia.
Letteralmente quindi muoveva da Est. 

Altri conflitti successivi sono inquadrabili in questo schema Est / Ovest, con facilità variabile. La prima epica guerra della storia, la battaglia di Qadesh fra Egiziani ed Ittiti, in qualche modo lo è, anche se – per essa – non è ancora ben chiaro chi fu il vincitore. Il faraone dice di essere stato lui. Di fatto, però, fu fermato lì e non andò mai oltre.
Lo è senz’altro anche la ben più nota guerra di Troia, punta dell’iceberg di ben più grandi e profondi conflitti sociali, ambientali e alla fine militari, che condussero agli scontri decennali dei (fantomatici ed inesistenti) “Popoli del Mare” ed al lungo periodo, oscuro e miserabile, che ne seguì …
Sicuramente sono scontri tra Occidente ed Oriente le guerre tra Greci e Persiani e l’epopea di conquista d’ Alessandro Magno in Asia: anzi, forse sono proprio quelle che hanno contribuito a radicare nella Tradizione e nella Memoria Comune il senso di una profonda differenza tra Est ed Ovest.
Meno ascrivibile a questo schema è la continua espansione di Roma a discapito dei suoi vicini prossimi e poi più lontani, fino alla conquista della Grecia. Però essa ha contribuito a radicare l'odio, come fanno tutte le guerre di conquista.

Si potrebbe interpretarla come un’altra conferma della solo presunta superiorità degli Indoeuropei sulle altre genti del mondo (e qualcuno lo fa).
Ma questo concetto è errato due volte: 1) perché confonde un gruppo linguistico con uno etnico; 2) perché presuppone la superiorità biologica, che invece è scientificamente negata).
Calza perfettamente nello schema, invece, la serie di scontri (le guerre puniche) con Cartagine, ricca di valenze e tradizioni asiane che furono ridimensionate e mortificate dalla sconfitta con Roma, grande Capitale Occidentale.

Le Crociate - qualunque sia stato il loro vero numero (ed il possibile 'vincitore') - rientrano certamente in questa dinamica. 
La “scoperta” e la successiva colonizzazione delle Americhe, altro non sarebbe se non un nuovo scontro di civiltà tra gli occidentali europei ed i nativi, discendenti di quegli asiatici originariamente migrati attraverso lo Stretto di Behring: attenzione, qui, a non farsi imbrogliare dall’apparente inversione tra Est ed Ovest.
Sembra quasi un gioco (cinico) e probabilmente lo è, all'insaputa degli sessi partecipanti, anche se diversi pensatori hanno preso molto sul serio il cosiddetto “Scontro di Civiltà”, seppure da molto differenti punti di vista …

Certamente molti episodi della nostra storia non sono inquadrabili in questo modo: e alcuni non sono per nulla trascurabili, basti pensare anche soltanto alla “guerra dei cent’anni”…

Certamente i fattori economici: il potere, la ricchezza, l’abbondanza di terre fertili e coltivabili, oppure ricche di risorse del sottosuolo, molto hanno a che fare con le cause prime di guerre che concludono gli annosi dissidi tra i popoli diversi, in latitudini ed in epoche differenti.
Molto del nostro passato remoto è giustificato dal possesso delle miniere d’ematite e d’ossidiana o di selce e d’argento, oppure anche solamente di rame e di stagno...
Il passato più vicino è condizionato dall’acquisizione delle fonti di rame, stagno, piombo, ferro, oro ed argento.
Il presente è ostaggio di diamanti, smeraldi, petrolio.

Il futuro vedrà l’acqua come risorsa rara ed essenziale, sufficiente movente per le guerre …
Malgrado tutto ciò, in ogni conflitto si può sempre tentare di individuare la presenza di una qualche contrapposizione tra un Occidente ed un Oriente e le loro rispettive filosofie e tradizioni, ormai profondamente divergenti.
Crederci oppure no, poi, è libera prerogativa di scelta di ognuno. 
Ma in fondo, la contrapposizione Est/Ovest non è affatto strana: essa si deve quasi obbligatoriamente all’aspetto fisico e geografico del Mondo stesso e della distribuzione della razza umana su di esso.
La parte della Terra abitabile dall’uomo, sia il suo primo habitat, sia quelle terre di conquista ed espansione che erano convenientemente contigue con esso, è proprio quella che mostra una maggiore estensione in questa direzione, da Est ad Ovest. Nessuna sorpresa davvero se i principali avvenimenti della Storia dell’uomo si distribuiscono lungo queste linee, inclusi gli intrighi degli interessi e gli inciampi delle guerre.
Ma esiste anche qualche altro elemento, che potremmo definire culturale se vogliamo, che è coinvolto in queste considerazioni …
Spesso, se non sempre, in conflitti militari di vasta portata come nei movimenti di conquista e colonizzazione, si configura anche uno scontro di valori morali, religiosi, sociali, tradizionali, di folklore e di superstizioni, oltre alle usuali considerazioni economiche che connotano più direttamente questi sommovimenti.
Esistono numerose differenza tra i popoli, che sono determinate dallo Spazio e dal Tempo. 

- Lo spazio contrappone le distanze e gli ostacoli alla facile ricongiunzione ed ai contatti frequenti: questo determina la differenziazione tra due gruppi originariamente simili o uguali. 
- Il tempo permette cambiamenti progressivi ed indipendenti, del tutto a caso ma sempre più evidenti, di due popolazioni inizialmente simili o uguali, che alla fine del processo non si riconoscono neppure più come affini.

Le differenze nascono, crescono, esistono e prima o poi divengono così imponenti da costituire parametri di “diversità” immediatamente riconoscibili reciprocamente. Diventano elementi integranti dell'Identità, un fattore astratto ed irrinunciabile, per cui generazioni intere di esseri umani si sono immolate come lemmings.
La diversità è potenzialmente nemica, temuta, pericolosa, da eliminare.
I nemici divengono sempre più incomprensibili gli uni per gli altri.
Anche la lingua è sempre più differente.
L’incomprensione genera confusione, malintesi, preconcetti e paura.
La paura ha sempre spinto l’uomo all’eliminazione violenta delle sue cause: gli animali “feroci” sono pressoché estinti per questo preciso motivo.
Se poi l’ambiente ha determinato l’affermarsi genetico di una differente coloritura di pelle e capelli, di forma e colore degli occhi, ecco che al concetto di diverso si associa subito quello erroneo di “razza differente”, con tutto il lugubre corteo di superstizioni, sospetti, ingiustizie che ci è tristemente noto … 
Un altro carattere distintivo di questo conflitto tra Occidente ed Oriente è il suo finale incerto.
Se pure è vero che in passato vi sono stati periodi alterni di più o meno netta supremazia dell’una o dell’altra parte, è altrettanto evidente che non si sia mai giunti ad un vero e proprio “finale di partita”. Esempi diversissimi, quali le Crociate o la guerra del Vietnam possono testimoniarlo. 
La famosissima Battaglia di Lepanto (7 Ottobre 1571) è l'esempio per antonomasia: fu una vittoria contro i Turchi estremamente celebrata dalla stampa di tutto l'Occidente cristiano (ne derivarono festeggiamenti popolari che persistono tutt'oggi, come la Sagra del vino di Marino). Ma la Guerra fu persa: la Flotta Turca era stata ricostruita nel corso dell'intervallo invernale e la guerra ormai era costata già troppo. Cipro fu ceduta ai turchi: all'atto pratico, una sconfitta...


Forse proprio le Guerre Mondiali, apice dell’insulsa belligeranza umana contro se stessa, costituiscono l’unica eccezione assoluta che supera la logica Est/Ovest (anche qui si potrebbe riconoscere un Est Europa contro un Ovest Europa), ma comunque ci riporta al vero problema conclusivo di queste argomentazioni:
l’irrisolvibilità…
È questo forse il punto cruciale di tutta la questione, che dovrebbe fare riflettere a lungo su quali possibili soluzioni adottare …
Differenti Soluzioni Finali del problema del “nemico diverso” sono state tentate nel corso della Storia.
Si spazia da metodi cruenti ed aggressivi ad altri più sofisticati ed incruenti.
Dalla totale eliminazione fisica dell’avversario del momento (ma ce ne sarà sempre un altro, in seguito), al volontario isolamento di sé, come fu fatto dalla Cina del 1200 d.C. (ottenendo un controproducente salto indietro nella propria evoluzione sociale). 
Nessuno ha avuto successo.
Probabilmente, l’unico metodo che potrebbe portare validi progressi è il colloquio aperto, totalmente chiarificatore, privo di preconcetti.

È assolutamente inattuabile, adesso: anzi, improponibile. E' drammaticamente e SEMPRE troppo tardi...
Infatti, ci troviamo oggi in pieno scontro tra due culture: quella Occidentale e quella Orientale Islamica.

La situazione è di estremo pericolo per l’Occidente.
La filosofia permissiva e democratica di quest’ultimo, che tende ad assicurare la libertà di pensiero e di parola a chiunque, può essere usata a suo danno.
Può essere interpretata come segno di debolezza da altre culture, che (relativamente al solo stato attuale) potremmo definire forse più primitive, ma anche più sbrigative e dirette, anche se in tempi passati esse hanno espresso molti fattori trainanti e fondamentali, all’avanguardia nel Mondo intero.
L’Occidente del benessere economico è attualmente composto di una serie d’individui poco coesi, egoisti e disillusi, niente affatto propensi a sacrificare i propri beni materiali per una causa comune, figurarsi poi a morire per essa.
Esso si trova contrapposto (al di fuori della volontà dei suoi singoli) ad un Oriente fortemente  coeso, Teocratico, anche se multiforme nelle sue varie espressioni, che appare pesantemente indottrinato e determinato, che ha poco da perdere, salvo la propria dignità di appartenenza etnico religiosa ed è estremamente aggressivo nelle sue frange integraliste, individuando nell’Occidente il proprio bersaglio preciso.
Secondo alcuni, in uno scontro flagrante, vincerebbe l’Oriente, probabilmente perché l’Occidente cederebbe alla tentazione di “dare un esempio di Civiltà e di buona volontà”, sempre doveroso da parte di chi è superiore anche militarmente. Inoltre, l’Occidente è diviso tra i Materialisti Comunisti Russi o simili ed i Vari gruppi religiosi differenti, in dissidio tra loro, dell’Europa e degli Stati Uniti.
Questa magnanimità s’infrangerebbe contro un interlocutore sordo, insensibile e pratico, che ne approfitterebbe subito a proprio vantaggio … 
La paziente conoscenza reciproca, l’obiettiva rappresentazione delle posizioni filosofiche e delle necessità della controparte, l’istruzione non strumentale sono tutte soluzioni auspicabili che possono condurre al già citato dialogo onesto ed aperto, ma restano ancora impercorribili e lontane.
Bellissima simbologia, che invita alla coesistenza, nella conoscenza della scienza, diverse identità politico religiose.
La pratica reale è purtroppo fatta di una pressione militare parziale costante, che se da una parte non giova a nessuno, dall’altra è sufficiente a giustificare un’ininterrotta attività terroristica di ostinata ritorsione (perpetuando il dubbio circa la priorità tra uovo e  gallina).
Ogni increscioso fatto di cronaca non è solo un altro episodio spiacevole di una guerra non dichiarata ma già in atto: forse è qualcosa di più, di cui dovremmo interessarci più da vicino, tutti insieme. Prima o poi, sarà troppo tardi per tutti. E per sempre.

Ingegneria genetica: vantaggi, ma anche rischi


Basta la modifica di un gene per ottenere 16 anni di vita extra

Avere una vita mediamente più lunga è possibile, anche se con effetti collaterali non trascurabili. Un team di scienziati americani del National Institutes of Health (NIH), che ha pubblicato i risultati di una propria ricerca sulle pagine della rivista Cell Reports, è riuscita ad allungare del 20% la vita media di un gruppo di topi. Stando a quanto riferito dagli esperti, il dato, se trasportato nell’uomo, potrebbe significare prolungare la vita media della nostra specie fino ai cento anni.
Modifica del gene allunga la vita ma causa conseguenze negative - Il gene che permetterebbe tutto ciò si chiama 'mTOR', e sembra aver catturato l’attenzione dei ricercatori che comunque sottolineano come la sperimentazione sia soltanto all’inizio. Al momento, infatti, modificando questo gene si ottiene qualche anno di vita in più, un miglioramento importante nel coordinamento motorio e un rafforzamento della memoria. Di contro però vi sono degli aspetti che creano preoccupazione. I topini sottoposti alla modifica genetica hanno subito un grave e rapido deterioramento del tessuto osseo, come anche un forte abbassamento delle difese immunitarie. Il rischio, evidenziano gli scienziati del NIH, è quello di avere degli anziani centenari con una memoria perfetta ma con gravi problemi di osteoporosi.
Aperta la strada a nuove cure contro malattie come l'Alzheimer - I risultati ottenuti sono comunque molto importanti perché, sottolineano ancora i ricercatori, in futuro potrebbero aprire la strada a nuove terapie contro le malattie degenerative della memoria, una tra tutte l’Alzheimer. Gli scienziati hanno anche notato che la modifica del gene 'mTOR' causa un invecchiamento non omogeneo dei diversi organi, ma ora sono riusciti anche ad individuare un altro gene che serve proprio a sincronizzare l'avanzamento dell'età in tutte le parti del corpo.
30 agosto 2013, Redazione Tiscali

LA RIVOLUZIONE NEOLITICA del latte.





Percentuali di popolazione locale che possono bere latte (in nero le percentuali più alte: vedi articolo).

The Neolithic 'milk' revolution.



Fino a circa 8.000 anni fa, a differenza di ciò che accade oggi, gli esseri umani (tutti) erano in grado di digerire il lattosio solo nel periodo post-natale. In età adulta essi perdevano la capacità di produrre la lattasi (l'enzima necessario a digerire il lattosio): questo significa che l'adulto fisiologicamente smetteva di gradire il latte, a seguito di quella che diventava un'intolleranza alimentare fisiologica e normale e non assumeva più latte.

- 1) Il procedimento attraverso il quale si ottengono formaggio e yogurt dal latte riduce efficacemente le quantità di lattosio originalmente contenute nel latte. Questo fatto permise di ottenere un alimento utile, abbastanza tollerabile per tutta la popolazione.

- 2) Poco prima che gli agricoltori allevatori si stanziassero in Europa, comparve - nella popolazione umana - una mutazione genetica che permetteva ai portatori di continuare a produrre la lattasi: si trattava di persone che potevano  continuare anche in età adulta a bere il latte e che a maggior ragione potevano assumere qualsiasi latticino senza sintomi d'intolleranza.
Trattandosi di una 'mutazione vantaggiosa', essa si affermò nella popolazione con sorprendente velocità: gli individui che producevano lattasi per tutta la loro vita, pertanto, divennero sempre più numerosi nell'Europa Centrale e Settentrionale.

- I due passaggi segnalati sopra furono proprio uno di quei fattori che permisero agli agricoltori /allevatori di spargersi con successo per tutta l'Europa (il vecchio scenario di scontri bellici e stragi diventa sempre più superato) a svantaggio dei cacciatori/raccoglitori, che avevano abitato per millenni prima quelle stesse regioni.
Riporto di seguito l'articolo in Inglese tratto da una pubblicazione recentissima comparsa su Nature, che riporta studi archeologici a conferma di questi fatti.

Oggi, circa il 60% della popolazione umana è portatrice di quella mutazione e si considera 'normale', mentre il restante 40% si definisce intollerante al latte e si considera in qualche modo malata. La persistenza di lattasi si è sparsa a partire dalle regioni che più probabilmente hanno riguardato la migrazione in Europa degli allevatori: zone in cui si focalizzano gli studi oggi sono l'Anatolia ed il Caucaso. 
Il percorso seguito nel tempo e nello spazio dalla mutazione 'lattasi persistenza' , ricostruito sulla scorta dei risultati archeologici e genetici: gli studi sono ancora in corso e si focalizzano sul Caucaso e sull'Anatolia, come ipotetiche possibili zone di prima comparsa.
La distribuzione della mutazione è ineguale, con un massimo nelle zone d'origine ed un minimo nelle aree più distanti: questo è il motivo per cui  - per esempio - in Cina essa virtualmente non esiste ed infatti non si consumano né latte né derivati: esiste solo il Tofu, che non è derivato dal latte.




Scientists have brought to light the spread of dairy farming in Europe and the development of milk tolerance in adult humans. It was after the transition from a hunter-gatherer society to that of a settled farming culture in the Neolithic period that dairy-related animal husbandry first evolved, and this practice spread from the Middle East to all of Europe.

The Neolithic 'milk' revolution
Researchers of the BEAN Initial Training Network visiting excavations
in western Anatolia [Credit: ©: Joachim Burger]
The processing of milk to make cheese and yogurt contributed significantly to the development of dairy farming, as this represented a way of reducing the lactose content of fresh milk to tolerable levels, making a valuable foodstuff available to the human population. 

Until 8,000 years ago, humans were only able to digest lactose, a form of sugar present in fresh milk, during childhood because as adults they lost the ability to produce endogenous lactase, the enzyme required to break down lactose. 

Shortly before the first farmers settled in Europe, a genetic mutation occurred in humans that resulted in the ability to produce lactase throughout their lives. Increasing numbers of adults in Central and Northern Europe have since been able to drink and digest milk.

"This two-step milk revolution may have been a prime factor in allowing bands of farmers and herders from the south to sweep through Europe and displace the hunter-gatherer cultures that had lived there for millennia," specifies the article in Nature with reference to the LeCHE project. 

Since 2009, this EU initial training network involving 12 postgraduate students and their mentors from different disciplines, i.e., anthropology, archaeology, chemistry, and genetics, has been looking at the role played by milk, cheese, and yogurt in the early colonization of Europe and has published numerous important articles on the subject.

Anthropologist Professor Joachim Burger of Johannes Gutenberg University Mainz (JGU) was substantially involved in the establishment of the EU project and its research activities. 

"To appreciate the significance of our findings, it is important to realize that a major proportion of present-day central and northern Europeans descend from just a small group of Neolithic farmers who happened to be able to digest fresh milk, even after weaning," explained Burger. His team investigated the phenomenon of lactase persistence, i.e., the ability to break down milk sugar, using skeletons from the Neolithic. 

"Among the most exciting results obtained by the LeCHE group were the detection of milk fat residues in numerous Neolithic pottery remains and the ability to model the spread of positive selection of lactase persistence," said Burger.

Just 5,000 years ago, lactase persistence was almost non-existent among populations in which its modern prevalence is greater than 60 percent. The researchers assume that extensive positive selection and recurrent waves of migration were responsible for this development, which -- in evolutionary terms -- took place extremely rapidly.

Burger has now initiated an additional EU project entitled BEAN (Bridging the European and Anatolian Neolithic) to investigate the origins of the first Europeans to settle in the Balkans and western Anatolia. Adam Powell, a mathematician and population geneticist based in London, will be contributing his skills as a modeler and statistician to the team of Mainz anthropologists. 

To better understand the actual world in which the early farmers lived, the BEAN researchers recently visited archaeological sites in western Anatolia on a ten-day excursion. "It became very clear to us there that the west of present-day Turkey as well as the Balkans represent two key regions when it comes to the history of the population of Europe over the past 10,000 years," stated Burger.

Source: Universität Mainz [August 28, 2013]