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sabato 7 giugno 2014

Chi crede al Sacro Graal?

La bufala della scoperta del Santo Graal




Anche nel periodo dell'ultima Pasqua, esattamente come negli anni precedenti, è spuntata la presunta scoperta di una reliquia cristiana. 

Ecco quindi arrivare niente meno che il Santo Graal, dopo una lunga lista:

-  i chiodi della crocifissione, 
- i pezzi di legno della croce, 
- l’Arca dell’Alleanza, 
- la tomba della famiglia di Gesù,
- i codici di piombo ecc. ecc.


Due storici, Margarita Torres e Jose Manuel Ortega del Rio, autori del libro “Re del Graal”, hanno annunciato che un calice tutto tempestato di pietre preziose, situato nella basilica spagnola di San Isidoro da 1.000 anni, sarebbe il Santo Graal.

(AFP, Getty Images)
(AFP, Getty Images)
(AFP, Getty Images)
(AFP, Getty Images)

Il direttore del museo della basilica, Raquel Jaén, ha detto che il calice è stato tolto dall’esposizione, mentre i curatori cercano uno spazio più grande per accogliere tutte le persone accorse a vederlo.

Finora era stato conosciuto come il calice dell’Infanta Doña Urraca, figlia di Fernando I, re di León dal 1037 al 1065.

I due storici spagnoli sostengono che due pergamene egizie, trovate da loro nel 2011 all’Università del Cairo di al-Azhar, li hanno portati a una ricerca durata 3 anni.

Secondo i loro studi, la parte superiore del calice della principessa – fatta di agata e a cui manca un frammento come descritto nelle pergamene – è proprio il Santo Graal.

Secondo i due documenti, il calice fu rubato dai musulmani a Gerusalemme. In seguito, essi poi lo diedero alla comunità cristiana in Egitto. Secoli dopo, intorno al 1050 d.C., fu consegnato a Fernando, potente re cristiano, per ringraziarlo degli aiuti ricevuti durante una carestia dall’emiro di un regno della Spagna musulmana, dice Torres. 
Successivamente, vennero aggiunte al calice tutte le pietre preziose: perle, smeraldi, ametiste e zaffiri.
Una bella e commovente storia: se non fosse che nella sola Europa ci sono già circa 200 presunti Santi Graal, ammettono gli stessi ricercatori spagnoli. 

Nel loro libro, inutile dirlo,  provano a sfatare l’autenticità di alcuni dei più noti.
Perché 'quello vero' è il loro...

(AFP, Getty Images)
(AFP, Getty Images)
(AFP, Getty Images)
(AFP, Getty Images)

martedì 18 febbraio 2014

Bufala!


Sensazionale Bufala: un tunnel d’epoca punica unisce la Sicilia e la Calabria sotto lo Stretto di Messina!





Siti Calabresi e Siciliani stanno agitando quest’ennesima fesseria nella rete, a dimostrazione che nell’Internet c’è davvero di tutto, ma specialmente spazzatura!

Naturalmente, nessuna struttura antica raggiunge mai la profondità necessaria per un passaggio sotto lo Stretto! (lo stretto di Messina è anche più profondo di 500 metri in alcuni suoi punti).


Si tratta di siti simili a questo:
http://www.siciliainformazioni.com/83814/scoperto-un-tunnel-sotterraneo-che-collega-sicilia-e-calabria
Le fotografie allegate agli articoli compaiono - identiche - anche a corredo di articoli strabilianti che descrivono reti di tunnel in Germania ed in Scozia...

Ma anche già soltanto ragionando un poco, la notizia è una bufala...

Un Esempio.

Per quanto arditissima per l'epoca, la Fonte Perseia di Micene - con i suoi 99 gradini - non raggiunge affatto forse neppure un ventesimo di quella profondità.

E si deve anche tenere conto di un fatto tecnico-costruttivo fondamentale: l'accesso alla Fonte Perseia, sita a 360 metri di distanza, doveva essere portato all'interno delle mura della fortezza di Micene, partendo a ritroso, dalla fonte alla fortezza (e quindi lavorando in tutta sicurezza e tranquillità, anche con le presunte scarse conoscenze di allora, in fatto di edilizia!).

Invece, sbagliare con un tunnel sotto lo Stretto di Messina avrebbe significato sicura morte per tutti i lavoranti e contemporaneamente abbandono del lavoro svolto fino a quel momento. Come s’intuisce, non è un’impresa in cui si possa procedere per tentativo ed errore, trascurando alla leggera gli errori!

Si obietterà che esiste un notevole lasso di tempo, tra l'esempio Miceneo (Perseia è del 1200/1300 a.C.) e l’epoca delle guerre Puniche, ma questo cambia poco: quali sistemi di rilevamento avrebbero potuto avere i progettisti, anche allora?
Come avrebbero risolto i problemi di respirazione degli scavatori?

Tunnel sotto al mare.

Qualcuno, innamorato della Fantarcheologia, potrà obiettare che pure esistono esempi di tunnel sotto il mare: si potrebbe considerare il Channel Tunnel sotto il Canale della Manica.
Obietterà che le conoscenze dei nostri antenati potevano anche essere insospettabilmente avanzate per quei tempi e noi potremmo oggi averne perso ogni memoria!
A questo si può facilmente rispondere che il Tunnel sotto la Manica è una realizzazione ammirevole e all’avanguardia nel mondo (ha richiesto l'impiego di 15.000 lavoratori per ben 7 anni (con la moderna tecnologia, non con i picconi dei romani antichi).
 Si tratta di un tunnel sotto un fondo sedimentario stabile di marne, gessi ed argille! Non supera quasi in alcun punto la profondità di cento metri e non è a rischio terremoto, dato che non si trova in una zona sismologicamente attiva.
Ben diversa la situazione nello Stretto di Messina: il rischio sismologico è elevatissimo. La profondità dello stretto supera i 500 metri.

Le conoscenze di allora non c'entrano alcunché: anche oggi, infatti, non siamo affatto in grado di realizzare un tunnel sotto lo Stretto di Messina! 

martedì 12 novembre 2013

Sono arrivato prima io....



Rappresentazione bronzea di Cristoforo Colombo che sbarca sulla spiaggia di San Salvador
Cristoforo Colombo,
noto anche come Christophorus Columbus, Cristóbal Colón, Cristóvão Colombo; (nato in località ignota, fra il 26 agosto e il 31 ottobre, 1451 – deceduto a Valladolid, il 20 maggio 1506)
non era né spagnolo, né portoghese, né genovese. Né italiano, per dirla tutta...

E' vero che la confusione nasce dal fatto che egli fu cittadino della Repubblica di genova e poi anche suddito della Corona di Castiglia: questo, più la scarsità di informazioni ufficiali, hanno contribuito a creare la confusione nell'attribuzione di una nazionalità sicura al grande navigatore.

Finalmente, oggi, si può affermare con assoluta certezza di chi realmente Colombo fosse erede.
Un ritrovamento archeologico, tanto ineccepibilmente scientifico, quanto assolutamente casuale e fortunato mette definitivamente tutti d'accordo, volenti o nolenti...

E' stata rinvenuta, nella Biblioteca dell'Università di Bologna (la più antica Università Europea) una mappa che era appartenuta a Martin Alonso Pinzon (navigatore spagnolo di Palos), che partecipò al primo viaggio di Colombo verso le Americhe: In particolare, quello che portò all'isola di Guanahani (oggi San Salvador, in Inglese: Watling). Sulla Mappa sono riportati tutti i principali capisaldi del viaggio con il quale Colombo raggiunse l'America e la scambiò - fatalmente - per le Indie. Ma il dettaglio fondamentale, che era stato trascurato, è l'indicazione del punto preciso nel quale Colombo aveva deciso di seppellire, proprio sull'isola di San Salvador, un robusto forziere con le proprie annotazioni, considerazioni: l'autentico diario autografo di Cristoforo Colombo.

La mappa in sé era nota ai ricercatori (come anche tutte le altre del Toscanelli, rinvenute in Vaticano alcuni anni fa) ma le implicazioni delle annotazioni che essa riporta non erano mai state tutte prese in sufficiente considerazione e non erano state esplorate per intero le loro possibili conseguenze e deduzioni...

Una revisione accurata - in corso di un riordinamento della Biblioteca - ha prodotto un risultato che definire insperato è poco: è stato così trovato un diario con studi, appunti, osservazioni e resoconti del famoso navigatore conteso da vari stati e Paesi.

L'esame è ancora in corso, ma già le prime notizie sono esplosive e rivelatrici.

Colombo vi dichiara, di proprio pugno, di essere entrato in possesso di carte dei suoi antenati, che avevano già raggiunto le Americhe, già circa 2.000 anni prima di lui, su navi a doppia prua.
Impossibile fare credere ai regnanti di allora una realtà così incredibile: dovette quindi inventarsi di sana pianta l'idea di 'cercare l'Oriente attraverso l'Occidente', sottostimando la circonferenza della Terra e fingendo di essere stato ispirato dal Milione di Marco Polo, dall'Imago mundi di P. d'Aillye dalla Historia rerum ubique gestarum di Pio II Piccolomini.

Colombo scrive di suo pugno di essere stato uno degli ultimi discendenti dei Shardana, antica stirpe di navigatori, padroni del Mediterraneo, temuti da tutti, estremamente religiosi, che adoravano un unico dio di nome Yahweh, nel cui nome colonizzavano le terre rivierasche del Mondo, fino al Grande Zimbabwe, la Cornovaglia, la Norvegia e la Svezia. E - appunto - le Americhe.

Colombo - dunque - sapeva bene che non avrebbe trovato le Indie, ma non poteva dichiararlo.

Da ora in poi, chiamiamolo rispettosamente Kolumbu, ahiò!

Le tre Caravelle: La Picciocchedda, la Pintus e la Nostra sennora 'e Bonaria (che fu in seguito usata per raggiungere Buenos Aires)


lunedì 11 novembre 2013

Giornalismo & Bufale


Speriamo che la teca di vetro dell’auditorium/Athenaeum di Adriano fermi anche le bufale…


La notizia è di questi giorni. Il MIBACT (Ministero per i Beni e delle Attività Culturali e del Turismo), attraverso la Soprintendenza Archeologica ha bandito un concorso per la copertura del cd. auditorium/Athenaeum di Adriano. Le importanti rovine, rinvenute nel 2008, nel corso degli scavi per la realizzazione della linea C
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della metro, saranno musealizzate e rese friubili grazie ad una copertura trasparente.
La scoperta degli ambienti, venuti alla luce durante i lavori per la costruzione della linea C della metro, proprio in P.za Venezia (fig. 1), nelle immediate vicinanze  del Palazzo delle Assicurazioni, è considerata, a ragione una delle più importanti degli ultimi (…70/80 così dice la stampa!…) anni. Si tratta di  tre aule a due piani allineate, in sequenza, lungo un asse curvilineo e contraddistinte, all’interno, dalla presenza di due gradinate  contrapposte (fig. 2)  e lateralmente delimitate da
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parapetti marmorei. Lo spazio tra le due gradinate (tre metri circa) è pavimentato in lastre rettangolari di granito grigio con inserimenti in giallo antico. Le aule si sarebbero affacciate sul tempio di Traiano e Plotina, a ridosso del Foro di Traiano.
Estremamente dubbia e problematica resta la reale funzione di tali ambienti che, in base all’esame dei bolli laterizi, sono state datati tra il 123 ed il 125 d.C. (fig. 3). Li si è intesi come auditoria
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(luoghi di lezioni di retorica e di recitationes) o anche identificati con l’Athenaeum, una vera e propria scuola di studi superiori (da cui il nostro termine Ateneo), finora un fantasma topografico, voluto a Roma dall’imperatore Adriano. Il dibattito resta aperto.
Quale il problema dunque?…Nessun problema, al contrario… optime! per il concorso per la copertura e per la musealizzazione dell’area che così sarà protetta e restituita alla comunità. Il punto è che, nel corso degli anni, la stampa ha sfornato una serie di asserzioni poco o nulla condivisibili, una sorta di mercato delle bufale, tutte facilmente reperibili on-line. Vediamole alcune:
1)“Fu il rinvenimento delle gradinate dell’aula magna a permettere l’identificazione dell’edificio con l’Ateneo di Adriano: la struttura ricalca infatti quella dell’ athenaeum che lo stesso Adriano fece costruire ad Atene presso la famosa Biblioteca di Adriano.”Da Wikipedia s.v. Athenaeum, o ancora “all’esatta riproduzione dell’Athaeneum che l’imperatore Adriano aveva fatto erigere ad Ateneaccanto alla grande biblioteca costruita nel 132 d.C.” o ancora:” Non a caso, l’Auditorium di Adriano rappresenta un unicum a Roma, un tipo monumentale di cui è al momento noto un solo raffronto all’interno della Biblioteca di Adriano ad Atene.“ o infine:”Sembra, però, non sia l’Atheneum, che l’imperatore volle costruire dopo aver visto quello di Atene, perché quello sarebbe stato costruito più tardi e con gradinate fatte a cuneo come nei teatri“.
Ma quando mai! Vi prego, fermatevi… non aumentiamo la confusione, che già ad Atene abbiamo le nostre belle difficoltà a mettere un po’ di ordine all’interno delle vestigia adrianee, dal momento che quello “stolto” di Pausania (1.18.9), in un tormentato passo, le menziona tutte insieme e non le ricorda in ordine topografico. In realtà Adriano costruì ad Atene, nel bel mezzo della
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città antica, un gigantesco edificio generalmente detto biblioteca (tuttora irrisolto il problema dell’originaria denominazione della struttura come pure quello della sua reale funzione).
Ma non è mai esistito un Athenaeum che l’Imperatore avrebbe edificato, per di più, presso la famosa Biblioteca. E poi me lo spiegate che senso avrebbe avuto  costruire un Athenaeum ad Atene? Forse il testo, seppure esprimendosi in modo non corretto, vuole intendere la sala rinvenuta nell’angolo nord orientale della cd. biblioteca (fig. 4) che, generalmente ed impropriamente denominata auditorium, ha una pianta del tutto dissimile dagli auditoria noti. Pochi finora, per l’appunto. Ma i recenti rinvenimenti tardo antichi della missione archeologia polacca presso Alessandria d’Egitto a Kom el-Dikka (fig. 5) hanno restituito ambienti (questa volta sì, sicuramente auditoria!) dalla pianta analoga alle strutture di Piazza Venezia.
fig. 5
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Come evidente anche da un semplice confronto planimetrico, nulla a che spartire con la cd. biblioteca di Adriano o con l’ambiente gradinato posto nel suo angolo nord orientale.
2) “Complesso monumentale che potrebbe essere identificato proprio con l’Athenaeum che Adriano costruì sul modello di quello visto nel tempio di Atena ad Atene e che, però, le fonti datano al 135 d. C. “ Ma quando mai…! Le fonti fanno un riferimento tra l’Athenaeum adrianeo ed il tempio di Atena (o più probabilmente di Minerva), ma di sicuro il tempio di Atena, ad Atene, non contenne mai un Athenaeum.
Speriamo che la nuova erigenda e trasparente teca, oltre alla pioggia, fermi anche le bufale…

sabato 21 settembre 2013

ANALOGIA

Un'altra bufala: questa volta internazionale (a dimostrazione di come i cretini allignino un po' ovunque,  fortunatamente non ne abbiamo l'esclusiva: purtroppo, la considerazione non ci da' il 'mezzo gaudio' del proverbio). Ma e' certamente interessante vedere che esiste una guerra dei metodi: chi ha ragione, cerca di usare la consequenzialità della logica, il ragionamento, la convinzione; chi ha torto usa la violenza verbale, la minaccia, l'ottusita' dell'oscurantismo. 
Viene in mente qualche cosa?

SOCIETÀ

Scie chimiche e nuove bufale
Il dibattito impossibile

Ecco cosa accade a chi smonta scientificamente
una “teoria” diffusa in Rete
di

Le scie bianche rilasciate dagli aerei, che di tanto in tanto può capitare di vedere alzando gli occhi al cielo, non sono la prova di un complotto globale ordito ai danni degli abitanti di questo Pianeta, ma una leggenda nata nel 1997 negli Stati Uniti a scopi sostanzialmente pubblicitari. È stato per aver raccontato questa storia – e ricordato alcune verità scientifiche basilari e condivise – che la sottoscritta, autrice dell’articolo comparso sull’ultimo numero del supplemento de La Stampa «Tuttogreen», è diventata il bersaglio di centinaia di mail contenenti insulti e minacce.  

Da «Ammazzati», a «Quelli come te fanno una brutta fine», da «Sei un burattino», una «Venduta», una «Vergogna per il genere umano» al più ovvio, e desolante, «Put…» (trattandosi di giornalista femmina, quasi scontato). Non sono arrivati solo insulti espliciti. Ci sono stati quelli che hanno rabbiosamente invocato il beneficio del dubbio, ma impiegando una pletora ingiustificata di punti esclamativi. E quelli, numerosissimi, che hanno avanzato il sospetto che, oltre alla canonica retribuzione del collaboratore da parte del giornale, ci sia stato un pagamento da parte di entità misteriose: è servito a poco far notare che in questo caso avrei scelto di firmare con uno pseudonimo (magari al maschile), e che comunque sotto questo stesso cielo ci vive anche l’intera redazione de La Stampa.  

Infine, ci sono stati quelli sinceramente preoccupati dalle «cose che si leggono su Internet», magari offesi dal tono «saccente», sentendosi trattati da «ignoranti o stupidi» e in generale desiderosi di avere un ulteriore chiarimento sulle scie bianche rilasciate dagli aerei. A questi ultimi ho provato a rispondere.  

Dagli Anni Cinquanta del secolo scorso si è cercato di capire perché a volte gli aerei rilascino scie bianche nel cielo e a volte no: la risposta è che ad altitudini di dieci chilometri, dove volano gli aerei di linea e la densità dell’aria è circa un quarto rispetto a quella qui in basso, le condizioni di temperatura e umidità sono molto mutevoli. Il vapore acqueo contenuto nel gas di scarico degli aerei, perciò, può solidificare e rendersi visibile da terra, oppure no. Del resto, le stesse nuvole a volte si formano e a volte no, e quando si formano hanno aspetti diversi tra loro e sono più o meno persistenti nel tempo.  

Negli ultimi decenni il traffico aereo mondiale è aumentato. Tutti noi voliamo con una frequenza molto superiore rispetto a quando eravamo bambini, che il cielo era azzurro e le nuvole le potevi toccare. Allora perché ci stupiamo che lo facciano altri terrestri? E quindi che il cielo sia ovunque solcato da un numero di aerei crescente? 

Ma poi, a chi spetta l’onere della prova? A chi afferma da anni l’esistenza di un piano di sterminio globale dell’umanità (assai inefficiente, verrebbe da dire) o a chi non ne trova la ragione, né riesce ad avere uno straccio di fonte attendibile sul dottor Stranamore di turno? 

Anche sul perché di tante, davvero tante, mail aggressive che sono volate sulla testa di chi ha raccontato la bufala delle scie chimiche si può trovare una risposta scientifica. In parte ce l’ha data Karl Popper negli Anni Settanta: gli uomini tendono a cercare una risposta esterna ai fenomeni del mondo, e se un tempo per le cose negative c’erano gli dei capricciosi e potenti dell’Olimpo, oggi ci sono sinistri gruppi di potere fatti da personaggi misteriosi che non possono smettere di tormentarci solo perché nessuno li ha mai visti. Non è un argomento sufficiente. Non solo: immaginarsi un grande complotto ci deresponsabilizza e ci offre una spiegazione facile per fatti, talvolta anche dolorosi, a cui è difficile trovare un senso.  

La malattia di una persona cara, per esempio, può essere consolatorio attribuirla alla cattiveria delle multinazionali del farmaco che terrebbero per sé i rimedi davvero efficaci (perché dovrebbero? Con quello che ci guadagnerebbero, poi). Si tratta di un pensiero molto umano, ma quantomeno cedevole di fronte a certe spiegazioni scientifiche che oggi siamo in grado di dare a molte delle cose intorno a noi.  
Ma le teorie del complotto non sono sempre innocue. L’idea che l’Aids non esista o che sia un complotto dei bianchi contro i neri (idea diffusa in certi paesi africani) ha portato tanti a rinunciare alla prevenzione. La voce che i vaccini siano portatori di malattie terribili, e non il contrario, ha portato troppi genitori a rinunciare a somministrarli ai propri figli. E proprio adesso nella civile Gran Bretagna si sta assistendo alla recrudescenza di malattie gravi ed evitabili come la parotite e il morbillo. 

Infine chi propugna le teorie del complotto tende a pensarsi più furbo del popolo bue, e infatti lo apostrofa con vigore e forse anche scarso rispetto: sveglia!! Tende a non ammettere i propri errori, a non accettare il dialogo con la scienza che, lei sì, si nutre di dubbi. È esso stesso influenzabile, come tutti noi, ma più cinico: cita solo le fonti che confermano la sua idea noncurante delle eventuali contraddizioni, pone sempre le stesse domande, avanza sempre gli stessi sberleffi. E a volte decide di scrivere una mail. Dimenticandosi che dall’altra parte della posta elettronica c’è un altro essere umano, incidentalmente di sesso femminile, senza squame verdi e senza branchie o antenne, che sta soltanto cercando, come tanti, di fare bene il proprio mestiere. 

mercoledì 11 settembre 2013

Premio 'BUFALA ESTIVA' 2013


La bufala dell’estate

article-2401057-1B6E03DD000005DC-161_634x419Non serve neppure stilare una classifica. La palma di bufala dell’estate è una e una sola: a chi è venuto in mente di dire che il grande tumulo di Anfipoli è la tomba di Alessandro Magno? Solo perché Alessandro “tira” sempre? Perché non c’era proprio null’altro da dire questoFerragosto, non si poteva ritirare fuori il solito inflazionato palazzo di Ulisse, e allora si è ripiegato sul Grande? E ci sono pure cascati in parecchi! A casa nostra persino la Stampa! Eh, le calure d’agosto… E pensare che bastava fare una velocissima ricerca in rete per scoprire che in quel tumulo si scava oramai dall’estate scorsa, la scoperta è stata annunciata in autunno, e se ne è parlato parecchio negli ultimi mesi (ne abbiamo scritto anche noi tempo fa). Che in effetti è un tumulo imponente e fu certamente costruito per qualcuno di importante, un dignitario macedone visto che sta in Macedonia, ma non di certo Alessandro che – come tutti sanno – fu portato con gran pompa in Egitto. Si è detto, è vero, che lì potrebbero essere stati sepolti Rossane e Alessandro IV, sposa e figlio del Grande che proprio ad Anfipoli furono tenuti prigionieri dopo la sua morte, ma al momento è solo una speculazione, anzi addirittura una suggestione, e in effetti fu presentata come tale dagli archeologi del Ministero della cultura ellenico. Gli scavi nel frattempo proseguono, non sono ancora giunti a completare la messa il luce del tamburo del tumulo, e solo nei prossimi mesi passeranno a indagare il suo contenuto. A voi, signori affamati di scoop, non resta che attendere.

Grazie a Cinzia Dal Maso. 
Dobbiamo ammettere che le attività dell'Armata Brancaleone vadano un po' a rilento e le loro azioni siano in ribasso, se cedono così facilmente le armi ad iniziative straniere. Siamo fiduciosi, però, sul fatto che sapranno rallegrarci con una ripresa invernale delle loro fantasiose iniziative.

domenica 25 agosto 2013

Se son bufale, voleranno.


Ancient mound in Greece fuels heady speculation.



Malgrado l'avvertenza del Ministero Greco della Cultura, al fine d'evitare "troppo coraggiose" speculazioni circa i risultati degli scavi di un cumulo artificiale, le ipotesi azzardate si sono moltiplicate. Il Tumulo, si dice, 'potrebbe contenere una tomba reale macedone, se non addirittura quella di Alessandro il Grande'.

Greece's Culture Ministry has warned against "overbold" speculation that an ancient artificial mound being excavated could contain a royal Macedonian grave or even Alexander the Great.

Ancient mound in Greece fuels heady speculation
Visione aerea del Tumulo.
Aerial view of the burial mound [Credit: Αλέκος Παπαδόπουλος]
L'archeologa incaricata sul posto, Aikaterini Peristeri, nutre la speranza di trovare i resti di uno o più individui di rilievo, all'interno.
 Site archaeologist Aikaterini Peristeri has voiced hopes of finding "a significant individual or individuals" within.

Ancient mound in Greece fuels heady speculation
Parte del muro di contenzione (500 mt) che circonda il tumulo.
Section of the 500m. retainer wall surrounding

the mound [Credit:To Vima]
Subito, i siti web greci si sono scatenati a dare l'annuncio del ritrovamento della tomba a lungo cercata del grande re guerriero del IV secolo a.C., che si è sempre pensato fosse stato sepolto in Egitto, ad Alessandria (ma si sono formulate anche altre ipotesi: Vergina, Tessalonica, ed ora anche Amfipolis, città macedone di fondazione Ateniese).
Greek websites enthused that it could hold the long-sought grave of 4th-century B.C. warrior-king Alexander the Great - thought to lie in Egypt.

Ancient mound in Greece fuels heady speculation
Detail of the 500m. retainer wall surrounding
the mound [Credit: To Vima]
Il Ministero Greco è successivamente intervenuto per spiegare che il sito ha offerto un muro ricoperto di marmo, 'molto rimarchevole' e risalente al IV secolo a.C.: si tratta di un'opera impressionante, lunga 500 mt ed alta tre metri.
A Culture Ministry statement Thursday said the partly-excavated mound has yielded a "very remarkable" marble-faced wall from the late 4th century B.C. It is an impressive 500 meters (yards) long and three meters high.

Ancient mound in Greece fuels heady speculation
Il Leone di Amfipoli, che si ritiene potesse essere originariamente posto sopra al Tumulo in corso di scavo.
The Lion of Amphipolis is thought to have once stood on top

of the mound [Credit: WikiCommons]
Ma ha anche aggiunto che sarebbe troppo ardito mettere il ritrovamento, sito non molto lontano dall'antica Amfipolis, (circa 600 km a nord di Atene), con qualsiasi personaggio storico, prima che gli scavi siano completati e gli studi in merito agli eventuali ritrovamenti portati fino in fondo.
But the ministry warned it would be "overbold" to link the site near ancient Amphipolis, 370 miles (600 kilometers) north of Athens, with "historic personages" before the excavation is completed.

Dobbiamo attendere gli sviluppi degli scavi, quindi. Da come si sono tramandati gli antichi e travagliati eventi seguiti alla morte improvvisa di Alessandro (con le incertezze politiche e le varie lotte di potere che complicarono il quadro) qualsiasi ipotesi è possibile. Il monumento potrebbe anche ospitare qualche resto umano: ma - più probabilmente - in quel caso non si tratterebbe di Alessandro. E' invece possibile che il Grande Tumulo sia vuoto: in quel caso prenderebbe forza l'ipotesi che si trattasse davvero della Tomba destinata al Alessandro il Grande, il cui corpo non giunse probabilmente mai in Grecia e fu trafugato, scomparendo nelle nebbie della Storia.
Se son bufale, insomma, voleranno...

Source: Associated Press [Aufust 22, 2013]