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martedì 10 febbraio 2015

Monti Prama


Sardegna: non c’ è 

nessun peccato originale da riscattare

 di Piero Bartoloni*

*Archeologo. Università di Sassari
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Osservando dall’esterno il fenomeno “Monti Prama”, sembra che il sito archeologico e gli stessi “giganti” siano ammantati di un potere messianico, quasi nell’immaginario comune siano destinati a “riscattare” la Sardegna da chissà quale “peccato originale”.

Da ultimo vi è una lunga dichiarazione dell’On. Mauro Pili, riportata dall’ANSA, in data 09.01.15, alle ore 15,28, che merita alcune considerazioni. Infatti, la dichiarazione critica e denuncia quello che, secondo il Deputato, è il lamentevole stato del cantiere archeologico. Lo stesso Pili coglie l’occasione per porre l’accento sul: “ … luogo simbolo che dovrebbe essere la culla della nuova rinascita della Civiltà nuragica e prenuragica …”. Le dichiarazione di Pili sono corredate da una foto che illustra una parte dello scavo ridotta pozzanghera dalle recenti cospicue piogge, per altro in precedenza molto invocate.

Innanzi tutto, urge una precisazione cronologica: la civiltà cosiddetta prenuragica ha poco a che vedere con il santuario/necropoli di Monti Prama e, a rigore, anche quella nuragica, poiché gli specialisti del ramo, correttamente pongono fine al cosiddetto periodo aureo della civiltà nuragica verso l’alba del XII secolo a.C. Dopo di ciò, i puristi dibattono addirittura se sia lecito chiamare nuragiche le popolazioni della Sardegna attive dopo il XII secolo a.C. Detto ciò, occorre ricordare che la Sardegna di età nuragica, cioè dal XV secolo a.C., come ogni regione del mondo antico, non aveva una identità nazionale, ma unicamente tribale, ed era suddivisa in cantoni, cioè porzioni di territorio in qualche modo racchiuse e distinte da “ostacoli” naturali.

Gli specialisti del ramo propendono per identificare questi cantoni con le antiche curatorie medievali, nelle quali era suddivisa la Sardegna nel periodo giudicale. E’ ovvio che, in totale assenza di una coscienza nazionale, ogni cantone nuragico svolgesse una propria politica, che lo distingueva da quelli contigui, con i quali poteva essere in pace o in guerra, a seconda degli eventi e delle necessità. Quindi, il cantone nuragico che corrisponde grossomodo all’attuale penisola del Sinis meridionale, era il solo proprietario del santuario di Monti Prama.

Le attuali ricerche, condotte in modo impeccabile dagli specialisti dell’Università di Sassari, in collaborazione con la Soprintendenza Archeologica di Cagliari, nel corso degli anni hanno posto in luce una serie di sepolture a pozzetto, che probabilmente ospitavano i resti di giovani guerrieri e che probabilmente erano sovrastate da statue più grandi del naturale. Dunque, il santuario era stato eretto forse anche per celebrare un piccolo fatto d’arme, grande per la sua comunità, che aveva coinvolto il suo “esercito” contro un nemico esterno. A quale comunità poteva appartenere questo nemico esterno?

Il santuario viene comunemente datato tra la fine del IX e la fine dell’VIII secolo a.C., dunque tra l’825 e il 725 circa, in un momento in cui l’unica comunità non autoctona che stava giungendo quasi alla spicciolata lungo le coste della Sardegna sud-occidentale ed era in corso di consolidamento era quella dei Fenici di Sulky, attuale Sant’Antioco. Sia detto per inciso che i Fenici di Tharros erano ancora di là da venire. Occorre notare che questa comunità antiochense era composta da una componente autoctona (prevalente) e da una componente orientale (minoritaria), quindi quest’ultima assolutamente non in grado di incidere militarmente nell’ambiente locale.

Resta dunque da individuare tra le comunità locali post-nuragiche il nemico contro cui fu combattuto il fatto d’arme e che fu celebrato con l’impianto della necropoli monumentale. L’unico cantone che confinava con quello del Sinis meridionale, noto con il nome di Campidano maggiore, era il cantone che fa capo a San Vero Milis, denominato Campidano di Milis, e al suo monumentale nuraghe di S’Uraki. Quindi, per concludere, si sarebbe trattato di un fatto analogo a quello che vide la leggendaria sfida tra Orazi e Curiazi, che è uno dei fatti alla base della saga della fondazione di Roma.

Una considerazione finale riguarda il legittimo desiderio di celebrare una tale scoperta archeologica, che pone la Sardegna su un piano storico artistico di assoluto livello. Per fare ciò occorre divulgare il contesto storico in modo piano, ma non criptico. A questo riguardo, lascia perplessi la pur raffinata pubblicità apparsa su un allegato settimanale di un quotidiano nazionale, la cui prima impressione non è quella di promuovere la grande cultura della Sardegna, bensì, forse, di spaventare i bambini.

giovedì 15 maggio 2014

GUERRIERI, da Monti Prama








Ricevo dal prof. Pittau la lettera che volentieri riporto immediatamente di seguito: si tratta di sue osservazioni stimolate dalla Cronaca giornalistica sarda, troppo spesso colpevole

a) di non essere sempre irreprensibile nel livello d'informazione storico- archeologica e

b) di rincorrere costantemente argomenti chimerici e toni enfatici settari, che permettano comunque di vendere, malgrado la scarsa scientificità dei contenuti.

Che il prof. Pittau sia un intellettuale sardo di fama e possieda un invidiabile curriculum Universitario accademico sono ambedue fatti che lo rendono ancora meglio accetto e credibile, quando parla da isolano verace di temi nei quali è evidentemente riconosciuto grande esperto.

Certamente va poi detto che, se da una parte nessuno sotto il sole può dirsi esente da errore ed infallibile, dall'altra il professore non può in alcun modo essere accusato di scrivere 'contro' i Sardi, come potrebbe verosimilmente anche accadere ad altri opinionisti non isolani. 
La sua giusta indignazione merita di essere ponderata con attenzione: specialmente in tempi come quelli presenti, nei quali l'Incultura imperante prende coraggio, alza la voce e - troppo spesso - trova un facile uditorio... 

La Stampa sarda (La Nuova Sardegna e L'Unione Sarda, esplicito io le testate che il professore non cita per nome; Ho aggiunto un'immagine da Videolina, ndr.) pertanto faccia tesoro del rimprovero (meritato!), almeno per il futuro: s'informi, si aggiorni e soprattutto si affidi soltanto a fonti sicure.

_______________

Articolo di M. PITTAU


I GUERRIERI DI MONTI PRAMA

nuova scoperta che però non lo è del tutto



Nei due quotidiani della Sardegna, il 14 maggio, è stata pubblicata la notizia di una nuova scoperta a Monti Prama di Cabras: il ritrovamento di due blocchi scolpiti di arenaria, i quali escludono che le statue dei Guerrieri fossero in un cimitero. Io, in un libretto del 2009, avevo già scritto e dimostrato che nel sito c'era un tempio, quello del Sardus Pater, già segnalato dal geografo greco-alessandrino Claudio Tolomeo e del quale ho perfino presentato una ricostruzione verosimile. Quel mio libretto andò esaurito in soli 6 mesi, tanto che che subito dopo la Editrice Democratica di Sassari (EDES) pubblicò una seconda edizione ampliata e migliorata. In questa II edizione, a pag. 53, ho perfino pubblicato l'ombra satellitare di una probabile grande tomba di gigante esistente nel sito.
Rispetto a quanto ho scritto in quel mio libretto intendo fare oggi queste precisazioni:
  1. La pianta ricostruita del tempio arieggia chiaramente il “tempio etrusco” (si veda quello ricostruito a Villa Giulia di Roma).

  2. La interpretazione delle statue come quelle di altrettanti “guerrieri-pugilatori” è una “baggianata” che offende l'intelligenza di noi Sardi, dato che in nessun luogo e in nessun tempo i guerrieri hanno fatto la guerra coi “guantoni da pugili”. Il bronzetto di Dorgali che aveva dato lo spunto a questa baggianata non è quello di un “guerriero-pugilatore”, bensì è quello di un “cuoiaio” che muove sul capo un cuoio che ha lavorato, come giustamente aveva scritto l'acuto e autorevole archeologo Doro Levi.

  3. La ricostruzione che è stata fatta di recente di un “guerriero-pugilatore”, che avrebbe sul capo lo scudo per parare i pugni dell'avversario - ricostruzione che fa bella mostra di sé nel Museo e in tutte le raffigurazioni pubblicitarie - è un'altra “baggianata”, questa costruttiva: lo scudo posto sopra il capo, come una specie di “parapioggia”, risulta adesso fatto col cemento armato, fornito della relativa “struttura metallica”: ma – obietto io - non sono tutte le statue dei guerrieri di Monti Prama fatte esclusivamente di pietra arenaria, la quale mai avrebbe consentito quella specie di parapioggia?

Massimo Pittau: www.pittau.it



martedì 1 aprile 2014

Ictus



Considerate le notizie che stanno percorrendo il web:
http://pasuco.blogspot.it/2014/03/giganti-dargilla.html
sento la necessità di intervenire, da conoscitore della materia come credo di essere, per chiarire alcune cose.
Ho letto con attenzione le ultime straordinarie e quasi incredibili novità sulle statue di Monte Prama, veramente sconvolgenti. Ma adesso che sono uscite mi sento libero di parlare. Potrete anche non crederci, ma sinceramente devo confessare che, al momento dello scavo, anche io avevo avuto dubbi, sopratutto quando ho visto su alcune teste la capigliatura che era resa con linee graffite a spina di PESCE. Certo allora non era il primo di aprile, ma oggi .... A questo punto suggerirei che è molto meglio bere del buon vino, piuttosto che bersi tutte le bufale che si leggono e si dicono in giro, sui nuragici, le statue, gli Shardana e così via. E non prendetevela: ai giovani e ai toscani (anche non più giovani) piace scherzare.
Buon primo d'aprile a tutti

Risposta:
Caro Tronchetti:
volentieri accolgo il tuo cortese invito a svelare oggi la trasparente trama debolmente tramata insieme ad amici. Ma ti prego di leggere fino in fondo quanto segue.
Io non ho fatto altro che raccogliere spunti già presenti - numerosi - ovunque, come ad esempio:
http://www.democraziaoggi.it/?p=3350
oppure:
http://www.vitobiolchini.it/2014/03/23/si-era-il-betile-di-zaha-hahid-la-casa-migliore-per-i-giganti-di-monte-prama/
ed altre 'voci' preesistenti a questa mia
.
E ammetto che - in ogni caso - sono stato superato da iniziative più spontanee e più (involontariamente) esilaranti, che avranno inizio tra pochi minuti (vedi l'ultimo capoverso di questo post)...



Sì: dovrebbe essere ICHTHUS, o ICHTHYS, ma mi piace avvicinarmi al termine 'Ictus', visto l'effetto avuti su 'queli'.


Il post "Giganti d'argilla" è stato letto moltissimo: è il II più letto in assoluto in questo blog.




E' anche stato molto attivamente commentato (non sul blog, naturalmente, perché ogni commento è bloccato). E' stato commentato e discusso in altre sedi, ad esempio, su FaceBook ed altrove, in molti altri siti meno telematici...

Io non sono su FB, ma numerosi amici e conoscenti mi tengono informato circa quanto vi succede, ogni qualvolta vi sia qualche cosa che possa interessarmi.
E' il piacere del pettegolezzo informatico globalizzato: "non si riesce a fare nulla, in Gallura, che non si risappia ovunque entro un'ora", come cantava l'ottimo De Andrè.  Questo, invece, s'è risaputo in tutta la Sardegna...

Ma quello che m'interessa sottolineare qui, non è il numero, e cioé 
- 'quanti' abbiano commentato, 

bensì l'appartenenza di chi ha commentato: e cioé
-  'quali' persone abbiano commentato, 

- e 'come' (e perché) lo abbiano fatto.

Le persone comuni, dotate di un proprio pensiero autonomo, hanno semplicemente utilizzato il discernimento della propria logica, per escludere immediatamente che la notizia (che i cosiddetti "Giganti di Monti Prama" fossero contraffatti) potesse mai corrispondere a realtà. E hanno fatto bene.
Senza drammi, né angoscie, né ripensamenti.
Hanno riso tra sé della cosa e l'hanno trovata goliardica: oltraggiosa e divertente.

(D'altro canto, sinceramente sarebbe impossibile per chiunque falsificare migliaia di pezzi archeologici, quali sono i frammenti delle statue di Monte Prama... Ed in ogni caso, sono stati pazientemente studiati, amorevolmente restaurati, ricomposti e coccolati e protetti per così lungo tempo da persone esperte e capaci, che soltanto archeologi da filmetto di serie B non si sarebbero accorti di nulla...)

Invece, i fantarcheologhi si sono subito molto agitati, si sono consultati reciprocamente più e più volte ed hanno formulato, confrontandole gli uni con gli altri, varie ipotesi differenti. Lo stagno intero è stato percorso in tutte le direzioni da onde riverberanti di genuino allarme...
Il che dimostra una volta di più che la loro contorta psicologia li porta per natura ad accettare - nel positivo e nel negativo - anche e proprio quelle ipotesi che il pensiero normale ed il senso comune escludono da ogni seconda considerazione.
- Hanno subito temuto che si trattasse di un complotto 'per affondare' i giganti. [spiegazione per i non addetti ai 'livori': dato che essi credono che le statue di Monti Prama diano, chissà perché poi, molto fastidio all'Accademia Archeologica - colpevole di averli tenuti nascosti per anni (non è vero, non lo ha fatto) - s'attendono di continuo qualche colpo mancino volto a ridurne l'importanza].
- Hanno anche ipotizzato che si potesse trattare di un furto con destrezza, operato a mezzo di una scusa (una 'fratturina' da esaminare meglio con i raggi X), allo scopo di sostituire l'originale con un falso...
- Hanno addirittura tentato di prevedere possibili 'contromosse legali' (senza sapere neppure di che cosa stessero parlando essi stessi) contro quella che sembrava loro una 'manovra' dei 'nemici'.
- E così via, tragicomicamente argomentando...Ci sarebbero molte altre assurde amenità, alcune proprie di persone miserabili, ma preferisco risparmiarle...
La preoccupazione, l'affanno, il dubbio angoscioso, trasparivano dalle loro parole. 
Perché?
Perché 'smontare' la statuaria di Monti Prama - per loro - significa distruggere un 'teorema' che gli è non solo caro, ma che risulta fondamentale per le irrinunciabili istanze identitarie di cui loro (e nessun altro) hanno investito le povere statue e di cui si sentono i veri vessilliferi culturali.
Non si tratta quindi affatto (per loro) di uno splendido monumento sardo interessantissimo e quasi unico (ndr.: benché ci siano altre statue italiche del medesimo periodo sul suolo della penisola...vedi anche il post: 'statuaria italica antica') che finalmente - dalla prossima stagione turistica - sarà  visibile al vasto pubblico mondiale e che - se ben utilizzato - porterà un utilissimo indotto di notorietà, di valuta, di presenze intelligenti sull'isola. Non si tratta affatto di un'altro pezzo di storia sarda su cui si accendono i riflettori, con vera gioia e genuina partecipazione di tutti, sardi e no.

No: si tratta principalmente (se non solamente) di un invincibile baluardo dell'orgoglio nazionale sardo, l'ultimo estremo e straziante 'Fortza Paris' , senza il quale la  costante resistenziale sarda resterebbe afona, zoppa ed orfana, per sempre... 
Calare il sipario su di essi sarebbe una tragica sconfitta, non solo dei Sardi e della Sardegna, ma di tutta la 'Sardità'...

Se ci s'indigna per 'fuffa', invece che per motivi validi... Si è persa davvero ogni corretta prospettiva, ormai: credo sia davvero tempo di fare qualche cosa, per fermare l'Incultura imperante, la 'SCENZA' di quella che ho definito - da tempo -  l' #armatabrancaleoneshardariana (la stessa entità che Vidal-Naquet definiva, altrove, molto meglio e molto prima di me, come 'Nazionalisti-Atlantoidei)... 
Siamo di fronte ad un fenomeno pericoloso, a mio giudizio: vorrei sbagliarmi (e spero alla fine, di avere avuto torto).

E' proprio per questi motivi che (con l'avallo di numerosi amici di FB, che hanno fatto da attiva cassa di risonanza alle mie parole) ho fatto questo 'pesce d'Aprile': per richiamare l'attenzione - spero di molti, non m'illudo di tutti - sulla molto triste situazione in cui versa  una certa pseudo intellettualità sarda, che è invero più assimilabile ad una setta satanica che non alla Cultura, purtroppo.
E' realmente tempo che tutti si faccia qualche cosa: 
- i giornalisti s'informino e si documentino e poi scrivano la realtà e non le favole farneticanti; 
- gli addetti ai lavori prendano posizione, si avvicinino e parlino al grosso pubblico; 
- si scoraggino pubblicamente e d'autorità tutte le attività dei falsari e dei loro numerosi fiancheggiatori...

In realtà, poi, sono stato - credo in modo meravigliosamente involontario - battuto e superato in goliardia dall'annuncio del 'Corso Sperimentale di Epigrafia Nuragica' su Facebook, la cui data d'inizio è stata fissata proprio il Primo d'Aprile alle ore 10:30. 
Quale sublime, impareggiabile proprietà di scelta!

Buon primo d'Aprile a tutti!

domenica 23 marzo 2014

Marcello Madau

reblogged from: 
(mio il grassetto)



Finalmente, ecco una critica esposta in modo organico, sereno, completo, che spiega in modo convincente ed una volta per tutte perché le Statue (non 'Giganti'!) della Collina di Monti Prama debbano restare insieme.



Monti Prama, un ritorno felice ma parziale


1932590_623055514440414_462651389_o[di Marcello Madau]


E’ ovvio che in primo luogo le due mostre di Cagliari e Cabras,  nelle quali sarà finalmente possibile vedere ed ammirare il complesso archeologico di statue, modelli di nuraghi e betili provenienti da Monti Prama siano un fatto estremamente positivo: un fatto di cultura del genere lo è sempre, anche in presenza di grandi limiti. Permette la percezione delle tracce bellissime a ambigue  (un po’ lo sono, soprattutto quelle di epoche dalle quali ci arrivano pur sempre pochi ‘frammenti’) della propria storia, impiegare bene il proprio tempo di vita, discutere. Mantenendo un atteggiamento ricettivo, pronto all’apprendimento, all’emozione, all’esercizio critico. Spero di andare anche io quanto prima a vedere le esposizioni: vanno visitate entrambe, l’argomento lo merita, è una Sardegna che riemergeLa gran parte delle persone non ha visto questo grande complesso scultoreo,  ora lo vede per la prima volta. Questo è un passo avanti davvero importante. Chi le ha già viste assieme, come nell’esposizione temporanea ma completa, con tutte le statue e i materiali al centro di Li Punti, coglie la divisione e anche un senso solido di tristezza; che il complesso diviso regge di meno non solo alla lettura – che grave errore separarlo a pezzi  – ma anche al godimento. Ha meno forza. Monumenti archeologici come queste grandi realizzazioni di una cultura nuragica internazionale meritano – essendo legati alla memoria – l’esercizio della memoria anche recente. Questo evento si verifica  perché decenni addietro un soprintendente come Francesco Nicosia ebbe il merito di  trovare il finanziamento per il restauro e contemporaneamente di mettere Monti Prama come priorità rispetto ad altri finanziamenti istituzionali; perchè la parte più avvertita dell’opinione pubblica e del mondo culturale, capeggiata da Giovanni Lilliu, premeva da anni perchè ciò succedesse.  Il resto lo sappiamo: l’importante restauro presso Li Punti, il protocollo d’intesa fra Stato, Regione e Comune di Cabras. Ma sono servite molte battaglie, anche aspre, per impedire che, persino prima della fine del restauro, le classi politiche regionali (che non mi sento di apprezzare)  e centri di potere non sardi cercassero di usarle come parata spettacolare e strumentalizzarle: proponendo volta per volta di inviarne qualcuna in Cina, a Londra, in Corea del Sud, persino – prima ancora – al G8 di La Maddalena (in una squallida metafora militarista e del potere alla quale non sfuggì al G8 abruzzese il ‘Guerriero di Capestrano’), quando innanzitutto la Sardegna doveva vederle, aprendo anche con esse le proprie terre alla visita. E’ vero, la comunicazione non è forte, e il nuovo sistema museale non abbastanza conosciuto. Ma non si tratta solo del solito, doloroso ritardo culturale e civico. C’è una ragione interna che dobbiamo cogliere, ovvero la difficoltà di promuovere un progetto che nel suo complesso è farraginoso. Il nuovo sistema museale chiamato ‘Sistema museale Monte Prama’ è un’astrazione intellettuale: si parla di tre poli, Museo Nazionale di Cagliari, Museo Civico di Cabras e Centro di Restauro di Li Punti, tre oggetti di natura diversa che non costituiscono in coerenza un sistema museologico: il primo un museo nazionale, il secondo civico, ognuno con diverse competenze (la prima statale, la seconda regionale) e ragioni d’essere. E la relazione di Li Punti  con la storia del restauro dei materiali di Monte Prama è quella che Li Punti ha con tutti i siti dei molti oggetti restaurati in questo ottimo centro;  che di per sé, con Li Punti, non  costituiscono ognuno ogni volta un sistema museale … Cabras è in attesa di un nuovo museo (che dovrebbe ospitare, a mio parere, tutte le statue: ma anche nella migliore delle ipotesi, a giudicare dal protocollo d’intesa, lascerà a Cagliari  le tre più rappresentative); Cagliari, museo ‘antologico’, avrà i materiali ritenuti più belli e tipologicamente più rappresentativi. Molti visitatori che vedranno le statue e il modello di nuraghe a Cagliari si ritterranno ‘tipologicamente’ soddisfatti e non andranno nel Sinis, scegliendo – se hanno tempo – luoghi più vicini. Questo sistema  museologico non porta condivisione, ma divisione. Indebolisce il territorio dei luoghi. Naturalmente tutti vadano a queste mostre, ad ammirare le statue e gli altri materiali, di superiore interesse. Si fermino a mangiare e a girare nel Sinis. Ma ora si pongono, da subito, anche altri obiettivi: la riunificazione di tutti i materiali a Cabras (e le copie a Cagliari) attraverso il progetto di Dejana, Fiamma e Lumbau e la costruzione di un grande parco archeologico. Una nuova politica che, per non abusare della banalità che la cultura è anche economia ripetendo ciò come un mantra non compreso, metta davvero al centro il territorio e il suo sviluppo locale integrato, unificando con identità e turismo di alto livello il mangiar bene, il dormir bene, l’andare per luoghi magnifici, costruire su questo occupazione, rifiutare inziative dannose al paesaggio.
P.S.
Stanotte ho visto alcuni filmati. Il logo tricolore che si affianca, come il marchio di un formaggio molle, a un pannello con una testa nuragica di Monte Prama nelle mostre della divisione, mi ha fatto venire a mente la bandiera tricolore issata sulla sommità del nuraghe Santu Antine di Torralba, in occasione della visita di un Savoia, nel racconto di Antonio Taramelli (anni trenta del secolo scorso).