giovedì 6 agosto 2015

TRULLI

I nuraghi non sono costruzioni megalitiche (semmai: ciclopiche), come erroneamente riporta qui Angiulli. 


Ma questo è e resta un articolo interessante: notare la prudenza estrema (che approvo in pieno) nell'asserzione per cui l'architettura del trullo (e non il trullo in sé!) sarebbe giunta qui dall'Oriente.

In ogni caso, l'autore chiarisce come non esistano trulli antichi, risalenti - per esempio -  al periodo del nuraghe...



La genesi dei trulli di Alberobello

Uno studio, dettagliato e autorevole, sulle origini delle celebri costruzioni trulliformi
articolo Gino Angiulli
per la rivista SITI
La genesi dei trulli di Alberobello
Le problematiche riguardanti i “trulli”, queste meravigliose e fiabesche costruzioni che continuano ad incuriosire, a stupire ed affascinare migliaia e migliaia di visitatori, sono molteplici e non sempre di facile risoluzione. Proverò a sottoporre alla vostra cortese attenzione quelle più interessanti nella sintesi rispettosa del breve spazio a mia disposizione. I trulli sono la testimonianza di una cultura e di una civiltà della pietra che ha il proprio presupposto nella storia delle relazioni fra i popoli mediterranei. 

Fino al 1870 queste caratteristiche costruzioni pugliesi, ad eccezione dei dolmen e dei menhir, risalenti al XIII-XII secolo a.C., non sono state oggetto di ricerca e di studio. Solo a partire dalla seconda metà del secolo XIX troviamo tracce di studi storici, riflessioni, appunti di viaggio, ipotesi più o meno verosimili riguardanti i nostri trulli.

 Ma la vera origine delle costruzioni a trullo in Puglia e particolarmente dell’agglomerato di Alberobello, è tuttora oggetto di ricerche e di erudite disquisizioni. Si può affermare che le costruzioni trulliformi trovano i loro antenati in edifici risalenti al III millennio a.C. della Mesopotamia e nelle tombe a tholos interrate della Grecia (I tholoi di Micene), di Cipro e di Creta. Il trullo ha lo schema classico della cupola micenea del tesoro di Atreo, databile fra il 1500 e il 1250 a.C. Di questo tipo di abitazioni, più o meno primitive e in pietra a secco, se ne trovano in molte contrade del mondo, soprattutto dell’Europa e particolarmente nei paesi mediterranei.

 Per questo la maggioranza degli studiosi (archeologi, antropologi, etnologi, paletnologi, speleologi, architetti, geologi, ingegneri) ritengono che l’architettura del trullo nelle sue forme primitive sia giunta a noi dal vicino Oriente. 

Fra le testimonianze più antiche si segnalano quelle di Harran, nel Kurdistan turco, località menzionata nella Genesi perché da quel luogo partì Abramo verso Ur. Si tratta di migliaia di trulli monovano di colore ocra perché costruiti con conci di terra cotti al sole. Anche in Irak ad Arpachiya, vicino a Mossul e a est di Ninive vi sono ruderi di villaggi con case di mattoni di fango che hanno la parte superiore a cono. Emblematiche le piccole case a trullo scavate nel tufo vulcanico della Cappadocia e dell’Anatolia. Inoltre le quhab, koubba dell’Africa (Tripolitania, sud-ovest del lago Ciad, Sud Africa) e gli stupas dell’India che hanno la medesima forma di base della tomba di Atreo in Micene, ma il tetto fatto di sterpi. Costruite interamente in pietra sono: le piccole case di roccia di Aleppo e a Koum in Siria, agglomerato di capanne in pietra simili ai trulli di Alberobello; le rosse ghirna a Mellieha (Malta) e nell’isola di Creta; le casitas, cabane, orno, cabala, citania in Spagna; le navetas, talayot, barracas, garrite delle Baleari e delle Canarie; le cazun, kazeta, casite dell’Istria e della Croazia; le kaniavà delle isole del Dodecaneso; le hisica del carso Sloveno e triestino; le bunja, cemeri, poljarice, kucerice della Dalmazia; le castella della Corsica; le longbarrow dell’Inghilterra; le oratory, clochan, both dell’Irlanda, del Galles e della Scozia; le burg, brock, brough delle isole Shetland; le bechive house delle isole Harris e Lewis; le manè della Bretagna; le masures rustiche di Limoges; le capitelles della Linguadoca francese; le cabanons delle Alpi marittime; le orris dei Pirenei; le borjes di Gordes in Provenza; queste sono costruzioni di pietra a secco che, come tecnica costruttiva e aspetto, sono simili ai nostri trulli di campagna. In Italia fra le principali testimonianze rileviamo: le sesi di Pantelleria; le casela di Alassio in Liguria; in Sardegna: i megalitici nuraghi; le pinnéta, barraca della Barbagia; in Puglia: le specchie della Murgia alta; i pagghiare di Mattinata, nel Gargano meridionale; i ‘tturr di S. Ferdinando di Puglia; le rare casiedde, caselle, pagghiaie del Nord Barese; i truddhu, ruddo, turri, furnieddhu, furnu, pajaru, chipuru, calvari, liama del sud Salento; e naturalmente: le casedde della Murgia dei Trulli che comprende Alberobello, Locorotondo, Martina Franca, Costernino e la Valle d’Itria, sulle quali ci soffermeremo. 
Tutte le costruzioni in pietra a secco sin qui citate sono legate dalla similitudine geologica della disposizione tettonica e stratigrafica del suolo.
 In pratica la struttura a trullo è stata adottata nelle zone del mondo dove è disponibile una particolare forma di pietra scomparendo quando questo materiale non è più reperibile.
Ma i nostri trulli si discostano dai tipi analoghi citati, relitti di epoche lontane, per la continuità di uso di cui sono stati fatti oggetto, che ha favorito il formarsi di una caratteristica architettonica più perfezionata. Vediamo più da vicino il fenomeno Trulli nella nostra terra di Puglia, anche se, come ho innanzi accennato, è ancora discusso e non accertato. Si suppone che questo tipo di ricovero fu importato dalle genti pelasgiche (Elleni, I millennio a.C.), messapiche, fenicie (1200 a.C.), che nelle epoche preistoriche pervennero numerose dall’Oriente; la prima terra italiana che incontravano era la Puglia dove si stanziavano e necessariamente introducevano il tipo della casa rustica con la cupola conica a loro ben nota. 
Questo tipo includeva le capanne, che erano rifugi con le strutture del tetto in legno o in sterpi, le grotte naturali o scavate dall’uomo, le strutture megalitiche comprendenti dolmen, menhir e nuraghi e le microlitiche, cioè le specchie e i trulli, con la cupola che li caratterizza. In Puglia non si conoscono trulli millenari. Nei trulli non si riscontrano contrassegni, stemmi, date incise, epigrafi, che indichino la proprietà e l’anno di costruzione. I più antichi sono databili alla fine del XVII secolo. Questi hanno la forma semplice e primitiva del trullo di campagna e, come abbiamo evinto, non sono esclusivi del nostro territorio. 
Perché si diffusero in Puglia? Come ho accennato, innanzitutto per le vistose testimonianze lasciate dai flussi trans marini di popolazioni mediterranee sbarcate sulle nostre coste e che hanno attraversato o occupato e popolato la regione. In particolare: la seconda colonizzazione greca, attuata in Puglia da Bisanzio nel secolo X, che ha lasciato vistose testimonianze nella lingua, in campo amministrativo, artistico, negli usi e nei costumi; le successive scorribande dei musulmani turchi sulle nostre coste; i continui contatti con i mercanti orientali Magnogreci, Bizantini, con i crociati, con i Veneziani, tutti favoriti dalla vicinanza e dall’agevole approdo che offrivano i nostri porti. Molti di loro, rimasti per vari motivi in loco, portavano indelebile nelle loro menti l’immagine ricordo delle costruzioni a secco che all’occasione hanno riprodotto nelle nostre contrade. Per far questo sono stati facilitati: dalla natura del nostro sottosuolo calcareo che, in superficie, è costituito da strati rocciosi di limitato spessore. 

Determinante pertanto è la geologia del suolo e ciò è avvalorato dalla constatazione che la diffusione del trullo in pietra termina bruscamente dove si interrompe la particolare natura geologica di calcare stratificato, abbondante in superficie; perciò i trulli sono rari nella vasta pianura del tavoliere foggiano e sui terreni argillosi del golfo di Taranto. 
Da ragioni economiche, dettate dalla minima o quasi nulla spesa nel costruire con materiale offerto direttamente dal suolo e sul posto. Per i nostri avi era più facile ed economico servirsi della pietra abbondante in superficie che usare il troppo resistente legno delle querce, pur copiose nei nostri boschi, legno, questo, restio alla lavorazione con la sola scure.
 Da ragioni di sicurezza: il trullo protegge dalla pioggia e dalla neve; il fuoco acceso nel rudimentale focolare interno non costituisce pericolo d’incendio per la propria abitazione, né per la comunità e soprattutto per la vegetazione boschiva circostante. 
Dalla facilità di edificazione: per erigere il trullo non occorreva numerosa presenza di mano d’opera: il materiale usato, piccoli conci, è manovrabile da un singolo operatore, essendo a portata d’uomo le pietre utili alla sua costruzione. Il trullo, pertanto, era edificato dallo stesso contadino col solo aiuto dei parenti o degli amici e, in genere, con lo stesso materiale lapideo reperibile nel podere. dalla facilità di riparazione ed eventualmente di ricostruzione, potendo utilizzare lo stesso materiale ricavato dalla demolizione del trullo reso inabitabile dal suo uso negli anni. 
Originariamente i trulli primitivi pugliesi, rozzi e semplici, furono costruiti da pastori e contadini, con le pietre raccolte sul posto, e ciò è vero; per questo qualche studioso non esclude che la tecnica possa essere stata inventata in Puglia indipendentemente dalla sua adozione in altre parti del mondo. Una tesi che non condivido. In quale modo, con il passare del tempo, queste rustiche dimore diventarono i trulli che tutti ammirano sarà al centro di uno specifico articolo che pubblicheremo in un prossimo numero di SITI.




- da Wiki:

Costruzioni interamente edificate in pietra che ricordano da vicino la tecnica costruttiva dei trulli sono presenti in varie parti dell'Europa e del Mediterraneo. Alcune tra più note sono:

Costruzioni analoghe

In Italia
In Puglia