venerdì 14 agosto 2015

Buone Feriae Augusteae



Caro Pasuco:

ti confesso che  - sarà il caldo, sarà la stanchezza arretrata, sarà chissà? - non riesco più a concentrarmi su nulla.
Inizio mille cose, perché vorrei, vorrei, vorrei. Ma non posso: mi stanco subito, mi passa la voglia in fretta, mi distraggo spesso e mi disgusto sempre...

Forse - ho pensato - è la vecchiaia.
Perché la vecchiezza è subdola, sai.
S'infiltra inconsistentemente ogni giorno di più nella tua vita.
E ogni giorno non se ne fa accorgere.
Fin quando, per esempio - dopo un tempo capricciosamente variabile - compare in TV quell'attore, lì, come-si-chiama... Quello che ha fatto, lo sai, quel film: il coso, là, dai che lo conoscono tutti. Quello che stava con... quella...

Ed è lì che te ne accorgi: ti ha pugnalato in pieno tra le scapole, con una lama sottile, lunga, apparentemente indolore. Ma ti ha colpito in peno.
Nell'ombra, nessuno se ne accorge: sembri quello di prima. Stessa voce, stesso umorismo, il medesimo piglio giovanile... Ma qualche cosa è evaporato, forse per sempre.

Oppure, ti accorgi - da sintomi intestinali inconfutabili - che sei diventato decisamente intollerante ai gamberetti... Che pure ti piacciono tanto in tutti i modi: esteticamente colore e forma, per carattere e - naturalmente, per gusto e sapore... cotti o crudi.

E allora ti trovi a fare un'amarissima considerazione, che sorprende persino te stesso, mentre la fai. Forse - ti trovi a dire sommessamente tra te e te - l'invecchiare consiste proprio in questo: rinunciare consapevolmente a parte fondamentale della Vita mentre sei ancora in vita.

Qualcuno, certamente, l'aveva detto prima. Ma non è una citazione. E' l'esperienza diretta...

Ripensi ai tuoi genitori, che elogiavano la poesia di canzoni come "Signorinella pallida" e "Grazie dei fior", tappandosi le orecchie al fracasso dei primi "urlatori" italiani (che, francamente...).

Stamattina, andando al lavoro, ho per caso ascoltato una trasmissione che celebrava i Beatles. Chi parlava "rivelava" - da grande e documentatissimo ricercatore esperto - la grande festa con la quale i tre Beatles accolsero l'ingresso nel loro gruppo di Ringo Starr, il loro secondo e definitivo batterista, che allora era già famoso quando loro erano ancora veramente nessuno. Cose che - per la mia generazione, sono arcinote, perché le abbiamo vissute da ragazzini e ne conosciamo da allora ogni più piccolo dettaglio.

Ma sì: siamo la generazione dei birilli di legno, dei cubi con le lettere, quando la prima plastica (che sarebbe stata la "bachelite") ancora non esisteva ed il giocattolo in legno costava niente. Cominciamo ad essere meno numerosi e a ricevere qualche domanda di testimonianza storica. Siamo tecnoplegici e lo dichiariamo con una certa civetteria...
Molti di noi non sono neppure "laudatores temporis acti" e non sostengono affatto che si stesse meglio.

Insomma, dicevo: hanno "passato" qualche vecchia canzone dei Beatles ("a ticket to ride", per esempio, ed altre, in cui Ringo ostentava il suo preciso "square rythm") e mi sono accorto che la mia reazione è stata proprio identica a quella dei miei genitori, tanti anni fa.
Per me, dopo di loro, c'è davvero stata ben poca musica ascoltabile.
Oh, riconosco che si continua ogni tanto ad inventare qualche cosa di nuovo, ma davvero si deve cercare troppo a lungo in mezzo a troppa immondizia, per trovarlo... E molto aiuto è dato dall'elettronica, che i Fab Four non avevano affatto.

Sicuramente, ad un ragazzino d'oggi sto facendo il medesimo effetto di quando - ragazzino io - mi parlavano bene di Claudio Villa.

Ma è proprio così: quel che io sono sarete; son quel che sarai; VIXI, (per cui il 17 iniziò a "portar sfortuna").

E questo è il mio (stanco ed accaldato) pensiero del giorno, amico mio Pasuco: ce ne saranno certamente di migliori più in là, ma oggi va così.
Buon Ferragosto!