domenica 28 aprile 2013

Promesse, promesse...


Era un'ottima notizia.

I lavori erano dati per iniziati. Si adombrava la futura fattibilità di alcuni reboanti lavori d'ingegneria idraulica (il 'raddoppio' del Nilo) e altre strabilianti opere dello stesso genere (l'acqua al Sinai con un canale sotto Suez!), che avrebbero fatto impallidire i mastodontici lavori per la grande diga di Assuan.
Si parlava di El Kattara in Egitto, del Canale di Jongley in Sudan, di un'altra diga favolistica ed enorme, che avrebbe dato enormi impulsi di civiltà al deserto, trasformato in un giardino e donando ricchezza economica all'antico paese nel deserto. Andammo tutti a cercare sulle mappe i posti citati, con i loro strani nomi...
Era il 1997, in un mese di marzo.
Oggi, gli uomini politici i cui nomi compaiono quest'articolo sono alcuni deceduti (Muhammar Gheddafi), altri in carcere (Hosni Mubarak), altri chissà. 
Ma l'acqua continua - laggiù - ad essere più costosa del petrolio. 

Si trattava di promesse, solamente di promesse ...



CORRIERE SCIENZA. INIZIATI I LAVORI PER LA COSTRUZIONE DI UN CANALE LUNGO 1400 CHILOMETRI CHE PORTERA' L' ACQUA IN TERRITORI ARIDI

Un Nilo bis scorrera' nel deserto



- Iniziati i lavori per la costruzione di un canale lungo 1400 chilometri che porterà l'acqua in territori aridi.
Un Nilo bis scorrera' nel deserto Dicono che e' "il nuovo Nilo", "il progetto del secolo", l'opera destinata a oscurare tutte quelle realizzate finora in Egitto, anche le piu' colossali: magari non le piramidi, ma sicuramente, per fare un esempio, la diga di Assuan.
La diga regola il corso del fiume che traversa il Paese da un capo all'altro, e il suo bacino e' il piu' grande lago artificiale esistente. Ma l'impresa alla quale gli egiziani si accingono ha uno scopo assai piu' ambizioso: dirottare parte delle acque del Nilo dal Lago Nasser, per portarle attraverso il deserto verso nord, fino alla depressione del Kattara, e di qui, un giorno, fino al
La depressione di El Qattara (in azzurro)
 Mediterraneo, tra Alessandria e Marsa Matruk. In questo modo diventeranno fertili terre dove adesso un ambiente arido e ostile rende pressoche' impossibili gli insediamenti umani. Erodoto defini' l'Egitto "un dono del Nilo", perche' e' lungo il fiume, nelle terre fecondate dalle sue acque, che si e' sempre concentrata la vita, dai tempi remoti dei faraoni. Nulla e' cambiato nel corso dei millenni. In un Paese grande oltre tre volte l'Italia, appena 40 mila chilometri quadrati (circa come la Sicilia) sono abitabili; ed e' qui, in questa striscia di terra che Napoleone chiamava "l'Egitto usabile", che si stipano 60 milioni di persone, un quarto delle quali al Cairo, una delle metropoli piu' congestionate del mondo.
La situazione idrologica globale di Egitto, Sudan, Congo, Tanzania, Kenia ed Etiopia.
 "Oggi per noi comincia una nuova era, quella che ci consentira' di affrancarci dalla prigionia della valle del Nilo", ha detto il presidente Mubarak inaugurando i lavori per la costruzione del primo tratto del Canale, 320 chilometri dal Lago Nasser alle oasi di Baris ed el - Kharga. Ci vorranno tre anni per completarlo, ma questo non e' che l'inizio di una sfida irta di difficolta'. Come quando si arrivera' alla depressione di Al Kattara, 137 metri piu' bassa della superficie marina, un dislivello che i progettisti pensano di sfruttare costruendo una gigantesca diga e una centrale elettrica in grado di produrre energia per 10 miliardi di kilowattore l'anno, e di coprire, assieme a quella di Assuan, meta' del fabbisogno del Paese. In questa parte del mondo, come ha detto una volta il leader libico Muammar Gheddafi, "l'acqua e' piu' preziosa del petrolio". Per sfruttarla in condizioni cosi' difficili bisogna superare ostacoli enormi, non solo tecnici.
Il primo e' l'impegno finanziario. Ne sa qualcosa proprio Gheddafi, che per il "grande fiume creato dall'uomo" in Libia, cioe' il sistema di condutture dalle falde sotterranee del Sud alle citta' della costa, attraverso mille e seicento chilometri di deserto, ha speso, si dice, 25 miliardi di dollari.
Il secondo ostacolo e' rappresentato dai fattori di incertezza in una regione scossa da molti conflitti. Cosi' i governi interessati hanno sempre finito con l'accantonare i grandi progetti.
In Sudan langue quello, ambiziosissimo, del Canale di Jongley. Recuperando miliardi di metri cubi di acqua del Nilo che ora evapora o si disperde, si mira a bonificare e popolare una grande area paludosa. Da quelle parti infuria pero' la rivolta delle tribu' separatiste del Sud, a Karthoum la crisi economica e' profonda, sicche' i lavori, avviati sotto la guida di tecnici francesi, non fanno progressi. Lo stato di guerra nel Medio Oriente ha fermato per anni anche il progetto per la costruzione di un canale dal Golfo di Aqaba al Mar Morto: dovrebbe correre per 220 chilometri lungo il confine meridionale tra la Giordania e Israele, una zona troppo "calda" fino a poco tempo fa. Ora che la situazione e' migliorata se ne ricomincia a parlare, ma la trattativa non e' facile.
Chi non ha perso tempo e' l'Egitto, che sta lavorando anche per portare acqua del Nilo (ancora il ricco, eterno Nilo) nel Sinai. Qui ci sono memorie storiche, il petrolio (la concessionaria e' da lungo tempo l'Agip), i segni delle molte battaglie che vi si sono combattute. Cio' che scarseggia e' l'acqua, ma presto ci arrivera', passando sotto l'istmo di Suez, grazie a un canale di 242 chilometri che prelevera' acqua da un ramo del delta. Cosi' il Sinai, uno "scatolone di sabbia", potra' avviare la sua piccola rivoluzione agricola e industriale. Il canale, con tutto il sistema di pompe, derivazioni, centrali di controllo, e' gia' in costruzione. Per l'Egitto si tratta di un atto di fiducia nell'avvenire, non per nulla lo hanno chiamato Al - Salam, pace; ed e' una specie di prova generale per l'impresa ben piu' spettacolare e grandiosa nella quale si sono adesso lanciati con la realizzazione del "nuovo Nilo". Il ministro dei Lavori pubblici, Abdel - Hadi Radi, ne parla con entusiasmo: "Si tratta di un'opera di ingegneria idrica senza precedenti. Ci impegnera' per i prossimi dieci, forse venti anni. Ma quando sara' finita, tutto il territorio tra i due fiumi - voglio dire il Nilo e il suo gemello - sara' completamente trasformato. Sono quasi un milione e mezzo di ettari che i nostri "fellahin" coltiveranno con la loro antica perizia, e dove e' prevista la nascita di citta', villaggi, centri industriali". Se tutto va bene, l'Egitto "usabile" si moltiplichera', come in una magia di clonazione naturale. Il Nilo, che lo ha nutrito per settemila anni, sta facendo l'ultimo miracolo?
- NO.

Articolo di: Josca Giuseppe
Pagina 27
(23 marzo 1997) - Corriere della Sera