BUON NATALE AI NEMICI, PERCHE’ SI RAVVEDANO;
BUON NATALE AGLI AMICI, PERCHE’ SE LO MERITANO;
BUON NATALE AI MIOPI, CHE POSSANO VEDERE MEGLIO IN FUTURO I PROPRI ERRORI.
BUON NATALE AI POVERI DELUSI ED ALLE SGUATTERE SENZA LAVORO, AGLI ORFANI ED AGLI ALLUVIONATI ED AI SENZA TETTO, E A TUTTI COLORO CHE SONO STATI INGIUSTAMENTE ABBANDONATI; BUON NATALE AI PRECARI, AGLI INTERINALI ED AI SOTTOCCUPATI.
BUON NATALE AD UN INTERO PAESE INQUINATO, DIVISO, CONFUSO E CORROTTO,
CHE UNA VOLTA SI DEFINIVA "BELLO";
E, INFINE:
CHE QUALCUNO,
CHIUNQUE EGLI SIA,
IN QUALCHE MODO SERENDIPICO,
DA QUALUNQUE LUOGO MAI PROVENGA, OVUNQUE SI TROVI ADESSO,
ABBIA IL CUORE BUONO DI MIELE
E LA PIETA’ GRANDE E PURA DI DIAMANTE,
E LA CAPACITA’ VERA DELLA RAGIONE,
PER AIUTARCI PROPRIO TUTTI,
QUAGGIU’…
PERCHE’ PROPRIO TUTTI NOI, OGGI – NESSUNO, NESSUNO ESCLUSO – NE ABBIAMO IL PIU’ GRANDE ED ASSOLUTO, URGENTE BISOGNO…
BUON NATALE
2012
Una volta si usavano i ninnoli di vetro, per decorare l’albero di Natale.
Erano infinitamente più belli, ma anche molto più fragili di quelli in plastica che si usano oggi…
Il vetro aveva un’anima leggera ed impalpabile, una personalità diafana e fragile, sì, ma sincera: sembrava - per dirla con il Bardo Inglese - fatto della stessa sostanza dei sogni.
Vezzoso e prezioso, il vetro si faceva riporre gelosamente nella paglia, con mille attenzioni e raccomandazioni reciproche e accorate. Ed ogni anno diventava sempre più raro.
Oggi
si è estinto: si stampano palle ed angeli multicolori, babbi natali e fiocchi di
neve, tutti globalizzati, ottusamente identici, opachi e senza cuore. Adatti a tempi senza cuore.
Fingono luccicori metallici o vetrosi, ingannevoli per i bimbi di oggi, certo, ma falsi più di un Giuda e corruttibili con un solo denaro.
Già
solo al tatto non ingannano chi – bambino – ha tenuto in mano,
palpitando d’emozione, un ninnolo di vetro vero, che qualche artigiano aveva
gelosamente creato con la propria fantasia e plasmato secondo la propria
capacità, quasi soffiandogli dentro la vita e lo stupore di esistere, di vivere in un sogno.
Si rompevano, i ninnoli di vetro, purtroppo – quasi solo a guardarli – diceva mia madre.
E l’anno successivo ci si scambiavano i ricordi ed i rimproveri, tra fratelli…
Anni
più tardi, invece, ci si ricordava l’un l’atro, con nostalgia: “Ti
ricordi il cherubino con la tromba? Ed il funghetto con dentro Gesù
bambino? E...”.
Non ce n’è più, così.
I ninnoli di vetro ci ricordavano che tutto passa, ingoiato dal tempo, cui nulla può resistere.
Erano - i ninnoli di vetro - una metafora della caducità di noi stessi, insieme a tutte le cose.
Si
doveva essere delicati, sia con il ninnolo, sia con l’abete
rigorosamente vero, che profumava di Natale e dopo le feste sarebbe stato piantato con
religiosa cura nel giardino – per chi n’aveva uno – oppure in campagna,
da un parente.
Spesso per non sopravvivere, purtroppo, dopo lo stress idrico e termico del nostro Felice Natale.
Oggi, anche l’albero è finto, perché siamo “ecologici” ed orgogliosi di esserlo. Esistono Spray appositi per creare artificialmente il profumo di Natale.
Poi,
fumiamo come forsennati, sciupiamo la carta, non ricicliamo neppure
sotto tortura, guidiamo automobili che succhiano un pozzo di petrolio al
giorno e teniamo accesi tutti gli elettrodomestici e le luci.
E crediamo che l’acqua durerà per sempre.
Oggi,
l’albero di Natale resiste, sempre uguale, anche 10 o più anni: lo
cambiamo più per noia che per altro, quando ci sembra un po’
spelacchiato.
Ma
neanche quello nuovo – con le luci cangianti predisposte, oppure le fibre di
vetro incluse nei rami – ci darà quello struggente senso ineffabile del Natale
che ci dava una volta quello vero.
E
se i ricordi sono fatti d’aromi e di suoni: che dire di quel fine
tintinnio da brindisi solenne che facevano i ninnoli di vetro?
Nulla, più nulla, Non dire più nulla Pasuco: soltanto Buon Natale!