No, non è una malattia: è invece quasi il contrario, un procedimento terapeutico, per il quale si rimettono al proprio posto originale alcune pietre di un monumento crollato. (Il restauro conservativo è un intervento controverso e non accettato da tutti. Esiste comunque il consenso che esso debba essere riconoscibile e reversibile: ingrandendo le foto si vedrà la numerazione presente dei conci trattati).
In questo caso, le mie (brutte) foto mostrano il Nuraghe Lugherras ("Lucerne", per via dell'elevato numero di lampade ad olio che furono ritrovate sul sito dal Taramelli, nel 1910). Il Taramelli scavò fuori dal nuraghe il materiale di crollo che lo ingombrava, senza però alcun criterio d'ordine moderno (ovviamente). Il moderno, accurato e prudentissimo lavoro di restauro e consolidazione operato negli ultimi anni dall'ingegnere Angelo Saba ha liberato il Nuraghe Lugherras da tutti gli elementi che lo rendevano pericolante, a rischio e meno agibile. Lo scavo è stato portato fino al materiale di crollo precedente all'intervento del Taramelli ed ha richiesto la paziente perizia di riconoscere pietra per pietra gli strati restaurabili con assoluta certezza (per esempio: la capacità di riconoscere l'appartenenza ad un filare di un particolare concio, a seconda delle dimensioni, della forma, e del tipo: basalto colonnare, basalto poroso, basalto cipollino). Saba ne scriverà in esteso nella sua prossima pubblicazione descrittiva dei lavori effettuati in questi ultimi anni.
Quando un Nuraghe crolla, perdiamo un irripetibile patrimonio, è evidente.
I motivi del crollo possono essere molti: nel caso del Lugherras certamente la parte del leone è stata fatta dalla vegetazione. Nel corso dei secoli, prima piante più piccole (erbe ed arbusti), poi alberi (olivastri e bagolari) hanno affondato le proprie radici nella terra fertile addossata dai fattori naturali (vento, acqua, uccelli), fino a determinarvi vistosi crolli. I crolli riguardano un più elevato numero di conci (mattoni) apicali ed un sempre minor numero di conci scendendo verso il basso. Si produce pertanto una lesione detta a 'V', per la sua forma generale, nella quale sembra di potere intravedere (erroneamente) due rampe di scale che salgono lungo il fianco della torre...
Immagine del vistoso crollo a 'V' della torre D - a destra nella foto - con vista parziale del crollo a 'V' della torre centrale A del Nuraghe |
Il cortile semilunare visto dalla torre centrale, da cui si intravedono i resti della torre C e di una capanna del primo antemurale. |
vista verso Sud Est dall'alzato della torre centrale A. |
La ripida e scomoda scala che porta verso il basso dall'alzato della torre A. |
Cupola della torre A. |
Le parti esterne del nuraghe sono, ovviamente, progressivamente successive all'epoca d'edificazione della torre centrale e mostrano una progressiva perdita di competenza costruttiva che si discosta notevolmente dalla tecnica costruttiva nuragica. C'era ancora , insomma, la forza muscolare e meccanica per edificare grossi muri fatti di grossi mattoni, ma si era ormai persa la tecnica edilizia nuragica.