martedì 1 gennaio 2013

LITOANASTILOSI

No, non è una malattia: è invece quasi il contrario, un procedimento terapeutico, per il quale si rimettono al proprio posto originale alcune pietre di un monumento crollato. (Il restauro conservativo è un intervento controverso e non accettato da tutti. Esiste comunque il consenso che esso debba essere riconoscibile e reversibile: ingrandendo le foto si vedrà la numerazione presente dei conci trattati).

In questo caso, le mie (brutte) foto mostrano il Nuraghe Lugherras ("Lucerne", per via dell'elevato numero di lampade ad olio che furono ritrovate sul sito dal Taramelli, nel 1910). Il Taramelli scavò fuori dal nuraghe il materiale di crollo che lo ingombrava, senza però alcun criterio d'ordine moderno (ovviamente). Il moderno, accurato e prudentissimo lavoro di restauro e consolidazione operato negli ultimi anni dall'ingegnere Angelo Saba ha liberato il Nuraghe Lugherras da tutti gli elementi che lo rendevano pericolante, a rischio e meno agibile. Lo scavo è stato portato fino al materiale di crollo precedente all'intervento del Taramelli ed ha richiesto la paziente perizia di riconoscere pietra per pietra gli strati restaurabili con assoluta certezza (per esempio: la capacità di riconoscere l'appartenenza ad un filare di un particolare concio, a seconda delle dimensioni, della forma, e del tipo: basalto colonnare, basalto poroso, basalto cipollino). Saba ne scriverà in esteso nella sua prossima pubblicazione descrittiva dei lavori effettuati in questi ultimi anni.

L'edicola esplicativa del sito, appena posta dall'autore del restauro, Angelo Saba. Essa mostra che - con ogni probabilità - le torre dell'antemurale non erano solo in numero di 4 (come dicono tuttora le varie fonti nell' Internet)  ma addirittura almeno 6.  Pertanto, oltre alla torre primitiva centrale, più antica e alle 4 del rifascio (probabilmente creato in riparazione di un crollo sul lato del cortile a semiluna), il totale delle torri è  11.
Quando un Nuraghe crolla, perdiamo un irripetibile patrimonio, è evidente. 
I motivi del crollo possono essere molti: nel caso del Lugherras certamente la parte del leone è stata fatta dalla vegetazione. Nel corso dei secoli, prima piante più piccole (erbe ed arbusti), poi alberi (olivastri e bagolari) hanno affondato le proprie radici nella terra fertile addossata dai fattori naturali (vento, acqua, uccelli), fino a determinarvi vistosi crolli. I crolli riguardano un più elevato numero di conci (mattoni) apicali ed un sempre minor numero di conci scendendo verso il basso. Si produce pertanto una lesione detta a 'V', per la sua forma generale, nella quale sembra di potere intravedere (erroneamente) due rampe di scale che salgono lungo il fianco della torre...

Immagine del vistoso crollo a 'V' della torre D - a destra nella foto -  con vista parziale del crollo a 'V' della torre centrale A del Nuraghe

Immagine analoga alla precedente, ove si vede anche la base della torre L (che più che una torre doveva essere una capanna, dato il ridotto spessore del muro ed il tipico 'sedile' circolare sito nel perimetro interno). 


Un punto preciso, a sinistra dell'ingresso del nuraghe,  presenterebbe (secondo quanto mi ha spiegato l'ingegnere Angelo Saba, curatore del restauro e della messa in sicurezza del Nuraghe)  un'incongruenza voluta nella tecnica edilizia nuragica: questo punto del muro non risponderebbe ai canoni di necessità statica, ma ad altri, ben precisi e voluti, che l'ingegnere illustrerà nella sua prossima pubblicazione dei lavori eseguiti.


La doppia parete esterna della torre centrale del Lugherras, vista dal cortile semilunare. Quella che SEMBRA una scala è solamente la parte sinistra della 'V' del crollo del rifascio. E' da notare che la parete più antica ha del tutto perso la sua 'scarpa' (inclinazione verso l'interno) e possiede anzi un profilo arcuato: si sta cioé 'spanciando'. Proprio questo fu il motivo per cui venne eseguito il rifascio (n) e tutta la struttura che racchiude il cortile (B) e che lega la struttura primaria con la torre C.

Il cortile semilunare visto dalla torre centrale, da cui si intravedono i resti della torre C e di una capanna del primo antemurale.

vista verso Sud Est dall'alzato della torre centrale A.

La ripida e scomoda scala che porta verso il basso  dall'alzato della torre A.


Cupola della torre A.

Vista dalla camera centrale A del corridoio che porta al cortile semilunare B. Da notare le veramente enormi dimensioni dell'architrave dell'ingresso. Le pietre della torre centrale sono tutte lavorate molto finemente (a martellina fine) a dimostrazione dell'importanza che la costruzione originale rivestiva per i Costruttori stessi.  Le strutture aggiunte in un secondo tempo non possiedono tale precisione. Questo sembrerebbe dimostrare che si erano già perse alcune delle capacità tecniche edilizie. Altri dettagli rivelatori dell'importanza che il nuraghe possedeva sono la presenza di alcune pietre in pietra calcarea chiara (probabilmente a scopo decorativo) e la presenza di enormi mensoloni apicali, ora tutti naturalmente a terra.
Le parti esterne del nuraghe sono, ovviamente, progressivamente successive all'epoca d'edificazione della torre centrale e mostrano una progressiva perdita di competenza costruttiva che si discosta notevolmente dalla tecnica costruttiva nuragica. C'era ancora , insomma, la forza muscolare e meccanica per edificare grossi muri fatti di grossi mattoni, ma si era ormai persa la tecnica edilizia nuragica.