sabato 5 luglio 2014

SCRITTURA MICENEA 5

LA SOCIETA'  MICENEA COME APPARE DALLO STUDIO DEL LINEARE B

di
Maurizio Feo

Il materiale: le tavolette.

A Cnosso furono trovati circa 3.500 frammenti di tavolette, da cui si crede potere risalire a 3.000 tavolette originali (meno di 400 intere): si ipotizza che - al momento della distruzione - ne esistessero di più, tra 5.000 e 6.000. A Pilo  ne sono state trovate poco più di 1.200 circa (si calcola esse rappresentino il 90% del totale originale) ma sono quasi tutte in cattivo stato di conservazione e di difficile interpretazione.




Confronto tra LINEARE  B,  alfabeto Arcado-Cipriota (LINEARE C), Greco Antico e rendimento grafico in Latino e infine traduzione in inglese dei termini riportati (credito: Richard Vallance Janke)

Uno studio dei contenuti delle tavolette va considerato nella giusta prospettiva.
Si tratta, in fondo, di materiale contabile di uffici pubblici.( Non tutto, bensì solamente parte di quello dell'annata in cui il posto fu distrutto).
In realtà è come se si tentasse di ricostruire un quadro completo di un'organizzazione amministrativa pubblica del passato a partire da ciò che - in epoca moderna - sarebbe la carta straccia ottenuta dai cestini dei rifiuti degli uffici.stessi.
Ammesso questo limite, si può meglio comprendere quanto il lavoro di 'ricostruzione' a ritroso sia difficile, lento, complesso, affascinante.

- Elenchi di persone. Contengono liste di uomini, donne e giovani (probabilmente figli con genitori: i giovani non sono mai citati da soli). I totali non dono facilmente ricavabili dai numerosi parziali di cui si dispone.Ad esempio, da cinque tavolette di Pilo in cui si elencano disposizioni atte alla protezione della costa, compare un totale di 710 uomini. Un'altra tavoletta riporta un totale di 589 'rematori', che non è detto non facciano già parte del primo gruppo.Alcuni elenchi enumerano donne (645, insieme con 375 ragazze e 261 ragazzi). Le tavolette di Cnosso - anche se più mutile - lasciano intravedere numeri comparabili di liste del tutto analoghe.

- Numeri e Dimensioni.
I numeri della popolazione sono indubbiamente piccoli - se paragonati ad una popolazione moderna - ma dovevano rappresentare una popolazione consistente, per i parametri di allora: si consideri che il 'Palazzo di Nestore' (Pilo) non è più grande di un castello medioevale. Troia è poco più grande di uno stadio di calcio e non richiede più di due minuti per essere attraversata tutta.  L'unica eccezione a questa regola di ridimensionamento dell'immaginario antico
I numeri della popolazione di allora possono oggi sembrare molto più scarsi di quanto ci si aspetterebbe: ciò dipende probabilmente dal fatto che l’immaginario collettivo  ha ingigantito i numeri e le dimensioni, col tempo. In realtà si trattava di una popolazione consistente, per quei tempi, in cui tutto era realmente più piccolo di oggi. Il ‘palazzo di Nestore’ a Pilo è più piccolo di un castello medievale; la città di Troia non è molto più grande di uno stadio da calcio e si attraversa tutta in due minuti a piedi. L’unica eccezione a questo ‘ridimensionamento’ è Cnosso, che appare veramente imponente. Ma Cnosso ospitava per lo meno 500 persone ed esercitava il proprio potere direttamente su tutto il regno – senza delegarlo – anche nei confronti di città lontane.

- Categorie di cose e persone.
Alcune delle categorie citate nelle tavolette consistono certamente in lavoratrici asservite (sia a Pilo, sia a Cnosso, si usano termini precisi al riguardo): filatrici, portatrici di acqua, macinatrici di grano, cardatrici, cucitrici, lavoratrici della lana o del lino etc. Il loro numero è relativamente elevato (più di 1.000, considerati i fanciulli e le fanciulle) ed erano censite con cura dal Palazzo, che evidentemente provvedeva al loro mantenimento. Non si hanno elenchi analoghi di uomini.
In ambedue i centri, le annotazioni possiedono caratteristiche comuni che fanno propendere per annotazioni routinarie, del tutto abituali e niente affatto eccezionali.
Si elencano per tutti i gruppi alcune razioni: compaiono spesso grano e fichi. Ad esempio, le schiave di Pilo ricevevano una razione mensile  calcolata in circa 24 litri al mese di frumento e fichi.
Gli scritti lasciano spesso il dubbio se si parli di frumento o di orzo. Anche le dosi delle razioni (per adulti maschi e femmine, adolescenti e bimbi) sono talvolta dubbie e fonte di diversità tra i traduttori.

- Guardiacoste.
710 uomini (uno dei gruppi più numerosi) sono destinati alla difesa della costa di Pilo. A tale fine, la costa è divisa in 10 settori, per una lunghezza totale che era – con ogni probabilità – di 150 chilometri. Le unità addette variano in numero da 10 a 110 uomini. Il numero è ristretto e implica probabilmente un compito di guardia, avvistamento e segnalazione, più che quello di guarnigione militare per azioni belliche vere e proprie.
Da altri indizi risulterebbe che l’esercito di Pilo – lungi dall’esaurirsi in questi numeri – non fosse però formato da militari di professione, bensì da civili mobilitati all’occorrenza.

- Categorie ‘mancanti’.
L’agricoltura è rappresentata in modo bizzarro e manchevole. La produzione del grano – la cui distribuzione è così attentamente registrata – non figura per nulla. Compaiono i gioghi di buoi (più numerosi a Cnosso), ma non si fa cenno alcuno ad aratura o raccolta. Questo, si è pensato, è possibilmente dovuto al fatto che la distruzione del sito avvenne a primavera. Ma non si parla neppure di categorie di lavoratori maschi destinati all’agricoltura.
Le quantità di grano distribuite sono anche ingenti, ma se ne tace completamente la fonte. Non si può pensare che l’iniziativa di un’attività così importante fosse lasciata nelle mani delle singole attività familiari private in uno Stato così accentratore ed organizzato: è più probabile che il grano fosse importato dai paesi produttori in cambio di metallo lavorato ed armi.
Che il poco terreno miceneo potesse essere coltivato è altrettanto sicuro: infatti si scrive di possesso di terreno e di affitti: ci si riferisce alla terra a seconda del tipo di seminato, come in Mesopotamia, usando come misura la ‘parasanga’ (unità di misura persiana) che tiene conto della natura del suolo.
Probabilmente sono andate perdute le registrazioni di quasi tutte le zone agricole per Cnosso. Per Pilo si possiedono solo quelle di due zone ristrette, i cui proprietari o affittuari erano tutti religiosi, o  funzionari della famiglia reale e comunque avevano a capo una sacerdotessa.

- Allevamento.
Il bestiame ci appare rappresentato da maiali, capre, preferibilmente pecore. A Cnosso si contano 100.000 pecore. Qualche sconcerto aveva procurato la discrepanza riscontrata tra il numero di montoni necessario e quello riferito dalle tavolette (molto più elevato), fino a quando non si è compresa la differente notazione tra animale integro e castrato. Esistono tavolette che registrano la grande quantità di lana ottenuta dagli animali. Probabilmente, i tessuti che ne risultavano permettevano l’esportazione dell’eccedenza. Anche questa produzione era sotto il controllo del Palazzo. Creta era ricca anche grazie a questo allevamento, essendo invece scarsa in ricchezze naturali.

- Altra produzione.
Pilo non aveva lo stesso numero di armenti: la sua ricchezza proveniva da produzione, tessitura e commercio del lino, che è tutt’oggi molto presente in Messenia. Un’altra industria di Pilo era il bronzo. Ci sono pervenuti scritti con elenchi di 270 fabbri. Siccome si calcola che siano i due terzi del totale, si pensa che in Pilo i fabbri assommassero ad un totale di circa 400. Il numero è certamente più alto del necessario per un regno piccolo come quello di Pilo. Anche l’assegnazione della quantità del metallo ai singoli fabbri (alcuni figurano ‘senza assegnazione’) è troppo bassa per tenerli occupati a tempo pieno: probabilmente tutti avevano un’altra attività. Comunque, è più che probabile che Pilo producesse manufatti in metallo per esportazione.
Risultano poco più di 200 carri a Cnosso, in vari stadi di completamento: alcuni sono intarsiati in avorio, il che ne svela la destinazione cerimoniale o nobiliare. La maggior parte sembra essere invece per uso militare, come risulta da ogni singola dotazione, che comprende un’armatura ed il nome di un uomo. Per Pilo si hanno elenchi di ruote, bardature e cavalli, ma non di carri. Probabilmente esisteva un uso dei carri per trasporto in epoca di pace, ma non è documentato.

- La perdita della scrittura.


Dopo il grande Collasso della fine dell’età del Bronzo non ci fu più alcuna necessita della rigorosa organizzazione amministrativa dello stato Palaziale.  Rimasero solamente piccole comunità agricole, che non avevano alcuna necessità di registrare quel poco appena sufficiente che introitavano. Nessuna meraviglia, quindi, che gli ‘eredi’ dei Grandi Regni Micenei disimparassero a scrivere, visto che la scrittura era servita solamente per scopi contabili ed amministrativi, per registrare nozioni troppo varie e complesse da tenere a mente. Saranno necessari 400 anni circa, perché la scrittura ricompaia in Grecia – sotto forma differente – nelle mani di offerenti alla divinità, componitori di versi ed altro. E sarà necessario ancora qualche secolo prima che torni ad essere un utile strumento contabile.