domenica 27 luglio 2014

Una domenica uggiosa, di fastidio.




Un sabato inondasico ha impedito d’organizzare l’uscita del fine settimana.
La televisione trasmette ad oltranza gli ultimi milioni di momenti del lentissimo arrivo a Genova della ‘Concordia’.  Mi domando perché mai  tutti la chiamino ‘Nave Concordia’ – senza usare l’articolo – e alla fine concludo che il fatto curioso può essere spiegato solamente in due modi:

1)    l’articolo è andato perduto nel naufragio ed è rimasto nel fondale del Giglio.
2)    La lingua italiana si sta liberando definitivamente – dopo che del congiuntivo giurassico – anche dell’articolo, come nel caso “Ci vediamo settimana prossima”…

Spengo la televisione – gli altri canali sono tutta una carnevalata festante  di compravendite per decerebrati – e rivolgo un inutile, intimo pensiero ai 32 morti ed alle loro famiglie… Ma soprattutto penso ai sopravvissuti, quelli che ancora sobbalzano ad ogni rumore un po’ più forte, quelli che non dormono più bene, che non scorderanno mai, che hanno ancora una persistente paura di tutto e piangono per nulla…

Allora scendo dal giornalaio (i bar sono tutti chiusi, ormai), dove incontro alcuni esperti di politica internazionale che cercano di spiegarmi la situazione di Gaza. Sono gli stessi che allenerebbero la nazionale di calcio meglio del selezionatore di turno: credo di essere già preparato a quello che mi aspetta. Uno di essi - incredibile! - crede che Hamas (l'organizzazione palestinese che è il Movimento Islamico di Resistenza) sia una persona. La mia postura si fa un po’ più curva e vecchieggiante. La ‘discussione’ è già quasi allo stadio dello scontro fisico: qualche interiezione genitale si erige tra i contendenti… Il giornalaio ogni tanto sveltisce il traffico dei nuovi clienti incerti, che non osano passare tra gli 'esperti'.  Con gesti significativi e consumati, come a dire: “So’ solo penzionati cojoni, signo’, stia tranquilla che nun fanno male: 'o vole er messaggero?”. E lancia in giro occhiate che non riuscivano neppure ar mejo Ardo Fabbrizzi.

Non a caso, le opinioni si esprimono con modi e tempi calcistici. Juventini di qua, romanisti de llà. Sono fedi contrapposte. Predicano misteri non provati.
Io sono interista e quindi non parlo, sennò mi fanno nero, altro che nerazzurro. M’ingobbisco ancora un po’, con gli spiccioli in mano, mentre penso nostalgicamente che una volta – in lire – avrei potuto comprarci un intero pasto, mentre oggi ci compro solamente un fogliaccio con le notizie di ieri sera.




E poi, tristemente: io non ho capito ancora nulla di Gaza. 

Perché siano stati uccisi tre ragazzi israeliani, poi un ragazzo palestinese.

Come sia potuto nascerne un' Iliade che ha già prodotto i più di mille morti, tra cui civili, bambini, sfondando il limite del cinismo, della criminalità di guerra, dell’offesa ad ogni dignità umana. Ma non sono così tutte le guerre, in fondo? Ti ricordi la 'pulizia etnica'?

Non so neppure chi siano davvero i contendenti. La mia confusione è totale, lo ammetto: tra tregue richieste e negate, prima accordate e poi non rispettate. Dovrebbe esserci un potente divieto internazionale di guerra: con che cartello si potrebbe simboleggiarlo?

Hamas ha sistemato i suoi missili da lanciare, proprio tra i civili palestinesi nella ‘striscia di Gaza’.
A questo punto - secondo logica - dovrei pensare che due sono i casi:

1) O i civili palestinesi di Gaza sono conniventi e coscienti alleati di Hamas (e allora sono subdoli nemici di Israele, pur non dichiarandosi tali),
2) Oppure ne sono vittime non consenzienti: non li volevano tra loro e sono stati costretti ad accettarli (e allora Hamas è un violento e cinico oppressore assassino dei civili palestinesi, verso i quali non mostra alcuna pietà e cui non riconosce la minima dignità di esseri umani). 

Non esiste una terza possibilità, credo.

Ora, Hamas – mi sembra di avere capito – ha come bersagli programmati e premeditati i civili israeliani: lo dimostrerebbero i circa 100 missili al giorno che sono stati lanciati contro le città israeliane. Lo dimostrano anche i tunnel sotterranei scavati (circa 30 sono stati identificati) che conducono oltre il confine e presso i Kibbutzim israeliani, che sono fattorie, non caserme. Ma soprattutto lo dimostra il suo Statuto, che prevede la cancellazione dello Stato d'Israele e la sua sostituzione con uno Stato Islamico.

Israele ha colpito civili palestinesi e persino bambini palestinesi, nel tentativo di distruggere le basi di Hamas, che di quei civili si fanno scudo. Ma quei civili e quei bambini, in questo caso, non erano vittime premeditate: in qualche modo sono vittime forzate dall’essere state usate come scudo.

Un romanista, con foga, me sta a spiegà che nun se ne po’ pproprio più de ‘sti Sraeliani aroganti, ricchi e difesi dalli americani. Cianno li sordi e ffanno quello che vojono.

Un altro mi sposta con la mano – perché è del tutto evidente quanto io non sia all’altezza della conversazzione – e gli risponde: “Ma se lloro te li tirassero a tté tutti sti missili sulla capoccia tutti i giorni tu nun sarebbi ppiù Sreliano de loro?”.

Li guardo negli occhi, per un momento, ma subito capisco che non gliene importa nulla della mia stupida opinione al riguardo: gli importa di più urlare la propria. E chi urla più forte avrà senz’altro ‘raggione’...

Ammesso che io ne abbia veramente una, di opinione. Stringo il mio quotidiano nella mano, attento a non macchiarmi di stampa la polo chiara.
Però, ancora non capisco perché molti si schierino contro Israele e lo considerino come unico colpevole della strage...
Io sono un occidentale - non v'è dubbio - e forse moltissimo mi sfugge della mentalità medio-orientale, che per me resterà sempre incomprensibile, forse. Non sono di religione o di cultura ebraica e certamente quasi tutto di ciò che è folklore ebreo mi è ignoto.

Io, con i miei occhi, vedo solamente in atto un orrido processo a catena, in cui nuovi colpevoli si creano ogni momento e nuove vittime sono distrutte. So che si tratta di una faida antichissima: ne ho trovato tracce e cause in tempi andati, campi impensati, luoghi strani e lontani. Se ne occupano molto inefficacemente la sociologia, la storiografia, l’archeologia, l’antropologia, la psicologia, la politica e – in special modo – le religioni...

Una sola cosa – in tutta questa mia confusione impotente – mi è chiarissima:  credo che questa guerra si debba fermare. Subito e per sempre.