mercoledì 20 agosto 2014

Considerazioni disidratate

Caro Pausco, sotto il sole è più difficile lavorare: è un fatto. 
Tra la già scarsa voglia da un lato (non è che la dieta mi aiuti molto, in questo senso!) e dall'altra la Zanzara Tigre, che ti punge cinque, sei volte e ti trasmette malattie tropicali impronunciabili (e mortali, specialmente se ti azzardi a pronunciarle!), infierendo su quelle zone del tuo corpo meno difese: le caviglie (persino attraverso il calzino: io sono uno di quei maniaci che indossano il calzino anche d'estate) sotto la scrivania ed i gomiti (ingiustamente trascurati da secoli di letteratura erotica, e non solo a mio vedere!).
Insomma, ti faccio qui alcune mie considerazioni stanche e disidratate, iperproteiche e restrittive, che ti sembreranno dissociate. Forse lo sono, anche. Mi tengo sulle generali, però, perché così tu possa confrontarle con le tue situazioni e le tue esperienze, chissà? Forse ci troverai anche qualche cosa di tuo...

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Molto si è sempre detto e scritto sulla ‘Verità’, in tutti i tempi, in tutte le latitudini, in tutte le sfumature possibili di saggezza, serietà, leggerezza, umorismo, ironia , tristezza e persino triste sarcasmo livoroso.
Ma è pur sempre vero, allo stato attuale delle cose, che le verità che contano – i grandi princìpi –  restano sempre due o tre: sono quelli che ti insegnò tua madre da bambino.
Crescendo e col trascorrere del tempo ci si accorge di alcune verità collaterali: per esempio, che anche se la Verità resta sempre  la cosa migliore, qualche volta si stenta in buona fede a crederla. (e di questo molti approfittano). 
Si sa della necessità di possedere un metodo affidabile – come in tutte le cose – per esempio è verissimo che’eliminato l’impossibile, ciò che rimane, per quanto improbabile,  dev’essere la verità, come faceva dire Sir Arthur Conan Doyle al suo famoso Sherlock Holmes. E che non sia mai utile complicare la Verità ce lo ha detto chiaramente il famoso principio del Rasoio di Occam.
Ciò non ostante, quasi tutti continuiamo quotidianamente a berci a grandi sorsi  la menzogna che ci lusinga, centellinando con estrema  lentezza  l’amara Verità che ci disgusta.
Ma viviamo in un mondo strano: quello in cui alcune volte la Verità – detta con cattive intenzioni – riesce a fare più danno di tutte le bugie che si possano inventare…
Ogni uomo di potere – e perfino alcuni sapienti – sanno bene quanto la Verità autentica sia sempre inverosimile: per renderla più credibile, Dostoevskij  consigliava di mescolarvi sempre un po’ di menzogna…Si deve essere abili chimici, o almeno buoni cuochi.
Le proprietà della Verità non sono assolute: essa è una fiaccola che brilla nella nebbia, senza dubbio, ma non ha - come vorresti - il potere di dissolverla. Molti approfittano di questa nebbia…  E va inoltre detto che purtroppo non è affatto possibile portarla in mezzo ad una folla senza bruciare qualche barba o produrre qualche spaicevole scottatura: in questo suo aspetto, la Verità sembra davvero un servo maldestro che rompe i soprammobili, quando fa le pulizie. Probabilmente, questo accade anche perché la Verità è infinita, mentre l’intelligenza umana è finita. Perseguire l’Infinito con uno strumento finito è attività assai pericolosa…
Chi a suo tempo disse che ‘la Verità è nuda’, forse aveva ben presente davanti a sé il male della Menzogna: infatti, in genere, la Verità possiede un solo modo d’essere, mentre il falso è suscettibile di una varietà quasi infinita di combinazioni: tutte gradevoli. Talvolta si è propensi a credere che chi propaga la Verità sia superiore a chi la ascolti: nella maggior parte dei casi questo non risponde affatto a verità… Ma tutto spesso dipende dal modo in cui lo si fa. Si può anche scherzare, sulla Verità:  Mark Twain, ad esempio,  sosteneva che – essendo essa la cosa più preziosa di cui disponiamo – andrebbe economizzata.
Ed infatti, l’umanità ha la tendenza a farlo, metodicamente: fa grande economia di Verità. E così le bugie, di per sé, sono una categoria estremamente feconda: una sola ne suole partorir cento…  Ogni bugiardo poi conosce bene l’equilibrio essenziale della ricetta: mescolare qualche dettaglio di Verità alla propria menzogna la rende subito più palatabile. D’altronde ogni buon diplomatico sa bene che una piccola inesattezza può spesso evitare tonnellate di spiegazioni, purché non venga scoperta. Ma è pur vero che – dopo aver mentito – è necessaria una memoria di ferro.
E così viviamo, volenti o nolenti in un mondo di menzogna: perché la Verità, che è luce sfavillante, acceca. La menzogna – invece –è un riposante crepuscolo, gradito a molti perché aggiunge valore a tutto ciò che avvolge e fa sembrare bello e pieno di colore anche ciò che è grigio sotto il sole.

Qualcuno, tessendo l’Elogio della Menzogna, affermò che gli uomini ne sono i plebei, mentre le donne ne sono l’aristocrazia. Ma io non credo sia vero. Terribile, invece, è l’atteggiamento delle masse, che cadono regolarmente vittime più facili delle grosse menzogne, che non delle piccole: e questa è una tristissima Verità, scritta da uno che se ne intendeva davvero dell’argomento, nel suo libro ‘Mein Kampf’.