La Piramide, dopo il restauro [Credit: ANSAmed]
La tomba in stile egiziano (una leggenda popolare la voleva smontata, trasportata dall'originario Egitto e poi ricostruita a Roma!) di Gaio Cestio, generale d'epoca augustea, ha riaperto al pubblico nel corso della settimana scorsa, al termine di un lavoro di restauro
che era iniziato nel marzo del 2013.
Una foto di prima del restauro. |
Il mago della moda giapponese Yuzo Yagi, fondatore del progetto, si è dichiarato soddisfatto: "E' una cosa straordinaria restituirla alla città esattamente come era 2.000 anni fa", riferendosi ai risultati del lavoro condotto da due donne, Rita Paris e Maria Grazia Filetici, direttrici della Soprintendenza Archeologica Italiana, che hanno diretto i lavori.
Secondo la Paris, la piramide (che misura 36,5 metri in altezza, 120 piedi) fu costruita in 330 giorni in marmo bianco di Carrara. Il lavoro di restauro ne ha richiesti 327 (75 in meno di quanto previsti inizialmente).
Yagi ha donato i due milioni di euro perché fossero attuate tutte quelle tecniche - innovative e no - per la rimozione di vegetali parassiti, la protezione della facciata marmorea, la stabilizzazione dei pannelli, la prevenzione di futuri possibili danni e la costruzione di una rampa d'accesso per disabili.
In Giappone il bianco è il colore del lutto: non a caso, forse, Yagi ha fatto la sua scelta, che si conforma fortemente ai gusti tradizionali giapponesi per il colore di una tomba e combina necessità paesaggistiche della Capitale con marketing e pubblicità. Una scelta intelligente.
Il restauro era veramente necessario, dopo anni ed anni di trascuratezza e di danni ambientali da fumi, smog, vibrazioni da traffico, abbandono. Non hanno certo giovato alla piramide l'essere inglobata nella cinta delle mura medievali, i furti d'arte perpetrati nel corso del Medioevo e neppure il 'restauro' della metà del XVII secolo. Nel XIX secolo la piramide è stata usata unicamente come utile punto d'incontro dai romani indifferenti ("Ce vedemo alla piramide!")
Umberto Vattani, presidente della Italy-Japan Foundation, era presente all'inaugurazione unicamente per inviti, insieme a Francesca Barracciu, Benedetto Della Vedova, ed il soprintendente per l'eredità culturale capitolina Francesco Prosperetti, oltre naturalmente al sindaco Ignazio Marino.
Naturalmente, la domanda che tutti hanno posto a Yagi è stata: "Finanzierà il restauro di altre opere italiane?". Il mago della moda ha risposto saggiamente con un sorriso: "Abbiamo una lunga lista di finanziamenti doverosi per riparazione di siti danneggiati dallo Tzunami in Giappone, ma sarò felice di potere ritornare qui negli anni a venire"."
[Aprile 21, 2015]