La scrittura – e la sua storia – sono un argomento
affascinante per tutti: grandi, piccini
e ciarlatani (*).
L’argomento può essere visto da numerosi punti di
osservazione differenti. Uno di questi, curioso e singolare, è quello di
Clarisse Herrenschmidt (francese, malgrado il nome)°, che schematizza il tutto
in tre momenti epocali:
(1) Invenzione della Scrittura – Periodo di Uruk (3800-3100
a.C.)
(2) Invenzione dell’Alfabeto – circa 2600 anni più tardi
(tradizionalmente nel VII secolo a.C.)
(3) Comparsa della scrittura ‘virtuale’ (capace di essere
istantaneamente ovunque, grazie alla propria rapidità di trasmissione)
Un’ulteriore curiosità – per i cultori di Kabbala e
Numerologia – risiede nel fatto che anche il punto (3) segue di 2600 anni circa il precedente. E nel
2600 è incluso il numero 26, che è – guarda caso – proprio il numero delle lettere componenti buona parte degli alfabeti moderni.
Certamente, niente più che una curiosità divertente (anche
se alcuni dettagli potrebbero dare interesse più profondo alla questione, ma non è questa la sede) …
Ma quel che resta oggi – del capitolo ‘Scrittura’ della voluminosa
Storia Umana – è veramente poco, rispetto a quello che fu prodotto.
Perché?
Moltissime lingue sono andate perdute.
Quelle lingue che furono in varie epoche recuperate – in tutto o in
parte – all’inizio sembravano solo segni magico-misterici incomprensibili…
Si possono fare due considerazioni, una riguardante il futuro:
Quanto andrà perduto di ciò che noi tutti scriviamo oggi?
Gli antichi usavano talvolta supporti volutamente duraturi (pietra,
ad es.) o involontariamente resi tali dal caso (tavolette d’argilla, cotte inevitabilmente
durante un incendio), che per nostra fortuna ci ha permesso di visionare i
reperti e studiarli.
Che cosa resterà dei nastri magnetici, delle tracce digitali
elettroniche, delle plastiche volubili e cagionevoli?
Un'altra considerazione riguarda il nostro presente comune, derivato dal nostro passato comune:
Quella che noi oggi chiamiamo Storia è solamente
Archeologica, ricordiamolo. Ed è frutto del lavoro di un nutrito stuolo di studiosi
appassionati, testardi e dedicati, che iniziarono circa 4 secoli fa a
ricostruire un quadro che adesso ha almeno la parvenza di un ‘immagine d’insieme
comprensibile.
Non sostituiamola con le favole: è la nostra storia, patrimonio di
tutti: di ciascuno di noi.
* Sardi e no.
° dal 1979 presso il Centro Nazionale Francese di Ricerca Scientifica, Filologa, linguista, archeologa di
caratura internazionale, collegata con il Laboratorio di Antropologia del
Collegio di Francia, specializzata in lingue antiche, scrittura, storia,
religione mazdea (zoroastrismo) e cultura del periodo Achemenide persiano. Ha
tenuto lezioni magistrali presso l’Università del Michigan collaborato con nomi
di fama (Jean Pierre Vernant, Jean Bottero, ad es.).
Ha pubblicato con Albin Michel e Hacette Pluriel e con altri.
Ha pubblicato con Albin Michel e Hacette Pluriel e con altri.
OPERE:
Tre Scritture, Lingua, numero, codice , Gallimard, Paris, 2007
Internet e le reti in Dibattito No. 110, 2000, p. 101
La monetazione e il mito di Artemide in Tecnica e Cultura 43-44, 1999
L'ex Oriente e noi , con Jean Bottero e Jean-Pierre Vernant , Albin Michel, Paris,
1996; Hachette Pluriel 1998
Scrittura, Denaro, Reti. Antiche invenzioni, invenzioni moderne in Dibattito No. 106.1990
Il tutto, il puzzle e illusione. Un'interpretazione della storia della
scrittura in Dibattito No.
62, 1990, p. 95
Le xwetodas o "matrimonio incestuoso" in Iran mazdea Pierre Bonte
"Matrimonio al più vicino", Parigi, 1994.
Tra Greci e Persiani, I. Democrito e di Zoroastrismo in Transeuphratene 11, 115-143. 1996