martedì 12 novembre 2013

Sono arrivato prima io....



Rappresentazione bronzea di Cristoforo Colombo che sbarca sulla spiaggia di San Salvador
Cristoforo Colombo,
noto anche come Christophorus Columbus, Cristóbal Colón, Cristóvão Colombo; (nato in località ignota, fra il 26 agosto e il 31 ottobre, 1451 – deceduto a Valladolid, il 20 maggio 1506)
non era né spagnolo, né portoghese, né genovese. Né italiano, per dirla tutta...

E' vero che la confusione nasce dal fatto che egli fu cittadino della Repubblica di genova e poi anche suddito della Corona di Castiglia: questo, più la scarsità di informazioni ufficiali, hanno contribuito a creare la confusione nell'attribuzione di una nazionalità sicura al grande navigatore.

Finalmente, oggi, si può affermare con assoluta certezza di chi realmente Colombo fosse erede.
Un ritrovamento archeologico, tanto ineccepibilmente scientifico, quanto assolutamente casuale e fortunato mette definitivamente tutti d'accordo, volenti o nolenti...

E' stata rinvenuta, nella Biblioteca dell'Università di Bologna (la più antica Università Europea) una mappa che era appartenuta a Martin Alonso Pinzon (navigatore spagnolo di Palos), che partecipò al primo viaggio di Colombo verso le Americhe: In particolare, quello che portò all'isola di Guanahani (oggi San Salvador, in Inglese: Watling). Sulla Mappa sono riportati tutti i principali capisaldi del viaggio con il quale Colombo raggiunse l'America e la scambiò - fatalmente - per le Indie. Ma il dettaglio fondamentale, che era stato trascurato, è l'indicazione del punto preciso nel quale Colombo aveva deciso di seppellire, proprio sull'isola di San Salvador, un robusto forziere con le proprie annotazioni, considerazioni: l'autentico diario autografo di Cristoforo Colombo.

La mappa in sé era nota ai ricercatori (come anche tutte le altre del Toscanelli, rinvenute in Vaticano alcuni anni fa) ma le implicazioni delle annotazioni che essa riporta non erano mai state tutte prese in sufficiente considerazione e non erano state esplorate per intero le loro possibili conseguenze e deduzioni...

Una revisione accurata - in corso di un riordinamento della Biblioteca - ha prodotto un risultato che definire insperato è poco: è stato così trovato un diario con studi, appunti, osservazioni e resoconti del famoso navigatore conteso da vari stati e Paesi.

L'esame è ancora in corso, ma già le prime notizie sono esplosive e rivelatrici.

Colombo vi dichiara, di proprio pugno, di essere entrato in possesso di carte dei suoi antenati, che avevano già raggiunto le Americhe, già circa 2.000 anni prima di lui, su navi a doppia prua.
Impossibile fare credere ai regnanti di allora una realtà così incredibile: dovette quindi inventarsi di sana pianta l'idea di 'cercare l'Oriente attraverso l'Occidente', sottostimando la circonferenza della Terra e fingendo di essere stato ispirato dal Milione di Marco Polo, dall'Imago mundi di P. d'Aillye dalla Historia rerum ubique gestarum di Pio II Piccolomini.

Colombo scrive di suo pugno di essere stato uno degli ultimi discendenti dei Shardana, antica stirpe di navigatori, padroni del Mediterraneo, temuti da tutti, estremamente religiosi, che adoravano un unico dio di nome Yahweh, nel cui nome colonizzavano le terre rivierasche del Mondo, fino al Grande Zimbabwe, la Cornovaglia, la Norvegia e la Svezia. E - appunto - le Americhe.

Colombo - dunque - sapeva bene che non avrebbe trovato le Indie, ma non poteva dichiararlo.

Da ora in poi, chiamiamolo rispettosamente Kolumbu, ahiò!

Le tre Caravelle: La Picciocchedda, la Pintus e la Nostra sennora 'e Bonaria (che fu in seguito usata per raggiungere Buenos Aires)