venerdì 19 settembre 2014

LIBRI LETTI: "DORGALI Archeologia & Umanità"




Archeologia e Umanità
Dorgali
tra Ottocento e Novecento
di Giacobbe Manca
CSCM-UNITRE  2014    € 19.90




Ecco, a parer mio, come dovrebbe scrivere l’archeologo, per i lettori fuori dell’Accademia.
Quando si scrive per i colleghi è un conto: allora sì, è necessario tirar fuori tutti i lustrini della propria professione, la toga, la parrucca e l’oratoria specialistica incomprensibile.

Ma quando si scrive per la gente comune, la chiarezza e la semplicità devono essere maestre e guide. Si dev’essere suadenti, si deve spiegare. E non si deve parlare nel tono lugubre di chi esegua l’autopsia di un corpo morto. Si deve trasmettere l’entusiasmo per ciò che si descrive. Chi legge vuole certamente apprendere la storia, ma vuole anche sentire la palpabile partecipazione di chi scrive.
Non dico che questo libro sia perfetto: ma credo sinceramente sia il migliore – fino ad oggi – di questo autore.
Il titolo sarebbe dovuto essere (come ammette egli stesso) più propriamente: “ Umanità ed Archeologia”. Ma forse sarebbe stato frainteso… e bene ha fatto a lasciarlo così.

Chi desiderasse finalmente conoscere davvero, attraverso vari aneddoti poco noti, piccoli e grandi segreti, fatti curiosi e strani, che tutti insieme riguardano gli uomini stessi che hanno fatto la Storia dell’Archeologia Sarda, sarà più che accontentato.

È un libro sussurrato con antico garbo isolano, il che non risparmia battute salaci e osservazioni divertite quando siano richieste, in una composizione divertente, interessante, la cui lettura non si riesce più a lasciare.
Qualcuno si sorprenderà per il fatto che i primi curatori dell’Archeologia Sarda non fossero affatto archeologi. Il primo fu infatti un genio eclettico, ufficiale del Regno di Piemonte e Sardegna, di cui l’autore ci mostra aspetti sconosciuti ed umanamente grandi. Un altro fu un geologo, sinceramente innamorato dell’isola e dei suoi fantastici tesori.
Altri furono prelati d’altalenante pregio seppure di nascita isolana; altri ancora, furono invece finti sardi e veri occupanti, fecero il male dell’ambiente e dell’economia sarda. 

In certi tratti indigna l’apprendere che il primo vero e grande Archeologo della Sardegna sia stato allontanato a causa delle Leggi Razziali, per essere frettolosamente sostituito indegnamente e male da indegni successori ossequienti al partito.
Non cito i nomi, nella certezza che scoprirli direttamente leggendo sarà meglio, per il lettore ignaro: ma credo che anche l’esperto possa trovare veri e seri motivi d’interesse e di diletto in queste righe. 
E - mi auguro - di riflessione.

Questo libro consegna al sereno giudizio della Storia, più che del pubblico che ne resta comunque testimone, i precisi meccanismi per cui l’Archeologia Sarda è oggi quel che tutti vediamo. 
E consegna delicatamente nelle mani degli Archeologi Accademici di domani (non quelli d’oggi, cui purtroppo il coraggio è venuto meno) un lascito preciso, insieme ad un monito: la difesa dell’Archeologia Sarda dai troppi ciarlatani, al fine di potere ridare dignità ad una materia che l’ha smarrita, rimuovendo dalle pastoie della politica un ambiente che solo allora tornerà a respirare scienza.

È un lascito pesante, senza dubbio: speriamo tutti che più di qualcuno voglia generosamente farsene carico. Certamente, non potrà essere lasciato solo. Chi ‘tiene famiglia’, lo sappiamo, non parteciperà:  non faccia più l’archeologo, per favore...