Dopo i recenti fatti tragici,
si moltiplicano i tentativi di comunicazione interconfessionale: siamo in uno di quegli agrodolci simposi fra mussulmani, cristiani ed ebrei. In un momento di pausa fra le dense conferenze teologiche, i religiosi si lasciano un po’ andare alla conversazione e ai racconti.
- Comincia un Imam mussulmano dalla lunga barba nera. “Sia lode ad Allah clemente e misericordioso. Sua è la forza più grande, ma potente davvero è anche la forza della preghiera: persino gli incontenibili capricci del mare devono piegarsi al suo dominio. Accadde infatti che il saggio e pio Sceicco Ahmed al-Misrì, che il suo ricordo possa illuminarci, si trovò a solcare l’Oceano Indiano per raggiungere una terra dell’Oriente e salvarla dall’idolatria. D’improvviso, nere nuvole, richiamate da Satana, si addensarono nel cielo e raffiche furiose di vento presero a strattonare il fragile vascello da ogni parte: presagio sicuro di prossima calamità. Lo Sceicco non perse la calma, ma in mezzo al ponte stese il suo tappeto di preghiera e si inginocchio, fronte alla Mecca, pregando Dio di poter essere strumento della Sua superiore volontà. Ecco che scoppia la tempesta, con onde alte come torri, venti impazziti che strappano gli abiti di dosso, cascate di pioggia che impediscono di vedere e di pensare; ma avviene il miracolo: sull’imbarcazione non arriva una goccia di pioggia, un alito di vento contrario, uno spruzzo d’acqua salata! Davanti era tempesta, dietro era tempesta, a destra era tempesta, a sinistra era tempesta, ma la nave dello Sceicco continuava la navigazione verso il suo destino benedetto.”
Un generale mormorio di approvazione e di soddisfazione accoglie le parole dell’Imam.
-Un frate domenicano, alto e occhialuto, prende allora la parola: “Oh, fratelli! E’ proprio vero quello che ci ha esemplificato l’Imam: incredibile è la forza della preghiera. Anche gli sconvolgimenti più luttuosi vengono contrastati da quella misteriosa comunione che la preghiera istituisce fra un cuore puro e Nostro Signore Gesù Cristo, che sempre sia lodato. Ne è dimostrazione quello che è successo ad un mio confratello, il beato Girolamo da Siracusa: si trovava in un convitto e stava guidando gli esercizi spirituali della sua confraternita, quando la terra cominciò a tremare e le mura della stanza si riempirono di crepe: era il terremoto, il terribile terremoto di Messina! I monaci volevano fuggire, presi da cieco terrore, ma alta e sicura risuonò la voce di Gerolamo: “Fratelli! Preghiamo!”. Tale fu l’intensità di quelle parole, che tutti si raccolsero nuovamente in preghiera, invocando la protezione di Nostro Signore e raccomandando a Lui il corpo e l’anima immortale. E questo li salvò! Davanti a loro c’era il terremoto, dietro di loro c’era il terremoto, a destra c’era il terremoto, a sinistra c’era il terremoto, ma lì dove si trovavano la terra restò ferma e stabile per tutto il tempo.”
Ancora vengono scambiate espressioni di consenso e di condivisione.
-Tocca quindi ad un rabbino rotondetto portare il suo contributo. “Benedetto sia il Nome! E’ proprio vero, la forza della preghiera è sconvolgente; la preghiera può addirittura scuotere i pilastri che sorreggono l’Universo! Ascoltate. Si racconta che il Rebbe Shlòimele di Kìshinev, un Sabato, si perse nei suoi pensieri benedetti e si ritrovò a passare per un bosco ombroso. D’un tratto, la sua attenzione venne attirata da una borsa, apparentemente dimenticata in quel luogo da lungo tempo; attraverso la stoffa consumata dalla neve e dalle piogge, si intravedeva una notevole quantità di monete d’oro. Cari fratelli in Abramo, dovete sapere che a noi Ebrei, di Sabato, non è consentito di toccare denaro: il Sabato è quell’isola di santità che va gelosamente difesa dalla profanità giornaliera e soprattutto dall’idolatria della ricchezza; d’altro canto, Rav Shlòimele aveva ben presente quante opere buone potevano essere realizzate con quelle lucenti monete e quanto sarebbe stato difficile ritrovare la borsa, così mimetizzata fra l’erba di un bosco sconosciuto. Non sapendo cosa fare, Rav Shlòimele cominciò a pregare, con tutta l'intensità di cui era capace. Ed ecco che un incredibile miracolo ricompensò il buon Rebbe: davanti a lui era Sabato, dietro di lui era Sabato, a destra era Sabato, a sinistra era Sabato, ma lì dove si trovava lui era Giovedì!”.