domenica 11 gennaio 2015

Perché NON sono Charlie Hebdo.



Ascoltami bene, Pasuco, ma resta calmo, ti prego: questo è un periodo di grandi e forti emozioni, che confondono sempre la ragione e che danno voce anche a chi - almeno al momento - non dovrebbe davvero parlare…


In questa ricetta manca un ingrediente che è sempre presente: l'interesse economico.




I fatti di cronaca sono stati drammatici.



Di essi, sono evidenti alcune conseguenze certe, che sono fatti concreti:

1)   È un fatto certo la figura di merda dei servizi di sicurezza degli orgogliosissimi cugini. I Francesi sono stati beffati da tre uomini che essi consideravano disadattati scalzacani e piccoli criminali di quartiere. Certamente, non erano maestri d’organizzazione e di strategia: hanno sbagliato indirizzo, hanno perso una scarpa, hanno lasciato una propria patente, hanno colpito un supermercato ebreo invece che una scuola ebrea, hanno cercato di usare una pistola che si è inceppata. (La propaganda sostiene che hanno fatto quasi 20 vittime in tre: e se ogni mussulmano facesse lo stesso – dato che sono circa 400 milioni – potrebbero in teoria sterminare  tutta la  popolazione mondiale…). Pertanto, non ci si può lasciare impressionare dall’imponente caccia all’uomo, con enorme dispiego di forze, che hanno sciorinato dopo la bruciante beffa: il danno era ormai fatto e il rimedio certamente tardivo. E dire che erano stati avvertiti dell’imminenza di un attacco terroristico…Ma i Francesi non assumeranno per questo un atteggiamento più umile o modesto: continueranno a pensare di essere i migliori di tutti, come sempre. E questo è un (loro) primo problema. Non che da noi si vada meglio: Alfano ha detto che in Italia il problema non sussiste, “perché sappiamo quanti i sospetti sono e li teniamo tutti sotto controllo”. Strano: sarebbe la prima volta che da noi i servizi funzionano. Adesso che i servizi americani e tedeschi ci hanno avvertito di un possibile rischio anche  a Roma, stiamo a vedere: è troppo facile parlare quando non si è stati messi alla prova  (e speriamo comunque che non ci accada).

2)   L’innalzamento del livello d’allarme in tutta Europa, destinato a ridurre ulteriormente le nostre libertà. È evidente che ci rimetteremo solo noi, proprio i maestri depositari delle libertà individuali: negli aeroporti ci controlleranno anche le mutande e il dopobarba, ma sappiamo già che comunque non fermeranno l’immigrazione clandestina. I nostri pizzaioli, fiorai e fruttivendoli di quartiere continueranno a sorriderci mellifluamente, parlando quel loro italiano stentato da ‘Teocoli venditore di tappeti’ e riducendo regolarmente il marciapiede antistante al loro esercizio in una piccola replica del ‘Suk’. A noi resteranno certamente da una parte il dubbio che possano essere una cellula terroristica dormiente e dall’altra il senso di colpa di nutrire discriminazioni razziste contro gente per bene…

3)   Hanno superato ogni sopportazione i liberi sproloqui di tutti i razzisti nostrani più ignoranti ed oscurantisti che al momento, sfruttando golosamente l’impeto delle emozioni, ci tormentano con un odioso (e sostanzialmente falso): “Te l’avevo detto che cosa bisogna fare!”… In realtà non è lì la soluzione del problema. Anzi: il problema è ben altro da quello che tutti i mezzi di massa stanno indicando in queste ore. Ma i fogliacci ed i ‘palinsesti’ devono cavalcare la tigre per vendere: ecco il vecchio problema, i soldi.

4)   Le immediate e spontanee, quanto probabilmente ininfluenti (sul vero bersaglio), reazioni di solidarietà da parte di tutti, che si precipitano a proclamare: “Io sono Charlie”. Sentimentalismi. Il fatto è certamente gravissimo e drammatico e merita ogni sdegno. Che potesse essere evitato e non lo si sia prevenuto, questo lo rende anche peggiore. Se realmente siamo superiori (economicamente, culturalmente, militarmente), è proprio questo il momento di dimostrarlo: dobbiamo capire che la prevenzione è un metodo migliore ed attuarla. Dobbiamo mettere in pratica dissuasione e convincimento. Dobbiamo spiegare a noi stessi, oltre che a loro, perché mai l’Oriente, che un tempo distribuiva ovunque Cultura, Conoscenza, Civiltà, oggi invece esporta solamente Morte, Odio e Petrolio (sempre il vecchio problema: i soldi).

5)   Esiste un diffuso strabismo nella percezione dell’Occidente circa che cosa sia realmentela libertà d’espressione. Libertà d’espressione non può significare offesa, aggressione, volgarità. Ogni libertà individuale riconosce un preciso confine nelle libertà altrui: il rispetto reciproco di questi confini è Democrazia. Non riuscire a distinguere fra Umorismo (che è universale ed avvicina le parti), Satira (che è già un’arma della Critica e va usata con saggezza e moderazione) e Sarcasmo (che è sempre un’aggressione vigliacca, vestita di un finto sorriso) costituisce una precisa e gravissima colpa... e, come abbiamo visto, anche un facile pretesto per la reazione degli elementi peggiori.

6)   Nessuno ricorda la Storia, pertanto nessuno impara da essa. Nessuno – nell’impeto dello sdegno – mette a fuoco il nocciolo del problema: esiste un conflitto non riconosciuto, assai antico, forse vecchio come il Mondo stesso. Forse risale addirittura alla contrapposizione del Neanderthal con il Sapiens Sapiens. Questo conflitto ha riconosciuto varie fasi di quiescenza e riaccensione ed alterne vicende di vincitori e vinti, in cui spesso i vincitori perdevano terre e vantaggi. (vedi: #Siria e Est/Ovest) È la contrapposizione tra Est ed Ovest si va rapidamente radicalizzando, dopo aver bruciato subdolamente sotto la cenere per decenni.

7)   Si perde pericolosamente tempo, disquisendo inutilmente circa la necessità di quella che si definisce erroneamente ‘satira’, intesa come fondamento stesso della libertà d’espressione, difendendo invece la volgarità gratuita, il sarcasmo superfluo, l’aggressività dichiarata verso temi sensibili, la totale ed incivile mancanza di diplomazia. Si perde tempo e si dissipano risorse in frasi, pensieri, atteggiamenti inutili. Forse sarà anche giusta una manifestazione pubblica congiunta dei vari governanti, a Parigi. Ma si dovrebbe anche lavorare alla composizione migliore possibile del conflitto Est/Ovest e dei conflitti ad esso satelliti.

8)   Il comportamento dell’Occidente è colpevolmente ambiguo: abbiamo individuato quelli che sono stati descritti come ‘Stati Canaglia’, ma non li trattiamo tutti nello stesso modo. Alcuni di essi – dichiarandosi amici – ottengono un trattamento benevolo: eppure è proprio dalle loro carceri (Egitto) che si sono formatele frange peggiori di combattenti islamici. È dalle loro famiglie migliori (Arabia Saudita) che sono usciti i Bin Laden. Ma sono produttori di petrolio ed ecco ancora lo stesso vecchio problema: i soldi...