Terra dei Mucchi di Pietre, cap III
3. Il Messaggio.
"Hyksos: il nome che gli abitanti delle grandi
sabbie diedero ai Popoli Naviganti del mare. ‘Signori del Nord’, i popoli per essi allora
sconosciuti, che per 20 generazioni seppero contendergli il fertile delta del
Grande Fiume Atlante
prima di esserne scacciati”.
Norax si faceva per metodo un dovere di ripetere
con diligenza tutto ciò che sapeva su un argomento, quando il suo Maestro lo
interrogava al riguardo. Proprio come egli stesso gli aveva insegnato a fare.
Proseguì, riprendendo fiato: “Tu - Maestro - ti
riferisci dunque a Mandras, primo condottiero di tutti
gli Hyksos, grande guida dei Popoli Naviganti, figlio primogenito di
Khamudi, a sua volta figlio di
Salitis, figlio di Khian, figlio di Apachnan, figlio di Sharek e attraverso
loro discendente per primogenitura di Apophis, cioè colui che riconquistò ai
Sartna il delta del più grande dei fiumi, che rende fertile il
deserto con le proprie acque e perciò si fregiò del titolo di Faraone,
trasmettendolo ai suoi discendenti. Il grande Mandras, fondatore nella nostra
Terra del Sole di Kur,
l’alta città dai due porti. Mandras, che ha indicato ai Canauna la rotta per
la città d’argento di Tartesso. Mandras, già cantato - ancor
vivo - nelle innumerevoli canzoni intorno al fuoco dai Twrshna, dai Lukka, dai Shalasha e dai Sartna, che tutti insieme sono i discendenti degli
Hyksos in tutte le isole del Grande Mare!”.
Divertito dalla fluente, inarrestabile litania di
elogi e di titoli, il Grande Sacerdote infine la interruppe alzando il palmo della
mano, con l’evidente soddisfazione che traspariva dallo sguardo sorridente e
che gli rendeva un po’ chioccia la voce: “Lo conosci, vedo. Tutto diventa
quindi un poco più facile: puoi risparmiarmi la nobile genealogia del grande
Mandras, condottiero dei Popoli del Mare, che ho già dimenticato e che
non dubito tu mi ripeterai per intero un’altra volta, in un’altra occasione.
Egli non si rifiuterà di tornare a trovarci, spero. Non se gli farai il mio
nome e gli dirai il motivo dell’invito”.
“Nelle parole che tu hai usato Maestro?” - chiese,
incerto, il discepolo, cominciando finalmente a comprendere.
“No” - rispose il Sacerdote lentamente,
soprappensiero - “Copierai un disegno da un mio vecchio rotolo di papiro che ti
mostrerò e glielo porterai, in segreto. Quella sarà la prima parte del
messaggio. Inoltre, gli riferirai
che quegli stessi oggetti, che furono raccolti sulle nostre spiagge in tempi
remoti, sono oggi riapparsi in più punti della costa, in modo allarmante.
Essi sembrano confermare quelle voci che marinai
inquieti hanno riportato, da diverse rotte. Ho sentito dire che l’isola di
‘Yrnm è stata devastata e che nessuno si è salvato.
E’ per questi fatti ed altro ancora - gli dirai -
che ho deciso di controllare di persona se vi sia la necessità di difendersi.
Ma per fare ciò io so bene d’avere bisogno del suo
giudizio esperto e del suo aiuto, come pure - in verità - dell’aiuto fidato di
altri...”.
Quindi il Gran Sacerdote fissò nuovamente dritto
negli occhi Norax, ponendogli ambedue le mani sulle spalle: “Ti raccomando ancora
il segreto ed il limite dei tre giorni. E preghiamo insieme Ennin che Mandras
non sia inopportunamente per mare proprio adesso, quando ci serve qui... Ma ora
su, vieni con me, Norax, perché molto lavoro ci attende impaziente...”.
La nuova copia non fu eseguita sulle laboriose e
preziose strisce di papiro, bensì - più praticamente, ma con infinita cura e
precisione - sul rovescio interno di una mastruka di pelle di pecora. Norax apprese, non senza un moto di
simulato orrore, che avrebbe dovuto indossarla sopra la veste di lino, che già
da sola sarebbe stato abbigliamento più
che sufficiente in quella stagione.
Il Grande Sacerdote però prevenne ogni obiezione:
“Partirai di sera, questa sera stessa,
quindi viaggerai di notte e di mattina presto e, pertanto, non morirai di
caldo. I miei inchiostri sono i migliori che esistono e li faremo assorbire
completamente per poi asciugarli del tutto al fuoco. Ma egualmente tu non
dovrai bagnarti, né - bada! - sudare
troppo, ché essi non abbiano a scolorirsi. Troppo importante é il messaggio,
per comprometterlo così leggermente...”.
Il Gran Sacerdote, volendo sottolineare la assoluta
ineluttabilità di quell’ordine, nel pronunciare l’ultima frase distolse lo
sguardo dalla pelle di pecora, per fissare intensamente Norax, che se ne sentì
letteralmente trapassato e inchiodato alla propria responsabilità.
“Vista l’urgenza - proseguì il sacerdote - andrai
per la strada alta e sarai accompagnato a dorso di mulo fino al bordo
dell’altopiano. Da lì proseguirai a piedi, come per una normale visita agli
amici, senza mai tradire il vero motivo del tuo viaggio. Una volta giunto ad
Othoca dovrà
essere tua l’iniziativa, come tue saranno la prudenza e ogni responsabilità
dei tuoi atti. Tornerai non appena raggiunta la certezza del successo, o del
fallimento. Ma non dovrai fallire!
Non ho altri consigli da darti, né richieste da farti,
credo” - E nel dire ciò, il sacerdote corrugò la fronte, fissando un punto qualunque
per terra, come per meglio ricordare tutto, o forse per nascondere il molto
altro che avrebbe voluto dire al suo allievo.
In breve il piccolo bagaglio di Norax fu preparato, i muli bardati e legati
in fila ed una più che appropriata scorta fu trovata in Lèkere. Proprio allora, infatti,
Lèkere doveva recarsi alle cave per raccogliere pietre votive, erbe aromatiche
e medicinali ed altro ancora (non si
conoscevano mai con tutta
precisione gli impegni di Lèkere). In ogni modo, si trattava di svariati e
gravosi compiti, per cui abbisognava di più muli da trasporto, che sarebbero
tornati lenti e pesanti per il carico, ma che all’andata erano disponibili
anche per portare più di un solo passeggero...
Il sole cominciava a calare e di pari passo
cominciava lentamente a scemare l’animazione del laborioso pomeriggio. Il fuoco
di guardia non era ancora acceso, ma qua e là qualche altro fuoco stava già
prendendosi ghiotta cura del bottino dei cacciatori. Questi ultimi, poco
discosti, controllavano la cottura, bevendo e ridendo insieme in gruppetti
chiassosi e fanfaroni - come sempre e ovunque sono in tutte le parti del mondo
i capannelli conviviali, allegri e bugiardi, dei cacciatori e dei pescatori...
Giunto il momento di partire il Sacerdote salutò
il suo giovane ed inesperto pupillo, come d’abitudine faceva quando questi si
allontanava per qualche breve commissione, passandogli una mano sul capo e poi
dandogli un ormai abituale buffetto sulla nuca, quasi a punirlo in anticipo
per qualche marachella che immancabilmente avrebbe commesso. Subito dopo, però
- eccezionalmente - gli appese al collo con gesto solenne il proprio coltello
sacrificale, simbolo antico del sacro gruppo dei sacerdoti, dell’alto potere
che le divinità gli conferivano, con tutto il dignitoso peso degli obblighi ad
esso correlati. “E’ delle tua misura, adesso”- fu il semplice commento.
L’apprendista rimase impietrito - inespressivo
nella propria sorpresa - e quasi senza fiato, incredulo.
Questo gesto nuovo e grave del suo Maestro sanciva
ad un tempo la sua investitura e la massima importanza di una missione che
quindi non doveva fallire per alcun motivo.
Un gesto può valere più di mille parole...
“Per Ennin - gli sussurrò il Sacerdote con la sua
voce profonda e suadente, adesso quasi impercettibile - Non sei più un ragazzo,
Norax: quindi non comportarti come tale. Ed ora vai!”.
Norax si portò verso il mulo più vicino col proprio
bagaglio, con passo impacciato ed espressione assente.
Lèkere e il Sacerdote si sussurrarono brevemente
qualcosa con fare complice, che egli non udì, ma immaginò si riferisse a lui.
Quindi tutti si scambiarono cenni di saluto, infine con un perentorio e
sonoro ‘Ahiò’ da parte di Lèkere la
breve colonna trotterellò via, in uno scalpiccio di zoccoli, lasciandosi
dietro, in una nuvoletta di polvere, un sacerdote corrucciato e pensieroso...
“Che non si può imprigionare in una piccola olla
il grande mare, questo io so fin troppo bene. Ma ogni volta che ti ho guardato
dentro, mio piccolo amico, io non ti ho visto il fondo. E per questo io credo
che non mi deluderai”...